Forum

Notifications
Clear all

x Emalimo

(@fabrizio-bellini)
Member Registered

Sono una giovane cameriera e sono d'accordo su tutto
1) Concordo pienamente con quanto dice, ho 26 anni, da oramai 10 frequento il settore della ristorazione in qualità di cameriera o barista, specialmente nel mio lavoro attuale ho avuto modo di lavorare con tanti ragazzi diversi, soprattutto studenti, che vedono questo settore come un ripiego, pretendono di non fare fatica, di decidere orari e modalità di lavoro...assurdo! Ma io le chiedo: ho sempre lavorato nel settore, in bar, ristoranti, anche stagionalmente, credo di essermi ammalata 2 volte in 10 anni, ho lavorato anche con la febbre a 38 con il sorriso sulle labbra, sempre felice di arrivare prima ed andarmene quando tutto era sistemato, amo questo lavoro ed ogni momento che mi poteva insegnare qualcosa ho cercato di coglierlo al volo. Sin dalla mia famiglia sono stata abituata a rispettare le gerarchie, consapevole della gavetta da fare ogni volta si inizi in un posto diverso, del rispetto per chi ha più esperienza di me o anche solo lavora da più tempo di me in un determinato posto. Ancora oggi mi ritrovo osservata con sconcerto dalle colleghe se manifesto la mia passione per il lavoro. Amo questo lavoro, non mi è mai pesato lavorare quando gli altri si "divertivano", amo stare a contatto con il cliente e concorrere a fargli trascorrere dei momenti piacevoli. Spero di crescere a livello di esperienza e conoscenze, soldi permettendo ho intenzione anche di seguire corsi del settore, come ad esempio quello per sommelier. I miei genitori hanno una casa, ma sinceramente questa cosa dell'eredità mi è nuova. Ho l'ansia di riuscire ad essere totalmente indipendente. Mi sono anche laureata lavorando, un'altra passione che ho avuto modo di soddisfare con una laurea triennale. Ora io vorrei puntare tutto sulla ristorazione, vedendo quanti giovani demotivati e senza esperienza cercano nel settore mi dico che con la mia passione, voglia di fare ed imparare qualcosa riuscirò a combinare. Ma poi torno all'nh, l'hotel dove attualmente lavoro, e torno a casa demoralizzata: si lavora male, ogni giorno arrivano nuovi camerieri extra che non sanno fare questo lavoro e quindi rendono il lavoro di tutti più lento e di cattiva qualità nel complesso, i clienti non sono seguiti con la cura che a mio modestissimo avviso richiederebbe un hotel 4 stelle, ma come richiederebbe ogni cliente! Non c'è nessun riconoscimento a livello di lavoro svolto, il clima è quello stereotipato dei dipendenti statali, non si vedono possibilità di crescita, non solo a livello economico, ma anche di esperienza ed umano. Ho intenzione di cercare qualcos'altro, di rivolgermi ad ambienti di un livello superiore, ma li forse richiedono anche competenze superiori a quelle che ho. Ecco io che non ho paura di lavorare e studiare duramente, dove dovrei sbattere la testa?? Spero di non risultare presuntuosa, io metto tutta me stessa in ogni cosa che faccio, ma dopo anni a lavorare con persone che con l'1 per cento della mia dedizione vivono come me, mi chiedo cosa ci sia di sbagliato: mi sembra che se da una parte i giovani sono così, è perchè anche il settore è diventato lassista e permette loro di farlo. Grazie
Silvia Vecchini

cameriera

nh bologna
Buongiorno Emanuele,una delle tante dichiarazioni fatte da un altra parte riguardo il mio pensiero sulla ristorazione.. [28]
93.244.241.81

Quote
Topic starter Posted : 17/11/2010 09:36
(@pinos58)
Member Registered

ahahha . ma dove le trovi queste storie ???? saluti
151.67.91.168

ReplyQuote
Posted : 17/11/2010 09:44
(@fabrizio-bellini)
Member Registered

Raccolgo dichiarazioni e confidenze da alcuni amici ristoratori. Il problema è vecchio ma torna di attualità con sfumature nuove. È il problema del personale, dei collaboratori in cucina e in sala. Succede a tutti i ristoratori di avere in questo settore un turn over più o meno frequente e quindi di lanciare appelli per trovare nuove forze, persone anche giovani, non ancora al massimo delle loro potenzialità, ma serie e desiderose di imparare, soprattutto motivate per questo lavoro.

Ebbene, la delusione dei ristoratori è grande, soprattutto di coloro che, lavorando essi stessi in cucina o in sala, avrebbero piacere di insegnare il mestiere a giovani volonterosi sui quali fare, prima o poi, cieco affidamento.

«Giovani diplomati delle scuole alberghiere in cerca di lavoro - ci dice un ristoratore - rispondono all’annuncio e provano. Chiedono 1300 al mese euro per cominciare ma, messi alla prova, sanno fare ben poco e soprattutto cercano di tirare a campare, non dimostrano il minimo interesse al lavoro. Dopo 3-4 giorni arriva la telefonata del giovanotto o anche del papà che dice più o meno: troppo lavoro, rinuncio».

Manca dunque l’educazione al lavoro, al sacrificio. Giovani che sono cresciuti nella bambagia, con i soldi facili dei genitori, non sono disposti a sacrificarsi più di tanto per avere un lavoro, perché sono abituati troppo bene, non conoscono il sacrificio, pensano di risolvere il problema del loro futuro con scorciatoie tipo quelle purtroppo pubblicizzate da troppe trasmissioni televisive.

Non è il lavoro che manca, è la voglia di lavorare, e non solo nel mondo della ristorazione. Certi lavori i giovani italiani non li vogliono fare, perché lasciano poco tempo libero e fanno sudare. Un campanello d’allarme per la nostra società, un segno preoccupante della crisi che stiamo attraversando.



93.244.241.81

ReplyQuote
Topic starter Posted : 17/11/2010 09:51
(@fabrizio-bellini)
Member Registered

Pino queste storie le trovi ogni giorno in ogni ristorante,cucina pizzeria [28]
93.244.241.81

ReplyQuote
Topic starter Posted : 17/11/2010 09:55
(@fabrizio-bellini)
Member Registered

La fotografia scattata dall’Istituto attesta che l’italiano medio consuma 7,6 chili di pizza all’anno e che in Italia sono in attività 25.300 pizzerie classiche (escluse quindi quelle al taglio, d’asporto e a domicilio, che sono altre 26.700), con 87.316 addetti (in media 3,8 per esercizio) e un fatturato annuo complessivo di 6.950 milioni di euro. In questo modo la pizzeria classica rappresenta il 40% della ristorazione italiana (l’incidenza era del 32,4% nel 2001 e ha superato per la prima volta il 33% nel 2005).

Se si considera poi l’intera attività sviluppata dal comparto, comprese le pizzerie non classiche e la produzione industriale, il giro d’affari cresce di quasi tre volte, a 16.630 milioni.

Il fenomeno pizza inoltre appare relativamente poco sensibile alla crisi. Tra il 2001 e il 2010 il numero degli esercizi di pizzeria classica è costantemente aumentato di anno in anno, sia pure di piccole percentuali comprese tra lo 0,7% e il 3,8%, con la sola eccezione del 2003. E una dinamica analoga si registra per le pizzerie d’asporto e a domicilio. Ciò non ha però trovato riflesso in una parallela regolare crescita del fatturato, poichè dal 2007 lo scontrino medio è costantemente diminuito, né nella dinamica dell’occupazione, poiché il numero medio di addetti per esercizio è sceso per diversi anni, anche se proprio nel culmine della crisi, tra il 2008 e il 2010, gli addetti sono aumentati di quasi il 10%.

L’Istituto Europeo per la Pizza Italiana riserva infine una sorpresa. Gli italiani, con i loro 7,6 chili all’anno, non sono affatto i maggiori consumatori di pizza la mondo, essendo quasi doppiati dagli americani (13 chili a testa). Tengono comunque saldamente il secondo posto e soprattutto svettano nel consumo di pasta, dove superano con  27,9 chili procapite all’anno qualsiasi concorrente.......


93.244.241.81

ReplyQuote
Topic starter Posted : 17/11/2010 10:15
(@emanuele-limonta)
Member Registered

Ciao Bellini. Quanto dici è purtroppo vero, relativamente al fatto che alcuni giovani pur non avendo l'esperienza che occorre per tutte le attività ma sopratutto per la ristorazione, solo perchè hanno fatto 3 o 5 anni di scuola alberghiera si sentono dei grandi. Premesso che per esperienza dei figli in due scuole alberghiere diverse diversissima è anche la preparazione.....penso che in certi casi entra in gioco l'educazione ricevuta. Io non mi permetterei mai di fare il prezzo del mio stipendio prima di aver dimostrato il mio valore. Questo è quanto stò trasmettendo ai miei figli. A quello appena diplomato ho sempre detto, prima impari ti fai la gavetta quando avrai imparato bene allora potrai chiedere, non prima. E a quello che stà ancora studiando quando l'ho presentato al chi gli farà da tutor durante lo stage, mentre  comunicava gli orari di lavoro io ho detto che se c'era da fare ore in più di non farsi problemi...il tutor mi ha detto, vedo che lei è di vecchio stampo come noi, io ho risposto...questo lavoro deve essere così ed è bene che lo sappia, se non va bene che cambi......questo per ribadire che una buona educazione famigliare è alla base di tutto poi......
82.56.52.46

ReplyQuote
Posted : 17/11/2010 10:44
(@emanuele-limonta)
Member Registered

ancora una cosa caro amico, per quanto mi riguarda mi troverai sempre in prima fila a difendere i nostri ragazzi naturalmente quelli che se lo meritano e credimi, ce ne sono tanti. Ciao buona giornata
82.56.52.46

ReplyQuote
Posted : 17/11/2010 11:05
(@fabrizio-bellini)
Member Registered

Ma difatti la colpa non é dei giovani,ma di quei tanti genitori capaci di rovinare i figli e di non saper insegnare  valori,rispetto,sacrificio ecc.ecc. [28]
93.244.241.81

ReplyQuote
Topic starter Posted : 17/11/2010 11:12
Share:
Translate »