Un balzo notevole, soprattutto se si pensa alle parole d'ordine del centrodestra berlusconiano che ha affrontato campagne elettorali vincenti brandendo lo slogan liberista "meno tasse per tutti" e ha speso 2 miliardi per eliminare l'Ici dalla prima casa.
Ma i dati ufficiali, come dimostra uno studio della Confesercenti, non dicono tutta la verità: in realtà la pressione fiscale già nel 2013 raggiungerà, con un salto di 2,2 punti, il record storico del 44,8 per cento, stracciando ampiamente il "primato" segnato durante la rincorsa all'euro di Prodi nel 1997 (quando si toccò quota 43,3 per cento). E collocandosi in vetta all'Europa, consolidando
con tutta probabilità il sorpasso della Francia già effettuato tre anni fa.
Nella "nota di aggiornamento" non viene infatti considerata l'applicazione della "clausola di salvaguardia" cui è affidato il compito di portare a casa, a regime nel 2014, un totale di 20 miliardi grazie al taglio e al riordino della giungla delle agevolazioni fiscali. Meno detrazioni e deduzioni e dunque più tasse: a partire, ad esempio, dal ritorno dell'Irpef sulla prima casa.
Il paradosso sta nel fatto - come argomenta lo studio - che i 20 miliardi sono stati calcolati ai fini del raggiungimento dei saldi di finanza pubblica e del cosiddetto "pareggio di bilancio", ma non per l'effetto che avranno sull'aumento della pressione fiscale.
Lo tsunami delle tasse - il cui vento già si è fatto sentire con una serie di imposte "federali", dalle imposte di soggiorno, all'aumento delle addizionali comunali, a quello dei balzelli provinciali sulla Rc auto e sui passaggi di proprietà - soffierà ancora più forte dopo le manovre d'agosto. Il 60 per cento dell'intervento, da circa 60 miliardi, è infatti costituito da entrate. Nell'elenco: l'aumento dell'Iva, dell'Irap per banche e assicurazioni, dell'Ires per l'energia, rendite finanziarie, contributo di solidarietà e tassa sui depositi dei titoli di Stato.
A conti fatti l'Italia rischia la maglia nera in Europa: nei primi dieci anni del nuovo millennio il nostro paese è stato uno dei pochi che ha visto crescere la tassazione (quasi due punti di Pil) in un contesto in cui gli altri hanno ridotto le imposte (4 punti in meno in Svezia, oltre 2 in Francia e Spagna e 2 in Germania). Oggi rischiamo di peggiorare la situazione.
"I dati testimoniano - spiega Marco Venturi, presidente della Confesercenti - che la pressione fiscale diventerà sempre più insopportabile se non ci saranno correzioni di rotta rapide. Agire ancora sulla spesa fiscale sarebbe un vero boomerang, bisogna tagliare le spese, soprattutto quelle improduttive".