Italiani si nasce
Alcuni non tutti (per fortuna )mi riferisci a colleghi italiani che risiedono all’estero.
Si permettono il lusso di giudicare la nostra ---ITALIA
La madre della pizza , la madre di tutte le bellezze , uno stato dove l’accoglienza e nel DNA dell’essere umano.
Dove l’inventiva e la voglia di fare non manca.
Come fate a giudicare e spalmare letame su una terra che vi ha partorito ,che vi ha reso professionisti del settore , vi ha dato possibilità e dignità.
Perche affossare la dignità di un vostro connazionale , quando servirebbe il contrario e difendere ciò che vi appartiene..
Voglio ricordare a tutti che l’Italia è , e tale rimarrà la terra dei vostri sogni : dove passare momenti di spensieratezza ma soprattutto dove rincontrarsi a vita avanzata .
Buona giornata a tutti cari colleghi con lo sputo facile.
Che tristezza l' italia è fatta dagli italiani che dio ci salvi.
paese con molte contraddizioni pregi e difetti è ciò che ci rende italiani.
Altri popoli sono differenti ma non migliori.
Ancora per qualche giorno sarò in vacanza dai miei al paesello. Ovviamente è bellissimo rivedere famiglia e amici, ma devo ammettere che dopo sole due settimane di permanenza qui sto già sviluppando la mia allergia cronica ai difetti del "belpaese".
Vi sono vari punti che ogni volta che ritorno in ferie mi irritano e rattristano moltissimo. Proverò ad elencarne qualcuno.
In tutti gli altri paesi europei in cui ho vissuto le strisce pedonali sono qualcosa di sacro. Se il pedone vi si avvicina, l'automobilista si ferma subito. In Italia no ! Qui il pedone non ha nessun diritto, è praticamente invisibile e deve attendere con pazienza che non passino più macchine.
In Germania e in Inghilterra basta sostare in prossimità delle strisce per poter attraversare con tutta sicurezza. Addirittura in Spagna, paese per molti versi molto simile al nostro, gli automobilisti rispettano i pedoni ! Perché in Italia no ? In questi giorni sto girando abbastanza per la provincia nord di Milano ed ogni volta che vedo una persona che vuole attraversare mi fermo e la lascio passare. Ed ogni volta, senza eccezioni, il signor pedone mi ringrazia per il gesto. Mi verrebbe da dirgli "Non mi deve ringraziare ! E' un suo diritto passare sulle strisce !"
So che col mio piccolo esempio non potrò cambiar nulla. E i pedoni che faccio passare vedono la mia targa tedesca e penseranno "ecco, che bravi i tedeschi"...
Gli automobilisti spagnoli sono molto simili agli italiani, adorano il clacson, non conoscono la distanza di sicurezza e sull'autostrada sorpassano a destra. I tedeschi rispettano le regole, ma dato che sulle loro autostrade non vi sono limiti di velocità, sull'autostrada corrono come dei matti. Se non hai una macchina che va a 200 all'ora non usare la terza corsia in Germania ! Il Bmw, Audi o Mercedes di turno ti si metterà a culo e non si toglierà finché non lo lascerai passare. Non ti farà né flash né userà il clacson, ma rimarrà a 20 cm dalla tua macchina per farti capire che devi toglierti...
Poi, lo stesso tedesco, uscirà dall'autostrada ed appena vedrà il cartello che segnala l'ingresso nel centro abitato rallenterà di colpo ed andrà a 50 all'ora... Chi dice che i tedeschi sono quadrati ha proprio ragione e lo dimostrano anche con il loro stile di guida ! 🙂
Come vedete nessun paese è perfetto, ma il problema delle strisce pedonali l'ho visto solo in Italia e in Sud America ! L'Italia è un grande paese europeo e mi sembra molto triste doverla paragonare al Sud America...
Quando abitavo in Spagna, prima a Menorca poi a Mallorca, lavoravo nel settore turistico come portiere d'albergo. Quando arrivavano gli autobus di inglesi e tedeschi non c'erano problemi. I turisti creavano una fila e si presentavano alla reception uno alla volta. Gli italiani no ! Si mettevano tutti uno di fianco all'altro con le carte d'identità in mano ed occupavano tutto il banco.
Da queste piccole cose si nota il grado di civiltà ed educazione di un paese e devo ammettere che l'Italia è ancora molto indietro rispetto ai suoi partner europei.
Chi esce dall'Italia solo per andare in vacanza non si rende conto di come sia brutta la reputazione degli italiani all'estero. Sono stanco di farmi deridere per la nostra politica, eppure mi succede molto spesso.
Ultimamente ero al lavoro e durante una pausa stavo chiacchierando in italiano con un collega tedesco che ha studiato in Italia. Il manager si è avvicinato e ci ha chiesto che lingua stessimo parlando. Appena ha saputo che era italiano si è stupito perché pensava che io fossi spagnolo. Io gli ho confermato la mia nazionalità e subito dopo mi ha fatto un paio di battute sul "signore" di Arcore e sui rifiuti di Napoli! Che tristezza ! Gli italiani non si rendono conto che tutto il mondo ci osserva e che queste cose finiscono in prima pagina su tutti i quotidiani mondiali !
Dato che sono cose indifendibili, il mio atteggiamento è sempre lo stesso. Dico sempre con ironia "Ich bin Italiener, aber es ist nicht meine Schuld!". Tradotto : sono italiano, ma non è colpa mia....
Fortunatamente i tedeschi sono molto pragmatici e meritocratici e sul lavoro mi apprezzano per il lavoro che svolgo, senza discriminarmi per la mia provenienza.
La città in cui vivo si chiama Erfurt ed è la capitale della Turingia. Il centro città è pieno di ristoranti italiani e molti tedeschi del posto mi hanno detto che appartengono alla malavita organizzata italiana.
Non ci credevo ed ho indagato un po in rete ed ho trovato un articolo molto interessante che parlava proprio di questo fatto. Ho letto che vi sono cittadine del sud Italia dove è molto comune vedere macchine targate EF. In questi ristoranti si mangia molto bene e i ragazzi italiani che ci lavorano sono simpatici, ma ogni volta che ci vado mi sembra di finanziare la malavita.. Che tristezza.
Essere italiani all'estero non è sempre facile e spesso si viene confrontati con problemi che nulla hanno a che vedere con noi. La cosa migliore da fare è ignorare commenti del genere e continuare per la propria strada.
Tutto sommato, nonostante questi disguidi, se sei una brava persona le persone impareranno ad apprezzarti per quello che sei e non per il tuo paese.
Non pensiate che odio l'Italia. ma mi piacerebbe avere un paese di cui andar fiero ed è molto difficile farlo.
Grazie per la lettura e alla prossima !
Ciao Laura, iniziamo con la nostra solita domanda per rompere il ghiaccio: Perché hai lasciato l’Italia?
Ho lasciato l’Italia perché sono ambiziosa e non incline ai compromessi e dunque sapevo che l’Italia, lavorativamente parlando, non era il paese per me. A dire la verità non ho neppure provato a cercare un lavoro in Italia: ho terminato la laurea specialistica e dopo qualche settimana di relax ho acquistato un biglietto di sola andata per Londra e sono partita, da sola. Ad oggi questa si è rivelata essere l’avventura più emozionante e ricca della mia vita.
Di che città sei?
Prima di trasferirmi a Londra abitavo a Roma con mia madre, mio padre e una bellissima sorella. Non è stato facile lasciare la mia famiglia, e soprattutto i miei amici. Ora riesco a malapena a vederli 2-3 volte l’anno, ed è stata dura farcela senza di loro.
Mi raccontavi che quando hai lasciato l’Italia non avevi nulla in mano, giusto? Come ti sei organizzata?
Esatto, sono partita totalmente all’avanscoperta sicura del fatto che se l’Italia mi aveva deluso, l’Inghilterra non lo avrebbe fatto.
Prima di partire avevo dato un’occhiata a dei gruppi di italiani all’estero presenti sui social network, alla ricerca di qualche informazione che mi potesse poi tornare utile. In questo modo ho conosciuto Martina, una ragazza di Firenze in partenza anche lei per Londra il mio stesso giorno. Abbiamo deciso di trovarci all’aeroporto di Stansted e di stare per un po’ in un ostello insieme (vi sconsiglio di prenotare una camera dall’Italia senza prima averla vista). Ho vissuto quindi le prime settimane in ostello, dove ho stretto amicizie che ancora fanno parte di questa avventura. Poi ho trovato casa – un appartamento in un quartiere residenziale in condivisione con un ragazzo inglese della mia età – e dopo meno di un mese un lavoro. Badate bene: quando dico lavoro, intendo un lavoro vero (in Italia è facile incorrere in certi fraintendimenti)!
E perché hai scelto Londra?
Non solo per la lingua o per i tanti italiani che avevano già scelto Londra come città in cui costruirsi un futuro. L’ho scelta essenzialmente per due motivi: perché è molto, molto più grande della mia città di origine che mi è sempre stata un po’ “stretta” e perché pur avendo viaggiato un bel po’ credo che Londra sia seconda solo a New York.
Come era il tuo inglese prima di partire?
Il mio inglese non era certo perfetto quando sono partita, era un inglese più che altro scolastico per cui all’inizio ho avuto qualche difficoltà. A Londra, per mancanza di tempo, non sono riuscita a frequentare alcuna scuola di inglese, quindi ho migliorato lentamente la conoscenza della lingua semplicemente parlando e stando ad ascoltare.
Quali secondo te sono gli aspetti positivi, nel settore lavorativo e nella tua vita privata, che qui trovi mentre in Italia no?
In termini lavorativi credo che purtroppo la distanza tra Italia ed Inghilterra sia molta ed incolmabile, almeno nel breve periodo. Innanzitutto qui un lavoro a tempo indeterminato non è una sogno. Le possibilità di crescita sono maggiori, gli stipendi anche (il ‘vile denaro’ è sempre utile) e se hai una tua professione spesso non sei neppure tu a cercare lavoro, ma loro che cercano te. Ora mi sembra una cosa del tutto ovvia, ma poco più di un anno fa non lo credevo possibile.
Per quanto riguarda la vita privata, a Londra posso dire – scusate la ‘frase fatta’ - di aver trovato la migliore Italia. Ragazzi stanchi di essere delusi che si danno da fare per emergere e che spesso ci riescono. Ad HostelBookers, la compagnia per cui lavoro, ho trovato 128 colleghi provenienti da ogni parte del mondo, grazie ai quali la giornata passa sempre velocemente.
E dimmi la verita’, cosa ti manca dell’Italia?
Solo due cose: i miei amici e la mia famiglia. Per quanto riguarda il cibo, me ne sono fatta una ragione 🙂 . Nonostante questo, al momento, non penso proprio di ritornare.
Oggi parliamo con Giovanni che vive a Tenerife e che ci racconta com’e’ vivere in questo posto incantevole delle isole Canarie.
Ciao Giovanni, raccontaci il motivo per cui hai lasciato l’Italia.
Ho lasciato l’Italia perche’ ero disoccupato e non trovavo nulla se non lavoretti stagionali in bar e ristoranti, allora mi sono detto che tanto valeva fare lo stesso lavoro all’estero e imparare una lingua straniera.
Di che zona sei ?
Sono della provincia di Ancona
Quando hai lasciato l’Italia avevi gia’ un lavoro o sei partito all’avanscoperta?
Sono partito solo con qualche contatto, ma non avevo un lavoro
Come ti sei organizzato? Conoscevi qualcuno? Hai vissuto i primi giorni in ostello? Come ti sei mosso appena arrivato?
Sono partito con un pacchetto volo piu’ una settimana di hotel, molto economico. Una volta arrivato sul posto ho incominciato la ricerca di una sistemazione. E’ veramente semplice affittare una camera a Tenerife, soprattutto nella zone sud.
Perche hai scelto Tenerife?
Perche’ mi hanno sempre attirato le isole Canarie e ho pensato che Tenerife fosse quella che offrisse piu’ lavoro di tutti. Una volta arrivato mi sono accorto che la crisi c’e’ pure qui e trovare lavoro non e’ stato affatto semplice.
Quali secondo te sono gli aspetti positivi, nel settore lavorativo e nella tua vita privata, che qui trovi mentre in Italia no?
Vivere a Tenerife e’ veramente strano. E’ difficile fare amicizia, la vera amicizia. Si conoscono centinaia di persone nuove a settimana, la gente viene in vacanza per una massimo due settimane e poi riparte. All’inizio e’ davvero entusiasmante, pero poi capisci che dopo 3 mesi non hai ancora stretto vera amicizia con nessuno. Sotto l’aspetto lavorativo, ho avuto dei problemi all’inizio per ottenere il N.I.E., ho dovuto aspettare piu’ di un mese per ottenerlo, e cio’ ha bloccato la mia ricerca del lavoro.
Cosa ti manca dell’Italia?
Niente, qui ho tutto. Le cose che mi mancano non sono cose che l’Italia mi da, ma sono solo gli affetti personali.
Ciao Gigi, siamo contenti di avere la testimonianza di un ragazzo del sud italia che ha trovato lavoro ed e’ riuscito a costruirsi un futuro all’estero. Quindi cominciamo subito con la classica domanda, perche’ hai lasciato l’Italia?
Ho perso il lavoro e dovendomi ricostruire una vita dall’inizio ho preferito trasferirmi in un paese dove ci sono piu’ possibilita' e il valore delle persone conta piu’ delle raccomandazioni.
Di che citta’ sei esattamente?
Napoli
Quando hai lasciato l’Italia avevi gia’ un lavoro o sei partito all’avanscoperta?
Sono partito all’avanscoperta, ma avevo gia’ preso dei contatti con alcune agenzie di lavoro ad Amsterdam
Come ti sei organizzato? Conoscevi qualcuno? Hai vissuto i primi giorni in ostello? Come ti sei mosso appena arrivato?
Sono stato ospite i primi giorni a casa di amici, poi ho trovato una casa in affitto abbastanza economica, precaria e senza contratto per l’inizio; dopo aver trovato lavoro (ci ho messo solo 5 giorni, e dopo altri 7 gia’ stavo lavorando) ho cercato una sistemazione migliore
Perche hai scelto l’Olanda e piu’ precisamente Amsterdam?
Ho scelto una citta’, non una nazione, Amsterdam! Il motivo? Ero alla ricerca di una citta’ “libera”, tollerante, aperta alle diverse culture del mondo, cosmopolita e, allo stesso tempo, a misura d’uomo, sicura e con una qualita’ delle vita alta
Quali secondo te sono gli aspetti positivi, nel settore lavorativo e nella tua vita privata, che qui trovi mentre in Italia no?
La laurea non e’ un prerequisito fondamentale, conta molto di piu’ l’esperienza lavorativa. Il CV di una persona e il colloquio conta di piu’ di una raccomandazione. Il rispetto per chiunque, anche chi fa lavori molto umili, sono tutti rispettati e nessuno, anche se e’ il tuo superiore, si rivolge a te mancandoti di rispetto.
Cosa ti manca dell’Italia?
Il bel clima e la famiglia, ma per niente al mondo tornerei indietro. Solo dopo aver vissuto all’estero mi sono reso conto di quanto sia ingiusto il settore lavorativo in Italia e di quanto sia duro costruirsi una vita da se, se non si hanno i genitori o una famiglia alle spalle.
Qui in Olanda nel giro di 2 anni ho raggiunto uno stipendio che e’ 3 volte quello che prendevo in Italia, ho potuto comprare casa a mio nome senza dover chiedere garanzie a genitori o altro, insomma, ho avuto la possibilita’ di potermi costruire un futuro con le mie mani, cosa che in Italia, da molti anni, e’ impossibile.
Ciao Riccardo, grazie per il tempo che ci concedi. Non perdiamo tempo e cominciamo con la classica domanda: Perche hai lasciato l’italia?
Il discorso e’ complicato. Tutto e’ iniziato 10 anni fa dopo aver fatto l’erasmus in Spagna. Avevo 23 anni e vedere il mondo da un’altro punto di vista mi ha cambiato la vita.
Dopo essermi laureato in Ingegneria elettrica all’universita’ di Cagliari nel 2003 e aver lavorato come ingegnere fino al 2006 avevo capito che continuando in quel modo sarei diventato come i miei colleghi senza capelli la pancetta e stressati dal pensiero di pagare le rate della casa e della macchina.
Cosi’ ho mollato tutto e sono partito in Irlanda, a Cork a fare un corso di inglese, alla fine ci sono rimasto 6 mesi ed ho lavorato nel booking department di una grossa compagnia alberghiera. Da allora e’ inziato il mio pellegrinaggio. Nel frattempo ho lavorato nel settore turistico, ho fatto un corso di comunicazione finanziato dall’unione europea, un Master in International Tourism Management grazie ad una borsa di studio della regione sardegna, ho fatto un internship a Panama ed ora sono Customer Relation Manager per una importante destination management company asiatica.
Ho lasciato l’italia perche’ dentro di me sentivo la voglia di scoprire il mondo!
Di che citta’ sei?
Io sono nato e cresciuto a Monastir, un paese di meno di 5000 abitanti a 20km da Cagliari in Sardegna. Ho fatto le scuole superiori (istituto tecnico industriale) e l’universita’ (ingegneria elettrica) a Cagliari.
Quando hai lasciato l’Italia avevi gia’ un lavoro o sei partito all’avanscoperta?
La prima volta, come dicevo prima, quando sono partito in Irlanda ero in avanscoperta! Tutto da solo! Ho avuto una piccola assistenza da parte una piccola agenzia gestita da un ragazzo italiano che per 2 lire mi aveva trovato sistemazione ed era venuto a prendermi in aeroporto.
Quando sono andato a Panama avevo organizzato tutto tramite la business school dove ho fatto il Master ed invece sono arrivato ad Hanoi in Vietnam, dopo aver firmato il contratto! Ci tengo a sottolineare che avevo trovato il lavoro in una inserzione su internet ed ho effettuato vari colloqui al telefono e su skype.
Come hai fatto a trovare lavoro dall’Italia?
Molto semplice. Se sai quello che vuoi fare e’ tutto piu’ semplice. Io cercavo un operatore inbound che cercasse una figura professionale con almeno tre lingue Italiano/spagnolo/inglese disposta a trasferirsi in Asia. Tra le varie offerte disponibili ero stato contattato da un operatore in Cina, uno in Thailandia e giust’appunto Vietnam. Alla fine dopo i vari colloqui telefonici e su skype diciamo che e’ stato il Vietnam a scegliere me.
Perche hai scelto il Vietnam?
Come ho detto prima, e’ stato il Vietnam a scegliermi. Io volevo andare in Asia. Cina , Corea del Sud e thailandia erano le mie mete. Alla fine e’ stato il Vietnam a scegliermi e nel giro di qualche giorno la mia vita e’ stata completamente rivoluzionata.
Quali secondo te sono gli aspetti positivi, nel settore lavorativo e nella tua vita privata, che qui trovi mentre in Italia no?
Bhe! E’ molto facile risponderti. Quando sei all’estero, o meglio fuori dall’europa, e sei Italiano parli 3 o 4 lingue, hai una esperienza lavorativa multisettore, hai un back ground culturale dovuto al percorso di studi di medio/alto livello, la gente ti rispetta!
Non hai bisogno di essere amico, cugino, parente di qualcuno per accedere a posizioni di rilievo. Questo fatto, che in Italia non esiste, non fa che accrescere la tua autostima perche’ ti rendi conto che tutti i sacrifici fatti da te, e dalla tua famiglia, sono serviti a qualcosa, sono serviti a proiettarti nel mondo, al difuori delle quattro mura ammuffite che circondano l’italia da almeno 15 anni.
Mio padre, un ex operaio di 60 anni ormai in pensione e mia madre, una ‘semplice’ casalinga hanno lavorato tutta la vita per allevare ed istruire tre figli maschi. Io sono il maggiore, gli altri due sono laureati uno in architettura e l’altro in economia ed anche loro altalenano la loro vita all’estero.
‘Per fortuna’ non siamo figli di ingegneri, avvocati, notai o uomini politici ma apparteniamo a quella classe media operaia FIERA che per riuscire ad affermarsi deve sgomitare, fare tanti sacrifici e non abbassare mai la testa. Ma che sa ottenere quello che vuole senza accettare nessun compromesso!
Cosa ti manca dell’Italia?
Negli ultimi 4 anni sono stato in Irlanda, Uk, Danimarca, Svezia, Croazia, Slovenia, Argentina, Panama, Thailandia, Laos, Cambogia e Vietnam.
A Maggio tornero’ in Sardegna per vedere la mia famiglia ed i miei amici di sempre, ma solo per un paio di settimane, poi tornero’ qui a continuare la mia avventura.
Cosa mi manca dell’Italia? Mi manca quell’immagine malinconica e romantica di una Italia fiera che veniva rappresentata affettuosamente come pizza mandolino mamma, esportatrice di cultura, buone maniere a galanteria e che e’ stata sostituita da scandali politici, protituzione e bigottismo.
Grazie mille Riccardo, vuoi aggiungere altro a questa interessante intervista?
Si, spero di non essere stato troppo duro, ad ogni modo permettimi di dare un consiglio ai piu giovani.
Se siete ancora all’universita’, fate l’erasmus.
Se state decidendo che vacanza fare, fatevi un inter rail in giro per l’europa!
Se vi siete appena laureati partite immediatamente a costo di fare i lava piatti!
Se come me ad un certo punto vi accorgete che nella vostra vita c’e’ qualcosa che non va...affrettatevi a cambiarla! Altrimenti cadete nella trappola del come quando si vuole smettere di fumare...non e’ mail il giorno giusto...
Molti mi dicono... “tu hai avuto coraggio, mai non lo so se voglio vivere per sempre fuori” questa e’ la piu’ grande sciocchezza che abbia mai sentito. La maggiorparte della gente pensa che lasciando l’Italia possa perdere qualcosa metre invece ci puo’ solo guadagnare.
Sono partita in Erasmus l’anno scorso per un periodo di nove mesi a Parigi; decisi di fare domanda per il programma di scambio per una serie d’incidenze personali. Già prima dell’arrivo in Francia pensavo vagamente a un trasferimento definitivo, sicuramente l’esito delle elezioni politiche 2008 ha influito nella mia decisione! La politica è un argomento molto discusso nella mia famiglia, cosa che non si può dire di ormai molte famiglie italiane.
Il progressivo disinteresse dei giovani verso la politica e il proprio personale futuro, la tendenza al totale “laissez-faire”, l’esasperazione dei toni e dei temi, il razzismo latente e crescente mi hanno davvero scoraggiata. La mia è stata forse un scelta “vigliacca” ed egoista, anche se stimo che ci voglia del coraggio a lasciarsi tutto alle spalle e a ricominciare da zero. La migrazione è un percorso difficile, talvolta doloroso, talvolta galvanizzante, ma fa parte della storia umana tutta, i motivi non sono sempre chiari nemmeno al migrante stesso.
Sono rimasta per amore, ho incontrato una persona straordinaria che mi ha cambiato la vita, andare a vivere insieme è stato un passaggio del tutto naturale.
Sono rimasta perchè ho intravisto delle possibilità per la riuscita dei miei studi.
Sono rimasta perchè ho trovato un clima sociale più aperto e continentale, dove i ragazzi escono di casa giovani e imparano a vivere da soli. Non che sia tutto rose e fiori ovviamente!
Quando hai lasciato l’italia avevi gia’ un lavoro o sei partita all’avanscoperta?
No, sono partita per i miei studi come ho detto prima. Inizialmente avevo qualche soldo da parte ed ero beneficiaria di una borsa di studi Erasmus, (non che 250 al mese fossero sufficienti per vivere ma i risparmi che avevo da parte mi hanno aiutata). Oggi faccio l’animatrice per bambini delle elementari, lavoro tutti i giorni alla mensa scolastica e al “centre de loisirs” il mercoledì, un centro d’animazione che il comune mette a disposizione dei genitori dato che il mercoledì i bambini non hanno scuola. Devo dire che è stato decisamente semplice farsi assumere, sempre in regola e con una retribuzione oraria dignitosa. Inoltre sono ancora studentessa, stavolta senza borsa di studi, dunque questo tipo di lavoretti mi aiutano ad arrotondare la fine del mese. Bisogna sottolineare che l’università pubblica francese costa molto meno di quella italiana, circa 370 euro l’anno rispetto ai 1500 euro in Italia, ma non posso ancora usufruire di una borsa su criteri sociali dunque lavorare è necessario, soprattutto per pagare l’affitto, quello sì che è caro. Ma se metto Bologna, la mia città universitaria d’origine, e Parigi su una bilancia, vince nettamente Parigi.
Quando sei partita avevi gia’ un alloggio o una sistemazione? Come ti sei organizzata?
Sono partita senza alloggio e senza lavoro, inizialmente sono arrivata a Parigi coi miei genitori con l’idea di cercare un appartamento. Però una volta presentatami all’università mi hanno proprosto una camera universitaria per erasmus, affittabile solo per un anno scolastico. Evidentemente ho accettato, ho evitato per lo stress di cercare casa a Parigi, che non è proprio una cosa facile! Ho avuto il diritto alla mia parte personale di stress dopo il primo anno scolastico, cercando casa con il mio compagno. Il guaio è che a Parigi domandano un sacco di garanzie, nonchè una montagna di carte che dovrebbero certificare il tuo reddito e le possibilità che hai di pagare l’affitto. Le garanzie italiane ovviamente non sono accettate... non è stata una ricerca rosa e fiori! Inizialmente abbiamo subaffittato 6 mesi un mini- monolocale di 20 metri quadrati, si stava un pò strettini. Oggi finalmente, grazie anche a una buona stella che ci vuole bene, siamo riusciti ad avere un affitto regolare in un bilocale. I vantaggi dell’affitto sono decisamente importanti, posso accedere agli aiuti per l’alloggio per studenti (Allocations familiales), e posso infine regolarizzare la mia situazione. Per il lavoro? Beh un classico; annunci su internet, curriculum a destra e a manca. Devo dire che ho avuto fortuna (oppure siamo talmente poco abituati a vedersi riconoscere un potenziale che ogni cosa mi pare fortuna, anche se non lo è), e ho trovato puntualmente lavoro quando ne avevo bisogno. Avendo un orario ristretto per via dell’università, pensavo fosse più difficile.
Perche hai scelto la Francia e Parigi?
Non so, sicuramente per affinità linguistiche dato che la mia formazione superiore e universitaria non comprendeva le lingue, o le comprendeva minimamente. Poi la scelta è stata guidata anche dai miei studi, l’antropologia è sicuramente sviluppata in Francia, anche in Inghilterra e negli USA ma ho un rapporto “complicato” con l’inglese, lo studio da tempo ma proprio non riesco a parlarlo. Alla fine sarà che ho scelto la Francia per pigrizia- ahahah!-.
Quali secondo te sono gli aspetti positivi, nel settore lavorativo e nella tua vita privata, che qui trovi mentre in Italia no?
Beh, credo che sia più che altro un’intuizione; una senzazione di movimento, di interesse, di passione politica, culturale e sociale. Una ventata di fresco rispetto all’Italia; Parigi è una città storica che non si ferma a contemplare le sue ceneri. Non sta a guardarsi l’ombelico. Ho conosciuto persone con cui poter parlare VERAMENTE, non so spiegarlo meglio, credo che ognuno abbia i propri motivi per vedere El Dorado in una città straniera, motivi personali soprattutto. Ho una visione decisamente negativa dell’Italia rispetto a questo, un continuo rifarsi alle glorie passate quando la realtà attuale (culturale, politica, intellettuale, sociale) è una catastrofe, e la politica non prova per nulla a rimetterla in sesto. Mi sembra al contrario che continui ad attaccarsi ai settori pubblici, alle scuole!, per tappare le falle. Un Paese che non investe sul futuro dei propri figli si può considerare una “grande civiltà”? Io credo di no. Mi fa incazzare dal profondo questo smantellamento sistematico della scuola e della ricerca, forse perchè mi sono votata a una disciplina che fa della ricerca il suo lavoro, mi sa che è per questo.
Cosa ti manca dell’Italia?
Mi manca il cibo ovviamente. Ho imparato ad amare certe abitudini alimentari francesi ma i tortellini sono i tortellini! Potrei fare tutto un articolo sul cibo italiano che vorrei mangiare in questo momento! Mi manca la famiglia. Mi mancano alcuni amici. Mi manca poco in realtà, non ho mai amato veramente la mia città, (sarebbe meglio dire cittadina..) e sono sempre “fuggita” più lontano. Mi manca poter prendere la macchina e andare a fare un giro col mio cane. Mi mancano dei ricordi un pò sfumati, sul verde, la campagna, l’autunno emiliano, il lambrusco. Mi manca andare al ristorante con pochi soldi per mangiare una pizza, comprare la piadina romagnola uscendo dal pub. Ma in fondo sono abbastanza “massaia” per mangiare italiano a casa mia, le abitudini si cambiano, ci si adatta e se ne trovano di nuove. Quello che ho conosciuto io dell’Italia in 21 anni si può tranqillamente sostituire, a parte la mamma e il papà, ma quelli vengono a trovarmi fra pochi giorni!
Incominciamo con la prima domanda: Perche' hai lasciato l'Italia?
I motivi per cui ho deciso di lasciare l’Italia sono stati molteplici. Innanzitutto il lavoro che avevo non mi soddisfaceva e non gratificava la mia educazione scolastica. Poi la situazione economico/politica del Belpaese (bello forse tanti anni fa) non era (e non e’) delle migliori.
Offerte Volo Capitali Europee
In piu’ non sopportavo il malcostume, tipicamente italiano, del clientelismo, specie nell’ambito lavorativo. Insomma vedevo gente senza titoli ne’ meriti che mi scavalcavano solo perche’ magari conoscevano qualcuno ai piani alti dell’azienda o perche’ avevano rapporti stretti coi sindacati. Queste assunzioni e/o promozioni “illuminate” si riescono a sopportare solo per un po’, dopo 3 anni (ci ho messo un po’ a capirlo) ho deciso che era il momento di cambiare aria se veramente volevo costruirmi un futuro.
Quando hai lasciato l’italia avevi gia’ un lavoro o sei partito all’avanscoperta?
La mia e’ stata una decisione lucida e ponderata. Lavoravo a Palermo in un call center da 3 anni e avevo raggiunto l'invidiabile (sic!) traguardo di un contratto di lavoro part-time a tempo indeterminato. Ovviamente, essendomi laureato (in giornalismo) a 24 anni, a 27 ho cominciato a chiedermi quali potevano essere gli sbocchi professionali per me li’, in Sicilia. Dentro di me covavano sempre di piu' rabbia e rancore che venivano alimentati dall'arlecchinesca politica italiana (i DiCo che affondarono Prodi) e dalla sconfortante realta' lavorativa siciliana (feci quasi 2 anni di praticantato GRATUITO presso un magazine culturale online per poi sentirmi dire dal direttore responsabile che non avrebbe potuto mantere la promessa di pagarmi le ritenute d'acconto per il tesserino da pubblicista, cioe' loro hanno fatto finta di pagarmi per 2 anni e poi volevano pure che io pagassi di tasca mia le tasse su quel finto stipendio??? Ovviamente non ho accettato e ho mandato tutto a quel paese!). Ho presentato la lettera di dimissioni e ho fissato una data nella mia testa: 15 novembre 2008, quello sara’ il giorno che lascero’ l’Italia.
Come puoi Notare Peppe,qui non é che gli italiani all'estero siano dallo sputo facile,e di esempi ne puoi trovare quanti ne vuoi,tutti gli italiani all'estero rimpiangono la propria terra,ma si é in questo mondo per vivere una vita con dignitositá,rispetto e avere quel pó di serenitá che oggi e da anni,in italia non si ha piú...Tu stesso sei stato per pochi giorni in Germania e ti sei meravigliato di tutto o di quel poco che hai visto e notato...A nessuno fá piacere Dover fare la valigia e andar via da dove é nato e cresciuto,ma la vita é una sola,ed ognuno cerca di viverla nei migliori dei modi e come tu sai,da anni in italia non ci si riesce piú a costruire un futuro sereno e dignitoso...e cmq,tu conosci ancor meglio la realtá italiana,che poi ci si nasconde o non ci si riesce ad accettare la realtá dell'italia,logicamente fá parte del DNA italiano o meglio dire di ogni umano...Cari saluti Peppe [quote=peppelisibologna]Alcuni non tutti (per fortuna )mi riferisci a colleghi italiani che risiedono all’estero.
Si permettono il lusso di giudicare la nostra ---ITALIA
La madre della pizza , la madre di tutte le bellezze , uno stato dove l’accoglienza e nel DNA dell’essere umano.
Dove l’inventiva e la voglia di fare non manca.
Come fate a giudicare e spalmare letame su una terra che vi ha partorito ,che vi ha reso professionisti del settore , vi ha dato possibilità e dignità.
Perche affossare la dignità di un vostro connazionale , quando servirebbe il contrario e difendere ciò che vi appartiene..
Voglio ricordare a tutti che l’Italia è , e tale rimarrà la terra dei vostri sogni : dove passare momenti di spensieratezza ma soprattutto dove rincontrarsi a vita avanzata .
Buona giornata a tutti cari colleghi con lo sputo facile.
Perche hai lasciato l’italia?
Beh, diciamo che il motivo principale per cui me ne sono andato é stato di ordine personale e non professionale. Giusto aggiungere, peró, che ho deciso di andare in un altro paese perché il mercato del lavoro italiano non mi dava la possibilitá di crearmi una vita dignitosa e autonoma, alla luce degli stipendi medi e del costo della vita. Con la ragazza con la quale poi mi sono sposato, si é semplicemente analizzato in quale dei due paesi ci fossero piú possibilitá di crescita per una coppia giovane, ed abbiamo scelto il Messico.
Quando hai lasciato l’italia avevi gia’ un lavoro o sei partito all’avanscoperta?
Quando sono partito, non avevo nessun contratto di lavoro, ma avevo giá pianificato quali canali avrei potuto stimolare per ottenerne uno nel breve-medio termine. Certo mi ha molto aiutato avere una persona del luogo che mi sponsorizzasse, tanto quanto il cambio favorevole tra euro e peso messicano: con i risparmi di una vita, mi ero giá messo in preventivo qualche mese di disoccupazione e l'eventuale viaggio di ritorno. Diciamo che ho avuto fortuna, ma é stato un rischio calcolato.
Come ti sei organizzato? Conoscevi qualcuno? Hai vissuto i primi giorni in ostello? Come ti sei mosso appena arrivato?
La mia ragazza mi ha ovviamente aiutato all'inizio: attraverso il suo conto bancario locale, le ho spedito parte dei miei risparmi, e con quei soldi ha potuto affittare una casetta in quello che i locali chiamano mini-frazionamento: niente di che, ma ci abbiamo passato i primi mesi di convivenza e poi di matrimonio in maniera piú che dignitosa. Dopo un breve periodo di ambientamento (eravamo vicini a Natale quando sono arrivato), ci siamo attivati seguendo le direttive che ci eravamo preposti: presto e con molta fortuna é arrivata una collaborazione per un corso di italiano presso l'universitá locale, e a luglio sono riuscito ad ottenere il mio attuale lavoro, lo ammetto grazie a conoscenze di mia moglie, cosa assolutamente necessaria nella realtá locale.
Perche hai scelto il Messico?
Penso l'abbiate capito, il Messico non l'ho scelto, é lui che ha trovato me, visto che é la patria di mia moglie. Ma non mi pento della scelta, é un paese davvero meraviglioso.
Quali secondo te sono gli aspetti positivi, nel settore lavorativo e nella tua vita privata, che qui trovi mentre in Italia no?
Prima di tutto, qui ho avuto opportunitá che in Italia mi sarebbero state prescluse, penso soprattutto alla mia collaborazione con l'universitá locale. A livello personale, ho ottenuto abbastanza velocemente un buon livello di vita, posso permettermi di uscire o di viaggiare senza troppe difficoltá, e con queste, tante altre piccole cose che in Italia mi era possibile fare solo in parte e solo vivendo a casa dei miei genitori.
Cosa ti manca dell’Italia?
La mia famiglia, ed il senso di sicurezza che si respira nella nostra provincia: purtroppo uno dei problemi del Messico, ed in particolare della zona dove io vivo attualmente, é proprio la mancanza di sicurezza. Ma questo é un problema tipico di tutta l’America Latina, e, devo dirlo, con qualche accortezza si possono evitare la maggior parte dei problemi. Aggiungerei anche la cucina italiana, anche se, devo dirlo, quella messicana é davvero varia e buonissima, e non é difficile adattarsi: se poi uno vuole farsi una pasta aglio, olio e peperoncino, la globalizzazione ci ha regalato pasta italiana in tutti i supermercati del mondo!
?