Odio l'Italia per questo la amo....
1) In condizioni di normalità l'Italia è il Paese di Bengodi. Non semplicemente il Belpaese, ma il luogo del benessere, se non proprio materiale, almeno psicologico. L'Italia è l'unico paese in cui tutti, ma proprio tutti, stanno bene. Sbuffano, si lamentano, vagheggiano un'antica Arcadia in cui tutto era più bello, ma in fondo stanno bene. E stanno bene perché conoscono fin nei più intimi recessi la difficile arte di accontentarsi. Forse per questo nella storia italiana ha avuto tanta fortuna la figura del capopopolo: uno che parli, rassicuri, che si prenda tutte le responsabilità e – perché no? – tutti i meriti.
George Bernard Shaw diceva che ogni progresso viene da quelli che non si accontentano. Per questa ragione dagli Italiani, la massa degli Italiani, non può venire alcun progresso. L'Italia non è il paese delle rivoluzioni appunto perché il popolo italiano è capace di adeguarsi a qualunque condizione: lo fanno stare in poltrona e si bea; lo buttano su una sedia di paglia: si gira, si rigira e si adatta; lo piazzano su uno scranno: gli fa male il sedere, si lamenta e poi si abitua; lo mettono in ginocchio: lacrima, bestemmia e impara a camminare a quattro zampe.
Gli Italiani sono irriducibili nel sacrificio, nella sopportazione, nell'inazione. Non solo non se ne vergognano ma addirittura la ammantano di filosofia, arrivano a intenderla come una virtù: una consapevolezza superiore di cosa sia in realtà la vita, un brandello di "saggezza orientale" o una specie di divina indifferenza.
Ma l'Italia è pure il paese del disordine o, meglio, dell'ordine casuale. Uomini, mezz'uomini, ominicchi e quaquaraquà si trovano sparsi alla rinfusa, mescolati senza il minimo rispetto per la gerarchia dei talenti. Il mecenatismo rinascimentale sopravvive in forme ostinate e spesso squallide: caste, circoli e clientele sono più forti di qualsiasi istituzione. In tutti gli ambienti serpeggia l'istinto alla sudditanza, intesa non come sottomissione (alla maniera del servo che sotto sotto disprezza il suo padrone) ma come cieca adulazione in cambio di favori. Il modello del self-made man è un riferimento per pochi: meglio affidarsi all'intercessione di qualche potente che affrontare gli incomodi di farsi strada da soli, specie se non se ne hanno i mezzi e le capacità. E' una forma di pigrizia, e di truffa, anche questa.
Per pigrizia e convenienza l'Italia è il Paese dei facili "ismi": idee e costumi che diventano mode, bandiere dietro le quali correre (o sotto le quali nascondersi) per tutti quelli che non hanno tempo e voglia di pensare i propri pensieri. E per pigrizia, allo stesso modo, l'Italia è anche il Paese dei bastiancontrari, dei provocatori a tutti i costi, di quelli che vanno sempre e comunque controcorrente per il gusto di fare scalpore, all'insegna del motto "Bene o male, purché si parli di me". Nel quarto d'ora di celebrità, del resto, la via facile celebra il suo trionfo.
Ma tant'è: gli Italiani hanno una tendenza inguaribile a seguire i cattivi esempi e una straordinaria capacità di imitazione, che ricorda certe scimmie dispettose. "Se lo fanno gli altri perché non dovrei farlo anch'io?". Sono furbi, e come tutti i furbi hanno il terrore di passare per fessi. Code di paglia, sentono il bisogno di difendersi anche quando non c'è nessuno ad attaccarli. Bugiardi, mentono innanzitutto a se stessi; e così, per un eccezionale gioco di prestigio, riescono a conservare le mani sporche e la coscienza pulita. Guitti, cerchiobottisti, campioni di diplomazia cardinalizia, non hanno nemici (quantomeno nemici che durino) e per questo non si prestano ad essere amici fidati.
2) Serve l'impatto devastante di una disfatta, il contraccolpo di una Caporetto inattesa, per svegliare le coscienze di questi mammiferi insonnoliti. Quando infuria la bufera, allora gli italiani sentono il bisogno di darsi una scrollata, di reagire. Pescano al loro interno energie insospettate: messi alla briglia, sull'onda dell'emozione, danno il meglio di sé. Ma con calma…
3) "Dagli all'untore!" è la prima parola d'ordine. Alle prime avvisaglie di tempesta gli Italiani cadono dalle nuvole, scaricano le responsabilità sugli "altri", su un gruppo imprecisato di altri, senza accorgersi che gli altri somigliano in modo impressionante al loro riflesso nello specchio.
Poi, quando il problema assume proporzioni catastrofiche, si indignano, alcuni davvero altri per finta; provano un moto di repulsione verso la vita alla quale si sono abbandonati, la realtà che loro stessi hanno contribuito a creare. Per un lungo attimo scatta dentro di loro la molla del riscatto.
Purtroppo si tratta per lo più di un riscatto a orologeria, a tempo determinato, e nel peggiore dei casi di semplice apparenza, moda, maniera. È il modo di salvare l'immagine quando il marcio viene a galla: si agisce in superficie, si smuovono le acque per saziare la sete di cambiamento e si aspetta che passi il peggio. Ci si sbarazza frettolosamente del vecchio, troppo frettolosamente perché l'operazione sia credibile; si aprono superficialmente le porte al nuovo, troppo superficialmente perché il nuovo attecchisca; e intanto lo si passa al microscopio, si cercano le magagne, si insinuano i dubbi, le incertezze, si innesca la logica perversa del "si stava meglio quando si stava peggio".
La reazione al pericolo è singolare. Il bisogno di cambiare qualcosa è forte, urgente; come la consapevolezza dell'errore. Ma ancora più forte è l'amore per se stessi, per le proprie abitudini, perfino per i propri difetti, che vanno sempre bene purché aiutino a vivere tranquilli. Rifiutando le soluzioni più logiche, gli Italiani si lambiccano il cervello per trovare il modo di cambiare senza cambiare, di proiettare all'esterno (a cominciare dal proprio specchio) una nuova immagine di sé e restare in fondo tali e quali a prima.
"Cambiare tutto per non cambiare niente". Cambiano magari i nomi, le facce; ma la lezione dei "vecchi" resta, così come il loro spirito, perché in fondo è lo spirito di tutto un popolo.
4) La quiete dopo la tempesta. Indubbiamente gli Italiani hanno una sensibilità particolare per l'odore della paura, si trasformano quando entra in circolo l'adrenalina. Ma è un effetto reversibile: non appena l'emergenza cessa, tornano alle loro beate abitudini, alla continuità senza memoria, all'amore per la tranquillità, alla cura del particolare che sta scritta nella loro storia e probabilmente nel loro DNA. Scampato il pericolo, fatalmente gli Italiani ridiventano quelli di sempre, quelli che ai matrimoni si ingozzano al grido di "mangia, l'abbiamo pagato!" e ai funerali singhiozzando sussurrano "Meglio a lui che a noi". Sono "umani", nel senso che all'umanità dava Terenzio. "Homo sum: nihil humanum a me alienum esse puto". Nel loro carattere, nei loro difetti e nei loro pregi (compassione, indulgenza, un certo coraggio da ultima spiaggia) c'è tutta la gloria e la miseria di essere uomini. E' questo che più degli altri li rende poeti, eroi e navigatori, solo incidentalmente di mari.
Ma non chiedete agli Italiani di essere onesti, severi o giusti, di onorare il merito, di seppellire l'invidia, di rinunciare alla menzogna o di resistere alla tentazione della via più facile.
Non serve ricordargli, come ammonivano i "padri Romani", che attraverso le difficoltà si arriva alle stelle. Gli Italiani nicchiano, fanno spallucce, per ritrovarsi a dire, mischiando fatalismo e prosopopea, "Così va il mondo, signori".
ciao Fabrizio io propongo una tua candidatura come primo ministro italiano è vero non e ti voglio prendere in giro credo che cè bisogno di un vero cambiamento perche la gente è stanca,
ciao Gianni
ciao fabrizio.ti faccio i complimenti per la lettera da te scritta.emerge che hai fatto studi classici(liceo classico o scientifico) viste le tante citazioni di letteratura (latina e non)che fai.
non mi trovi d'accordo con quello che dici.hai fatto un quadro del genere umano,piu' che del popolo italiano...
scusa ma vado al lavoro quando torno rispondo per bene...
ciao
complimenti.. obiettivamente hai un'istruzione superiore ed hai fotografato perfettamente la situazione...quel che credo ci voglia per l'italia e' un bel default....quando un azienda e' in crisi che si fa'? si fallisce si fa pulizia e si riparte....
... per aspera ad astra ..? bene , vai avanti tu che mi scappa da ridere...
io voto come presidente fabrizio di certo con lui piu pelo per tutti il mio voto ce ai gia pero tagliati i capelli caelun con simpatia caro
Mi dispiace deluderti ma ho solo fatto 2 anni di scientifico a gorla minore (varese),2 di odontotecnico a milano,2 di ragioneria e 4 anni di geometra a catania,e senza mai arrivare ad avere un diplomaquindi ho solo la terza media,ma va bene lo stesso,son riuscito lo stesso ad arrivare dove volevo, anche se ancora i progetti son tanti prima di arrivare al giorno del dolce non far niente...ciao[quote=a76]
ciao fabrizio.ti faccio i complimenti per la lettera da te scritta.emerge che hai fatto studi classici(liceo classico o scientifico) viste le tante citazioni di letteratura (latina e non)che fai.
non mi trovi d'accordo con quello che dici.hai fatto un quadro del genere umano,piu' che del popolo italiano...
scusa ma vado al lavoro quando torno rispondo per bene...
ciao
Ciao,non ho fotografato io la situazione,anche se giá so che é cosi l'italiano Ma é stato George Bernar Shaw a far una descrizione perfetta dell'italiano....[quote=carlo rosichetti]
complimenti.. obiettivamente hai un'istruzione superiore ed hai fotografato perfettamente la situazione...quel che credo ci voglia per l'italia e' un bel default....quando un azienda e' in crisi che si fa'? si fallisce si fa pulizia e si riparte....
Da decenni l’Italia è stata caratterizzata, nel confronto con gli altri massimi Paesi europei, da una inferiore crescita economica, da una bassa produttività e da un’insufficiente competitività. Le cause sono una struttura statale torpida ed elefantiaca, una giustizia tanto lenta da essere una gigantesca palla al piede, norme sul lavoro che bloccano le aziende e impongono notevoli pesi ed altro ancora. Ma qui si vorrebbe indicare una causa più profonda che va al di là delle singole spiegazioni.L’Italia è una nazione vecchissima. Ha vissuto prima il dramma delle invasioni barbariche - col passaggio da una mentalità di dominatori ad una mentalità di dominati - poi la miseria dell’Alto Medio Evo e infine la frammentazione dell’Umanesimo e del Rinascimento, quando ha assistito a lotte politiche scopertamente prive di qualunque preoccupazione morale. Da tutto questo noi italiani, molto al di là delle singole posizioni politiche, abbiamo ricavato alcune convinzioni profonde. Lo Stato non siamo “noi”, lo Stato è “cosa loro”. Dei dominatori, degli stranieri, di quei delinquenti che sono riusciti a conquistare il potere. I governanti non operano per il nostro bene ma per il loro personale interesse. Bisogna dunque (se non si corrono rischi) opporsi ad ogni autorità, perché ogni autorità, foss’anche quella del Papa, è negativa. La politica è una cosa sporca e l’ideale sarebbe sbattere tutti in galera. Purtroppo, poi si vedrebbe che i nuovi politici non valgono più dei vecchi. Magari un governo dei tecnici? Ma i competenti dicono che i tecnici sono anch’essi dei politici e tanto vale tenersi i professionisti. Insomma, concludono in molti, “in nessun Paese del mondo” si è così mal governati come in Italia.In Sicilia la sensazione che lo Stato sia “cosa loro” ha fatto nascere per contrapposizione “Cosa Nostra”: cioè il gruppo degli umili, dei dominati o comunque dei cittadini comuni che si uniscono per difendersi e favorirsi vicendevolmente. Dicendo di qualcuno: “È cosa nostra” si intendeva: “è un amico, è dei nostri, non dei loro”.Tutto questo ha creato un pessimismo così profondo e radicato da provocare effetti paradossali. Se di qualcuno si ha una cattiva opinione, sarebbe naturale essere gradevolmente stupiti quando si comporta bene. Ma se questa opinione è più che cattiva, se è addirittura invincibilmente pessima e non si crede nemmeno possibile che quel tale si comporti bene, si conclude: “Forse ho capito male. Forse non è vero che si è comportato bene. Forse mi ha fatto credere che si è comportato bene per meglio fregarmi e presto starò peggio di prima”. Gli italiani applicano questo schema ai politici e costoro possono star sicuri che, comunque si comportino, saranno giudicati male.Gli italiani non si accontentano di nessun miglioramento semplicemente perché, per cominciare, non lo riconoscono; e anzi, dal momento che i governanti vogliono provocargli il massimo male, per controbilanciarli chiedono a gran voce il massimo bene. Al radicalismo negativo del giudizio sullo Stato si contrappone il radicalismo positivo delle richieste. In un Paese come l’Italia è più che prevedibile che il Servizio Sanitario Nazionale sia imperfetto ed ecco che i cittadini sognano – anzi, pretendono – che esso assicuri a tutti un livello di prestazioni da clinica svizzera per ricchi. Naturalmente non l’ottengono, naturalmente confermano il loro pessimismo e altrettanto naturalmente non abbassano il livello delle loro richieste.Un altro esempio è la legge sulla sicurezza nell’ambiente di lavoro. Chiunque legga quel testo rimane sbalordito: si richiedono provvidenze che nessuno ha in casa propria, a favore dei propri figli. Spinti dall’opinione pubblica i legislatori hanno creato questo libro dei sogni, gli imprenditori ne tengono un conto molto limitato e gli ispettori del lavoro fanno qualche multa per onore di firma: sanno benissimo che nessuno mai sarà perfettamente in regola. Ma forse che gli italiani abbassano il livello delle loro richieste? Certo che no. Tutto questo ha creato un complesso di norme che da un lato paralizza chi cerca di osservarle, dall’altro incrementa l’illegalità e il lavoro nero.
L’Italia è resa pessima di chi la vorrebbe perfetta.
L’Italia sta diventando sempre di più un paese per giovani di serie B. Un paese per giovani che si accontentano di rivedere al ribasso le proprie ambizioni e aspettative, di lasciar sepolti gran parte dei propri talenti, o in alternativa, di profughi della guerra civile generazionale. Perché è così che molti giovani si sentono. Quando la battaglia per vedere riconosciuto il proprio valore e le proprie competenze non vale più la pena di essere combattuta perché persa in partenza in questo paese gerontocratico che pensa solo a come difendere diritti acquisiti e rendite di posizione, rimane solo la rassegnazione della sconfitta o la via della fuga.Come fa questo nostro paese, si chiedono i giovani stessi, a sperare di poter tornare a crescere se non crede in noi, se non ci mette nelle condizioni di dare il meglio. Se ci marginalizza dalla società e dal mercato del lavoro. In un’Italia che di giovani ne ha pochi, dovrebbe essere la principale preoccupazione quella di compensare la loro riduzione quantitativa migliorandone la formazione e le opportunità. Come fa un paese a crescere e a rimanere competitivo svalutando le energie e le intelligenze delle nuove generazioni. Non promuovendo il loro capitale umano, come invece accade in tutte le economie più avanzate?Il tasso di occupazione dei laureati under 30 prima della crisi si trovava ben venti punti percentuali sotto la media europea. Siamo il paese che maggiormente tiene passivamente i giovani alle dipendenze economiche della famiglia di origine anziché promuoverne il protagonismo nella vita civile e nel mondo del lavoro. Secondo una recente indagine dell’Istat solo la metà dei giovani che desideravano lasciare la famiglia di origine sono riusciti a farlo a tre anni di distanza.Non c’è solo la mancanza di lavoro di qualità che deprime i giovani e li spinge ad andarsene, ma la scarsa fiducia nella politica e nella classe dirigente di questo paese che da un lato conserva accanitamente le proprie posizioni di potere rifiutando di mettersi in discussione e di favorire un ricambio generazionale, e dall’altro si è rivelata largamente inadeguata a portare i livelli di sviluppo del paese all’altezza delle proprie potenzialità.E proprio il gran numero di giovani altamente qualificati che se ne vanno e che trovano all’estero spazi e riconoscimento che l’Italia non sa più offrire, è la più evidente dimostrazione di questo fallimento.
Perché restare o andare via significa anche: “resistere” oppure “arrendersi”?
La convinzione sempre piú forte delle nuove generazioni é che sia ora di cambiare,ma che sia piú facile cambiare paese che cambiare questo paese
Hai fotografato alla perfezzione la nostra povera Italia, io penso anche, che tutto questo avviene anche perchè l'Italiano si sente il migliore del mondo senza conoscere il mondo, e dato che lui è il migliore del mondo non ha niente da imparare dagli altri.
Purtroppo dobbiamo dire che il detto che l'Italia è il paese piu' bello del mondo se non ci fossero gli Italiani e veramente vero è attuale.
In fondo è questa l'Italia e non cambierà MAI !!!!!!!!!!!!!!!
PURTROPPO !!!!!!!!!!!!!!!
Ciao Marco
lunedi un palazzo di 2 piani crolla a barletta su un maglificio , muoiono 4 operaie e la figlia dei titolari, cosa dire accanto al palazzo crollato erano in corso dei lavori per la costruzione di un edificio nuovo. le povere vittime lavoravano senza contratto in nero facevano 14 ore al giorno , a 3,95 euro l,ora , come si puo e sono tantissime le aziende dove si lavora in nero . mi viene da pensare non si poteva evitare questa tragedia come tante altre con dei controlli. e come si va a lavorare per cosi poco sfruttare la gente cosi .
cari tutti,caro fabrizio,caro ermi e tutti gli altri di nuovo.
mi fa male leggere queste vostre riflessioni.perche' mi facevano arrabbiare.le ultime 2 lettere di fabrizio le ho lette velocemente e non le ho nemmeno finite perche' gia' son triste per alcune cose non volevo soterrarmi del tutto..
arrabbiare perche' non si possono dire queste cose.son vere(alcune del tutto altre parzialmente)pero' ricordatevi (e molti di voi vivono all'estero ed han viaggiato) che tutto il mondo e' paese.
che i problemi che affossano il nostro paese ci son in tutti i paesi del mondo.piu' o meno accentuati.cambiando forma pero' sostanzialmente i problemi son gli stessi nella maggior parte dei paesi..
solo che noi siamo dei fessi.fessi perche' ci scaviamo la fossa da soli.parliamo male di noi stessi sputiamo nel nostro piatto.E NESSUN ALTRO DI NESSUNA ALTRA NAZIONE LO FA!!!!solo noi parliamo male del nostro paese!
avete mai sentito un francese dire male del suo paese?o un inglese parlare male del suo?o un brasiliano(che ce l'ho piu' vicini e mi stan sulle palle...)?nessuno!!solo noi!!!!eppure i problemi ce li hanno anche loro!basti pensare alla famiglia reale inglese che sperpera soldi su soldi dei contribuenti...la classe politica americana corrotta fino al midollo...ecc ecc ecc ecc
io penso ragazzi che dovremmo iniziare a volerci piu' bene e a rispettarci di piu' noi stessi se vogliamo il rispetto degli altri...
grazie a dio sono italiano.e mia figlia anche!
ciao a tutti
In parte è vero quello che dici è anche vero che noi viviamo all'estero ed è vero anche che la famiglia reale inglese sperpera i soldi dei suoi suddidi, ma ad avercelo noi il problema della famiglia reale sarebbe una manna!!!
Purtroppo in Italia abbiamo la famiglia reale della mafia, della politica, della currozione ecc.ecc. per non parlare della malattia tutta Italiana, la malattia del fotti fotti che vai avanti, io non dico che i problemi ci sono solo in Italia anzi tutto il mondo è paese "come dici anche te" ma se il malessere supera di gran lunga il benessere, allora sono cazzi !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Penso che noi tutti che viviamo all'estero amiamo l'Italia molto di piu' degli Italiani che vivono in Italia, solo che noi che viaggiamo o che abbiamo viaggiato, sappiamo che volendo si potrebbe vivere bene anche in Italia se solo gli Italiani volessero, è questo il problema !!!
Ciao Marco
Bravo Marco,con un concetrato di realtá italiana hai perfettamente spiegato il pensiero di noi italiani all'estero.Tanti neanche immaginano la rabbia che abbiamo dentro nel vedere come in molti altri paesi con le poche risorse che hanno riescano a far vivere un popolo il meglio possibile vedi(austria,svizzera,svezia,norvegia,finlandia e tanti altri)Mentre l'italia,terra da un milione di risorse,con 8000 km di spiagge,é riuscita nell'arco di 50 anni ad arrivare sull'orlo del fallimento e costringere a ritornare ad emigrare come 60 anni fá,grazie ai nostri politici e alla malattia italiana del <fotti fotti>che vai avanti......Buona giornata a tutti[quote=Globalspy]
In parte è vero quello che dici è anche vero che noi viviamo all'estero ed è vero anche che la famiglia reale inglese sperpera i soldi dei suoi suddidi, ma ad avercelo noi il problema della famiglia reale sarebbe una manna!!!
Purtroppo in Italia abbiamo la famiglia reale della mafia, della politica, della currozione ecc.ecc. per non parlare della malattia tutta Italiana, la malattia del fotti fotti che vai avanti, io non dico che i problemi ci sono solo in Italia anzi tutto il mondo è paese "come dici anche te" ma se il malessere supera di gran lunga il benessere, allora sono cazzi !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Penso che noi tutti che viviamo all'estero amiamo l'Italia molto di piu' degli Italiani che vivono in Italia, solo che noi che viaggiamo o che abbiamo viaggiato, sappiamo che volendo si potrebbe vivere bene anche in Italia se solo gli Italiani volessero, è questo il problema !!!
Ciao Marco