Nella capitale
Roma, Via F. Ozanam 30-32, domenica, ore 20.30
Siamo in un quartiere leggermente distante dal centro dove le persone per lo più abitano. Parcheggiare durante la settimana può non essere impresa facile ma una volta avuta la meglio sull’autista che ci tallona da Trastevere, quel che resta da fare è seguire il profumo della pizza e varcare la doppia porta a vetri de La Gatta Mangiona.
L’atmosfera è vivace e rumorosa, ci sono molte famiglie, coppie e gruppi di amici, è proprio una pizzeria come uno se la immagina. I tavoli sono pieni e senza prenotazione è inutile anche avvicinarsi. In sala conto almeno cinque cameriere ma sono sicura che ce ne sono di più.
Prima di accomodarsi, è d’obbligo sostare in silenziosa preghiera davanti alla lavagna con le specialità del giorno, una volta memorizzate si può confrontare il tutto con il ricco menù: ci sono moltissimi antipasti chiamati sfizi, poi i fritti, le bruschette e una discreta scelta di primi e carni. Le pizze sono così divise: della tradizione, classiche rosse, classiche bianche, le pizze della gatta rosse e le pizze della gatta bianche. E ancora: crostini, calzoni, pizze speciali abbinate a vini, focacce, contorni e insalate. Poi una serie di dolci fatti in casa e le bevande: non sono un’intenditrice di birra, ma la selezione di quelle artigianali sembra piuttosto vasta e c’è ne è sempre una alla spina accanto alle due commerciali. Ottima la scelta di rum e whisky.
Siamo in due e ordiniamo: due supplì imperiali (champagne, burro e tartufo bianco, €5) e uno con zucca, pancetta e mozzarella di bufala affumicata (€4), entrambi dalla lavagna. La straordinaria sapienza e il gusto nel fare questi bofonchiotti di riso dorati mi lascia letteralmente senza fiato. Ordiniamo anche un buon calzoncello fritto con caciocavallo, peperoni e capperi (€3) dal menù.
Le pizze: primo sale, pomodoro, puntarelle e acciughe (€13) dalla lavagna e la più tradizionale del menù, la Romana, quella che in genere a Roma chiamano “Napoli” (non è un gioco di parole), con fior di latte a pezzi, filetti di pomodoro, acciughe e origano (€10). Alla Gatta avevo mangiato altre volte, mai come stasera ho apprezzato le pizze, davvero eccellenti. Poi i dolci: uno Strudel e un Semifreddo al caffé fatti in casa (€6), molto buoni.
Con cinque birre speciali alla spina (€5) e il caffé (€1.50), il conto è di €78,50. Una parola sul servizio: molto gentile, i tempi sono più o meno giusti se si considera che il locale è molto affollato e i proprietari sono disponibili, chiacchieroni e danno consigli che vale sempre la pena ascoltare.
Roma, Via G. Lunati 25-31, lunedì, ore 21.00
Siamo in un quartiere leggermente distante dal centro dove le persone per lo più abitano. Via Lunati è strettissima, a senso unico ed è quasi impossibile trovarvi parcheggio. Bisogna quindi allontanarsi, a volte anche di un po’, per poi tornare indietro a piedi. Ad ogni modo, una volta risolto il problema, basta seguire il profumo di pizza e varcare la bella porta a vetri de La Fucina.
L’atmosfera è tranquilla, silenziosa. Alcuni drappi di stoffa colorata scendono morbidamente dal soffitto per attutire le voci degli ospiti. Ci sono coppie, qualche gruppo di amici e pochi bambini, non è esattamente il tipo di pizzeria che uno si immagina. Molti tavoli sono prenotati e in sala, questa sera, non ci sono camerieri, il servizio è affidato ai proprietari stessi.
Prima di accomodarsi, è d’obbligo sostare in silenziosa preghiera davanti alla lavagna con le specialità del giorno, una volta memorizzate si può confrontare il tutto con il ricco menù. Non ci sono antipasti, né fritti, né bruschette, ed è piuttosto chiaro che alla Fucina le pizze sono le protagoniste assolute. A leggere l’elenco ci vuole mezza giornata e la Signora ci ricorda che le pizze saranno servite una per volta e già tagliate, per tutto il tavolo. In carta sono così divise: il mare, la terra, la tradizione. C’è poi un’ampia selezione di birre artigianali, ottima la scelta dei distillati e i dolci sono quelli della nota pasticceria Cristalli di Zucchero.
Siamo in quattro e ordiniamo: una Napoletana, la pizza che a Roma chiamano “Napoli” (non è un gioco di parole) con mozzarella di bufala, polpa di pomodoro, filetti di acciughe di Cetara (€13). Una pizza con vellutata e cimette di broccolo romanesco con acciughe di Cetara, capperi di Salina e olive di Taggia (€18) Ancora una con prosciutto di Sauris riserva 24 mesi, robiola di capra bio e mozzarella di bufala (€19), e l’ultima: prosciutto cotto “S. Giovanni”, patate julienne e gorgonzola delicato artigianale (€19). Sono tutte buonissime. E’ soprattutto l’impasto a lasciarmi senza fiato: croccante, delicato, leggerissimo. I condimenti sono fantasiosi e ricercati anche se non sento l’esigenza di quelle lunghe descrizioni fatte di nomi e cognomi in carta.
Oltre le pizze, ordiniamo 3 bottiglie di birra artigianale da 75cl (in totale €35), un’acqua del sindaco purificata (€2), quattro dolci (in totale €26), due Rum selezione Samaroli Jamaica 2000 (€7) e una grappa di Traminer firmata Capovilla (€5). Il conto è di 150€. Una parola sul servizio: gentile ma i tempi d’attesa sono, qualche volta, molto lunghi. I proprietari sono sorridenti, disponibili e danno consigli che vale sempre la pena ascoltare.
Conclusioni
In entrambi i posti si mangia in modo eccellente. Alla Gatta, oltre a vivere una bella esperienza gastronomica, c’è anche il disimpegno, le chiacchiere a voce alta, la possibilità di mangiare senza pensarci troppo su e, volendo, l’opportunità di spendere meno. Alla Fucina l’esperienza è un pochino più strutturata, è richiesta maggiore concentrazione dall’inizio alla fine del pasto e i prezzi sono, giustamente, più alti della media. E proprio in nome di questa maggiore versatilità (e un po’ pure per i supplì…) se fossi costretta a scegliere tra le due, voterei per La Gatta Mangiona. Ma come al solito, l’ultima parola spetta a voi.
..........da studiare