Per certi versi, a sentir parlare di cifre così grandi e di movimenti finanziari a tratti incomprensibili, ci sentiamo piccoli piccoli. Ma accade, di questi tempi sempre più spesso, di assistere a fusioni, acquisizioni e alleanze strategiche che assomigliano più al gioco del Risiko che alla realtà.
Invece, complice un riassetto globale in numerosi comparti industriali, anche il mondo della birra si muove. La InBev, potentissima azienda produttrice di birra – seconda al mondo dopo SabMiller e proprietaria, tra gli altri, del marchio Stella Artois –, pare aver preparato un’offerta da 46 miliardi di dollari, pari a 65 euro per azione, per l’acquisizione di Anheuser-Busch, leader del mercato americano grazie soprattutto al brand Budweiser. La notizia per ora non ha avuto conferme ufficiali.
Se però l’offerta ci fosse e andasse a buon fine, nascerebbe un colosso da 20 miliardi di dollari di fatturato annui, pari ad un quarto dell’intero mercato di birra.
La ragione della fusione è presto detta: InBev domina il mercato europeo e comincia ad avere forti interessi in Oriente, mentre Anheuser-Busch non ha rivali in Nordamerica e in America Latina che, assieme all’Asia è un mercato in forte espansione. C’è inoltre chi giura che esista anche una ragione di orgoglio, per InBev, da poco scalzata da SabMiller quale leader mondiale del mercato.
Questa possibile operazione non è che l’ultima di una serie di movimenti realizzati in questi mesi nel mondo della birra, dove Heineken e Carlsberg hanno agganciato Scottish&Newcastle, capofila incontrastato in Gran Bretagna, o dove SabMiller ha conquistato la vetta mondiale grazie ad una serie di acquisizioni strategiche.
La lotta si annuncia senza esclusione di colpi, grazie ai vantaggi che i grandi produttori possono trarre dalla globalizzazione e all’apertura di nuovi mercati. Con la speranza che, oltre al fatturato, si insegua anche la qualità.
Redazione Pizza.it
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