Il momento di pagare il conto....
CORRI ITALIA,CORRI......
Sapevamo che prima o poi sarebbe successo. Ma il momento di pagare il conto è arrivato nel peggior modo possibile. Quel debito pubblico, che a differenza di quanto credono più o meno ingenuamente gli indignati non è debito delle banche (come nei Paesi anglosassoni) o di qualcun altro, ma proprio nostro, perché fatto da tutti, è diventato una minaccia mortale per il fragile edificio dell'euro.
Per due volte durante lo scorso il rapporto tra debito e Pil era sceso intorno al 103 per cento, avvicinandosi a quella soglia del 100 che separa i Paesi in difficoltà dai malati cronici. Non c'è stato il coraggio di proseguire, di fare ancora uno sforzo, quando le condizioni erano più favorevoli; e la grande crisi ha fatto il resto. Ma poi il nostro Paese ha perso anche l'ultima occasione, che si era presentata questa primavera una volta approvate le nuove regole europee: tentare un rientro duro, impegnativo, ma almeno il più possibile ordinato, dignitoso, e gestito da casa nostra.
Così ora ci troviamo nella scomodissima posizione di chi deve eseguire in fretta e senza discutere compiti che altri ci dicono di fare. E quindi finirà per farli male, forse a casaccio e sicuramente con esiti più dolorosi. Peggio: siamo nella posizione di chi non si vede riconoscere nemmeno quei compiti che almeno in parte ha fatto (anche in materia di pensioni, ad esempio) per il semplice motivo che ormai ha perso ogni credibilità. Le risatine franco-tedesche sono tristemente simboliche: possono permettersi di sbeffeggiarci persino coloro che, per quanto li riguarda, non stanno facendo proprio una bella figura.
LI DOVEVANO FARE PRIMA I COMPITI A CASA NON DOPO CHE LA SCUOAL LI HA RIMANDATI A CASA ............................... I TITOLI DECENNALI ITALIANI SONO SCHIZZATI AL 6% E CIO' VUOL DIRE CHE TRA 10 ANNI CHIUNQUE SARA' AL GOVERNO DOVRA' PAGARE QUELLA CAMBIALE AVETE CAPITO ???? COMUNQUE SIAMO IN MANO ALLA SPECULAZIONE ED AI GIOCHI SPORCHI DEI BANCHIERI BASTA LEGGERE QUESTO ARTICOLO PER RENDERIS CONTO CHE NON SI SALVA NESSUNO !!! AHIME'
http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2011-10-28/banche-veri-rischi-parigi-225820.shtml
Finanza e Mercati > In primo che prima o poi sarebbe successo. Ma il momento di pagare il conto è arrivato nel peggior modo possibile. Quel debito pubblico, che a differenza di quanto credono più o meno ingenuamente gli indignati non è debito delle banche (come nei Paesi anglosassoni) o di qualcun altro, ma proprio nostro, perché fatto da tutti, è diventato una minaccia mortale per il fragile edificio dell'euro.
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Banche, i veri rischi a Parigi e Berlino
di Morya Longo e Fabio PavesiCronologia articolo29 ottobre 2011Commenta
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Argomenti: Dati di bilancio | Spagna | Intesa Sanpaolo |Mediobanca | Abi | Francia | Germania | Italia | Bnp Paribas
Sono più tossici i titoli che da anni tutti chiamano «tossici», oppure i titoli di Stato che per anni sono stati da tutti considerati a «rischio zero»? L'European banking authority (Eba), imponendo aumenti di capitale per 106 miliardi di euro solo agli istituti più esposti sui titoli di Stato di Italia, Spagna, Grecia, Portogallo e Irlanda, ha dato la sua risposta: sono più pericolosi i bond governativi. Punto a capo. Sta di fatto che, così facendo, l'Eba ha penalizzato banche come quelle italiane o spagnole, ma ha salvato le francesi e le tedesche. Eppure, a ben guardare, in quei Paesi i problemi non mancano: gli istituti sono pieni di titoli tossici, hanno una leva finanziaria più elevata, hanno sempre fatto molto meno credito alle imprese. Il «Sole 24 Ore», numeri alla mano, è in grado di dimostrarlo.
I titoli «tossici» e di Stato.
Per titoli «tossici» si intendono quelle obbligazioni a salsiccia, create impacchettando mutui subprime e titoli strutturati, che da anni non hanno più un mercato. Sono classificati a «livello 3» nei bilanci e pesano in Europa per 337 miliardi. Dove stanno? Soprattutto nelle grandi banche del Nord Europa. Solo il 4% è in Italia. Intesa Sanpaolo e UniCredit, infatti, hanno asset «tossici» in bilancio per soli 3,5 e 10,4 miliardi: si tratta, rispettivamente, dell'8% e del 18% del patrimonio di vigilanza. Percentuali tranquille. Ben diversi, invece, i numeri delle banche tedesche e francesi: Deutsche Bank a fine 2010 aveva 46,6 miliardi di euro di titoli «Livello 3», Commerzbank 5,9 miliardi, Bnp Paribas 32,7 miliardi. Rispetto al patrimonio di vigilanza, Deutsche Bank ha titoli «tossici» per un valore pari al 96%. Ben più del 18% di UniCredit.
Discorso opposto per l'esposizione sui titoli di Stato: è ovvio che le banche dei Paesi in crisi siano piene di bond di casa. Le italiane hanno fatto incetta di BTp italiani (58 miliardi per Intesa e 48 per UniCredit), le spagnole di Bonos locali (53 miliardi il Bbva e 41 il Santander). E questo è il problema: imponendo il rafforzamento parimoniale solo a chi ha tanti titoli di Stato periferici, e non a chi è pieno di titoli «tossici», sono state le italiane e le spagnole ad essere penalizzate. È vero che i titoli di Stato sono rischiosi, ma perché non sono stati considerati tali i tossici?
La leva finanziaria
Stesso discorso per la leva finanziaria, cioè la quantità di attività rispetto al capitale. Ebbene: le banche italiane – calcola l'Abi – hanno la leva più bassa in Europa: gli attivi sono appena 14 volte più grandi del patrimonio netto. Le banche tedesche e francesi, invece, su questa voce hanno l'allarme rosso acceso da anni: la leva è mediamente di 35 in Germania e di 30 in Francia. Insomma: da loro le banche svolgono attività 35 volte maggiori del capitale che hanno, ricorrendo al debito. Per capire la sproporzione: è come se una persona, disponendo di 100mila euro, ottenesse un mega-mutuo per la casa da 3,5 milioni di euro. Impossibile vero? Eppure l'Eba non ne tiene conto.
Il credito alle famiglie
Le banche italiane e spagnole, per contro, sono tradizionalmente più vicine a imprese e famiglie: nel Belpaese (dati Abi) il credito tradizionale rappresenta il 62% degli attivi e in Spagna il 61,4%, contro il 31,7% di Germania e il 30,3% di Francia. Questo significa che in Italia e Spagna le banche hanno sempre fatto più attività bancaria e meno speculazione sui mercati. Questo, ovvio, le espone ai rischi congiunturali: non a caso in Italia i crediti deteriorati – calcolava Mediobanca a fine 2010 – sono molto maggiori che all'estero.
Ma ora si rischia di aggravare la situazione. Se non riusciranno a realizzare gli aumenti di capitale, le banche italiane dovranno per forza ridurre gli attivi: cioè il credito a imprese e famiglie. Mediobanca securities stima un de-leverage (dimagrimento) tra il 17% e il 32% a seconda degli istituti. Questo, di conseguenza, rischia di peggiorare la congiuntura economica e – in estrema conseguenza – di far aumentare i crediti in sofferenza. Il rischio, insomma, è di un avvitamento della crisi bancaria ed economica nei Paesi già deboli.
Per due volte durante lo scorso il rapporto tra debito e Pil era sceso intorno al 103 per cento, avvicinandosi a quella soglia del 100 che separa i Paesi in difficoltà dai malati cronici. Non c'è stato il coraggio di proseguire, di fare ancora uno sforzo, quando le condizioni erano più favorevoli; e la grande crisi ha fatto il resto. Ma poi il nostro Paese ha perso anche l'ultima occasione, che si era presentata questa primavera una volta approvate le nuove regole europee: tentare un rientro duro, impegnativo, ma almeno il più possibile ordinato, dignitoso, e gestito da casa nostra.
Così ora ci troviamo nella scomodissima posizione di chi deve eseguire in fretta e senza discutere compiti che altri ci dicono di fare. E quindi finirà per farli male, forse a casaccio e sicuramente con esiti più dolorosi. Peggio: siamo nella posizione di chi non si vede riconoscere nemmeno quei compiti che almeno in parte ha fatto (anche in materia di pensioni, ad esempio) per il semplice motivo che ormai ha perso ogni credibilità. Le risatine franco-tedesche sono tristemente simboliche: possono permettersi di sbeffeggiarci persino coloro che, per quanto li riguarda, non stanno facendo proprio una bella figura.
Si possono anche scomodare immagini letterarie per raccontare quanto sta accadendo in Italia in questi giorni. C'è la tela di Penelope, la cui evocazione rappresenta però quasi un complimento dato che quella veniva fatta e disfatta con una precisa strategia. Oppure l'ultima sigaretta di Zeno: l'analogia tra la carta che avvolge il tabacco e quella su cui si scrivono le manovre non è così strampalata vista la fine che fanno entrambe, e forse illustra bene l'incapacità di darci un taglio nonostante le quotidiane promesse.
Io vorrei essere più affettuoso verso il mio Paese e ripenso al rimprovero che Charlie Brown regolarmente si beccava dagli amici: quello di essere "wishy-washy", concetto che in italiano se non ricordo male si traduceva con "tira e molla". Un giorno il decreto basta e il giorno dopo non più, un giorno l'Iva non va aumentata e il giorno dopo sì, il contributo di solidarietà va bene però è meglio se lo togliamo, le pensioni quanto ci piacerebbe riformarle ma adesso non è possibile, e in fondo forse non serve.
Purtroppo non è solo un problema di indecisione caratteriale o di comportamenti erratici (sempre per essere buoni) del governo. L'Italia nel suo insieme non ha saputo mostrarsi minimamente unita di fronte al proprio interesse di fondo, cioè ripararsi per quanto possibile dalla bufera, e forse non lo ha nemmeno percepito come tale. E non è utile prendersela con la speculazione o con l'Europa, i cui leader per la verità si sono mostrati spesso altrettanto wishy-washy. Dopo tutti questi mesi è ormai chiaro che il problema non sono le misure in sé e nemmeno i tempi (il pareggio di bilancio sarebbe un obiettivo ambiziosissimo anche nel 2014 visto che lo inseguiamo dai tempi di Quintino Sella) ma la credibilità di chi queste misure le deve attuare, e in qualche modo anche di chi le deve subire, cioè tutti noi. Che dire? Speriamo bene. Di tempo non ce n'è più molto: è domani, Charlie Brown!
che nel 2001 quando è entrato l'euro governava il grande ed unico al mondo RE Silvio Berlusconi ed al suo fianoco sedeva un altro espetto di finanza il Commercialista Tremonti ............ e che la prima stronzata per alzare i prezzi e non controllarli fu fatta dallo Stato quando detto' legge modificando la giocata del LOTTO da 1000 lire ad un euro ......quando invece , come tu sai , la valutazione del change era stata fissata a 1936 lir/1 euro !!!! e da li' tutti si sono sentiti autorizzati a speculare sul cambio ed a rendere automaticamente piu' poveri gli italiani !!!! ma ti devo dire che se non ci fosse stato l'euro in questi anni tra varie crisi .......politiche , terroristiche , petrolifere,finanziarie,industriali ecc ecc [.............la nostra Lira oggi non ci sarebbe piu' per quante volte l'avremmo dovuta svalutare .........saremmo dei bravi campagnoli !!!!!!!!!!!!!!! è facile leggere certi articoli senza fare paragoni e senza storicizzare i momenti ed è sbagliato pensare che l'Euopa potra' contnuare cosi' come sta oggi ............!!!!!! non è un problema di moneta coperta da uno Stato ......è un problema di Europa che ha solo la moneta che la unisce oltre a leggi vessatorie che non fanno riconoscere alcune popolazioni nelle decisioni prese !!!!! non è facile discutere di queste problematiche ma sarebbe opportuno che lo facessero i Grandi ............intanto noi piccoli possiamo solo ricordarci un titolo di un bel libro che ti consiglio " IO SPERIAMO CHE ME LA CAVO " !!!!! CIAO TEDESCONE quote=k.bellin]
pochi sanno che il debito pubblico è una presa in giro. è iniziato tutto quando gli stati hanno dato la sovranità monetari alle banche. In quanti sanno che la baca di italia è una spa privata? e che solo il 5% delle azioni appartiene all'inps? e che la BCE è un'insieme delle banche centrali europee a cui spetta una percentuale e che quindi è privata? vi sembra normale che la bce stampi i soldi a 30 cent di € in malesia e li PRESTI in cambio di titoli di stato alle nazioni e che poi glieli devono ridare con gli interessi? quando kennedy firmò una legge dove si diceva che gli stati uniti si riprendevano il diritto di emettere moneta lo assasinarono subito e il suo successore elimino come prima cosa proprio quella legge.
Le banche centrali mettono come passività l'uscita di denaro al valore nominale, il che vuol dire che quando emettono una banconota da 100 euro che gli è costata 30cent non pagano le tasse sui 99,7€ perchè risulta che hanno avuto un'uscita di 100€. e dove finiscono tutti sti soldi? e dove prende la bce i soldi per comprare i debiti pubblici? lo sapete che la bce ha la sede alle caiman? vi sembra normale che una banca privata dica ad un governo le misure economiche che deve prendere?
sapete che l'unica nazione che conserva ancora la sovranità monetaria è la Cina? non vi sembra starno che la Cina si và a comprare i bond americani e delle altre nazioni? ma dove li trova tutti sti soldi se le aziende in cina praticamente non pagano tasse? ve lo dico io li stampa! e così dovremmo fare anche noi! i soldi sono uno strumento che dovrebbe essere nelle mani dello stato non di banche private che ce li prestano e poi ci ricattano. è un'economia contorta che fà guadagnare solo i banchieri. vi sembra normale che dall'ultime vertice è emerso che bisogna fare solo tagli alla spesa pubblica e contemporaneamente viene aumentato il fondo salva banche?
http://www.nocensura.com/2011/10/lallegra-truffa-delle-banche-centrali.html