La Casta....
di Mario Giordano
Di fronte al momento difficile gli italiani si chiedono: ce la faremo? E i consiglieri regionali aggiungono: (ce la faremo) ad avere un aumento? La differenza è tutta qui: da una parte si cercano di affrontare i sacrifici, dall’altra si cercano nuovi benefici. Se la casta della politica mettesse tanto impegno nell’amministrare quanto ne mette nel mantenere i privilegi, in effetti, saremmo il Paese meglio governato della Terra. Gli onorevolini della Puglia, per dire, proprio in questi giorni in cui tutta l’Italia sta ballando sul Titanic, per usare l’ultima metafora di Tremonti, hanno presentato, con encomiabile tenacia e sprezzo del ridicolo, una domanda per avere più soldi. Sì, avete capito bene: vogliono più soldi. Geniale, no? Del resto, si sa: nei momenti difficili ognuno deve fare la propria parte. E loro ci tengono molto a far la parte di quelli che incassano.
“Vanno a fondo anche quelli in prima classe”, ha detto Tremonti. Ma loro sembrano non accorgersene. Destra? Sinistra? Centro? Macché: la difesa del privilegio, anche in Puglia come dappertutto, è perfettamente bipartisan. Magari litigano fino a un minuto prima, poi corrono a firmare insieme la richiesta di soldi. Vedeste come vanno d’amore e d’accordo, quando pensano al loro portafoglio... Tagli alle indennità? Tagli ai vitalizi? Costi della politica nel mirino? Perdete ogni speranza, o voi che votate. Nei prossimi mesi gli italiani dovranno tirare la cinghia. La casta, invece, ci tirerà il solito pacco.
Quali sono le vostre aspettative per i prossimi mesi? Ticket, accise sulla benzina, superbolli sui depositi Bot. Ecco, appunto: se vi può consolare i consiglieri regionali della Puglia si aspettano, invece, un incremento dell’indennità. Ne hanno bisogno, in effetti: in media, poveretti, prendono appena 10.433 euro al mese. Praticamente uno stipendio da fame. E poi dopo 5 anni di “lavoro” (si fa per dire) hanno diritto per il resto dei loro giorni a vitalizio che va dai 2844 agli oltre 10mila euro. Per altro anche le pensioni dei consiglieri regionali sono state aumentate (1200 euro al mese, tre volte una minima) nel luglio dello scorso anno, proprio mentre si discuteva la passata manovra finanziaria del governo. Dev’essere una specie di reazione automatica pugliese, un riflesso incondizionato al sapor di orecchiette e rosso di canosa: appena sentono parlare qualcuno di lacrime e sangue, loro pensano subito a come sostituire lacrime e sangue con latte e miele. E un po’ di monete. E’ più forte di loro. Gli italiani soffrono? E loro offrono. Un aumento. A loro stessi, però.
Orecchiette, cime di rapa e teste di. Che vi volete fare? In questo Paese finisce sempre così: al massimo cascano le braccia, non certo i privilegi. Abbiamo parlato per settimane di tagli ai costi della politica, ma poi l’unica cosa certa sono i tagli alle agevolazioni fiscali per le famiglie. Abbiamo sperato di colpire i vitalizi dei parlamentari, e invece come al solito sono stati colpiti i vitalizi dei pensionati normali. Avanti di questo passo, tra un po’ chiederanno un contributo extra agli invalidi civili pur di consentire al consigliere molisano di conservare il suo stipendio superiore a quello del governatore di New York. Vi pare? Sembra che le consorterie siano intoccabili: non si toccano i consiglieri regionali, non si toccano i parlamentari, non si toccano i giudici costituzionali, per l’amor del Cielo, non si toccano nemmeno le province, né i grand commis né i commessi del Palazzo con la loro bella livrea che fa tanto istituzione. E non si toccano nemmeno gli avvocati né i notai, guai a liberalizzare, non si toccano i privilegi degli ordini, né la casta del tesserino o i bramini professionali. Così la morale della favola, alla fine, è sempre la stessa, persino sul Titanic che vacilla: la nave si riempie d’acqua, la casta si riempie di soldi. L’unica speranza, a questo, punto è che quelli con il portafoglio pieno di privilegi, almeno, vadano a fondo prima
Breve nota sulle stravaganze del piccolo mondo antiquato della politica. Soltanto una settimana fa, quando l’annunciata manovra tremontiana era contenuta in una quarantina di miliardi, ci fu una reazione indignata dell’intera opposizione e di mezza maggioranza. Come mai? Era considerata troppo pesante e concentrata nel 2014, cioè a legislatura scaduta (e quindi tale da strangolare il governo che verrà). Adesso che quei 40 miliardi,strada facendo,sono saliti a 80,guarda un po’ i casi della vita, sono tutti d’accordo che bisogna approvarla subito, oggi stesso, altrimenti si corre il rischio di essere stritolati nelle fauci degli speculatori.
Che cosa ha provocato un cambiamento di opinione tanto radicale e repentino? I politici si sono accorti che il problema dei problemi è il debito pubblico, che incoraggia i suddetti speculatori (sarebbe interessante sapere chi siano, che faccia abbiano) a fare a pezzi il nostro Paese, distruggendone la finanza. Di conseguenza bisogna dimostrare ai mercati di avere i conti a posto, in modo che lo Stato italiano sia solvente, quindi affidabile e inattaccabile. Però, che intuizione hanno avuto i partiti: hanno scoperto adesso, dopo quarant’anni di incosciente gestione della spesa, che per non fallire occorre austerità.
Meglio tardi che mai. Finalmente i due schieramenti, per fronteggiare l’emergenza, hanno deciso di sospendere le ostilità,e l’approvazione di quella che un tempo sarebbe stata definita «stangata» avverrà senza intoppi, senza che la minoranza crei ostacoli. L’invito alla concordia (provvisoria) è piovuto dal Colle ed è stato accolto. Meglio così. Ma dopo? Sarà di nuovo rissa per il solito motivo: Silvio Berlusconi se ne deve andare perché la colpa dei casini è esclusivamente sua. Scusate, ma se il premier togliesse le tende, il debito pubblico sparirebbe di colpo? Forse vi sfugge che l’indebitamento c’era già nel 1992 e c’era già nel 1982 e anche prima?C’era nonostante non mancassero lo sviluppo e la crescita, ora invocati come una panacea, perché da mezzo secolo spendiamo più soldi di quanti ne incassiamo; e perché una serie di governi incapaci ha badato solo a distribuire risorse trascurando di procurarsele. Un controsenso. Che tuttavia non è ancora stato avvertito come tale.
Infatti qualcuno - molti - è convinto che le leggi finanziarie (o manovre o stangate) non siano soltanto tamponi idonei ad arginare il deficit di un esercizio, ma servano a rilanciare l’economia da cui trarre soldi per pareggiare il bilancio. Pia illusione.
Negli anni Cinquanta e Sessanta, il Pil volava agli odierni livelli cinesi non grazie alla politica, ma nonostante la politica. Diciamo che la Democrazia cristiana dell’epoca ebbe un grande e unico merito: quello di non intralciare gli imprenditori e di non frustrare la voglia di lavorare degli italiani. Stop. Niente altro. Il famoso boom, mai sufficientemente rimpianto, fu opera della gente, non dei suoi rappresentanti eletti, i quali si limitarono a non ingessare il sistema con regole rigide ed economicamente liberticide.
Dal 1970 in poi è stato declino. Perché il Paese si è intorcinato in una spirale di spese folli per darsi un welfare fuori dalla sua portata. Sperare ora di far ripartire a mille la macchina produttiva con una manovra fiscale, anziché con la deregulation, e col taglio delle spese sociali, che sono poi sperperi, è una ingenuità da boy scout.Immagino l’obiezione del lettore: perché allora il governo non affonda ilbisturi dove è necessario per estirpare il cancro che divora miliardi e miliardi di debito, immancabilmente compensati dall’inasprimento delle imposte? Risposta banale ma esaustiva: domina in tutti gli esecutivi il terrore che, indebolendo il welfare, scoppi la protesta e crolli il consenso per i partiti di maggioranza....
Non parliamo poi della rivoluzione liberale. Non può nemmeno iniziare, figuriamoci se può compiersi. Giusto un paio di giorni or sono, si è provato a sfiorare gli ordini professionali (enti inutili, una palla al piede) e immediatamente sono insorti gli avvocati, di cui è pieno il Parlamento, e addio riforma, addio abolizione dei lucchetti che impediscono l’accesso dei giovani alle professioni.
Siamo contro le corporazioni medievali, e desideriamo abolirle, ma a patto che non si cominci dalla nostra. Meglio colpire i privilegi degli altri. Finché la mentalità sarà questa, chiunque governi dovrà rinunciare a farlo per non scontentare nessuno. E così scontenterà tutti di nuovo.
VIVA LA PIZZA!!!!!