Foto di Roberto Genuardi – Fonte: laprovinciadivarese.it
Pizza e politica. Niente di strano, finché non si scopre che a cavalcare il piatto partenopeo, per farne un simbolo dei miti del Carroccio, è un ristoratore lumbard. È questa la storia di Chicco Crugnola, da trent’anni gestore della Premiata Pizzeria della Motta, arrivato di recente alla sua ultima creazione: la pizza alla polenta. Si rilassino i buongustai padani: la polenta, di farina gialla dura, non perde nulla.
E stringendo una fetta tra le manisi sente tutto l’aroma del piatto dei nostri avi. Per il resto, siamo di fronte ad una vera e propria pizza, con la polenta che sostituisce la pasta di pane e il condimento minimo essenziale: pomodoro e mozzarella.
Una cottura in forno ed ecco il nuovo simbolo della “capitale della Padania”. Non per niente, nasce nella pizzeria “ufficiale” della Lega Nord, che a sua volta sorge alla Motta, uno dei rioni più antichi di Varese: l’unico che conserva ancora una sagra secolare come il falò di San’Antonio.
Tutto sembra convergere sulla simbolicità del luogo. E, per capire che ci troviamo proprio in casa del movimento di Umberto Bossi, basta gettare un occhio dentro: sul bancone, poco dietro la cassa, fa capolino in bella vista una foto che ritrae il Crugnola a fianco del Senatùr. Il Capo è un cliente abituale della pizzeria, tanto che per lui è stata creata una pizza ad hoc: la “Tegn dur”. Guardando gli ingredienti (pomodori, crauti, wurstel, pannocchiette di mais, hemmental, bacche di ginepro), viene in mente il Senatùr che girava notte dopo notte le feste della Lega da una regione all’altra, per i comizi, e si concedeva alle due di notte piatti di polenta taragna e salsiccia. E non poteva mancare la pizza per il Delfino, l’onorevole Giancarlo Giorgetti. Per lui ecco la “Acetabolo” (dal nome dell’osso che, due anni fa, si ruppe giocando a calcio nella nazionale parlamentari): noci tritate, rucola selvaggia, bufala campana.
Basta poi sfogliare il menu per rendersi conto che mangiare qui la pizza è veramente un salto nel mondo dei lumbard. Si va dalla pizza “magut” alla “foo de co’” (muratore e fuori di testa in lingua insubre): in poche parole il dialetto la fa da padrone. Una storia politica, tuttavia, si nasconde anche dietro le pizze in italiano. Quella più emblematica è la Rai3, che fino a un anno fa si chiamava Rete 55. Un tributo al canale locale di Varese, quando era diretto da Gianluigi Paragone, oggi vicedirettore di Libero. Negli ultimi anni la tv si è schierata su posizioni più antileghiste. Risultato: un colpo di bianchetto e il nome della pizza è magicamente cambiato.
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