La Pizza Margherita compie 135 anni.
il 1° giugno 2024 si festeggiano i 135 anni della pizza più famosa al mondo e ideata dal pizzaiolo napoletano Raffaele Esposito della pizzeria Brandi, in onore della regina Margherita.
I condimenti scelti per l’occasione? Pomodoro, mozzarella, basilico: i 3 colori della bandiera italiana.
Però c’è da chiarire che a Napoli, la pizza così condita, era già in voga da circa un secolo e probabilmente al pizzaiolo Esposito andrebbe riconosciuto solo il merito di avergli attribuito il nome “Margherita”. (da lui scelto in onore della Regina Margherita che fece espressa richiesta di poter assaggiare quella pizza tanto gradita alla popolazione).
Infatti il regolamento UE n. 97/2010 della Commissione Europea riportato nella Gazzetta Ufficiale del 5 febbraio 2010 accreditante la denominazione Pizza Napoletana STG nel registro delle specialità tradizionali garantite, al punto 3.8 dell’Allegato II, cita testualmente che “Le pizze più popolari e famose a Napoli erano la “marinara”, nata nel 1734, e la “margherita”, del 1796-1810, che venne offerta alla regina d’Italia in visita a Napoli nel 1889 proprio per il colore dei suoi condimenti (pomodoro, mozzarella e basilico) che ricordano la bandiera dell’Italia”
La margherita è la preferita pizza nel mondo, e negli Stati Uniti si registra il record mondiale dei consumi con una media di 13 chili per persona all’anno, quasi il doppio di quella degli italiani, che si collocano al secondo posto con una media di 7,6 chili a testa.
Addirittura cè chi pasteggia esclusivamente con pizza margherita da oltre 25 anni
( LEGGI L’ARTICOLO)
La pizza è la parola italiana più conosciuta all’estero, seguita da cappuccino, spaghetti e dall’espresso.
Secondo Coldiretti, il business della pizza negli Usa vale 40 miliardi di dollari. Il 93% degli americani la mangia almeno una volta al mese. Inoltre in America si consuma una media di 350 tranci ogni secondo.
In Italia la pizza genera circa invece 10 miliardi di euro di fatturato ( 250 mila operatori e 50 mila pizzerie).
In questo perio di crisi, stando ai dati forniti da Coldiretti, il 25% dei consumatori ha rinunciato ad andare in pizzeria, mentre il 40% ha ridotto il numero di serate passate in pizzeria. Solo il 22 per cento continua ad andare con la stessa frequenza e l’1 per cento ci va addirittura di più.
La corsa al risparmio ha penalizzato anche la qualità degli ingredienti, infatti secondo lo studio della Coldiretti circa due pizze su tre servite in Italia sono ottenute da un mix di farina, pomodoro, mozzarelle e olio provenienti dall’estero.
In moltissime pizzerie viene servita la pizza preparata con mozzarelle ottenute da semilavorati industriali, le cosiddette cagliate dell’est Europa, e non dal latte.
Il pomodoro è cinese o americano, l’olio di oliva tunisino e spagnolo. Non di rado si aggiungono all’impasto olii di semi al posto dell’extravergine, e si utilizzano farine francesi, tedesche o ucraine.
Secondo Coldiretti nel 2013 in Italia sono stati importati 481 milioni di chili di olio di oliva e sansa, oltre 80 milioni di chili di cagliate per mozzarelle, 105 milioni di chili di concentrato di pomodoro, dei quali 58 milioni dagli Usa e 29 milioni dalla Cina, e 3,6 miliardi di chili di grano tenero, con una tendenza all’aumento del 20 per cento nei primi due mesi del 2014.
W la pizza italiana
W Pizza.it il portale della vera pizza italiana
Nessun commento presente