Segreti....
Bravo hai azzeccatoQui ci tengono molto ad avere una certa posizione e far carriera,le donne le trovi in qualunque mestiere dalla camionista alla gommista,nelle imprese edili,nelle industrie ecc.Non perché costa un figlio,anzi qui si prendono un sacco di soldi ad avere un figlio....
comunque penso perche in italia c'e' piu una mentalita da famiglia,credo
in germania mi sembrano piu persone da "lavoro e carriera"
Carissimo Ange,sei sempre il solitoSai quanto me ne frega di ció che succede dalle tue parti!!! Sto bene qui e delle soleggiate giornate non me ne faccio niente,anzi io che soffro di emicrania,mi vá benissimo che ci sia freddo e nuvolosoSpero tanto che anche agosto sia piovoso,cosi non mi tocca riempirmi di pillole e oltretutto lavoro anche di piú quando pioveIl pizzaiolo la giá trovato il mio amico,c'é una grande maggioranza che non la pensa come te e il mondo continua ad andare avanti lo stesso
Preferisco pagare le mie tasse,dormire tranquillo,ed usufruire dei vari privilegi che lo stato in cambio offre
Buona settimana
Come ti piacerebbe vivere nella tanto disastrata Italia saresti perfetto a tuo agio pagheresti i dipendenti in nero e pochissimo una ricevuta fiscale ogni morte di Papa e invece ti tocca vivere in un paese dove devi rispettare le leggi e perfino pagare tutte le tasse.
Comunque si vede che godi di brutto appena puoi parlare male dell'Italia e di quanto si sta bene in Germania ah! a proposito il tuo"""""amico""""ha trovato poi il pizzaiolo che cercava?oppure nessuno ha abboccato perchè come il suo """""amico"""" vuole il lavoro ma non gli piace CACCIARE I SORDI.
Si è vero siamo rovinati con questi sciacalli che ci governano ma almeno quando ci affacciamo alla finestra c'è il sole e a tavola ci ARRICRIAMO come dicono a Napoli altro che bistecche patate wurstel e marmellata sulla pasta e schifezze varie.
STATTE BUONO E BUON PROSEGUIMENTO NELLA SOLEGGIATA GERMANIA
La famiglia, un’importante istituzione sociale
Anche nel mondo del XXI secolo, altamente individualizzato e caratterizzato da una grande mobilità, la famiglia riveste un’importanza basilare per la persona. Per quasi il 90 per cento della popolazione la famiglia occupa il primo posto nella lista delle priorità personali. Anche tra i giovani essa gode di grande considerazione: il 72 per cento dei giovani compresi nella fascia d’età tra i 12 e i 25 anni sono dell’opinione che per essere felici una famiglia sia fondamentale.Ma insieme alle trasformazioni della società sono radicalmente mutate sia le opinioni su come debba essere una famiglia, sia la struttura stessa della famiglia. Nella famiglia borghese tradizionale una coppia sposata in un matrimonio di lunga durata si occupava di più figli in una netta separazione di ruoli: il padre manteneva la famiglia col suo lavoro mentre la madre faceva la casalinga. Questo modello di «padre cui compete il sostentamento della famiglia» esiste ancora nella realtà, ad esempio nelle classi sociali inferiori, tra gli immigrati oppure per un periodo limitato, finché i figli sono ancora piccoli, ma esso non è più la principale forma di vita.Le forme della convivenza sono diventate molto più varie. È cresciuta in modo significativo la libertà di scegliere tra differenti forme di famiglia o anche di rinunciare del tutto ad una famiglia. Ciò ha molto a che fare anche con la parità dei diritti e il cambiamento del ruolo della donna. Allo stesso tempo lavora circa il 65 per cento delle mamme e le famiglie sono diventate più piccole. Ci sono molte più famiglie con un figlio unico che famiglie con tre o più figli. La famiglia più diffusa è quella con due bambini. Sempre più spesso si vive senza figli, in coppia o da soli. Nel 2008 una donna su cinque tra 40 e 44 anni era rimasta senza figli.
Uomini e donne nella vita lavorativa
In Germania, come pure in altre società moderne, ha compiuto notevoli progressi la parità dei diritti delle donne reclamata nella Legge fondamentale. Nel settore dell’istruzione, ad esempio, le ragazze non hanno solo raggiunto i maschi, ma li hanno addirittura sorpassati. Nei ginnasi le allieve costituiscono il 56 per cento dei diplomati; la percentuale femminile delle matricole delle università ammonta al 50 per cento, il 42 per cento dei titoli di dottore viene conferito a donne. Inoltre sempre
più donne svolgono un’attività lavorativa. È sempre più importante per le donne avere un lavoro, anche per le nuove norme sul contributo di mantenimento in caso di divorzio, in vigore dal 2008, e infatti lavora quasi il 70 per cento delle donne. Ma mentre gli uomini lavorano prevalentemente a tempo pieno, le donne, specialmente quelle con bambini in età prescolastica, lavorano a orario ridotto. Anche per quanto riguarda salari e stipendi sussistono tuttora notevoli differenze tra i sessi. Donne con lavoro a tempo pieno guadagnano in media solo il 77 per cento del salario dei loro colleghi maschi, nel gruppo dei quadri dirigenti la percentuale è appena del 73 per cento. Anche se nel frattempo le donne stanno avanzando nei quadri dirigenti del mondo del lavoro, tuttavia esse incontrano notevoli ostacoli alla loro carriera. Così quasi la metà degli studenti, ma solo un buon terzo degli assistenti scientifici e appena il 17 per cento dei professori sono di sesso femminile.Uno degli ostacoli principali alla carriera è dovuto al fatto che, rispetto agli altri paesi europei, deve essere ancora ottimizzata la rete degli istituti di assistenza per l’infanzia. Anche la divisione del lavoro domestico è cambiata relativamente poco. Anche se l’80 per cento dei papà vorrebbe trascorrere più tempo con i propri figli, le donne che lavorano trascorrono con i figli il doppio del tempo dei loro compagni. Finora sono state quasi esclusivamente le donne ad usufruire dell’introduzione dell’indennità famigliare(vedi pag. 147), anche se la percentuale dei padri che si prende una pausa dal lavoro per dedicarsi alla cura dei figli ha superato il 16 per cento. Tuttavia la maggioranza degli uomini (70 per cento) resta a casa solo due mesi. Più che nei piani alti dell’economia le donne hanno conquistato terreno nella politica. Nei due grandi partiti, SPD e CDU, rispettivamente quasi un membro su tre e uno su quattro è di sesso femminile.In modo particolare è aumentata la percentuale delle donne nel Bundestag: nel 1980 esse costituivano solo l’otto per cento dei parlamentari, attualmente sono il 32 per cento. Dal 2005 Angela Merkel è la prima Cancelliera federale della Germania.
Più di sei ore di tempo libero
In Germania gli adolescenti e gli adulti hanno oggi più tempo libero di dieci anni fa: in media sei ore e mezzo al giorno. Spendono il proprio tempo libero di preferenza per lo sport o partecipano a manifestazioni culturali. In Germania la gente trascorre meno tempo davanti alla televisione o alla radio che nella maggior parte dei paesi OCSEAlta percentuale di donne che lavorano nell’Est della GermaniaNel 2008 17,5 dei 39 milioni degli occupati in Germania erano donne. Ciò equivale a una percentuale del 45 per cento (nella Germania orientale essa tocca quasi il 49 per cento).Sempre più persone lavorano «a condizioni lavorative atipiche». Con ciò vengono designate forme che divergono da tipici lavori a tempo pieno e a tempo indeterminato, quali lavori part-time, lavori a progetto, lavori interinali, telelavori e libere collaborazioni occasionali. I soli lavoratori part-time costituiscono nel frattempo più di un quarto degli occupati dipendenti, nel 2008 essi erano 9 milioni. Lavorano part time in prevalenza le donne, per lo più mamme. Esse assumono l’82 per cento di questi lavori. Ne risulta che gli uomini hanno un orario di lavoro della durata settimanale media di oltre 38 ore, mentre le donne lavorano circa 28 ore alla settimana
Quasi una persona su tre abita in una grande città
La Germania è uno dei paesi a più alta densità demografica del mondo. A Monaco vivono quasi 4405 abitanti per chilometro quadrato e a Berlino 3849, nel Meclemburgo-Pomerania Occidentale, invece, solo 72. Circa 34 milioni di persone, ovvero il 42 per cento, vivono in comuni e piccoli centri con meno di 20 000 abitanti. Oltre il 30 per cento vive in città con oltre 100 000 abitanti, che in Germania sono 81
La casa di proprietà
Le spese per l’alloggio sono la voce più importante
Società a misura di famiglia
In Germania la promozione della famiglia gioca un ruolo importante e beneficia di incentivi statali. Nel 2007, al posto dell’attuale sussidio di educazione, è stata introdotta un’indennità famigliare basata sul reddito e finanziata con i contributi fiscali, affinché sempre più uomini e donne si decidano a mettere al mondo più bambini: per un anno il genitore in congedo temporaneo che si occupa di un figlio riceve il 67 per cento del suo ultimo salario netto, almeno 300 Euro, ma non più di 1800. L’indennità famigliare viene prolungata a 14 mesi se anche l’altro genitore riduce di almeno due mesi la sua attività lavorativa: il congedo parentale diventerebbe così una cosa naturale anche per i papà. Contemporaneamente viene intensificata l’assistenza infantile. Già oggi viene riconosciuto per legge a tutti i bambini dai tre anni in su il diritto di frequentare un asilo infantile fino alla prima elementare. Entro il 2013 dovranno essere a disposizione 750 000 posti in asili nido anche per bambini al di sotto dei tre anni, ossia per un terzo dei bambini. Le mamme e i papà potranno così combinare meglio lavoro e famiglia. Un assegno famigliare di 184 Euro al mese per il primo e il secondo, di 190 per il terzo e di 215 Euro per ogni figlio successivo viene assegnato a tutti i figli di età inferiore a 18 anni. Un importante aiuto per i nuovi genitori è anche il diritto di conservare il posto di lavoro per almeno tre anni durante il «congedo parentale». Ad essi spetta inoltre per legge il diritto all’assegnazione di un posto di lavoro a orario ridotto, struttura aziendale permettendo.
Buongiorno Fabrizio. Voglio confessarti una cosa, quando leggo i tuoi post che immancabilmente parlano male dell' Italia e di noi Italiani, la cosa mi rode parecchio. Quanto vorrei che le cose andassero diversamente...viviamo in un paese a dir poco meraviglioso, un territorio, una storia ed una cultura che anche i tuoi amici crucchi ci invidiano, lo sai dove vivo, quindi potrei anche non lamentarmi, sono più vicino alla svizzera che a Milano, nella nostra zona non si stà poi tanto male, ma non per questo parlo male del resto d'italia. Ci sono cose in italia che non cambieranno mai. C'è in tutti noi un menefreghismo del tipo io stò bene e di te chissenefrega, tutto ciò fa parte della nostra cultura e credimi non cambieremo mai. Forse tra mille anni non so. C'è un vecchio film della serie Don Camillo e Peppone, girato penso fine anni cinquanta in cui Peppone alle prese con il problemino per ottenere la licenza elementare, si trova in difficoltà, ed il buon Don Camillo dice tra se e se, guarda questi, vogliono risolvere il problema del mezzogiorno e non sanno risolvere un problemino di 5a elementare. Fabrizio sono passati più di 5oanni e i problemi del mezzogiorno sono ancora li, e sono la base di tutte le campagne elettorali sia di destra che di sinistra. Allora mi chiedo, ma noi abbiamo effettivamente voglia di cambiare?????
Ciao a tutti e buona giornata
Buongiorno Emanuele,i miei post non sono scritti da me ma scritti da vari giornalisti italiani e che vivono in italia...e cmq non é che a me faccia piacere o ci godo quando i vari giornali tedeschi ridicolizzano l'italia....Ma non posso neanche star zitto ai vari attacchi di certa gente che in questo forum vogliono far credere che in germania si sta male e la gastronomia italiana schiavizza il dipendente.Tu sai e conosci meglio di me i metodi della gastronomia in italia verso i dipendenti,tanti racconti li conosco dai vari ragazzi che ho avuto,ma ho anche cugini parenti e amici in italia che sono cuochi,pizzaioli,camerieri,e quindi di storielle ne conosco abbastanza,Il voler far credere che in germania si sta male o si guadagna una miseria e si é trattati male,da gente che della germania non ne conoscono neanche i confini,fá girare anche a me le pallottole...Nel 1992 quando ancora ero dipendente guadagnavo in germania 3500 marchi incluso vitto e alloggio e in regola,ma dovevo anche farmi 200/250 pizze ogni giorno,logico che se si va in un locale dove fanno 50 pizze non potranno mai dare piú di 1500(oggi 3milioni di lire o 3000 marchi),o in italia i soldi vengono giú dal cielo!!!!!!Riguardo il cambiamento,é tutto il sud europa che non é capace di seguire le orme del nord europa,a causa del menefreghismo o io sto bene e chissenefrega di te,ma anche a causa del poco patriotismo e amore per la propria terra....In germania vivono milioni di stranieri del sud europa,che i tedeschi hanno educato e fatto capire che per poter vivere bene e nell'ordine,bisogna seguire certe regole oppure stai a casa tua......cmq il discorso é lungo e sará un piacere poterne discutere quando verrai a trovarmi
Buona giornata
Buongiorno Fabrizio. Voglio confessarti una cosa, quando leggo i tuoi post che immancabilmente parlano male dell' Italia e di noi Italiani, la cosa mi rode parecchio. Quanto vorrei che le cose andassero diversamente...viviamo in un paese a dir poco meraviglioso, un territorio, una storia ed una cultura che anche i tuoi amici crucchi ci invidiano, lo sai dove vivo, quindi potrei anche non lamentarmi, sono più vicino alla svizzera che a Milano, nella nostra zona non si stà poi tanto male, ma non per questo parlo male del resto d'italia. Ci sono cose in italia che non cambieranno mai. C'è in tutti noi un menefreghismo del tipo io stò bene e di te chissenefrega, tutto ciò fa parte della nostra cultura e credimi non cambieremo mai. Forse tra mille anni non so. C'è un vecchio film della serie Don Camillo e Peppone, girato penso fine anni cinquanta in cui Peppone alle prese con il problemino per ottenere la licenza elementare, si trova in difficoltà, ed il buon Don Camillo dice tra se e se, guarda questi, vogliono risolvere il problema del mezzogiorno e non sanno risolvere un problemino di 5a elementare. Fabrizio sono passati più di 5oanni e i problemi del mezzogiorno sono ancora li, e sono la base di tutte le campagne elettorali sia di destra che di sinistra. Allora mi chiedo, ma noi abbiamo effettivamente voglia di cambiare?????
Ciao a tutti e buona giornata
Chiunque osi fare due conti e concludere che i signori della Casta esagerano nel concedersi privilegi da mandarini, e nell’imporre sacrifici al popolazzo per pagare le spese pubbliche, viene accusato di alimentare un sentimento di facile presa, l’antipolitica,e guardato come un nemico della democrazia, della quale i partiti sono perni insostituibili. Una volta chi criticava il malcostume del Palazzo era invece tacciato di qualunquismo.
È evidente: in tanti anni, praticamente dalla nascita della Repubblica a oggi, sono cambiate soltanto le parole per definire i censori del malcostume, ma il malcostume è sempre lo stesso. Immutabile quanto l’indignazione che suscita. In questi giorni l’indignazione è montata e si è trasformata in rabbia. Se il Parlamento e il governo non rimediano, introducendo qualche correttivo, anche soltanto simbolico, giusto per dimostrare che hanno colto il malumore, il prossimo passo non sarà la rivoluzione, troppo faticosa per i pacifici compatrioti, ma il disprezzo e la derisione. Deputati e senatori non saranno inseguiti da orde plebee armate di forconi solo perché i forconi non usano più, nemmeno in campagna, sennò sarebbe un guaio per gli onorevoli glutei.
Il clima che si va creando somiglia, con i dovuti distinguo, a quello d’inizio anni Novanta, quando la Prima Repubblica vacillava sotto i colpi di Mani pulite. Ricordiamo come finì: Bettino Craxi fu scelto quale capro espiatorio - perché era uguale agli altri, ma un po’ più uguale - e tempestato di monete metalliche, ovviamente di piccolo taglio. Riuscì a sottrarsi al linciaggio grazie alla polizia che,per sua fortuna,presidiava l’albergo di Roma, il Raphaël, dal quale stava uscendo. Un episodio isolato, si dirà; ma significativo di uno stato d’animo esasperato, molto simile a quello di cui ora si notano le avvisaglie. Siamo consapevoli che la responsabilità di ciò non va ascritta all’attuale esecutivo. Se siamo giunti a questo punto è per motivi che risalgono a quarant’anni orsono, quando i governi abbandonarono la lesina e iniziarono a spendere denaro avuto in prestito, dato che le casse erano vuote, ma chissenefrega. Il motto era: qualche santo provvederà. I santi non provvidero. Cosicché il debito pubblico crebbe progressivamente sino a diventare, ora, insostenibile. Prima o poi doveva succedere di arrivare alla soglia della bancarotta. Che fare? O bere o annegare. Peccato che l’amaro calice tocchi sorbirlo a tutti, tranne coloro che lo hanno riempito di veleno: i politici. E questo, abbiano pazienza i nostri rappresentanti eletti, è meno digeribile della cicuta.
Stupirsi che la gente sia furibonda è da stolti, vuol dire vivere su Marte, distanti migliaia di chilometri dal Paese reale. È vero. Tagliare il numero dei parlamentari è un’operazione che richiede la modifica della Costituzione ovvero anni. Ridurre le indennità di carica (gli stipendi) a senatori e deputati non risolverebbe il problema del disavanzo, trattandosi di poca cosa in confronto al buco di bilancio. Le auto blu talvolta sono necessarie e non si possono eliminare. Ma ciò che pretendono i cittadini è almeno un segno di buona volontà, un gesto emblematico. Risposta: scrollatine di spalle, sorrisi ironici, atteggiamenti arroganti....
L’ultima inchiesta ha messo in evidenza sperperi colossali in vari settori. Possibile che il Palazzo chiuda gli occhi e gli orecchi davanti a un panorama che grida vendetta? Sulla nostra testa pendono cinque livelli di governo: il governo europeo, il governo nazionale, il governo regionale, il governo provinciale, il governo comunale. E tralasciamo per carità di patria di citare le circoscrizioni, le comunità montane e una miriade di enti superflui, dichiarati ufficialmente tali e mai soppressi. Oltre un milione di persone, direttamente o indirettamente, campano di politica. Alle quali va aggiunto un esercito di bu-rocrati, segretarie, autisti, uscieri e manutengoli d’ogni sorta.
Il nostro è l’unico Paese al mondo in cui si è ribaltato un principio basilare: non sono gli apparati a servire i cittadini, ma i cittadini a servire gli apparati. Per cui se ti presenti in un ufficio pubblico per una pratica, o ti comporti come Fantozzi e, con le dita intrecciate, supplichi l’impiegato di farti una grazia oppure rischi di ricevere un congruo numero di pesci in faccia. Occorrono mesi, anni per ottenere un permesso, una licenza, un timbro. Lentezza, farraginosità e inefficienza sono il frutto marcio di uno Stato che non investe: spreca. E nel momento in cui ci accorgiamo che il debito pubblico è causa della no-stra bocciatura internazionale, abbozziamo una manovra finanziaria all’insegna dell’improvvisazione che incide più nel portafogli dei cittadini che non sulla montagna di denaro indispensabile a tenere in piedi un gigantesco e sgangherato welfare.
Il centrodestra suoni l’allarme. Abbassi la cresta alla Casta e al suo codazzo di cortigiani prezzolati. Mostri vitalità e non lasci all’opposizione la possibilità di cavalcare argomenti inoppugnabili. Dopo di che, anziché adattarsi allo schema del bilancio storico, incontenibile per definizione, faccia ogni anno un budget proporzionato alle risorse disponibili, non un euro in più. Quale riferimento per fissare le cifre per ogni singola voce, basterebbe pigliare la Germania (o la Francia), attenendosi scrupolosamente al suo modello contabile. Altrimenti non c’è via d’uscita. Lo si è constatato anche ieri sulla scorta dell’andamento borsistico e dei nostri Bot. O si fanno interventi strutturali o si va a ramengo.
di Vittorio Feltri
Ovviamente i post non sono i tuoi questo lo so.
PS
Mio figlio che stà facendo tirocinio come cuoco, guadagna circa 3,5 euro ( tre euro e mezzo ) all'ora.
e come sempre viva l'Italia
Il rottamatore Renzi adesso prende di mira i suoi dipendenti: quelli comunali. Il sindaco di Firenze infatti, in un'intervista apparsa sabato su Sport Week, non ci ha pensato due volte a paragonare i dipendenti comunali a Fantozzi, anzi "chiamarli Fantozzi sarebbe far loro un complimento". Renzi spiega che il suo modello di lavoro di riferimento sono "Larry Page e Sergey Brin, i fondatori di Google. Ho visitato la sede di Mountain View e sono rimasto folgorato: niente badge, campi da ping pong, la parete per l’arrampicata. Mi piacerebbe che al Comune di Firenze si lavorasse così. Invece mi ritrovo coi dipendenti che timbrano alle 14 e già un quarto d’ora prima sono in coda col cappotto, pronti per uscire". Se fosse per Renzi, li licenzierebbe, ma come precisa il sindaco fiorentino non si può fare perché "ci sono le tutele. Ecco: vuole sapere qual è l'organizzazione più lontana dalla mia generazione? I sindacati", continua Renzi - "Più di un iscritto su due è in pensione mentre noi, se va bene, ci andremo a 70 anni. E hanno giri d'affari miliardari".
Un'accusa pesante che ha trovato subito la risposta di Stefano Cecchi, della Rsu (Rappresentanza sindacale unitaria) del Comune di Firenze. "Fantozzi sarà lui. Ci sono problemi di tagli che mettono a rischio i servizi comunali e lui gioca: è ora che cresca", ha detto Cecchi, che poi ha aggiunto: "Forse Renzi è così avanti che non vede quello che sta accadendo: ma invece di giocare dia risposte serie sui tagli". Non è la prima volta che il sindaco di Firenze assuma posizioni critiche nei confronti dei suoi dipendenti. E' di pochi giorni fa infatti il provvedimento sulla cosiddetta pausa sigaretta chhe prevedeva che in tutte le strutture comunali si potesse andare a fumare solo timbrando il cartellino in entrata e in uscita. E anche in quel caso la Rsu non la prese bene e minacciò lo sciopero.
MILANO - Jacopo Storni ha girato l'Italia da Lampedusa a Gorizia, battendo come un segugio in cerca di verità nascoste i campi di pomodori del Gargano, gli aranceti della 'ndrangheta grondanti umidità e sfruttamento, le baraccopoli nascoste nel cuore delle più civili e grandi città italiane così come gli alveari di disperazione nei sotterranei dei palazzi di Roma. Ha incontrato migranti e clandestini, rom e prostitute minorenni, ambulanti sospettosi e operai dalle mani rigate dal troppo lavoro. E ha guardato dritto negli occhi tutti coloro che di solito fingiamo di non vedere.
IL REPORTAGE - «Sparategli! Nuovi schiavi d'Italia», s'intitola così questo viaggio nell'immigrazione italiana, la più povera e desolata, la più estrema, quella che prolifera ai margini dell'illegalità perché semplicemente non ha alcun diritto. «Mi sembra che uno degli obiettivi di questo libro - scrive lo storico inviato del Corriere Ettore Mo nella prefazione - sia proprio quello di indicare, attraverso la miriade di episodi che illustrano i disagi, le sofferenze, e persino le crudeltà cui sono sottoposti gli immigrati, le responsabilità del paese che li ospita».
GLI OCCHI DI MIHAELA - Il viaggio di Storni, giornalista del Corriere Fiorentino e del Redattore Sociale, comincia proprio dagli occhi di Mihaela, ragazza madre e «serva dell'agricoltura». A Vittoria, nelle campagne di Ragusa, per le giovani rumene funziona così: di giorno si spezzano la schiena sui campi. La notte si concedono a caporali e padroni per un tozzo di pane, un tetto sotto cui dormire. Lei è stata particolarmente sfortunata, perché è rimasta incinta. L'unico aiuto che ha ricevuto è venuto da un sacerdote, padre Beniamino, indaffarato a fornire un minimo di assistenza a questa folla dolorante di donne abusate e sottopagate: «È stato il suo datore di lavoro a portarla da me - racconta -. È venuto in parrocchia e mi ha pregato di occuparmi di lei. Quando gli ho chiesto chi fosse il padre del bimbo, lui ha fatto spallucce, lasciando intendere la realtà dei fatti».
LA PARABOLA ASSURDA DI VALERIU - Nel suo paese, la Romania, Valeriu era un imprenditore. Non navigava nell'oro, ma era titolare di un'azienda con 45 dipendenti. Per lui la bella vita è durata solo tre anni. Poi cominciarono le richieste pressanti di funzionari pubblici corrotti. Pretendevano tangenti, chiedevano a Valeriu di gonfiare le fatture per intascare la differenza dei contributi statali: «Avrei preso un terzo del loro guadagno - racconta l'uomo - ma non ci pensai un attimo e rifiutai». Un gesto di onestà che pagò a caro prezzo. Tempo qualche settimana in azienda si presentò la Polizia sulla base di una denuncia anonima e sequestrò tutto. Senza più una lira Valeriu si risolse ad emigrare. Ma in Italia entrò in un incubo peggiore. Duecento euro al mese per ammazzarsi di fatica. «E non avevo un posto per dormire, né per lavarmi. Dormivo in un magazzino e usavo il bagno di un amico». Fino a quando, lavorando alla sega elettrica, quasi si tranciò una mano. «Un collega operaio mi portò di corsa all'ospedale, ma il capo mi ordinò di non raccontare la verità, non dovevo dire che mi ero infortunato sul lavoro». Valeriu non disse nulla, ma da allora è praticamente invalido. «Tutta colpa di quell'arnese che non aveva i minimi requisiti per essere utilizzato».
NEL CAMPOSANTO DEI RACCOGLITORI DI POMODORI - «Senza lavoro qui è peggio dell'Africa», racconta Mamour, originario del Gambia, che dal 2007 lavora a Rignano, campagna brulla che ribolle di afa e pomodori in provincia di Foggia: «Lo scenario è tipicamente sahariano». Aria incendiata, terra secca, acqua sporca usata dagli immigrati per bere e lavarsi. La giornata di lavoro nei campi di pomodori dura 12 ore. E viene pagata soltanto venti euro: «Molti si ammalano di patologie gastroenteriche e osteomuscolari. Inevitabile, visto come vivono». Qualcuno non ce la fa, e allora finisce nei cimiteri che si confondono tra le campagne. E le loro tombe recano a stento un nome cui appendere qualche preghiera.
LA BUCA DEGLI AFGHANI - Ma la storia più assurda, perché estratta dalla quotidianità di una metropoli come Roma, è quella della buca degli Afghani: «Una squallida baraccopoli germogliata nel 2009 nelle fondamenta di un palazzo in costruzione nei pressi della stazione Ostiense». In questo scenario alla Blade Runner, i «replicanti» condannati all'inciviltà vivono nei sotterranei della vita civile: «Tra mura di cemento, terra e fango, proliferano decine di baracche in cartone al cui interno sopravvivono oltre 150 profughi afghani».
OAS_AD('Bottom1');
LA SCHIAVITU' DI JASMINE - Aveva sedici anni Jasmine quando ha messo piede per la prima volta a Castel Volturno. Veniva dalla Nigeria, aveva molte speranze, qualche sogno e la voglia di vivere delle ragazza alla sua età. Nel giro di qualche giorno è stata costretta a prostituirsi. «O la strada o la morte», le ripeteva la madame, ovvero la sfruttatrice del clan. Dopo alcuni anni al giogo della Domiziana, scappa e comincia a vagare per la periferia di Napoli «con la mente atrofizzata, ubriacata dallo strazio». Per fortuna incontra un napoletano di cuore che la raccoglie dalla strada. «Oggi, dopo alcuni mesi nei servizi sociali, non riesce a dimenticare. Il ricordo affiora implacabile, la notte si popola di incubi».
Antonio Castaldo
18 luglio 2011