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Nel'Italia del 2011

(@fabrizio-bellini)
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L’Italia del 2011 è piena di Richard Tull. E Richard Tull, a suo modo, è una potenziale egospia. E forse nel nostro qui e ora, nell’aria compressa fra la Val D’Aosta e Lampedusa, rischiamo di diventare tutti egospie del risentimento. Ma chi sono le egospie? E cos’è il risentimento? Il risentimento è un misto di rabbia e invidia, coltivata dentro di sé e proiettata sotto forma di spore negli alveoli sociali: un umore che ha avuto nobili analisti, da Friedrich Nietzsche a Renè Girard. Invece egospia possiede il carattere di una compresenza - vertigine di egotismo fusa nel maledetto desiderio di vedere gli altri cadere.
Le egospie del risentimento si siedono intorno ai tavoli di ristorante, digitano stringhe telematiche nei saloon virtuali - commentano il mondo strette nelle auto in gruppo: deprezzano il mondo in piedi, disposte in piccoli crocicchi davanti alle pasticcerie, la domenica mattina. Le egospie emettono un borbottio che parla male di qualsiasi cosa - una rivolta privata contro tutto ciò che esiste al di fuori di sé. Il risentimento alligna ovunque, nel magnifico crepuscolo geopolitico chiamato Italia.
Il cosiddetto deserto culturale italiano - cosiddetto perché non è affatto sicuro che sia così, ma tante voci più o meno lamentose lo descrivono in questo modo, perciò prendiamolo per buono - è pieno di risentimento - ecco alcuni motivi. 1. In Italia c’è una lampante carenza di meritocrazia, credo che sia poco meno che un assioma. 2. Laddove c’è meritocrazia il risentimento trova spazio solo nella solitudine della mente: non si aggancia al discorso pubblico: rimane una questione privata. 3. In qualsiasi contesto –, l’architettura, l’arte contemporanea, l’editoria letteraria - prevale il seguente atteggiamento: tu non sei più bravo di me. E’ raccomandazione. E’ privilegio. E’ un gioco politico. 4. Lo spazio pubblico in cui troneggia l’orda del risentimento, duole dirlo, è la ‘blogosfera’. 5. Lo strumento principe sono i commenti degli utenti. 6. Il vero strumento principe sono i siti di gossip, che compulsiamo nelle nostre giornate milanesi, romane, torinesi, napoletane, sospese tra la noia del rentier e la paura della disperazione economica. Ecco, vogliamo dirlo? Dagospia è l’esploso fondamentale della cultura del risentimento italiano - un anti-luogo anti-culturale in cui regnano l’ipotesi, l’esaltazione perché l’ipotesi è confermata, l’indignazione per qualunque tentativo di fact-checking, se non accompagnato da ingenti carte bollate. 7. L’Italia è un egodromo in cui si fanno solo corse clandestine: uno Stato della Mente in cui salire verso l’alto per meriti propri è considerato peccaminoso o improbabile - quando il solo aspetto peccaminoso è che sia così improbabile.
Quaggiù, persino nelle aree più sviluppate della penisola, può capitare di vedere una bravissima operatrice culturale, piena di recensioni e apprezzamenti dalle latitudini più varie, impallinata dall’assessore di centrodestra che taglia le sue iniziative definendole ‘di nicchia’; dal deputato locale di centrosinistra che commenta senza alcun senso del ridicolo ‘i problemi della gente sono altri’; dagli utenti che la chiamano ‘buzzurra’ sui forum on-line; dalle voci anonime impegnate nella classica gara del ma chi è questa qui?
Ma non tutto è perduto. C’è per fortuna una parte del paese - anche solo a guardare nel ‘deserto’ della cultura - che costruisce pezzi di futuro pregevolissimi, senza perdersi fra le sirene opposte e complementari dell’indignazione quotidiana, del marginalismo da nazione indiana, del bieco asservimento alle logiche dello spoil-system.
Scrittori, d’accordo: ma anche e sopratutto direttori di musei e di collana, curatori d’arte, tenaci funzionari di fondazioni bancarie; grafici e illustratori, disegnatori e fumettisti che si misurano con il migliori esponenti delle arti visive editoriali. E poi musicisti, studiosi, divulgatori scientifici, professionisti, cineasti, artigiani della produzione di conoscenza – che, non dimentichiamolo, deve pur sempre rimanere un serissimo divertimento. Una generazione di intellettuali e cittadini che - forse, ancora per poco, chi lo sa? - non è malata di risentimento: non è del tutto schiava della propria vita. Non è ancora mutata in egospia. Per quel che vale - responsabili di palinsesti, segretari regionali dei partiti, decisori di ogni rango - usateli.
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Topic starter Pubblicato : 06/05/2011 12:13
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