PER DAIO I. RICETTA PIZZA DOC
ciao ti invio la ricetta della pizza doc indicata da abilyty.
la farina che indicano è farina 00 rinforzata
Pizza Napoletana
Per ottenere il prodotto finito “Pizza Napoletana” è indispensabile seguire un procedimento preciso che tiene conto sia dei materiali usati che delle tecniche adoperate.
La garanzia di una buona riuscita della Pizza è legata alla corretta esecuzione del procedimento, in tutte le sue caratteristiche, che elenchiamo di seguito:
Il prodotto tipico “pizza napoletana” deve avere le seguenti caratteristiche nelle sue due varianti:
a) marinara: supporto di pasta condita con pomodoro, aglio, origano e sale
b) margherita: supporto di pasta condita con pomodoro, mozzarella o fior di latte, olio, sale e basilico.
I prodotti che dovranno essere utilizzati per la produzione della “pizza napoletana” dovranno avere caratteristiche che vengono riportate nel presente testo.
Impasto
La tecnica di impasto da utilizzare è riconducibile al sistema diretto. Tutta l'acqua necessaria viene posta nell'impastatrice e si aggiungono in successione il sale ed il lievito (stemperato direttamente nell'impastatrice); si avvia la macchina e si aggiunge la farina a pioggia sino al raggiungimento della consistenza desiderata (punto di pasta). L'introduzione della farina per evitare la formazione di grumi dura circa 10 minuti; l'impasto viene quindi lavorato per 30 minuti (ossidazione).
Per garantire l'uniformità del prodotto, al variare delle condizioni stagionali, sarebbe consigliabile l'uso di celle di fermentazione a temperatura ed unidità controllabili.
Le impastatrici utilizzate sono, in genere, del tipo a “forcella” o a “spirale” a doppia velocità: adatte quindi alla realizzazione di impasti medio-duri o teneri. L'impastatrice a spirale rispetto a quella a forcella consente una minore aerazione (ossidazione) dell'impasto e sviluppa una maggiore quantità di calore. L'uso delle impastatrici a “bracci tiffanti” consentirebbe tempi di lavorazione più brevi ed un'ottima aerazione dell'impasto. Una eccessiva lavorazione (con il conseguente riscaldamento meccanico) comporta “incordatura” dell'impasto cioè l'organizzazione sotto forma di fibra della maglia glutinica con grave pregiudizio delle proprietà meccaniche.
Farina
Farina 00 deve presentare un buono stato di conservazione e di umidità.
Lievito
Dovrà essere utilizzato un lievito di birra fresco di uso casalingo in confezioni da 25 – 500 grammi.
Sale
Dovrà essere utilizzato sale marino.
Dosi di impasto
Si riporta un valore dei vari ingredienti ottimale raccomandato rapportato a litro d'acqua.
Acqua= 1 lt
Sale= 50 g
Lievito= 5 g
Farina= 1,8 Kg
Tempo di impasto= 10 minuti per agg. Farina
20 minuti lavorazione
(deve raggiungere il punto di pasta)
Lievitazione= in macchina o madia legno 4 h
“Staglio”= in panetti 180 g circa
Lievitazione= in cassette legno 1 h
Temperatura= ambiente (T: 25°C)
Umidità=
Conservazione= 2-3 ore temperatura ambiente
L'impasto, a fine lavorazione, tolto dall'impastatrice e posto a riposare su di un marmo o in una madia di legno, viene ricoperto da un panno umido onde evitare l'indurimento della superficie per evaporazione. L'impasto risulta “grasso” all'aspetto e “liscio” al tatto; dal punto di vista delle proprietà meccaniche risulta “molto estensibile” e “poco elastico”.
L'impasto viene quindi sagomato (formatura o staglio) sotto forma di palline di 180 grammi circa con tecnica che ricorda la preparazione delle mozzarelle (mozzatura).
Olio
La preparazione della pizza prevede l'aggiunta di uno strato di olio sopra gli ingredienti disposti nella zona centrale in modo da consentirne una cottura uniforme, evitando la perdita di umidità e dei componenti volatili e permettendo la formazione di bolle di aria nel bordo esterno della pizza (il cosiddetto “cornicione”).
Nonostante che la temperatura e la durata della cottura per la pizza non siano drastiche, la scelta dell'olio da utilizzare ricade su quello con maggiore resistenza alla ossidazione e con stabilità ad alte temperature, cioè sull'olio di oliva.
L'olio di oliva ottenuto da pressione a freddo che non ha subito processi di raffinazione, cioè l'olio extra vergine e quello vergine, contiene inalterati gli antiossidanti naturali quali i tocoferoli. Pertano l'olio che si presta meglio alla cottura è l'olio di oliva, in particolare l'extravergine.
L'olio extra vergine di oliva da utilizzare nella preparazione della pizza deve essere assente da difetti, alla analisi sensoriale. In particolare sono da escludere quelli con gusto grossolano o particolarmente amaro, retrogusto aspro-pungente, flavor cetriolo o cotto o rancido o riscaldo o vecchio.
Tra gli oli extra vergini di produzione regionale risultano particolarmente adatti quelli dal flavor fruttato o mandorlato, entrambi preferibili dolci piuttosto che amari.
Si consiglia l'uso di olio extra vergine di oliva di produzione Campana del flavor fruttato o mandorlato.
Pomodoro
L'utilizzazione del pomodoro fresco, anche se auspicabile specie in regioni nelle quali la sua produzione raggiunge buoni livelli sia quantitativi, non viene, in genere, utilizzato perchè risulta con elevato contenuto in acqua. D'altra parte, il tempo di “campagna” del pomodoro garantirebbe l'utilizzazione del prodotto solo per un limitato e ben definito periodo dell'anno.
Riteniamo, pertanto, che possa e debba essere utilizzato un prodotto presente sul mercato in ogni periodo dell'anno e che non presenti un elevato grado di variabilità nell'arco di uno stesso anno di produzione o tra un anno e l'altro.
Il pomodoro, specie se sotto forma di pelati dovrà, per il possibile, essere sgocciolato e poi frantumato ed omogeneizzato a mano.
Il pomodoro che è consigliabile usare nella preparazione della “pizza napoletana” è il “pomodoro S. Marzano”. La denominazione di “pomodoro S.Marzano” senza altra qualificazione è riservata al pomodoro ottenuto dall'ecotipo S. Marzano nell'agro Sarnese-Nocerino.
E' consentita l'aggiunta di succo di pomodoro, succo di pomodoro parzialmente concentrato.
Un discorso completamente a parte merita l'uso dei pomodorini di Corbara o il pomodorino “tondo col pizzo” delle pendici del Vesuvio e Monte Somma (il “piennolo” napoletano); si tratta, infatti, di un tipo di pomodoro prodotto, in genere, in regioni collinari, a basso contenuto d'acqua. E' possibile l'approvvigionamento del prodotto fresco o conservabile appeso, negli stessi locali della pizzeria, in ogni periodo dell'anno.
Mozzarella
E' consentito l'uso esclusivamente di “Mozzarella di Bufala Campana” o anche “Fior di latte di Bufala Campana”.
Formaggio
Nella storia della “pizza”, probabilmente, il formaggio “tipico” che veniva utilizzato era il “caciocavallo” invecchiato e grattuggiato. Altro possibile formaggio “tipico” da pizza era il “pecorino”.
Nella formulazione della ricetta della pizza è entrata nell'uso l'utilizzazione del “parmigiano reggiano” e del “grana padano” da soli o miscelati con pecorino.
In genere viene utilizzato il “parmigiano reggiano” o il “grana padano” unitamente alla “mozzarella”, mentre si preferisce utilizzare il “pecorino” solo o miscelato ad uno dei due precedenti nel caso che nella formulazione della ricetta entri il fior di latte.
Comunque riteniamo che il formaggio non debba essere messo sulla pizza napoletana.
Basilico
Aglio
Origano
Tecnica di preparazione
Impasto:
Su un piano di marmo verrà posto il panetto cresciuto e, aiutandosi con un poco di farina, per evitare che parte della pasta possa aderire al piano di lavoro, con un movimento dal centro verso la periferia, la pasta verrà stesa fino a raggiungere uno spessore al centro di 1 centimetro. Questo lavoro con le mani in funzione dell'abilità del pizzaiolo determinerà lo spostamento dell'aria, contenuta nelle alveolature della pasta, verso la periferia del disco, che
resterà più gonfio. Sarà quest'ultimo che, a termine di lavorazione, darà il così detto “cornicione” che manterrà gli ingredienti all'interno.
E' esclusa, per la preparazione della pizza napoletana l'uso di strumenti per la stesura come macchine a disco o matterello di legno. L'uso, infatti, di tali strumenti determinerà il non omogeneo spostamento dell'aria dell'alveolatura; si otterrà, quindi, la formazione al centro del disco, di una zona stratificata di pasta, divisa da aria nell'intercapedine.
Guarnizione:
marinara
pomodoro 30 g
olio extra vergine di oliva 7 g
aglio 1 spicchio
origano 0,5 g (un pizzico)
sale quanto basta
Con una “cucchiaia” di legno si deposita il pomodoro al centro del disco di pasta e, con movimento rotatorio, si provvede uniformemente in tutta la zona centrale.
Lo spicchio d'aglio, privo della corteccia dura, viene tagliato in fettine sottili con un “raschietto”; le fettine vengono sparse sulla superficie del pomodoro.
L'origano e il sale vengono distribuiti sulla superficie del pomodoro con movimento ordinato, facendo in modo che la distribuzione sia la più omogenea possibile.
L'olio extra vergine di oliva viene deposto con movimento a spirale, partendo dal centro verso la periferia, utilizzando un orciuolo in rame con becco sottile.
Margherita classica
pomodoro 30 g
olio extra vergine di oliva 7 g
mozzarella di bufala 50 g
basilico un ciuffetto
sale quanto basta
oppure
pomodoro 30 g
olio extra vergine di oliva 7 g
fior di latte 50 g
pecorino 10 g
basilico un ciuffetto
sale quanto basta
Con una “cucchiaia” di legno si deposita il pomodoro al centro del disco di pasta e, con movimento rotatorio, si provvede a distenderlo uniformemente in tutta la zona centrale.
La mozzarella o il fior di latte, tagliati in pezzetti non molto spessi, verrano distribuiti uniformemente sulla superficie del pomodoro.
Il formaggio, se usato, verrà sparso sulla superficie della pizza con movimento rotatorio in modo che sia sparso uniformemente.
Il sale, a seconda del gusto, verrà sparso uniformemente sulla superficie della pizza.
L'olio extra vergine di oliva viene deposto con movimento a spirale, partendo dal centro verso la periferia, utilizzando un orciuolo in rame con becco sottile.
Margherita “extra”
pomodoro 20 g
pomodorini freschi “Corbara”
o “col pizzo” (piennolo) 60 g
olio extra vergine di oliva 7 g
mozzarella di bufala 80 g
basilico un ciuffetto
sale quanto basta
Con una “cucchiaia” di legno si deposita il pomodoro al centro del disco di pasta e, con movimento rotatorio, si provvede a distenderlo uniformemente in tutta la zona centrale.
La mozzarella, tagliata in pezzetti non molto spessi, verrà distribuita uniformemente sulla superficie del pomodoro.
I pomodorini verranno prima spezzati con le mani, quindi disposti uniformemente sullo strato di mozzarella.
Il sale, a seconda del gusto, verrà sparso uniformemente sulla superficie della pizza.
L'olio extra vergine di oliva viene deposto con movimento a spirale, partendo dal centro verso la periferia, utilizzando un orciuolo in rame con becco sottile.
L'interposizione del pomodoro tra il disco di pasta e lo strato di mozzarella è essenziale per impedire che dal contatto tra i carboidrati presenti nella farina e le proteine presenti nella mozzarella al calore possano generarsi complessi di Maillard, dannosi e che potrebbero alterare il sapore della pizza.
Cottura:
Prima di poter parlare della cottura della “pizza napoletana”, ci sembra essenziale descrivere sia il forno che gli attrezzi necessari non solo dal punto di vista della memoria storica, o, come direbbe qualcuno, del folclore.
Il forno così come utilizzato e tramandato dalla storia delle pizzerie napoletane rappresenta parte integrante del corretto procedimento, perché, solo se cotta in un forno a legna come verrà descritto in seguito, la pizza potrà conservare le sue caratteristiche salienti in qualsiasi parte del mondo venga preparata.
Il forno
Il forno da utilizzare per la cottura della pizza è il forno a legna tipico delle pizzerie di Napoli e della Campania.
La garanzia di un risultato eccellente è data principalmente dai materiali utilizzati per la costruzione del forno, che normalmente sono di origine napoletana, così come illustrato nel sito www.ilsegretodellapizza.it alla pagina “caratteristiche principali del forno”.
Esso è costruito da una base di mattoni refrattari e da una cupola anch'essa di materiali refrattari.
Il forno viene preriscaldato utilizzando legna che non dia fumo o odori che potrebbero modificare l'aroma della pizza stessa (quercia e ulivo).
Le pizze verranno deposte con la pala in legno distribuite nella zona del forno dove non c'è legna che arde; il pizzaiolo, utilizzando la pala in acciaio provvederà a spostare le pizze sia come posizione, sia ruotandole in modo da farle cuocere in maniera uniforme.
Le pale
Normalmente le pale sono due:
pala in legno: serve per infornare la pizza. Il pizzaiolo cosparge la pala con un poco di farina, per consentire il facile scivolamento della pizza dalla pala nel forno. Questo avviene con un rapido colpo di polso, tenendo la pala ad un angolo di 20-25° rispetto al piano del forno stesso.
Pala in acciaio: serve a spostare la pizza nel forno e a sfornarla dopo la cottura.
La temperatura
Le temperature che vengono raggiunte nel forno a legna sono piuttosto alte; esse oscillano tra i 450 e i 485°C.
La temperatura di esercizio viene raggiunta preventivamente, accendendo il forno alcune ore prima dell'inizio della preparazione delle pizze. In genere si ritiene raggiunta questa temperatura quando il soffitto scuro assume prima un colore rossastro e successivamente bianco.
La cottura avviene direttamente sulla platea del forno e la pizza viene rigirata in modo da esporre l'intera superficie al calore raggiante.
In qualche caso il pizzaiolo aumenta la temperatura interna del forno mediante l'aggiunta di “pampuglia” di legno che consente di ottenere una rapida fiammata ed un istantaneo innalzamento della temperatura.
Aspetto finale della pizza
La pizza a fine cottura presenta un cornicione regolare, gonfio, privo di bolle e bruciature, di colore dorato e dal profumo caratteristico di pane; la parte centrale risulta morbida (in quanto il condimento ostacola l'evaporazione).
La pizza è agevolmente ripiegabile su se stessa (a libretto o a portafoglio).
Seguire attentamente le istruzioni è il risultato sarà garantito. Lello Magnetti
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Falcon