per pinos e brandone
Brandone, perdonami, ma proprio non resisto a non risponderti. Dudù ha 100% di ragione, anche io sono Napoletano e ora vivo in Calabria. Ebbene, negli anni 90 un commissario di Milano fù intervistato da una televisione Rai o Mediaset, nn ricordo, e già denunciò che la delinquenza organizzata ricicla in attività legali e sono le più precise nel pagare le tasse, più pagano e più riciclano. Domanda, possibile che nessuno sappia nulla??????? Saviano ha scritto un libro che altro non fa che riportare pezzi di sentenze giudiziarie e fatti realmente accaduti e, come scrittore, ci ricama un pò su.
Altro non mi sembra che faccia. Dalle nostre parti ci sono tante attività che sono legate alla delinquenza, ma nessuno può fare tanto. Denunci? rischi. Arresti? domani sono fuori. Perchè tutti questi giovani che non hanno nè arte nè parte parlano soltanto e spargono fango??? Perchè non si chiedono pene severe e certe per i delinquenti???? Bella domanda, vero???? non porta guadagno, nè a saviano nè a fazio!!!!!! Io ho appena aperto un baretto con rosticceria e tavola calda, non sono nemmeno agli inizi, sono ai primordi, e so io quanto incasso la sera. Sentirmi dire che potrei essere un riciclatore, mi girano fortemente le.... Vi abbraccio tutti e vi stimo da morire. Ciao a tutti.
93.65.229.30
Ciao , vorrei dirti che la denuncia fatta da Saviano è gia' stata fatta da tanti giornalisti e non è cosa nuova , solo che detta a 9 milioni di persone ed a Rai3 tutti ne stiamo parlando !!! questo è l'effetto positivo , chi puo' dire che tutti sono mafiosi , alcune realta' della ristorazione servono a riciclare ( ripeto è cosa vecchia e gia' denunciata) , nessuno pensa che tutti siano mafiosi !!! come mai il Ministro dell'Interno si preocccupa di una parola LEGA-MAFIA ???? per me ben vengano questi programmi che scuotono le coscienze e fanno bruciare il di dietro a qualche politico che preferisce mettere la polvere sotto il tappeto !!!
ti allego un articolo di un Sindaco (Bari) che ha coraggio..............quanti saranno capaci di fare una cosa del genere ???
questo è il link se lo vuoi leggere interamente
http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2010/11/il-sindaco-michele-emiliano-vieta-ai-mafiosi-i-luoghi-simbolo-di-bari-ma-c%C3%A8-chi-lo-critica-e-chi-si-offende.html
Share
« Precedente
Commenti (0) TrackBack (0) 17 novembre 2010 - 7:49
Il sindaco Michele Emiliano vieta ai mafiosi i luoghi simbolo di Bari ma c’è chi lo critica e chi si offendeIl Sud che resiste alle mafie parte anche dalle piccole cose. Come un sindaco che non ci sta a riconsegnare l’ex Punta Perotti, che ha visto nascere un ecomostro e che con lui è stata riportata alla bellezza naturale e originaria. Come un’ordinanza comunale che vieta agli uomini vicini ai clan di sostare nei luoghi simbolo della città, se creano pregiudizio per la sicurezza urbana.
Il Sud che combatte ha tante capitali: una di queste è Bari. Il Sud che non si piega, tra i tanti, ha un nome e un cognome di peso: Michele Emiliano, che di questa città è sindaco dal 2004.
Questo cinquantunenne magistrato (in aspettativa) della Direzione distrettuale antimafia di Bari, con un’ordinanza paradossale e provocatoria, frutto di un’estenuante trattativa politica e istituzionale, ha sovvertito il mondo della comunicazione e dell’informazione antimafia e ha aperto un nuovo fronte di dialogo nella lotta alla criminalità organizzata.
Emiliano, presidente anarchico, atipico, provocatore e dissacratore del Partito Democratico della Puglia, di cui è stato segretario regionale dal 2007 al 2009, quell’ordinanza l’ha fortemente voluta perché ha capito che provare a colpire i simboli e i rituali significa dire ai mafiosi che le Istituzioni conoscono il loro modo di comunicare e non hanno paura di rispondere.
Marshall McLuhan divulgò che "il mezzo è il messaggio. Il vero messaggio che ogni medium trasmette è costituito dalla natura del medium stesso. E la natura strutturale di Emiliano, in questo caso, vale un messaggio di coscienza e conoscenza alla collettività amministrata, uguale e contrario a quello che gli uomini dei clan lanciano quando si appollaiano sulle scale di una Chiesa sacra ai baresi.
Riappropriarsi dei luoghi storici dei Bari – come la zona del Castello, piazza Chiurlia, la Cattedrale e soprattutto la Basilica di San Nicola intorno ai quali, soprattutto la sera, passeggiare è un rischio – vuol dire colpire, anche solo virtualmente, i luoghi del potere mafioso visibile e sfrontato e vuol dire denunciare l’impunità invisibile ma spesso garantita.
Vuol dire prestare un’attenzione in più a una comunità di un milione di abitanti che assiste da anni a una sanguinosa guerra di mafia e che quest’estate, il giorno di Ferragosto, ha guardato sgomenta a una sparatoria sul lungomare De Tullio, proprio nelle vicinanze della Basilica. Uno sguardo di troppo verso una donna, forse qualche litigio il giorno prima tra i due pistoleros e via: prima una scazzottata e poi gli spari che hanno raggiunto tre passanti che credevano che a Bari, il sabato sera, si potesse respirare solo l’aria di mare e non anche quella della polvere da sparo.
I CONTENUTI
L’ordinanza specifica che non sarà più permesso “sostare in modo prolungato in atteggiamento di sfida, presidio o vedetta da parte di soggetti con precedenti penali, assoggettati a misure di prevenzione e comunque indiziati di stabile collegamento criminale con soggetti appartenenti alle suddette categorie di persone”.
Un’ordinanza inutile, demagogica e populista? Può darsi ma in primis per chi non sa (o fa finta di non sapere) che i mafiosi vivono innanzitutto di simboli del potere. Un mafioso può mettere nel conto il carcere, la morte ma non può e non deve mettere nel conto la sottrazione dei simboli del comando: luoghi, rituali, tradizioni e patrimoni. Compresi quelli virtuali, come gli assembramenti sulle scale di una Cattedrale e di una Basilica, dove lo sfregio del profano al sacro raggiunge l’apice.
“Il controllo mafioso del territorio – ha dichiarato Emiliano - si fa anche quando alcune persone stanno ferme in un dato luogo in atteggiamento di presidio”. Cioè di controllo.
Si badi bene che io non conosco personalmente il sindaco Emiliano: non gli ho mai stretto la mano in vita mia, lo farei più che volentieri e non ho difficoltà a schierarmi con lui nelle battaglie di civiltà morali contro le mafie. Così come non avrei difficoltà a criticarlo negativamente quando e se ci sarà occasione.
OTTIMI SERVITORI DELLO STATO
Quest’ordinanza, che resterà in vita fino alla fine dell’anno per via di quella mediazione che è l’essenza stessa della politica ma che potrà essere rinnovata, non è stata capita fino in fondo neppure da chi, per mestiere e impegno civile, è preposto a capirla o quantomeno a non farla apparire come un gioco. Perché con i simboli del potere sono innanzitutto i mafiosi a non scherzare.
Parlo ad esempio del prefetto di Bari, Carlo Schilardi, che personalmente stimo, che aggiunge il suo nome ad altri Servitori dello Stato che in altre città – Milano, Parma e Roma sono le prime che mi vengono in mente – nel recente passato hanno dato una lettura, a mio avviso, all’acqua di rose dei fenomeni mafiosi. “Molto spesso – ha commentato Schilardi – a questo genere di provvedimenti viene dato un valore superiore al reale. La lotta alla criminalità non si fa con le carte, perché se così fosse avremmo già vinto”. Vero ma qui la carta è solo la forma, la sostanza è che ai bulli di mafia o contigui alla mafia viene detto: “tu mi sfidi e bivacchi. Io accetto la sfida e ti caccio”. Una sfida ai clan bell’e buona che colpirà dalla multa all’arresto chiunque rappresenti – per non violare giustamente le libertà costituzionali, come ha sottolineato anche l’opposizione in consiglio – una minaccia per la sicurezza.
OTTIMI RISULTATI NELLA REPRESSIONE
Avrei capito una delegittimazione di questo provvedimento se Bari e con essa le Istituzioni locali e quelle statali, fossero rimaste in questi anni inermi di fronte allo strapotere dei clan mafiosi. Ma così non è. La Polizia, le Forze dell’Ordine, la Guardia di Finanza e la magistratura hanno assestato colpi micidiali ai clan che imperversano in città: Strisciuglio, Di Cosola, Parisi, Stramaglia. Al pm Desireè Digeronimo, ottimo magistrato antimafia, continuamente minacciata, è stata rafforzata la scorta. Gli inquirenti stanno facendo un buon lavoro e il patrimonio delle cosche è stato duramente colpito con continui sequestri e confische.
Lo stesso Comune di Bari fa – in linea con quelli che sono i poteri di un’amministrazione comunale- dà importanti segni di vita, come l’istituzione dell'Agenzia per la lotta non repressiva alla criminalità organizzata, che si occupa di offrire un'alternativa a tutte le persone più esposte alla devianza, specialmente ai bambini e ai minori. Un ufficio che è stato ritenuto un modello positivo dalle Nazioni Unite e che viene studiato da molte città italiane e straniere.
La stessa attenzione alla legalità è costante. Proprio pochi giorni fa, l’8 novembre, la sala consiliare del Comune ha ospitato il convegno “Il governo locale nel rapporto tra crimine organizzato e sicurezza urbana: mercati, consumi e stili di vita”.
In quell’occasione Emiliano ha sottolineato quelle che sono le linee di un sentire comune tra i sindaci di qualsiasi coloro politico. “Alle città – ha detto - occorre dare mezzi giuridici e risorse economiche per rispondere a chi chiede sicurezza al sindaco, prima ancora che al questore o al prefetto. Se in una città avviene un omicidio tutti si rivolgono al sindaco chiedendo maggiore sicurezza, ignorando il fatto che la legge gli impedisce di avere un ruolo determinante in queste vicende e che, se ascolto viene dato alle sue richieste nel Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica, è solo grazie alla sensibilità di questo o quel questore o prefetto”.
Sulle risorse economiche Emiliano ha infine affermato che “visto che il Governo ha ormai impedito alle amministrazioni di avvalersi del Fondo di rotazione per la solidarietà alle vittime dei reati di tipo mafioso per l’erogazione del risarcimento dei danni riconosciuto ai comuni costituitisi parte civile nei processi di mafia, almeno allarghi le maglie del Patto di Stabilità, che danneggia soprattutto i comuni virtuosi come Bari, per un importo pari al danno subito dai clan mafiosi e riconosciuto dal giudice penale, permettendoci di continuare a investire in politiche di inclusione e prevenzione sociale, unica vera arma attualmente in mano agli enti locali per contrastare seriamente la diffusione della cultura mafiosa nei nostri territori”.
LA COMUNICAZIONE E L’INFORMAZIONE
Accennavo sopra che Emiliano ha anche sovvertito il modo di comunicare l’antimafia del dialogo e dei fatti. E per questo la stampa locale si è incazzata come un cavallo imbizzarrito. La capisco ma non approvo.
La comunicazione e l’informazione possono riuscire nel miracolo delle “convergenze parallele” come si usava dire un tempo in politichese ma se l’una (la comunicazione da parte degli amministratori) indispettisce l’altra (l’informazione dei media) forse è anche perché i giornalisti hanno perso il gusto delle notizia, hanno a lungo coltivato quello della partigianeria e hanno continuato a frequentare i salotti del potere.
Il sindaco, infatti, è stato accusato di aver diffuso la notizia sull’ordinanza in preparazione, sul suo profilo Facebook, che conta 17.075 amici e che cura personalmente la mattina di buon’ora e la sera tardi.
Ha diffuso lì l’anteprima della notizia? E allora? Qual è il problema di grazia? Chiedo ai colleghi giornalisti di Bari: è in corso una guerra polemica tra la nostra categoria e il sindaco? Su quali basi? Sulla mancanza di rispetto del sindaco nei confronti della categoria e sugli attacchi che mena un giorno sì e l’altro pure alla stampa, accusata spesso di informare male, con pregiudizio o in maniera quasi sempre distorta. Almeno questo mi pare di capire leggendo i media locali, a partire dalla storica Gazzetta del Mezzogiorno (si veda l’articolo in prima pagina di Michele Marolla di sabato 23 ottobre 2010) . Bene: rispondiamo con le armi dell’informazione libera e della schiena dritta. Gli si facciano le pulci a Emiliano (come è giusto che faccia una stampa libera), lo si critichi, lo si sproni, lo si metta nudo di fronte alle proprie responsabilità e si svelino gli errori amministrativi e politici.
Capisco che con chi non vuol dialogare (è anche questa l’accusa che viene mossa dalla stampa locale ad Emiliano) è impossibile un rapporto sereno e costruttivo ma non si invochi lo ius primae noctis sulle notizie, che ciascuno è libero di veicolare come vuole. Anche perché la comunicazione è un conto, l’informazione è un altro. E del resto la stampa locale lo ha dimostrato (a partire proprio dalla Gazzetta del Mezzogiorno) aprendo un dibattito e dando corso a una polifonia di voci su quel provvedimento in itinere. Questa è informazione.
Emiliano benedice i social network perché accendono e stimolano un contatto diretto tra chi li frequenta? What’s the problem? Chissenefrega.
A me personalmente non interessa una beata fava che Emiliano si rivolga la mattina e la sera ai baresi e a chi vuol mettersi in contatto con lui. Anzi possa dirla tutta? Sono felice! Magari lo facessero tutti gli amministratori e tutti mi politici! Ci sarebbe meno tempo per il bunga-bunga! Questo non mi impedisce e non mi ha impedito di farvi conoscere, partendo dall’ordinanza tanto discussa, una tessera importante del puzzle che al Sud resiste e lotta contro le mafie.
O no?
r.galullo@ilsole24ore.com
p.s. Invito tutti ad ascoltare la mia nuova trasmissione su Radio 24: “Sotto tiro – Storie di mafia e antimafia”. Ogni giorno dal lunedì al venerdì alle 6.45 circa e in replica poco dopo le 21.05. Potete anche scaricare le puntate su www.radio24.it. Attendo anche segnalazioni e storie.
p.p.s. Il mio libro “Economia criminale – Storia di capitali sporchi e società inquinate” è ora acquistabile con lo sconto del 15% al costo di 10,97 euro su: www.shopping24.ilsole24ore.com. Basta digitare nella fascia “cerca” il nome del libro e, una volta comparso, acquistarlo
151.67.91.168
scusami ma approfitto e ti allego un altro articolo esplicativo di quello che succede nella ns cara Italia !!! a proposito del FANGO che adesso va di moda !!!!
14
Share
Successivo » « Precedente
Commenti (11) TrackBack (0) 15 novembre 2010 - 8:28
Vieni via con me: appunti, nomi e storie a margine della macchina del fango (ri)partita contro Roberto SavianoIn virtuale compagnia di 7.599.000 italiani (dati Auditel) ho guardato, la scorsa settimana, la prima puntata di Vieni via con me.
Ho atteso giorni per sedimentare le mie sensazioni e confrontarle con quelle degli altri. A partire da quelle dei “nobili” commentatori. Siano essi critici, giornalisti o politici.
Io non sono nobile e allora non mi avventuro in perifrasi e lo dico subito: sto (e starò) con Saviano. Senza se e senza ma. Con e senza le critiche (attenzione: critiche democratiche e civili, non melma in faccia) che gli si possono muovere. Con gli errori commessi: piccoli o grandi che essi siano stati nel suo esordio di autore tv.
La forza degli argomenti e il caleidoscopio dei valori e dei principi mandati in onda ha superato ogni cosa. Tutto si può migliorare nella vita ma per farlo bisogna avere radici che si alimentano di linfa vitale. Saviano le ha. I suoi detrattori post-televisivi no.
Alla vigilia della nuova puntata mi ritrovo dunque a riflettere con voi di una spaventosa, disgustosa, sfrontata e impunita campagna di delegittimazione contro Saviano che non attendeva null’altro che la sua faccia in tv per lanciare nuovi veleni.
SAVIANO VAI AVANTI TU CHE A ME VIEN DA RIDERE
Contro gli è stato – salvo poche e confuse eccezioni - sputato fuoco. Nemico e amico. Ma chi sono i suoi amici? Quelli di destra o quelli di sinistra? Dia retta a me Saviano: nessuno. Ma lui lo sa già, come sa che 7,6 milioni di telespettatori non sono 7,6 milioni di amici. Figuriamoci 7,6 milioni di potenziali elettori o simpatizzanti di un virtuale partito!
Volete la mia personalissima opinione? Saviano è sempre stato e sarà sempre assolutamente solo. Nessuna tra le migliaia di mani che stringe sarebbe disposta a condividere con lui forse neppure un giorno di prigionia tra sette guardie del corpo in una vera e propria vita pubblica di merda. Battergli le mani, comprare i suoi libri, testimoniargli solidarietà a parole è un conto. Essere disposti a declinare nella propria vita l’ortodossia morale di chi fa della battaglia alle mafie uno stile quotidiano, è tutt’altra cosa.
Ma la macchina del fango – attenzione – è partita da anni e anche questo Saviano lo sa bene ed infatti molti hanno interpretato la sua lezione storica su Giovanni Falcone come una lettura a futura memoria su se stesso.
Avrebbe fatto bene a dirlo senza passare attraverso messaggi subliminali? Può darsi ma la pudicizia, la delicatezza, la riservatezza e l’onore sano di un uomo (rectius: Uomo) di 30 anni che denuncia blindato ogni mafia mentre molti suoi coetanei (da Sud a Nord) vivono liberi e con pensieri diversi in testa (dalle moto alla figa passando per il calcio e un bicchiere di vino), non consentono sofismi.
LA MAIL IN CIRCUITO
Vi racconto un sofferto episodio che, credo, chiarirà come anche i migliori (a mio modesto avviso) possano sbagliare e lanciarsi nel più clamoroso degli autogol.
Martedì 26 ottobre alle 17.55, unitamente ad altri 103 destinatari (li ho contati uno per uno) ho ricevuto una mail del Centro siciliano di documentazione Giuseppe Impastato.
Per chi non lo sapesse, questo Centro il cui motore è il vulcanico Umberto Santino, da 33 anni (leggo testualmente dal sito www.centroimpastato.it), “è attivo contro la mafia e per la pace, tra memoria, ricerca e impegno civile”.
E, si badi bene: è proprio così e chi tratta di mafie sa che il Centro palermitano è un punto di riferimento vitale.
La mail che ho ricevuto (abbiamo ricevuto) ha un oggetto inequivocabile: “Saviano sfugge al confronto con il presidente del Centro Umberto Santino su Peppino Impastato”
Il 4 ottobre il Centro, attraverso il suo avvocato, ha spedito all’editore Giulio Einaudi una lettera diffida in cui si chiede la rettifica ad alcune affermazioni, secondo il Centro non veritiere, contenute nel libro “La parola contro la camorra” di Roberto Saviano. Secondo il Centro, il libro “ignora l’attività dei familiari, del Centro e dei compagni e sostiene che il film “I cento passi” ha fatto riaprire il processo mentre c’erano già in corso due processi contro i mandanti del delitto e la Commissione parlamentare antimafia del 1998 indagava sui depistaggi”.
IL SILENZIO DELLA STAMPA
Lo stesso comunicato lamentava “il silenzio stampa di gran parte dei giornali, ad eccezione del Corriere della sera, di Liberazione, della Sicilia e di alcuni blog, il reiterato rifiuto di Saviano a confrontarsi, chiestogli, tra gli altri, da Radio Città aperta che ha mandato in onda un'intervista a Umberto Santino”.
La ragione di tale rifiuto? E’ secondo il Centro palermitano evidente: “è una fuga dalla verità, che dimostra quanto il giovane Saviano tiene a quella affermazione non veritiera, che a suo avviso sarebbe la prova più significativa dalla potenza della parola, considerata come una sorta di Logos neoplatonico e di Verbo del vangelo di Giovanni”.
“Non possiamo che prendere atto del silenzio della stampa italiana, anche di quella democratica e di sinistra, che ha creato o avallato il mito di Saviano – prosegue il comunicato stampa del Centro - e della scarsa considerazione per la verità dei fatti del giovane scrittore ormai assurto a personaggio mediatico internazionale e predicatore televisivo”.
AFFOSSATO ANCHE GOMORRA
“Abbiamo espresso solidarietà al giovane scrittore per le minacce ricevute ma già prima del successo avevamo rilevato che Gomorra – prosegue il comunicato stampa - è un romanzo che confonde fiction e realtà, molto meno utile per la comprensione della camorra di altri testi più documentati e attendibili. Avevamo anche fatto notare che nel volume “La bellezza e l'inferno” si parla di una telefonata della madre di Peppino allo scrittore, che, da quello che ci dice Felicia, la cognata di Peppino, non risulta essere stata effettuata. Nello stesso testo si parlava del funerale della madre di Peppino in termini inesatti (c'erano "molti ragazzi", non c'era il sindaco ecc.). Al funerale hanno partecipato centinaia di persone, purtroppo poche di Cinisi, non solo "ragazzi", c'erano magistrati, giornalisti, protagonisti del movimento antimafia degli ultimi decenni, il sindaco c'era e aveva proclamato, su nostra richiesta, il lutto cittadino, e il saluto laico è stato tenuto dal presidente del Centro Umberto Santino.
Anche questo, assieme a varie imprecisioni, rilevate da più d'uno, che costellano Gomorra, dimostra la superficialità di Saviano e il pochissimo conto in cui tiene l'informazione e la documentazione. Tanto, bisogna credergli sulla Parola!”
LA MEMORIA TORNA A LIVATINO
Debbo dire che ho letto con sgomento ed enorme sofferenza questa mail, della quale, alcuni giorni fa, ho anche parlato con il mio direttore Gianni Riotta.
Ma come! Parlare del “giovane Saviano” mi ha riportato immediatamente alla mente le parole dell’ex Presidente della Repubblica Francesco Cossiga sui “giudici ragazzini”, che avevano il loro capostipite in Rosario Livatino, il cui assassinio per mano della mafia, il 21 settembre 1990, segnò per sempre la mia esistenza. In quel “ragazzino” c’era tutto il disprezzo nei confronti dei giovani.
Darti del “giovane” è spesso un modo per "ammazzarti" (lo dico ovviamente con riferimento paradossale, iperbolico, verbale) con le parole, in questo Paese che non contempla null’altro che il vecchio marciume politico e ideologico.
Ma come! Dargli poi del “predicatore televisivo”, ben sapendo che di lì a poco avrebbe esordito proprio come autore tv.
Il resto della durissima lettera non lo commento neppure perché scenderei di livello.
Ora, badate bene, non voglio dire che non ci possano essere delle affermazioni corrette da parte del Centro palermitano ma attraverso questo blog chiedo a Umberto Santino che conosco da anni: non ti rendi conto che stai delegittimando una persona che seppur criticabile (e chi non lo e?) mette la sua vita sul piatto dell’informazione, della conoscenza e della coscienza antimafia?
Non ti rendi conto che tu, con il tuo prestigio costruito finora e con il prestigio di un Centro che porta il nome di una vittima di mafia limpida, stai legittimando attraverso parole sconvenienti, durissime, magari paradossalmente contenenti elementi di ragione, chi non aspetta altro che annoverarti tra le fila dei detrattori di Saviano? Uno come te, capisci, che è invece indubitabilmente dalla parte della legalità?
Non ti rendi conto Umberto che una cosa è commettere errori di costruzione e ricostruzione all’interno di uno o più libri (quanti ne avrò commessi anche io ma sempre in buona fede) e un’altra cosa è trovarsi, per quegli errori, esposto al ludibrio e agli attacchi di chi nel frullatore mescola tutto?
Un’ultima domanda vorrei farti: ma tanti bersagli che potevi scegliere, perché Saviano? Perché?
LA PROVA DEL NOVE
Dopo quel comunicato stampa è partita una improvvisata girandola di risposte. Alcune sono giunte a tutti. Altre, suppongo, solo a Umberto Santino.
Ebbene, a leggerne una mi sono venuti i brividi. Ometto il nome per evitargli di godere nel leggersi ma costui fa espressamente riferimento alle asserite frequentazioni di Saviano con personaggi poco raccomandabili e di sue ambiguità sconcertanti.
Sono senza parole! Senza parole!
Altri hanno disapprovato. Altri, per carità di patria, hanno preferito chiudere la vicenda e non dare spazio a commenti, invitando tutti a vedersela all’interno. Ma all’interno di che? Cos’è, un processo a Saviano? Ma per quali delitti, di grazia? E’ accusato di cosa? Quali sono le ipotesi di reato? Avere commesso qualche errore di ricostruzione nei libri? E’un Tribunale autoproclamatosi o cosa?
Vedi caro Umberto il tuo intento sarà stato anche nobile (la sete di verità su passaggi della vita di Peppino Impastato) ma come pretendi che la stampa ti segua in una denuncia la cui notizia, semmai, non sono gli eventuali errori di Saviano ma il tuo attacco frontale a un intellettuale che commetterà pure sbagli ma che è un patrimonio di valori per questa povera Italia alle prese con il bunga-bunga?
A PROPOSITO DI STAMPA
Non sto qui a tediarvi con la summa degli articoli che si sono interessati più di Saviano che dell’intera trasmissione di Fabio Fazio. (si contano sulle dita di una mano quelli positivi e del resto ricordiamo che già il 20 aprile Libero sbatteva in prima pagina “Anche per Saviano meno male che Silvio c’è”)
Con un’eccezione. La Gazzetta del Sud, voce ufficiale della Calabria e della Sicilia che non si scompongo mai, mercoledì 10 novembre a pagina 16 ha così titolato: “Torna Benigni ed è record di ascolti”.
Saviano non viene neppure nominato nel sommario, che recita: “Ma sfuma, per problemi di budget, l’ipotesi di rivederlo a Natale su Raiuno con il suo Dante”.
La foto almeno direte voi! Quella ci sara! No, la foto su due colonne è di Benigni.
L’incipit del pezzo è tutto per Benigni e il pezzo verte sulla trasmissione e sull’intervento dell’attore-intellettuale ma Saviano e il suo discorso di resistenza, impegno e valore civile appaiono un’appendice e vengono citati solo perché altrimenti non si poteva.
Insomma è palese: Saviano non interessa. Per carità, scelta legittima. O non deve interessare. Se non nell’occhiello dove viene confuso con altri e dove comunque il protagonista è Benigni: “Durante il suo show a “Vieni via con me” su Raitre con Fazio, Saviano e Abbado ha toccato picchi di 9 milioni di spettatori”.
Si spiega anche con questi distacchi se il Sud è mitridatizzato di fronte alle mafie e se la trasmissione Vieni via con me lunedì scorso ha sfondato al Nord mentre al Sud ha toccato percentuali imbarazzanti. Percentuali che si sono ribaltate analizzando i dati Auditel del Grande Fratello, in onda lo stesso giorno alla stessa ora. In questo caso calabresi, siciliani, pugliesi, campani e lucani sono stati affascinati e hanno seguito con la bava alla bocca tette, culi e siliconi.
Del resto il problema del Sud è il “ciaffico” come lo stesso Benigni mirabilmente ci spiegava nel film “Johnny Stecchino”.
Al Nord la consapevolezza e gli anticorpi antimafia hanno sempre più bisogno di essere corroborati e queste trasmissioni aiutano. In Veneto Il Gazzettino, a pagina 8 ha pensato (male) di non dedicare l’apertura di pagina alla trasmissione ma ha comunque titolato “Saviano: democrazia a rischio” (e io sono perfettamente d’accordo). Forse avrebbe dovuto osare un po’ di più l’ottimo Gazzettino, visto che a pagina III dell’edizione di Venezia titolava: “Mala del Brenta - Il Pg vuole in carcere i soci di Maniero”. Insomma, quasi 25 anni dopo la mafia del Brenta non è più un ricordo ma ancora una drammatica realtà.
IO NON MI SENTO SAVIANO MA PER FORTUNA…
Concludendo, quanto avrei desiderato che tutti i commenti, le analisi, le critiche e persino i furibondi attacchi rivolti all’autore di Gomorra si fossero comunque conclusi, parafrasando la splendida canzone di Giorgio Gaber portata martedì scorso sul palco da un ispirato Daniele Silvestri, così: “io non mi sento Saviano ma per fortuna o purtroppo lo sono”.
Nobili commentatori fate ancora in tempo a rimediare. Da domani i giornali e i media vi riospiteranno. E molti di voi faranno a gara per infangare ancora Saviano, patrimonio di valori, principi e regole in un’Italia a vostra misura, che balla il bunga-bunga.
r.galullo@ilsole24ore.com
p.s. Invito tutti ad ascoltare la mia nuova trasmissione su Radio 24: “Sotto tiro – Storie di mafia e antimafia”. Ogni giorno dal lunedì al venerdì alle 6.45 circa e in replica poco dopo le 21.05. Potete anche scaricare le puntate su www.radio24.it. Attendo anche segnalazioni e storie.
p.p.s. Il mio libro “Economia criminale – Storia di capitali sporchi e società inquinate” è ora acquistabile con lo sconto del 15% al costo di 10,97 euro su: www.shopping24.ilsole24ore.com. Basta digitare nella fascia “cerca” il nome del libro e, una volta comparso, acquistarlo
Scrivi un commento
CATEGORIE:
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Clicca per Condividere
Commenti
Your comment is awaiting moderation.
Silvia
15/nov/2010 12:27:36
Con Saviano ce l'hanno proprio tutti! Perfino Travaglio...
Ho la sensazione che chi mostra di difendere la legalità non sappia mettersi davvero al servizio della legalità, ma la usi per il proprio tornaconto personale. Altrimenti di un simbolo potente come Roberto Saviano (con tutti i limiti umani che ha, come ciascuno di noi) se ne servirebbero, anzichè tentare di nasconderlo.
flavio
15/nov/2010 12:53:06
Ho il dubbio , dopo l'esplicita Betificazione di Saviano nell'articolo, se il dottor Umberto Santino, che da 33anni combatte la mafia ed è accreditato come uomo di grande onestà ed impegno, sia mai finito in qualche show sulla rete nazionale... (visto che citandone il nome e l'impegno nessuno lo conosce)
A parte le argomentazioni mi sembra di essere incappato in quegli articoli in cui è l'auto-sconfessione è manifestamente latente: la violenza verbale cui è fatto oggetto Saviano con l'appellativo addirittura di "giovane" (magari dato perchè lo è veramente rispetto al soggetto, per età o per attività) conterrebbe una delegittimzazione ad personam, una intenzione "omicida", un sintomo del peggior disprezzo!! Mentre l'omissione di argomenti e verità storiche, l'approssimazione contestuale di fatti ed eventi di carattere storico e processuale, per un libro di una materia tan
Il problema, che credo non si voglia vedere è questo: Ci sono in Italia gente perbene che lavora, che suda e si spacca la schiena, come il sindaco da te citato, e gente che si sveglia la mattina e dice cosa senza senso, vecchie e infama una intera categoria. Perdonami ma non riesco a tollerare tale Nefandezza. Il ministro non credo si preoccupi del binomio Lega-N'dragheta, tutt'altro, con coraggio(solo nell'arena, come le solite trasmissioni politiche) e senso civico ha chiesto un confronto e diritto di replica. Gli è stato negato. Democrazia?Televisione pubblica?? Onestà? Etica? non credo abbia dimora in questi personaggi che dimenticano il principio fondamentale di ogni uomo, la LIBERTA', che come sanno in pochi finisce quando inizia la libertà di chi mi è vicino.Infangare senza contraddittorio e senza poi dare conto di queste affermazioni, verso un ministro della repubblica, o una persona qualunque, non è da paese civile.
Il sindaco da te citato, sembra faccia le cose perbene, ma non è sotto i riflettori della stampa e della televisione, Perchè????? semplice, fa notizia oggi solo se spari a zero su questo governo e spargi M... su tutto e tutti. Questo è il valore giornalistico???? Un caro saluto. ciao
93.65.229.30
bhe !! comunque vedo che dilungate ,, ma nessuno apparte pino che conferma ,, che la ristorazione in mano alla mafia !!
151.49.54.103
guarda che la Libertà di cui parli tu non è quella di Maroni ( il Ministro puo' smentire ovunque nei TG, nelle trasmissioni di Bruno vespa ecc ecc ) ma è quella del Giornalismo vero che sa sempre un po' di amaro perchè non copre .........ma scopre !!!! maroni . e non solo lui ma anche latri partiti , andasse a guardare nelle indagini delle procure del Nord sui contatti tra lega e Ndrangheta !!
forse non hai letto con attenzione il 2° articolo che ti ho postato ....leggilo ,per cortesia ,( chi lo firma è un giornalista molto attivo con il Sole 24 ore ) ma con calma ed attenzione e poi forse ti sara' piu' chiaro che con Saviano e con quelli che combattono contro una qualsiasi MAFIA si schierano sempre in pochi ...........perche' ???????????? dimmelo tu amico caro !!!
e quando uno come Saviano , o come Peppino , o come FRancesca o come lo vogliamo chiamare inizia a dire delle cose vere e che fanno tremare...........guarda caso inizia subito , a tambur battente , la macchina del discredito ( ma no è un giornalista , è uno che non ha mai visto la scena del crimine , non sa quello che dice e ,dulcis in fundo ,ha avuto contatti con i malavitosi )........piu' comunemente chiamato FANGO !!!
sinceramente la Mafia la combattono in tutto il mondo ( Italiana , Serba, Cinese ecc ecc ), non so se qualcuno mai la sconfiggera' ma io penso che almeno noi cittadini onesti dovremmo essere vigili e chiedere a gran voce il rispetto della LEGALITA' ........o no ????
151.67.91.168
Non é una novitá,la germania ne é piena e parlarne non serve a niente..dopo la strage di duisburg,la polizia tedesca inizió a fare razzie in vari ristoranti italiani,trovando di tutto e di piú..ebbene i vari miliardi di € che entrano in germania,lavati e reciclati anche allo stato tedesco fanno comodo.... [28] [40]
93.244.241.81
masy guarda che io non confermo niente .......dico solo che se si leggono giornali,libri , inchieste e se si parla un po' in giro .........non è difficile che una qualsiasi attivita' che rientri nel contatto col cliente e ti permetta di poter scontrinare e quindi "lavare" i soldi .............puo' essere ben vista dalla malvita !!! ma non lo dico io .............lo dicono da anni i Magistrati Siciliani, poi quelli Lombardi e quelli tadeschi ecc ecc !!! la ristorazione sana esiste ed esistera' sempre come l'Imprenditoria sana , la Politica sana , le Istituzioni sane ecc ecc ................... sta a noi tutti tenerla in vita !!!saluti caro
151.67.91.168