La più antica parola “pizza”, trovata scritta, risale al Maggio del 997 D.C., e la si puo’ leggere in un documento notarile conservato nell’archivio storico della Cattedrale di Gaeta.
Redatto in Latino, l’Atto originale riguarda una sorta di contratto di affitto di un mulino ubicato sul fiume Garigliano di proprietà del vescovato, il cui Vescovo chiedeva ogni anno a Natale “dodici pizze”, una spanna di maiale e un rognone, mentre a Pasqua “dodici pizze” e un paio di polli. ll testo originale recita “doduodecim pizze“.
Il termine pizza quindi «può essere in tal modo annoverato tra i primi vocaboli dell’italiano volgare» sottolinea Giuseppe Nocca, storico della cultura alimentare e docente dell’Istituto Alberghiero di Formia nonchè autore di una ricerca presentata ieri durante il convegno l’ “Archeopizza”; di fatto un viaggio a ritroso nella storia di un alimento notoriamente “povero” nella Napoli del XVII° Secolo, un piatto originariamente nato nella versione bianca e ricoperta da strutto. Infatti il pomodoro è stato aggiunto solo dopo la scoperta dell’America, ed è nella versione rossa che questa specialità partenopea è tutt’oggi apprezzata in tutto il mondo.
Una scoperta che lascia nello sgomento molti promotori della pizza napoletana, ma che non coglie di sorpresa lo storico Angelo Forgione che dichiara: “Si tratta in realtà di una notizia storica già da tempo in possesso di tutti gli studiosi più attenti; io stesso neo ho parlato nel capitolo intitolato “La pizza” del mio libro “Made in Naples”,pubblicato da Magenes nel maggio 2013.
E’ certo che essa (la pizza) sia nata in una porzione del Mediterraneo, che il termine sia comparso per la prima volta nel 997 a Gaeta, nel Codex diplomaticus Cajtanus, e che sia stato Platone a fornire la prima descrizione scritta di una cena a base di una primitiva pizza, confermando che la tradizione è stata probabilmente introfdotta, intorno al 600 avanti Cristo, proprio dai Greci nell’Italia meridionale.“
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