Quelli che partono...
Un “personal chef” tra Weimar e Venezia. È Robert Tonial, 29 anni, partito da Piancavallo, paesino di montagna di quaranta abitanti in provincia di Pordenone, finora alle prese con una carriera tra Germania e Italia. «Per gran parte dell’anno però sto a Weimar, è qui che stanno per traferirsi Alice, la mia compagna, e Isadora, nostra figlia di nove mesi. Crescere un figlio qui è molto più facile, per la sanità ci sono agevolazioni che noi neanche immagineremmo». Ma le ragioni per andar via dall’Italia non sono solo famigliari: «Le cucine italiane hanno una gestione troppo manageriale, qui invece c’è più libertà. I proprietari del ristorante dove lavoro mi hanno messo a disposizione anche vitto e alloggio, da noi non lo fa più nessuno. Qui mi pagano dai 2 ai 3 mila euro al mese, l’ultimo stipendio che ho preso a Venezia era di 1.190 euro». Robert lavora da quando aveva 15 anni e frequentava l’alberghiero. «Dopo la scuola ho fatto di tutto: dal vetraio all’addetto alla pedana negli impianti di sci. Per qualche mese ho anche lavorato in fabbrica, ma non faceva per me». La prima esperienza fuori dai confini arriva a 21 anni, in Spagna: «Sono partito alla cieca, un mio amico surfista insisteva». Per due anni lavora in un ristorante a El Palmar, la spiaggia di Vejez de la Frontera, in Andalusia. «Ho imparato la cucina tipica spagnola». Poi il ritorno in Italia, la delusione dopo il tentativo di un ristorante gestito tutto da lui: «Non andavo d’accordo con la proprietà». Oggi in laguna ci torna solo per la sua attività di “personal chef”: «Porto l’alta cucina a casa delle famiglie che mi chiamano. È divertente, ogni sera non sai cosa aspettarti».
Da un anno e mezzo Andrea Franchini, 29 anni, vive a New York in pianta stabile in un appartamentino nel bohemien-chic West Village, preso in affitto dal signor Rocco, saggio anziano emigrato dalla Calabria quarant’anni fa, che dispensa consigli e racconti sulla città a tutti i giovani italiani che frequentano il quartiere. A pochi passi da casa, al 259 di Bleecker Street, c’è il suo business, Pizza Roma, la prima pizza al taglio (di forma quadrata) di New York, un angolo di gusto italiano a Manhattan. L’ha aperto un anno fa insieme a cinque soci, romani come lui. “Due erano miei compagni alla Luiss. Sai come si fa tra ragazzi, sognavamo di fare qualcosa qui a New York, e poi…”. E poi è successo davvero. Anche se, di fatto, solo Andrea si è trasferito nella Grande Mela: è lui che gestisce la pizzeria, accoglie e coccola i clienti, costruisce e cura i contatti per allargare l’attività. “La parte più travagliata è stata l’inizio con i lavori di ristrutturazione, la burocrazia di questa città è peggiore di quella che troviamo in Italia”. Piano piano le cose si sistemano, si comincia a conoscere persone, la gente inizia ad apprezzare i tuoi prodotti. “Pensa che la nostra pizza è stata inserita in un programma di promozione ‘locale’ e viene venduta nel Wall Foods Market, il più importante supermercato della città. Non credo che da noi sarebbe successo”. Serve spirito imprenditoriale (e un bel po’ di coraggio) per cogliere le occasioni. Ma ad Andrea non manca. Basti dire che la Pizza Roma di Bleecker Street non è per lui un punto d’arrivo, ma di partenza: con i soci sta già pensando d’aprire una seconda location.
«Il patto era: restiamo un mese. Se non troviamo niente che ci renda felici cambiamo città». Giulia Depentor, 28 anni, e Alessio Madeyski, suo coetaneo e fidanzato, sono partiti da San Donà di Piave (Venezia) a gennaio 2011, con il proposito di cercare lavoro in una città grande e cool come Berlino, senza sapere una sillaba di tedesco e con mille euro in tasca. Sulla carta, un’impresa ardua. «In Italia, forse. Qui, dopo due settimane, già lavoravo - racconta lei (che conosce molto bene inglese e francese) -. Prima in una società di e-commerce e ora in una start-up, 12designer, che mi ha fatto subito un contratto a tempo indeterminato per gestire la comunicazione italiana del portale».
Stessa sorte per Alessio, che a Berlino cercava «un lavoro che mi corrispondesse. Mi sono laureato in Biologia molecolare, ma non faceva per me. Ho una grande passione per Internet e in Italia ho provato a cambiare strada, ma senza successo. Qui invece sono stato subito assunto. Faccio marketing online: ottimizzo il traffico, rendendo più visibile il sito della mia azienda dai motori di ricerca». «Molti ci dicono: avete avuto fortuna», racconta Giulia. «Forse è vero. Ma l’abbiamo pungolata, mandando decine di cv. Non bisogna darsi per vinti, e soprattutto non fossilizzarsi su un solo lavoro, ma provare a buttarsi in molti campi. Fondamentale per chi vuole provarci: partire subito (prima che la città sia piena di italiani) e non cercare lavoro da casa. Qui a Berlino spesso chiedono disponibilità in due o tre giorni, meglio essere pronti».
ciao Fabrizio
ma sei proprio incredibile come trovi tutte queste notizie.
queste sono e' belle x raccontano storie vere di vita dove persone grazie alla loro tenacia e volonta sono riuscite tra tante diffiolta a relizzare i loro sogni.
un caro saluto Gianni
Se avessi la loro età partirei oggi stesso,a dire il vero partirei anche ora se mi volessero.Osvy-
Osvy,qui non guardano l'etá ma ció che sai fareLa mia pizzaiola ha 53 anni,(in italia con 53 anni é finito il mondo lavoro)lavora da me da 2 mesi ed é molto meglio di tanti altri che con 20 anni si lamentavano al primo dolorino e appena arrivavano un pó di pizze in piú, andavano subito in confunsionePrima di lei avevo un pizzaiolo napoletano di 26 anni,mi ha buttato giú la pizzeria,ho un menú di 24 pizze e in un anno non é riuscito ad impararle a memoria,la gente arrivava a casa e trovava un altra pizza di quella ordinata,dimenticava sempre qualcosache dire!!!!! Meglio un 50 enne,che un giovane di oggi spento e senza nessun orgoglio [quote=cosvaldo48]
Se avessi la loro età partirei oggi stesso,a dire il vero partirei anche ora se mi volessero.Osvy-
Crisi lavorativa, aziende poco serie, futuro precario, il sogno di una vita migliore … tanti elementi e un solo desiderio. Andare via, in un posto migliore, tranquillo, ben organizzato, in grado di offrire un futuro concreto e una vita migliore, una vita da “vivere”.
Fino ad Agosto dell’anno scorso vivevo in Italia, sul Lago d’Orta, dove avevo comprato una casa e messo su famiglia con prole. Nell’ultimo anno, avevo notato che la “crisi” aveva bloccato e fatto chiudere molte attività e questo aveva creato un mercato stagnante per quanto riguarda le vendite, attività di cui mi occupavo, in qualità di agente di commercio nel nord Italia. Purtroppo, ho avuto a che fare con dei clienti e delle aziende poco serie per quanto riguarda i pagamenti e la cosa mi ha avvilito molto. Parlandone con la mia compagna, abbiamo deciso di spostarci in Germania per avere un futuro più tranquillo e per poter dare un futuro migliore a nostro figlio. Mi sarebbe piaciuto anche vivere in Svizzera, in Canton Ticino, dove ero già stato 2 anni fa per lavoro, un posto con un clima molto simile al nostro e con un’ottima organizzazione, ma alla fine abbiamo optato per la Germania. Abbiamo scelto Wedel come meta definitiva, perché conoscevo il posto, c’ero stato durante una vacanza estiva negli ultimi anni. Inoltre è vicinissima ad Amburgo, città molto importante per quanto riguarda il commercio internazionale. Ovviamente, nel momento del trasferimento, ho avuto problemi di inserimento, poiché si trattava di una nuova realtà, in un Paese estero, di cui non conoscevo assolutamente la lingua, ma la determinazione nella riuscita di questo obiettivo, è stata più forte di qualunque impedimento. Quando sono arrivato, inizialmente sono stato accolto con qualche riserva, visto che negli ultimi anni la Germania è stata invasa da emigranti, ma alla fine, mi è bastato farmi conoscere e rispettare le regole del saper vivere, per essere accettato. Qui in Germania, ho iniziato a lavorare come barman in un ristorante italiano, visto che conoscevo poco la lingua. Da pochi mesi, ho ricominciato a lavorare come agente di commercio (handelsvertreter), per un azienda italiana che produce semilavorati per gelaterie, quindi i miei clienti ora, sono prevalentemente italiani.
Ci sono molti italiani?
Qui ad Amburgo c’è una comunità di circa 4000 italiani, alcuni arrivati come gastarbeiter, una trentina di anni fa, altri arrivati negli ultimi anni.
Quali sono gli aspetti che cambieresti?
Cambierei sicuramente il clima, per il resto si vive e si lavora tranquillamente. Non c’è quell’aria di crisi, di paura di perdere il lavoro, che sentivo fortemente in Italia. Certo un po’ di crisi si è sentita anche qui, ma sicuramente molto meno che in Italia. Qui è abbastanza semplice passare da un azienda all’altra, ovviamente avendo sempre delle referenze e delle qualifiche, oltre a conoscere bene la lingua. E poi, tutto sommato a Wedel si vive abbastanza bene, è una piccola città molto tranquilla, famosa nel circondario per la sua spiaggia. Gli affitti sono paragonabili a quelli delle città italiane, la differenza è che spesso sono inclusi i costi delle bollette energetiche. Il cibo invece, è molto più caro che in Italia e c’è meno scelta. Questo è un punto a sfavore per noi italiani, abituati a mangiare bene. I trasporti sono efficientissimi e puntualissimi (siamo in Germania), qui è uso comune spostarsi con i mezzi pubblici oppure in bici, usando l’auto soltanto nei fine settimana. L’ambiente è come la maggior parte delle città tedesche, superordinato e organizzato in maniera eccellente, le uniche cose di cui sento la mancanza sono l’arte ed il clima italiano. Ma non si può avere tutto, ovviamente. Il sistema sanitario è diverso dall’Italia ed è efficientissimo, è ritenuto uno fra i migliori d’Europa. Qui è obbligatorio fare un’assicurazione, che verrà poi pagata dal datore di lavoro una volta assunti. Anche il sistema di istruzione tedesco è nettamente superiore a quello italiano, qui si iniziano a studiare le lingue dalla prima classe e si continua fino all’ ultima: 10 anni di inglese e/o altre lingue. Se può essere d’aiuto a qualche famiglia con figli, che intende trasferirsi in Germania, questo di seguito, è un link in cui si possono trovare notizie sul sistema d’istruzione tedesco http://www.germania.ws/sistema-scolastico-tedesco.html .
Per il resto, Wedel è un posto tranquillo, caratterizzato da grandi pianure e tanto verde e può essere un’ottima scelta per chi vuole vivere in perfetta tranquillità, a soli 10 kilometri da Amburgo, da una città caratteristica e piena di luoghi di ritrovo e di divertimento per persone di tutte le età. Ad esempio, c’è Sternschanze, un quartiere ricco di locali, dove la sera si ritrovano i giovani di Amburgo, c’è il porto, un luogo molto caratteristico oppure Sankt Pauli, con il suo quartiere a luci rosse, secondo solo ad Amsterdam. Poi, poco lontano da Wedel, ci sono altre famose località, come Husum, Lubecca e l’isola di Sylt, luoghi turistici molto belli e famosi.
Come impieghi il tuo tempo libero ?
Sinceramente non ho molto tempo libero, anche perché il mio lavoro mi impegna tutta la giornata, dalle 9 della mattina fino alle 21. Quel poco che mi rimane, lo impiego facendo lunghe passeggiate nei parchi e nei boschi, c’è tantissimo verde qui, o frequentando dei locali con i miei amici.
Sei felice di aver avuto la possibilità di allontanarti dall’Italia?
Visto il momento che sta attraversando l’Italia, sono felicissimo di essere andato via. Purtroppo, per il momento, non vedo un grande futuro per chi lavora o vorrebbe lavorare in Italia e per chi desidera trasferirsi qui ad Amburgo, in base alla mia esperienza, l’unico consiglio che mi sentirei di dare è quello di possedere delle buone conoscenze professionali nel proprio settore, di imparare almeno l’ inglese decentemente ed ovviamente, di possedere tanta determinazione per cambiare la propria vita, in modo da cercare di ottenere risultati migliori di quelli che offre l’Italia oggi.
Era il 15 settembre di dieci anni fa quando ha deciso di rompere con l’Italia. Non ne poteva più. Troppe tasse, zero lavoro per sua moglie, tante difficoltà per trovare un asilo nido. E poi un’indifferenza davvero insopportabile nei confronti del suo talento. Ora Valerio Zamboni, nato ad Argenta (Fe), nel ’56, di professione cantante e cantautore, vive in Baviera con la sua famiglia. Sì, si sente in esilio, ma nel suo Paese non tornerà più.
Allora ci racconta cosa è successo quel giorno?
Quella mattina ho caricato sul furgone mobili e cane. Ho acceso il motore della mia auto e sono partito. Anzi, fuggito. Con mia moglie e mia figlia, Sofia, di due anni. Dentro di me tanta tristezza. E, soprattutto, delusione. Mi sentivo beffato, e non rispettato. Forse, ancora peggio, non mi sentivo a casa mia. In tanti anni non ho trovato un appartamento dignitoso per noi, alcun lavoro per mia moglie, zero posti all’asilo nido per nostra figlia. All’epoca, suonavo ogni fine settimana nelle balere. Avevo un trio. Dopo aver pagato le tasse, esose, l’autostrada, il carburante, tolte le spese per le due cantanti del gruppo, mi rimanevano circa 100 mila lire.
L’ingresso nelle balere si aggirava su quella cifra. E nei locali c’erano sempre dalle 500 alle 1000 persone. Insomma, ero schiavizzato. Così, io e mia moglie, abbiamo deciso di mollare tutto e partire. Per la Baviera. Mia moglie é bavarese, l’ho conosciuta nel ‘97 a Monaco. Cantavo in un Pub. Un colpo di fulmine. Dopo il matrimonio e la nascita della bimba, ho avuto l’infelice idea di vivere in Italia. Che errore!
Ora ha ritrovato la serenità?
Sì. Viviamo in un comune vicino Garmisch Partenkirchen, in montagna. Si tratta di Peiting. Conta circa 13 mila abitanti, é molto carino e tipico della Baviera. Dista un’ora d’auto da Monaco, un’ora e mezzo dal Lago di Costanza, e mezz’ora da Garmisch.
E’ un posto sicuro?
Sì. E’ una zona, in cui la disoccupazione é al 3,5 per cento. Non ci sono episodi di microcriminalità. Al massimo qui le persone possono fare a pugni perché hanno bevuto troppo, ma accade di rado. Lo scorso anno hanno beccato due che rubavano, ma lontano da qui. La polizia é molto efficiente e abbastanza discreta. Spesso lascio nell’auto gli strumenti musicali o addirittura il portafoglio. Non è mai successo niente. Non esistono case con inferriate alle finestre.
Cosa della Baviera colpisce subito un italiano?
L’ordine, la pulizia dell’ambiente, i servizi sociali, che funzionano. Fa eccezione il Consolato Italiano di Monaco, naturalmente.
Immagino che il clima sia l’aspetto negativo della vita in Baviera.
Diciamo che ci si adatta. L’estate dura quasi tre mesi e la temperatura oscilla tra i 22 e i 32 gradi. L’autunno é meraviglioso, preferibile all’estate. Ad ottobre si fanno ancora le grigliate. In inverno nevica fino Marzo. La primavera fa le bizze. Può nevicare a Maggio. E dopo tre giorni ti piombano 22 gradi di caldo. Non c’è quasi mai la nebbia.
Ci sono molti italiani?
Molti sono ritornati al Sud, perché sono andati in pensione. I loro figli non sono italiani, sono nati qui. Monaco é la seconda Milano. Sono tutti bene integrati, eccetto alcuni che lavorano in modo occasionale.
Possibilità di lavoro per un italiano?
Tante nel settore metalmeccanico e chimico industriale.
Che pensano di noi i tedeschi ?
I tedeschi amano tutto quello che viene dall’Italia. Parlo delle cose positive. Adorano la cucina made in Italy. Il nostro cinema, la nostra moda, la Vespa, la Fiat 500, le nostre bellezze artistiche. E poi, le nostre città, il mare, la musica. Ma non riescono a capire come fanno gli italiani a sopravvivere nel loro Paese, come fanno ad accettare una situazione sociale tanto penosa. Me lo chiedo anch’io.
Tradizioni particolari?
La Baviera é molto tradizionalista. Per alcuni versi mi piace, perché é riuscita a mantenere tradizioni folkloristiche meravigliose. Fa un certo effetto vedere spesso durante la settimana giovanissimi e anziani sfilare per le strade di molti comuni in costume bavarese. Si muovono con orgoglio, che sembra scritto in faccia a chiare lettere.
Com'è la cucina?
La cucina bavarese é ottima. E’ preparata molto bene la cacciagione. Sconsiglio di venire in Baviera e pretendere di mangiare un buon piatto di tagliatelle fatte in casa.
Se dovesse fare un bilancio tra lati positivi e negativi….
Beh, qui è tutto regolamentato. Ordinato. Se non fai parte di certi Club, non hai un futuro nel Business. Se hai un’impresa devi farti sempre vedere nei Club e frequentare parecchia gente. Ti devi fingere amico e invitare tutti alle tue feste. Devi imparare a bere. Se sei italiano ti agganciano, ti fanno bere un vino, che come minimo svuoteresti nel water. Ma tu devi fare buon viso a cattivo gioco e far credere che lo apprezzi.
Insomma, tanta ipocrisia. Beh, noi italiani non siamo proprio così, vero? Cosa le manca di più del suo Paese?
La mia lingua, la mia cultura, la possibilità di esprimermi liberamente, senza sforzi. Mi sento quasi in esilio. Il ritorno é ormai improbabile. Non potrei accettare le assurdità e le violenze che ogni giorno i miei connazionali sono costretti a subire. Non nascondo, però, che da un po’ di tempo sto riprendendo i contatti con italiani per organizzare qualche serata.
Come sono i collegamenti con l'Italia?
Ottimi con l’auto, disastrosi col treno, buoni con l’aereo. Ma volare per l’Italia costa troppo. Pochissimo se da qui vai in Spagna.
In genere come sono i tedeschi?
Non tanto diversi dagli italiani. C’è solo la lingua che li diversifica.
E le tedesche?
Ho sposato la più bella.
Quali sono i posti ideali per vivere tranquilli e trovare un lavoro?
La Baviera è tranquilla. Anche se qui la vita è cara.
Cosa c'è di bello da vedere nei dintorni del piccolo centro in cui risiede?
Monaco, Füssen per i castelli, il Lago di Costanza, Regensburg, Passau.
Com'è la vita di un cantante italiano in Baviera? E' facile affermarsi? La Baviera premia i talenti?
Mi trovo molto bene. Riesco a suonare con facilità e mi pagano in modo adeguato. Qui si fa tutto dal vivo. Non come in Italia.
Perché dice questo?
Una volta ero in un ristorante in Toscana, per una vacanza. Si stava esibendo un trio con una tastiera. Come tanti, faceva finta di suonare. Che pena! I cavi, poi, uscivano dalla tastiera e finivano in un sacchetto di plastica vicino al Mixer. I clienti mangiavano, parlavano e non si accorgevano di niente. Questa é l’ Italia che si lascia prendere in giro e non se ne accorge. Certo, mi manca la vita italiana. Non posso alzarmi la mattina e andare a prendere un caffè al bar. Non c’è questa abitudine. E poi mi mancano le battute, le chiacchierate con gli amici, le osterie, la cucina, il mare.
Per il resto è facile farsi notare e fare carriera?
Affermarsi in Germania costa tempo e sacrifici come in tutto il mondo, ma se dimostri di valere ti apprezzano e ti pagano per questo, ti stimano e ti rispettano. In Italia se non hai un nome in TV non sei nessuno.
L’Italia è presente nelle sue canzoni?
L’Italia come Stato no. Molte canzoni però hanno l’impronta dei cantautori italiani. Spesso qui preferiscono ascoltare le mie canzoni a quelle note, tipo O sole mio. Non capiscono i testi, ma evidentemente amano la personalità, il carattere e le melodie che scrivo, comprano i miei CD. Tutto questo mi riempie di gioia. Finalmente.
Ciao fabri....lo so che questo post e' indirettamente dedicato a me e a quei discorsi che abbiamo scambiato nell' altro post....ma che ti devo dire.......
Ciao ale
Ciao fabri....lo so che questo post e' indirettamente dedicato a me e a quei discorsi che abbiamo scambiato nell' altro post....ma che ti devo dire.......
Ciao ale
L’ Europa è sempre più una promiscuità di lingue, culture, etnie.
Grazie allo studio e alla maggiore mobilità sono sempre di più le persone come Manuela Gallina che vivono questa nuova dimensione sociale basata sull’ integrazione e lo scambio culturale. Tra il lavoro e l’università ha imparato 5 lingue e visitato il vecchio continente in lungo ed in largo. A Trento, sua città natale, nonostante (o forse proprio per questo) i tanti anni passati lontano dalle mura di casa, è stata premiata come migliore studentessa del paese. Laureata a pieni voti sia a Trento che a Dresda, (dove attualmente vive, studia e lavora) si arrangia con lavori “precari” e porta avanti il dottorato in questa favoleggiante città della Germania orientale.
Si può solo augurarle che almeno un paese evoluto e moderno come la Germania riesca presto a premiarla per i suoi meriti. A dispetto delle incertezze del futuro, che come ci spiega non mancano soprattutto nei territori della ex Repubblica Democratica Tedesca, si gode l’atmosfera ammaliante di questa bella città sull’Elba che offre tante possibilità di socializzazione, di studio e di svago per i giovani.
Da quanto tempo ti sei trasferita?
Mi sono trasferita a Dresda per motivi di studio nell’ aprile 2008, avendo vinto una delle 4 borse di studio per la doppia laurea dall´Universitá di Trento. Poi ho portato a termine contemporaneamente uno studio parallelo in lingue e culture latinoamericane e ho cosí potuto imparare bene spagnolo e portoghese, ho partecipato attraverso uno stage a un progetto di online teaching dell´Unione Europea e sono finita a Riga con una conferenza internazionale, e ho lavoricchiato per Siemens grazie alle varie lingue....
Da maggio 2010 in poi ho lavorato in Francia, ma come rappresentante tedesca. In ogni caso, ho accumulato un bel bagaglio di esperienze, amicizie, ho visto un sacco di posti e ho voglia di non fermarmi..
Quindi è stato il destino a portarti a Dresda ?!
In realtá non sapevo nulla di Dresda, é stato un passaggio obbligato dato che la doppia laurea prevede da Trento il solo partnerariato con Dresda...ringrazio ancora oggi la mia pazzia e la voglia di provare nuove avventure!
Che impressione ti fa Dresda?
Stupenda...stregante, dionisiaca se paragonata a Firenze: la chiamano Firenze sull´Elba, (Elbflorenz), i palazzi sono piuttosto scuri, tendono al nero, e non troverai angeli ma demoni al posto dei bassorilievi e delle statue.
Come ti trovi con il popolo teutonico ?
Ci sono tedeschi e “tedeschi”: la maggior parte sono individui qualunque, ci differenzia soltanto la lingua e una manciata di chilometri. E poi ci sono i "tedeschi" duri e puri: sono quelli che non vorresti mai incontrare, o che forse vorresti incontrare soltanto per un attimo, per farti una risata. Sono quei tedeschi patriottici e razzisti che parlano un dialetto stretto come i tornanti delle mie montagne, che ti guardano circospetti perché non hai i capelli biondi che pensano che l'immigrazione sia una malattia genetica incurabile, e quando ti parlano urlano perché pensano che tu sia sordo.
Hai adattato il tuo stile di vita a quello germanico?
Vivere in Germania per me significa vivere senza supporto familiare, significa osservare il sistema, integrarmi, a livello di burocrazia risalta la differenza: in Italia tutto avviene in modo orale, per sportelli, mentre in Germania ci sono fogli e fogli di tedesco amministrativo da leggere.... la vita é piú regolata in Germania, si sa esattamente dove vanno a finire le tasse, e si interrompono magicamente le catene eterne italiane che ti mandano da un ufficio all´altro per rispondere a una tua domanda. Poi, devo dire, il mio ritmo di vita é rimasto italiano: la sveglia per andare a lavorare suona prestissimo qui, e conosco molti che vanno in ufficio alle 6.30 del mattino…ed è qui che resto italiana...
Che cosa ti ha colpito maggiormente della loro mentalità?
La virtú che ho notato qui é la precisione, e il senso del dovere.
Esempio vissuto: siedo in aula universitaria e un´impiegata passa a informare che la professoressa é bloccata in autostrada.
In Germania: la lezione viene fatta lo stesso, due studentesse iniziano a leggere le loro cose e un terzo redige un rapporto da consegnare alla prof!
In Italia? Ipotizzo… con un grido d´esultanza tutti preparano le cartelle e se ne escono a prendere il sole.
E dell’Italia cosa ti manca? Ma soprattutto come la vedi adesso?
Sarei noiosa se dicessi PIZZA PASTA SOLE POMODORI...ma voglio concedermi anche una risposta “noiosa”... A parte questo mi manca la capacitá d´improvvisazione. La vita in Italia è bella ma il nostro problema é che non possiamo vivacchiare sul cliché della bella Italia, quella degli anni che furono. Viviamo in un mondo che viaggia ad una velocitá esorbitante, vertiginosa, in cui tutti cercano di migliorarsi, a tutti i livelli turismo, tecnologia, informazione. Noi siamo insabbiati, a pavoneggiarci del sole, della pizza e della bella vita. Ma bella vita senza soldi se ne fa poca.
Io ho scoperto che sono orgogliosa del luogo da cui vengo, orgogliosa e ferita al tempo stesso. Amo la storia, l´arte, amo tantissime cose della mia Italia, e voglio combattere perché all´estero si cambi opinione, in meglio, faccio del mio meglio perché si accorgano che ci sono italiani volonterosi, e onesti, e ce ne sono tanti. Ma qui in Germania l´opinione dei media contro gli italiani é forte la crisi aleggia come un fantasma in tutti i discorsi, ovunque....
La crisi si fa sentire anche in Germania?
Dipende dai settori, ingegneri e medici non ne risentono molto, invece il settore accademico piange (come da sempre direi), ma qui a Dresda la situazione é particolare, é sempre stato un luogo in cui manca lavoro, e questo conferma il luogo comune della Germania dell´Est, la vita costa meno, ma comparando costi e salari, non si può dire che si viva benissimo… anche se da studente si sta in paradiso!
Un esempio, vivendo con altre persone si puó riuscire a pagare 150 euro di affitto al mese, internet e costi compresi qui la gente non ti guarda dall´alto in basso se non vesti Armani, l´importante é campare. Ed è una mentalità che condivido: preferisco spendere quello che guadagno in viaggi, divertimento e cultura che in vestiti e macchine.
Quindi a dispetto degli stereotipi non è difficile integrarsi nella vita sociale dei “freddi” tedeschi…
Di vita sociale ne faccio tantissima, ho tanti amici qui, e sono parte di un gruppo teatrale bilingue, faccio un corso di rock 'n roll con il mio ragazzo spangolo, ho amici di tutte le nazionalitá qui e alcuni me li porto in Italia in vacanza...
E’ sicuramente valsa la pena venire in questo luogo e assaporarne la vita: poter andare andare a correre nel parco con gli scoiattoli, comprare il sushi la domenica nel negozietto asiatico vicino alla stazione, andare a ballare la salsa al Bailamor nella cittá nuova, passeggiare o andare in canoa lungo l´Elba e tanto, tanto altro ancora!
Torneresti in Italia o preferisci stare in Germania?
Vado dove mi porta il cuore, e questo letteralmente....
In Italia ho buone offerte di lavoro, ma il mio cuore é diviso...però credo che la Germania sia più cosmopolita e meno snob, e per adesso preferisco stare qui.
A volte non bisogna andare poi così lontano per crearsi un futuro dignitoso. Giuseppe ha scelto volutamente di trasferirsi in Germania, a Monaco Di Baviera, un punto d’incontro tra tradizione e modernità, città ricca di storia e di bellezze urbane e paesaggistiche, premiata nel 2010 come la “città più vivibile del mondo”. E’ qui che si è fermato con il desiderio di migliorare la qualità della sua vita.
Giuseppe, di cosa ti occupi?
Sono un ingegnere elettronico, ma lavoro per la ricerca scientifica in Baviera. Ho studiato Ingegneria Elettronica e mi sono laureato a Roma. Ho lavorato un anno e mezzo a Torino, nel settore aeronautico. Dopodiché ho lavorato 3 anni e mezzo ad Avezzano (AQ), nel settore dei semiconduttori. Da qui sono approdato a Dresden, in Germania, dove ho lavorato per 2 anni nello stesso settore. Tramite un trasferimento interno, voluto ed ottenuto, sono approdato a Monaco di Baviera.
Perché un trasferimento “voluto”?
Perché volevo cambiare lavoro, ho inviato diverse candidature, anche all’estero, ed è arrivata una concreta proposta dalla Germania che ho accettato. Ormai sono quasi 5 anni che vivo a Monaco.
Per quale motivo hai scelto proprio Monaco?
Perché mi è piaciuta subito fin dal primo momento per la qualità della vita, per le possibilità e per la tranquillità che offriva.
Quale è stata la reazione dei tuoi familiari alla notizia del trasferimento?
Tranquillità. La mia vita deve essere il frutto delle mie decisioni.
Come si svolge una tua giornata tipo?
Mi alzo presto, porto fuori il cane, mi preparo, vado in ufficio, svolgo la mia giornata lavorativa normalmente, lavorando con un orario dipendente da quanto ho da fare, dopodiché torno a casa e, a seconda di quello che io e mia moglie abbiamo deciso di fare, usciamo con amici o ci godiamo la nostra piccola realtà familiare.
E’ stato facile per te apprendere la lingua?
Sinceramente no, c’è voluto solo del tempo e molta buona volontà.
Come ben sai, in Italia nel mondo del lavoro c’è crisi, la stessa situazione è presente anche a Monaco?
C’è stata nel biennio 2008-2009, come in tutta Europa del resto. Ma la Germania sembra essersi ripresa molto bene e velocemente.
Quali sono le maggiori differenze tra l’Italia e Monaco?
La qualità della vita, l’equilibrio tra economia domestica e salario mensile, l’organizzazione pubblica e privata, la civiltà, il rispetto reciproco, ecc. Ci sarebbero molte altre cose...
Se tu potessi fare un mix tra i due Paesi, quali aspetti sceglieresti dell’uno e quale dell’altro per creare una realtà perfetta?
Unirei volentieri la flessibilità e la capacità di arrangiarsi tipicamente italiana con la precisa organizzazione, l’attenzione ed il rispetto dell’ambiente circostante, tipicamente tedesco.
Culturalmente Monaco è molto diversa dall’Italia?
Direi di sì, ma neanche tantissimo rispetto ad altre città tedesche più a nord. A Monaco vivono circa 100.000 italiani, oltre a parecchie realtà culturali internazionali.
A Monaco la vita notturna è varia e divertente come quella italiana?
Direi proprio di sì. Anche meglio a volte, perché spesso, la realtà monacense risulta molto più internazionale di parecchie grosse città italiane.
Con quali aspirazioni e con quali progetti hai messo piede a Monaco?
Miglioramento della mia qualità di vita e desiderio di mettere finalmente le radici in un posto in cui mi sarebbe piaciuto metterle.
Ti senti ancora un po’ italiano?
Naturalmente! SONO e RESTO italiano! E sono anche fiero di esserlo! Anche se l’immagine che l’Italia fornisce all’estero è piuttosto ridicola... e, spesso, ci sarebbe davvero da vergognarsi! Ma non voglio assolutamente toccare temi politici!
Senti di far parte di questa nuova realtà?
Mi sono ben adeguato a questa realtà e questo mi fa stare bene, ma non mi sento affatto diverso. Sono sempre io, quello che ero 12 anni fa, quando sono partito dalla mia città natale, con qualche capello bianco in più ed un discreto bagaglio di esperienza, sia umana che professionale.
Ti manca la tua città natale?
Solo nella misura in cui mi mancano tante cose che appartengono al mio passato. Non c’è alcun presente né probabilmente futuro per me nella mia città natale. Tornarci rappresenta un semplice tuffo nel passato. Naturalmente mi manca il clima, il mare, il buon gusto a tavola e a volte, la tipica ironia “romana”.
Se potessi tornare indietro, rifaresti le stesse scelte?
Assolutamente sì!
Ti sbagli Ale,ma é dedicato a tutti quei colleghi che vorrebbero andar via,ma hanno paura di fare codesto passo.Io posso solo consigliare dall'esperienza che ho,di non continuare a buttar via tempo,ogni giorno che passa é un giorno della propria vita buttato viaBuona domenica[quote=a76]
Ciao fabri....lo so che questo post e' indirettamente dedicato a me e a quei discorsi che abbiamo scambiato nell' altro post....ma che ti devo dire.......
Ciao ale
Siamo a Lipsia, seconda città dell'ex Germania dell'est. Culla della letteratura, ha visto tra i suoi abitanti personaggi come Goethe, Bach e Wagner. Teatro anche di manifestazioni politiche importanti come quella che, poco prima della caduta del muro, ha visto riunite 300000 persone che chiedevano la riunificazione delle due Germanie. Da allora ad oggi la città è in continua evoluzione, vivace e accogliente. Tra le cose da vedere il Thomaskirche, chiesa del XV secolo in cui è sepolto Bach che qui è stato maestro di cappella; lo Stasimuseum, edificio in cui operava la famigerata polizia e in cui ora vi è un museo che ne racconta le drammatiche gesta; il Deutsche Bucherei che raccoglie più di cinque milioni di libri e un museo sulla storia del libro; e poi chiese e musei di ogni tipo. Una città ricca di storia ma straordinariamente in continuo cambiamento. Ed è da qui che ci racconta la sua esperienza Anna Costalonga che dal 2008 ci vive dopo aver lasciato il Veneto. Dopo una vita professionale non entusiasmante che l'ha vista fare la traduttrice tecnica, l'insegnante di italiano per stranieri, la colf e l'operatrice di call center, Anna decide di cercare lavoro all'estero. La sua innata passione per i computer e una laurea in inglese e francese sono state la base di partenza. "Ho trovato un annuncio in cui cercavano persone di madrelingua italiana e francese che parlassero benissimo l'inglese. Il tedesco, che allora non parlavo, non veniva richiesto. E questa è stata la molla che mi ha spinto a rispondere all'annuncio." Dopo un colloquio telefonico e un test linguistico on line, nel giro di un solo giorno ha saputo che era assunta. E dopo tre gironi partiva per Lipsia destinazione IBM. "Volevo cambiare vita - ci dice - e in parte ci sono riuscita. In parte sto ancora cercando la mia posizione nella società tedesca. In ogni caso, solo dopo il mio trasferimento in Germania ho trovato la tranquillità per coltivare i miei interessi e cioè il teatro e l'opera. Quindi direi che per ora l'esperienza è positiva."
Ciò che colpisce del tuo racconto è la snellezza delle pratiche per trovare lavoro? È ancora così? Ci parli un po' del mondo del lavoro in Germania?
Nel mio caso, l'assunzione è stata molto veloce, certo. Non posso dire che sia sempre così, di certo per quanto anche in Germania si parli di “crisi”, in realtà è più facile trovare lavoro che non in Italia. Non credo di dire una novità. È una tradizione ormai consolidata, quella dei lavoratori italiani che emigrano in Germania. La maggior parte, per tradizione, nella gastronomia: questo ha generato un cliché ormai duro a morire, presso la società tedesca. Ma questa può essere solo una mia sensazione.
Che tipo di città è Lipsia?
Lipsia è nella ex Germania dell'Est. È una città molto vivace culturalmente, in diversi settori, senza per forza essere caotica. È una città a misura d'uomo.
Quanto spazio da alla cultura?
Molto. Noto un tentativo di coinvolgere la comunità nella vita culturale, con iniziative simpatiche e molto riuscite (“porte aperte” nei principali teatri ad inizio stagione, ad esempio, o flashmob promozionali e cosi via). Questo per quanto riguarda una cultura diciamo “ufficiale”. Poi ci sono una quantità di iniziative stabili, di spazi espositivi per gli artisti emergenti. In generale, al di là dei mezzi (certamente affittare uno spazio qui ha un costo oggettivamente inferiore che in Italia), noto una “voglia di fare”, soprattutto un entusiasmo, un'apertura a proposte e a idee che in Italia verrebbero subito bocciate come non ortodosse.
Fermo restando che tutto dipende dal tenore di vita che uno ha, è una città cara?Puoi darci qualche esempio?
No, non è assolutamente cara, rispetto agli standard italiani e anche rispetto agli standard della Germania dell'Ovest. Gli affitti sono nettamente più bassi, grazie alla grande quantità di case sfitte. Certo, ci sono molti edifici da restaurare, le tracce dell'immobilismo del fu regime della DDR si possono ancora toccare con mano. Ma questa, a posteriori, è stata anche la sua fortuna.
Qual è l'aspetto che ti piace di più di questa città?
Ci sono molti aspetti che mi hanno colpito fin da subito. Ad esempio, la voglia di rinascere, di riprendersi dopo la stagnazione economica e sociale del regime, e lo si vede dalla velocità con cui vengono restaurati i vecchi edifici, le “rovine”, ma anche dalla quantità di eventi culturali, dal basso e dall'“alto”
Hai avuto difficoltà all'inizio ad ambientarti?
Certamente c'è stata un po' di difficoltà, per la lingua soprattutto: quando sono arrivata qui, sapevo scrivere, ma non sapevo ancora parlare né tanto meno comprendere. Oggi riesco a parlare normalmente di tutto più o meno, e questo aiuta. Devo dire che la difficoltà è stata rapidamente superata dalla mia curiosità nei confronti di questa città.
Quando ti viene a trovare qualche amico da fuori, quali sono le cose che non manchi mai di far vedere?
Ah be', la chiesa di Bach, la Thomaskirche! La casa di Mendelssohn, e la casa di Schumann, nonché il locale preferito di Robert Schumann, lo storico Coffee Baum. Non faccio mistero di essere una musicofila, quindi purtroppo per i miei ospiti, questi sono i primi posti a cui penso.
Ci sono molti stranieri che vivono a Lipsia?
Direi di sì. Lipsia in fondo è una città multietnica. Ci sono turchi, ucraini, coreani, cinesi, giapponesi, indiani, sudamericani, cechi, polacchi, inglesi, francesi e italiani.
Come definiresti l'accoglienza dei tedeschi? Problemi di integrazione ce ne sono?
Mi fai una domanda...I problemi di integrazione ci sono sempre. Sono problemi diversi da quelli a cui noi siamo abituati. Da noi il problema dell'integrazione va di pari passo con i problemi della clandestinità e purtroppo della criminalità, In Germania, come si sa, l'emigrazione è un fatto di lunga data. Nel quartiere dove vivo io, ad esempio, ci sono turchi o ucraini che vivono a Lipsia da quasi vent'anni, e hanno una posizione regolare e una vita normale. L'integrazione è un processo biunivoco, deve esserci volontà di coesione e scambio da parte degli ospitanti certo, ma anche da parte degli ospitati. Credo che a livello statale si cerchi questo in numerose iniziative sociali, soprattutto nei quartieri a più alta densità di stranieri. Ma la vera integrazione può nascere solo dal basso e forse anche qui – dove comunque c'è una situazione anni luce più avanti rispetto all'Italia – sarà possibile in un futuro molto lontano. Infine, più che di problemi, parlerei di situazioni quasi paradossali, di cui la più vistosa che percepisco è ad esempio il “conflitto” tra le sacche di tedeschi che vivono del sussidio di disoccupazione e la quantità di stranieri che invece trovano sempre da lavorare. E qui mi fermo.
Cosa dicono dell'Italia in Germania?
I tedeschi che incontro non parlano quasi mai male dell'Italia, tuttavia sono costernati che l'Italia sia un così gran bel paese governato da lestofanti e briganti.
Ha colpito anche lì la crisi?
Sì, certo. Ma vedi, la Germania ha le spalle larghe grazie a una legislazione sociale che protegge le fasce più deboli. Ti faccio un esempio: dal mio stipendio lordo vengono detratti mensilmente 800 euro, ma vivo da sola e non ho famiglia né bimbi da mantenere. Se fossi una madre sola con figlio a carico ad esempio, a parità di lordo, ne verrebbero detratti 400 al posto di 800. Voglio dire: la pressione fiscale è proporzionale alla capacità economica e sociale del contribuente. È solo un aspetto che però aiuta a creare una certa sicurezza, una certa difesa del lavoratore, soprattutto in tempi in cui si parla così tanto di crisi.
Dimmi la cosa che apprezzi di più di questa città e quella che proprio non riesce a piacerti.
La civiltà e la rilassatezza nei rapporti interpersonali. La cosa che proprio non riesce a piacermi? Mah, forse che non ci sono le tapparelle....scherzo, ma non mi viene in mente niente di detestabile.
Ti senti ormai di casa o conservi, da qualche parte, un elemento di estraneità?
Sono italiana, e sono straniera. Conservo con orgoglio certe particolarità tipicamente italiane che ho scoperto in me solo dopo essermi trasferita. Sono una straniera in un paese straniero, per dirla così. Ma non sono l'unica straniera, e questo mi consola. Forse, a ben pensare, mi sentivo straniera anche quando mi trovavo in Italia. È stato come se non mi sentissi italiana in Italia e una volta trasferita in Germania, di nuovo italiana. Come a dire che è nella mancanza di quello che abbiamo lasciato che se ne percepisce l'esistenza o meglio, la qualità.
Come la vedi l'Italia da lì?
Male. Un paese pieno di persone preparate, in tutti i settori, che è tornato di nuovo a essere una nazione di migranti. Migranti: si fa un uso quasi eufemistico di questa parola, mi pare, in Italia, per indicare gli extracomunitari che cercano fortuna qui. Ma i migranti siamo innanzitutto noi.
Perché hai deciso di mollare tutto? Nel 2005, dopo 5 anni di lavoro come cassiera per un centro commerciale ho deciso di farmi un regalo per il mio compleanno: un anno in giro per l’Europa a fare audizione nei teatri. Bello! Da dove partiamo? Dalla Germania!
E le audizioni? Com’è la tua vita oggi? |
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