E’ la parola, dopo l’espressione “okay”, più conosciuta del mondo e designa la bibita più venduta in assoluto (232 paesi) con il marchio più conosciuto e probabilmente l’unico ad essere stato riprodotto sul fianco di una montagna – accadde in Cile nel 1986. Sembra una leggenda hollywoodiana ed in qualche modo la coca-cola lo è. Il misterioso fluido scuro noto anche come Coke, “acqua nera” o “oro nero” e presente in pressoché tutti i fast-food e pizzerie, in bottiglia, lattina, alla spina, original o light, vanta una ricetta blindatissima e una ricercatezza nell’immagine pari solo al più sofisticato prodotto mediatico della nostra epoca. Un fenomeno di massa, capace di unire i giovani di tutte le nazioni – come sottolineava una campagna pubblicitaria degli anni Novanta – e di accompagnarsi ad un altro fenomeno culinario internazionale, la pizza. Con questa raggiunge il connubio perfetto, il pasto ideale, comodo, veloce e sempre diverso. Soprattutto completo, considerati gli apporti nutritivi della pizza e quelli calorici della bevanda (32 cal ogni 10 cl). Pizza e coca-cola divengono quasi un’unica espressione – si trovano persino siti e blog che si chiamano così in onore delle due bontà. Indiscussa per genuinità la prima, molto meno la seconda, la quale è stata al centro di accessi movimenti contro lo sfruttamento delle zone adibite alla raccolta ed estrazione della cola. Accusata di nuocere alla salute, è considerata un ottimo digestivo. Amata e odiata alla stesso tempo, come una vecchia diva sul “viale del tramonto”. Quando sembrava superata da beveroni sterminatori di grassi, eccola riapparire sulle scene in una griffatissima confezione leopardata firmata Roberto Cavalli; resta immancabile negli happy hours e in alcuni long drinks (uno per tutti il CubaLibre). Insomma come dire che gusto e globalizzazione vanno di pari passo con pizza e coca-cola, perchè più di qualsiasi summit tra Italia e USA sono loro ad aver raggiunto una vera intesa internazionale.
[i.m.]
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