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(@pinos58)
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C'E' UN'ALTRA CAPRA ,CHE NON SEI TU PER CARITA' NON TI OFFENDERE , CHE , OLTRE  NICOLA PORRO DEL GIORNALE , SCRIVE SUL FATTO QUOTIDIANO COSE CHE ASSOMIGLIANO UN PO' ALLE IDEE CHE PROPONEVO IO !!!!!!!!!! MA TUTTO CIO' NON PRESUPPONE CHE TU POSSA CAMBIARE IDEA E VENIRE NEL MONDO DELLE CAPRE EH........PUOI LIBERAMENTE RIMANERE NEL MONDO DEI SOGNI ADDIO !!!!

QUASI QUASI MI VADO A COMPRARE UNA PIZZERIA IN GRECIA ...........TRA QUALCHE ANNO !!!!

ECONOMIA & LOBBY | di Matteo Cavallito

7 luglio 2011

 

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Più informazioni su: AteneBancarottaCrisiDebitoDefaultFallimentoGreciaPortogallo

La Grecia è fallita all’80,6%

Il costo di assicurazione dei titoli di Atene è raddoppiato nell’ultimo trimestre. Ora la Grecia, spiegano gli analisti di Cma, ha 8 probabilità su dieci di dichiarare bancarotta nei prossimi cinque anni. Atene, insomma, è prossima al fallimento. Così come il piano di salvataggio europeo

Ormai è ufficiale, tanto più che in questi casi, come noto, il potere decisionale resta una prerogativa dei mercati. La Grecia è andata e non c’è modo di recuperarla. Mentre Francia e Germania discutono le varie possibilità di eutanasia debitoria – reprofiling, rollover, restructuring e così via – gli operatori finanziari hanno emesso la loro sentenza. Senza appello. La probabilità che Atene dichiari bancarotta da qui a cinque anni è pari ormai all’80,6%. A renderlo noto Cma Datavision, insieme alla collega Markit la principale società di monitoring del mercato dei derivati extra borsistico. La relazione trimestrale resa pubblica ieriparla chiaro: la Grecia è clinicamente morta e il Portogallo rischia seriamente di ritrovarsi disorientato in un labirinto senza uscita.

Nel corso dell’ultimo trimestre il costo di assicurazione dei crediti con Atene è riuscito nella clamorosa impresa di raddoppiare. Il prezzo dei Credit default swaps sulle obbligazioni a cinque anni emesse dalla Grecia è schizzato a quota 2.100,3 punti base contro i 1.037,2 registrati a inizio aprile. In sintesi: chi ha assicurato tre mesi fa 10 milioni di controvalore sui bond ellenici quinquennali ha pagato poco più di un milione, già di per sé una cifra mostruosamente alta. Chi lo ha fatto al 30 giugno scorso, ovvero una settimana fa, ha dovuto sborsarne 2,1. Dati alla mano si parla di un +102,5% nello spazio di tre mesi, un aumento senza eguali.

Il prezzo dei Cds, ovviamente, resta uno degli indicatori principali dello stato di salute contabile di una nazione. Se non altro per la sua capacità di misurare la fiducia del mercato. Proprio per questo l’espansione senza controllo del prezzo dei derivati assicurativi finisce per ribadire quel concetto che è ormai chiaro agli analisti di tutto il mondo e a quella classe di politici e regolatori europei che ancora fanno finta di credere nelle possibilità di recupero della disgraziatissima repubblica ellenica. Secondo Cma, il dato sui costi assicurativi si tradurrebbe per la Grecia in 8 possibilità su dieci di fallire entro il 2016. Per capire la gravità della situazione bastano pochi paragoni: il Venezuela, secondo in classifica per prezzo dei Cds, ha una probabilità di default di poco superiore al 51%, contro il 47% circa di Portogallo e Irlanda. L’Italia viaggia a quota 14,3%contro il 20,8 della Spagna. La Norvegia, il Paese più “sicuro” del Pianeta, ha meno di 2 possibilità su cento di dichiarare default. L’Argentina, un evergreen del rischio sovrano, ne ha circa 1 su tre.

I dati resi noti da Cma certificano almeno un paio di conclusioni. La prima è relativa alla valutazione delle politiche di salvataggio messe in atto dalla Bce, una sorte di replica dei piani di soccorso delle banche realizzati all’inizio della crisi con il coinvolgimento forzato dei contribuenti. Se la strategia di sostegno al settore privato si è rivelata ad oggi sostanzialmente vincente (seppure con la spada di Damocle dei titoli tossici tuttora in via di smaltimento), quella di aiuto agli Stati sovrani ha costituito un totale fallimento.

Grecia e Portogallo hanno ricevuto decine e decine di miliardi di euro di finanziamento ma il mercato non ha espresso fiducia. Niente investimenti significa recessione, recessione significa riduzione del Pil e deterioramento del rapporto di quest’ultimo con il debito. In sostanza, il denaro ricevuto è servito a malapena per pagare gli interessi su quei titoli di Stato che, presto, potrebbero valere meno della carta su cui sono stampati. Il declassamento del rating portoghese in area junk rappresenta “l’inizio della fine”, ha scritto oggi sul Guardian il columnist finanziario Phillip Inman secondo il quale per l’Europa sarebbe giunto ormai il momento di ammettere che i bailout di Atene e Lisbona (concediamo ancora il beneficio del dubbio a Dublino) rappresentano nient’altro che una scommessa ormai perduta. Difficile dargli torto.

Il secondo ordine di problemi riguarda invece la liquidazione del mercato parallelo dei derivati, ovvero di quegli stessi Cds che sono proliferati con la crisi dei debiti. In Europa, come detto, nessuno se la sente di dare il via libera alla bancarotta vera e propria (quella in stile Buenos Aires, per intenderci) preferendo al contrario alcuni eufemismi di mercato come l’ormai celebre rollover che tanto piace a Parigi. Il problema, però, è che una rinegoziazione che implichi non solo un allungamento delle scadenze ma anche una perdita sui premi originariamente accordati costituisce per definizione un default.

A chiarire il concetto ci ha pensato in questi giorni Standard & Poor’s, promettendo di declassare i titoli rinegoziati in area “D”. Il downgrade aprirebbe la strada a una nuova ondata di problemi: il primo riguarderebbe la Bce che a quel punto non potrebbe più accettare i titoli ellenici come collaterali; il secondo chiamerebbe in causa le banche americane alle quali i creditori europei di Atene potrebbero chiedere la liquidazione dei Cds. Ma siamo sicuri che un default “controllato” possa essere assimilato a una bancarotta vera e propria? E’ davvero certo che gli istituti americani accetteranno di subire importanti perdite di fronte a una situazione ancora poco chiara? Insomma, si tratta di stabilire se le grandi banche Usa saranno disposte a pagare oppure se inizieranno a dare battaglia come ogni compagnia assicurativa “che si rispetti” per la quale, ovviamente, il cliente non ha mai pienamente ragione. Il dubbio resta, e a oggi è difficile sperare in un chiarimento.
 

 

[quote=lucky75]

Prendo atto che una TESTA DI CAPRA come te che si augurava un fallimento della grecia, senza pensare all'effetto domino che si sarebbe verificato sull'economia di TUTTI gli altri stati, voglia spiegare economia a me.

Per di più blaterando di sprechi vari tipici di qelle teste vuote in camicia verde, tuoi COLLEGHI.

LEGGI: https://www.pizza.it/forum/varie/lottusit%C3%A0-tedesca

INVECE DI DIRE CAXXATE.

L'Europa non è ancora unita ma si è fatto un piccolo passo in avanti.

PER ME SARA' UNITA QUANDO SI ARRIVERA' AD UN DEBITO EUROPEO CON FISCALITA' EUROPEA.

Ora però sta alla grecia utilizzare bene quel miliardo di euro che gli darà il PIANO MARSHAL(per favorire l'occupazione e la crescita ).

Della diminuzione dei tassi di interesse dal4'5%-5,8% al 3,5% sui prestiti, credo già si parlava nell'articolo da te posto.

 

 

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Pubblicato : 24/07/2011 00:55
(@fabrizio-bellini)
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le favole esistono perché c'é chi ci credeChe vuoi farci Pino!!!!!!!!! C'é gente che ha troppi grilli in testaDi solito si dice <che ad andar in giro con lo zoppo,si inizia a zoppicare>In questo caso<a chi grillo ascolta,con i grilli in testa vivrá>

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Topic starter Pubblicato : 24/07/2011 08:31
(@fabrizio-bellini)
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LA GERMANIA LASCIA L’EUROPA IN MEZZO AL GUADO.

La tregua sui mercati finanziari e dei cambi non durerà molto, se l’Unione europea non riuscirà a trovare un accordo credibile sulla salvezza per gli Stati con i conti pubblici in difficoltà o con le banche sull’orlo del fallimento. Il fondo europeo concordato nei mesi passati non fornirà a lungo una protezione sufficiente. Il premier lussemburghese Jean-Claude Junker ed il ministro dell’Economia italiano, Giulio Tremonti, hanno proposto nei giorni scorsi la costituzione di un nuovo fondo che possa emettere titoli di Stato europei, cosiddetti E-bond, in modo da ridurre il debito dei vari partners dell’Unione. Molti hanno giudicato questa proposta un passo avanti verso un rafforzamento di tutta l’Europa e un riparo per l’euro. Anche il Pd in Italia ha apprezzato questa ipotesi, pur giudicandola non sufficiente e pur mantenendo un giudizio negativo sull’operato di Tremonti in Italia.

Ma la Germania si sta opponendo ad ogni proposta di sostegno. E così l’Europa si trova bloccata in mezzo al guado, esposta ai rischi di una nuova tempesta. Per il 15 dicembre è già stato fissato l’appuntamento decisivo tra i capi di Stato e di governo. Ma il cancelliere Angela Merkel e il suo ministroWolfgang Schauble, interpretano il timore del popolo tedesco di dover salvare tutti gli europei poco rigorosi, e quindi si stanno opponendo con caparbietà a qualsiasi ipotesi che cancelli la differenza tra paesi virtuosi e paesi poco virtuosi, ovviamente da obbligare alla correzione. Anche a costo di rimetterci (la stabilità dell’euro ha impedito che paesi meno forti potessero fare concorrenza ai prodotti tedeschi attraverso la svalutazione). E’ un gioco che guarda alla politica interna, ma che si svolge sull’orlo del burrone.

PS.Giá c'é chi ha capito il gioco,i tempi della germania disponibile a mettersi le mani in tasca son finiti

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Topic starter Pubblicato : 24/07/2011 08:42
(@pinos58)
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SI FABRIZIO QUESTO ARTICOLO E' DI UN ANNO ADDIETRO MA LA REALTA' E' PEGGIORATA E LA GERMANIA ,SECONDO ME , STA PIANIFICANDO CAMBIAMENTI EPOCALI !!!! SONO D'ACCORDO CON TE !!!  CIAO CIAO  SI LAVORA ALLA GRANDE ???????????????[quote=k.bellin]

LA GERMANIA LASCIA L’EUROPA IN MEZZO AL GUADO.

La tregua sui mercati finanziari e dei cambi non durerà molto, se l’Unione europea non riuscirà a trovare un accordo credibile sulla salvezza per gli Stati con i conti pubblici in difficoltà o con le banche sull’orlo del fallimento. Il fondo europeo concordato nei mesi passati non fornirà a lungo una protezione sufficiente. Il premier lussemburghese Jean-Claude Junker ed il ministro dell’Economia italiano, Giulio Tremonti, hanno proposto nei giorni scorsi la costituzione di un nuovo fondo che possa emettere titoli di Stato europei, cosiddetti E-bond, in modo da ridurre il debito dei vari partners dell’Unione. Molti hanno giudicato questa proposta un passo avanti verso un rafforzamento di tutta l’Europa e un riparo per l’euro. Anche il Pd in Italia ha apprezzato questa ipotesi, pur giudicandola non sufficiente e pur mantenendo un giudizio negativo sull’operato di Tremonti in Italia.

Ma la Germania si sta opponendo ad ogni proposta di sostegno. E così l’Europa si trova bloccata in mezzo al guado, esposta ai rischi di una nuova tempesta. Per il 15 dicembre è già stato fissato l’appuntamento decisivo tra i capi di Stato e di governo. Ma il cancelliere Angela Merkel e il suo ministroWolfgang Schauble, interpretano il timore del popolo tedesco di dover salvare tutti gli europei poco rigorosi, e quindi si stanno opponendo con caparbietà a qualsiasi ipotesi che cancelli la differenza tra paesi virtuosi e paesi poco virtuosi, ovviamente da obbligare alla correzione. Anche a costo di rimetterci (la stabilità dell’euro ha impedito che paesi meno forti potessero fare concorrenza ai prodotti tedeschi attraverso la svalutazione). E’ un gioco che guarda alla politica interna, ma che si svolge sull’orlo del burrone.

PS.Giá c'é chi ha capito il gioco,i tempi della germania disponibile a mettersi le mani in tasca son finiti

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Pubblicato : 24/07/2011 18:04
(@fabrizio-bellini)
Membro Registered

Ciao Pino,io lo trovato l'altro giorno sú un sito qui in germania di italiani,si vede che l'hanno copiatoCmq non ti sbagli,almeno dalle voci che qui girano nei vari giornali,pare che la germania si stia spostando ad est,e tra accordi con la russia, cina e il nuovo est europeo sta pianificando di abbandonare l'europa,in fin dei conti hanno pagato per 60 anni e oggi non sono piú disponibili a tirar fuori un centesimo,poi chi lo sa come andrá a finireChi vivrá vedraNon mi parlare di lavoro,ci stanno massacrandoil tempo é brutto e la gente si riversa nei ristoranti a passare queste giornate e serate uggiose,ma é ció che si desiderava,un luglio e agosto piovoso e un autunno mite,cosi si avrá lavoro anche in ottobre,mese in cui i tedeschi hanno di nuovo 15 giorni di ferie suddivise nell'arco di tutto il mesemeglio di cosi non puó andare

Buona domenica

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Topic starter Pubblicato : 24/07/2011 23:34
(@fabrizio-bellini)
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Buona Domenica a tutti...

 

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Topic starter Pubblicato : 25/07/2011 00:21
(@antonello-fdfd)
Membro Registered

"a chi grillo ascolta,con i grilli in testa vivrá"

scusa  ma obbiettivamente tu cosa ne sai dei movimenti che sta facendo grillo,

visto che ti piace prendere articoli qua e la' ,tu lo hai mai letto un articolo  sul  blog?

ogni tanto facci una scappata....magari impari qualcosa...

da wikipedia

"Il 9 marzo 2008, l'Observer ha pubblicato una classifica dei 50 blog più influenti al mondo, posizionando quello di Beppe Grillo al nono posto"

 

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Pubblicato : 25/07/2011 02:15
(@fabrizio-bellini)
Membro Registered

Non ho mai votato in 49 anni che sono in questo mondo,l'unico a cui avrei dato il mio voto era Aldo Moro,il resto dei nostri politici é soltanto monnezza,e pensi  che possa credere alle barzellette di grillo!!!!

"a chi grillo ascolta,con i grilli in testa vivrá"

scusa  ma obbiettivamente tu cosa ne sai dei movimenti che sta facendo grillo,

visto che ti piace prendere articoli qua e la' ,tu lo hai mai letto un articolo  sul  blog?

ogni tanto facci una scappata....magari impari qualcosa...

da wikipedia

"Il 9 marzo 2008, l'Observer ha pubblicato una classifica dei 50 blog più influenti al mondo, posizionando quello di Beppe Grillo al nono posto"

 

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Topic starter Pubblicato : 25/07/2011 07:50
(@antonello-fdfd)
Membro Registered

infatti grillo non si e' candidato ma ha fatto candidare cittadini,gente del popolo

lo schifo si trova in alto.

questo e' un movimento che parte dal basso,e non ci sono come candidate veline e showgirl

ma persone qualificateche che vogliono rifare il governo cominciando a cacciare i pregiudicati in parlamento.

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Pubblicato : 25/07/2011 15:51
 ange
(@ange)
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Antonello è inutile che perdi tempo certi soggetti campano di copia e incolla non hanno idee propie vivono ripetendo quello che i capi gli dicono di dire BEPPE GRILLO e lo scrivo maiuscolo perchè è un grande non sanno manco chi è non è roba per loro.

Pensare col propio cervello è uno sforzo troppo grosso meglio delegare ad altri l'impresa da buon italiano stare buono allineato per vedere quello che succede e saltare sul carro del vincitore cambiando la camicia al volo.

La ricetta è molto semplice prima di parlare male di GRILLO sciacquo alla bocca e collegamento veloce del cervello(se c'è)

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Pubblicato : 25/07/2011 23:20
(@antonello-fdfd)
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Pubblicato : 25/07/2011 23:35
(@pinos58)
Membro Registered

 

 

Lunedì 25 luglio 2011 aggiornato alle 19.23

ECONOMIA

Previsioni per un anno con poco cibo

  • 14 febbraio 2011
  •  

  • 14.58

Michael Klare, TomDispatch, Stati Uniti

L’aumento dei prezzi dei generi alimentari e le catastrofi climatiche minacciano la stabilità mondiale.

Prepariamoci a vivere un anno difficile. L’aumento dei prezzi, le tempeste, la siccità, le inondazioni e altri eventi climatici estremi metteranno a dura prova il tessuto della società globale, provocando disordini e caos politico.

Cominciamo da un semplice dato di fatto: i prezzi dei prodotti alimentari di base si avvicinano o addirittura superano i valori massimi raggiunti nel 2008, quando scoppiarono rivolte in tutto il mondo. Secondo gli esperti del settore alimentare e di quello energetico, il 2011 sarà un anno rischioso, e così anche il 2012, il 2013 e quelli successivi.

Se all’impennata del costo del grano, risorsa fondamentale per la sopravvivenza di gran parte della popolazione a basso reddito, aggiungiamo un aumento del prezzo del petrolio (ancora una volta su livelli che non si vedevano dal 2008), ce n’è abbastanza per temere un arresto della flebile ripresa economica. L’aumento dei prezzi energetici non fa che aggravare il malcontento globale.

L’aumento dei prezzi dei generi alimentari, unito a una cronica disoccupazione giovanile e a una profonda sfiducia nei confronti di governi autoritari e repressivi, ha provocato rivolte in Algeria e manifestazioni di massa in Tunisia. Il 14 gennaio il dittatore tunisino Zine el Abidine Ben Ali è stato destituito. Molte tensioni sociali esplose in questi due paesi serpeggiano in tutto il Medio Oriente, e non solo. Con l’aumento dei prezzi dei generi alimentari e altre pressioni economiche, lo scoppio di nuove rivolte sembra inevitabile.

I modelli internazionali di consumo stanno forzando i limiti delle risorse naturali del pianeta. La popolazione continua a crescere e, dal Brasile all’India, dalla Turchia alla Cina, emergono nuove potenze. Insieme a queste, aumenta anche la domanda di uno stile di vita americano. Com’era prevedibile, la richiesta di materie prime fondamentali è in aumento nonostante una diminuzione delle riserve in molti settori. Il cambiamento climatico, che a sua volta è un effetto del consumo sfrenato di energia, aggiunge ulteriori pressioni sull’offerta, spingendo gli speculatori a scommettere su un progressivo peggioramento della situazione. La strada è piena di ostacoli.

Conclusione inevitabile

Cominciamo con il cibo, la più importante e instabile di queste materie prime. Nell’ottobre del 2008 i prezzi alimentari sono scesi per effetto della crisi finanziaria internazionale, ma si è trattato di un’anomalia. L’indice dei prezzi alimentari pubblicato dalla Food and agricultural organization delle Nazioni Unite (Fao) a dicembre ha raggiunto il valore record di 223 punti, uno in più rispetto alla primavera del 2008 (nell’indice, che si basa su un paniere di generi alimentari, la base 100 rappresenta i prezzi negli anni 2002-2004). Alcuni prodotti, tra cui lo zucchero, gli oli per cucinare e i grassi, adesso sono ben al di sopra dei livelli del 2008. Anche i valori di altri beni, come quelli caseari, i cereali e la carne, stanno aumentando velocemente.

Gli esperti temono che nei primi mesi del 2011 i prezzi dei prodotti alimentari di base si stabilizzeranno oltre i massimi del 2008, mettendo in ginocchio le popolazioni a basso reddito. “Abbiamo raggiunto un livello pericolosamente alto”, ha dichiarato l’economista della Fao Abdolreza Abbassian. “L’ultima volta che sono stati raggiunti questi prezzi sono scoppiati disordini e rivolte in tutto il mondo”. Abbassian e i suoi colleghi sono preoccupati soprattutto per il costo del mais, del riso e del grano, le colture di base di miliardi di persone che vivono nei paesi più poveri del pianeta. Secondo la Fao, alla fine del 2010 il prezzo internazionale del mais e del grano era già vicino ai massimi del 2008 (circa 260 e 340 dollari alla tonnellata).

Secondo gli analisti l’aumento dei prezzi dipende dalla crescita simultanea della domanda nei paesi sviluppati e in quelli in via di sviluppo, a cui si aggiungono una serie di eventi meteorologici catastrofici e le speculazioni degli investitori. La scorsa estate, una grave siccità e una serie di incendi a catena hanno distrutto gran parte dei raccolti di grano in Russia e in Ucraina. In India e in Pakistan sono state le inondazioni a danneggiare il raccolto. In quasi tutte le altre zone agricole del mondo la produzione ha risentito del clima insolitamente caldo e secco.

Il quadro è preoccupante: la forza e la frequenza di questi eventi climatici estremi è in aumento. In Australia, uno dei principali produttori mondiali di grano, le piogge e le inondazioni hanno quasi completamente allagato una superficie grande il doppio della California, distruggendo le coltivazioni. Un clima insolitamente secco nel midwest degli Stati Uniti e in Argentina fa temere per i futuri raccolti di grano e di mais. È ancora troppo presto per fare una previsione sulle dimensioni dei raccolti, ma secondo molti analisti le scorte diminuiranno e i prezzi subiranno un’impennata. L’orientamento prevalente tra gli analisti e tra i politici è quello di non attribuire questo ingorgo di catastrofi naturali al riscaldamento globale.

Temperature pericolose

Le variazioni anche rilevanti nelle precipitazioni sono normali in paesi come l’Australia, soggetti a fenomeni di oscillazioni della temperatura dell’oceano come El Niño o La Niña. I politici, in particolare, hanno paura di prendere posizione su un problema come il riscaldamento globale. Ma, secondo gli studi, l’aumento delle temperature – il 2010 ha eguagliato il 2005 come l’anno più caldo di sempre e nove dei dieci anni più caldi sono stati nell’ultimo decennio – sarà accompagnato da precipitazioni più intense e frequenti. Quindi è difficile non concludere che gli ultimi eventi, comprese le inondazioni in Australia, siano legati al riscaldamento globale.

L’impennata dei prezzi dei generi alimentari dipende anche dalla speculazione e dall’aumento del prezzo del petrolio. Per cautelarsi di fronte alla diminuzione del valore del dollaro, alcuni speculatori stanno scommettendo sui futures legati alle derrate alimentari (oltre che sull’oro e sull’argento). Il prezzo del greggio si sta avvicinando alla soglia dei cento dollari, rendendo più conveniente per gli agricoltori passare dalla coltivazione del mais per il consumo a quella per la produzione di etanolo, che a sua volta riduce la quantità di ettari destinati ai prodotti alimentari.

Per rendere la coltivazione del mais a uso alimentare competitiva come quella per la produzione di etanolo, il petrolio dovrebbe scendere sotto i 50 dollari al barile. Ma difficilmente questo succederà. Quindi anche se nel 2011 si produrrà più mais, la quantità destinata all’uso alimentare sarà minore e il prezzo salirà.

L’aumento vertiginoso del prezzo del greggio ha colto di sorpresa gli esperti. Fino a poco tempo fa il dipartimento per l’energia degli Stati Uniti (Doe) prevedeva per il 2011 un prezzo nell’ordine di 70-80 dollari al barile. Ma già in queste prime settimane dell’anno il petrolio è stato scambiato a più di 90 dollari al barile e, secondo alcuni esperti, arriverà a cento dollari prima della fine dell’anno. Qualcuno parla addirittura di 150 dollari al barile e di un prezzo alla pompa negli Stati Uniti di più di quattro dollari.

Se il prezzo supererà i cento dollari, la spesa globale destinata ai consumi rischia di arrestarsi di nuovo. “Il prezzo del greggio è in una zona pericolosa per l’economia globale”, osserva Fatih Birol, direttore degli studi economici dell’Agenzia internazionale per l’energia (Iea). “Il costo delle importazioni sta diventando una minaccia per la ripresa economica”.

Il picco del petrolio

Come per i prodotti alimentari, il rincaro del petrolio è il risultato della crescita della domanda, dell’insufficienza delle scorte e della speculazione finanziaria. Secondo le ultime proiezioni della Iea, quest’anno il consumo giornaliero globale di greggio sarà in media di 87,4 milioni di barili, circa due milioni di barili in più rispetto al primo trimestre del 2010. Gran parte della domanda extra viene dalla Cina – dove la nuova classe media sta acquistando auto a ritmi da record – e dagli Stati Uniti, dove i consumatori ricominciano a comprare auto ai ritmi precedenti al 2008.

Anche due milioni di barili in più rappresentano un ostacolo enorme in un momento in cui l’industria petrolifera deve fare i conti con un declino della produzione in molti giacimenti esistenti e ha sempre più difficoltà a soddisfare la domanda. Negli Stati Uniti, per esempio, molti avevano affidato le loro speranze all’esplorazione dei fondali del golfo del Messico e al largo dell’Alaska, ma dopo l’esplosione della piattaforma Deepwater Horizon della British Petroleum lo scorso aprile questa prospettiva sembra tramontata.

La produzione nel Messico e nel mare del Nord è in declino, mentre altri produttori chiave, compresi i paesi del Medio Oriente, faticano a mantenere gli attuali livelli di estrazione nei giacimenti esistenti. Secondo molti esperti il mondo ha raggiunto (o sta per raggiungere) il picco del petrolio: il momento, cioè, in cui la produzione globale tocca il massimo tasso giornaliero sostenibile e imbocca la strada di un declino irreversibile. Altri esperti credono che sia ancora possibile aumentare la produzione di greggio.

Chiunque abbia ragione, per l’industria petrolifera è sempre più difficile (a fronte di costi sempre più alti) incrementare gli attuali livelli produttivi. Questo, insieme a una domanda insaziabile, sta facendo schizzare in alto i prezzi. Date le circostanze, gli speculatori riprendono a puntare sul mercato del petrolio, considerato una delle poche scommesse sicure. Nel 2008 gli stessi speculatori spinsero il prezzo del greggio a un livello record di 147 dollari al barile, salvo poi abbandonare il mercato ai primi segni di crisi davanti al crollo dei prezzi. “Gli hedge fund e gli investitori privati stanno acquistando strumenti finanziari legati al costo del greggio, e così contribui­scono a far salire il prezzo del petrolio”, ha scritto alla fine di dicembre il Wall Street Journal.

Quasi tutti gli analisti si aspettano uno scatto dei prezzi tra la primavera e l’estate, quando gli automobilisti americani si rimetteranno sulle strade. “In primavera ci sarà un aumento che porterà il prezzo della benzina nelle stazioni di servizio statunitensi a poco più di cinquanta centesimi di euro a litro”, prevede Tom Kloza, capo dell’ufficio studi dell’Oil price information service. A sua volta l’aumento del prezzo della benzina rischia di ripercuotersi sui consumatori proprio quando questi cominciano a riaprire il portafogli. Inoltre, paesi importatori di petrolio come gli Stati Uniti, il Giappone e molti altri in Europa dovranno affrontare l’aumento dei costi delle importazioni di carburante, indebolendo ulteriormente economie già in crisi.

Secondo alcuni calcoli, lo scorso anno il prezzo del petrolio ha aggiunto altri 72 miliardi di dollari al colossale deficit della bilancia dei pagamenti degli Stati Uniti. L’Europa ha sborsato 70 miliardi di dollari in più per le importazioni di greggio, il Giappone 27 miliardi. “Nel 2010 è suonato il primo campanello d’allarme. Nel 2011 il livello dei prezzi potrebbe condurci a una crisi finanziaria come quella del 2008”, spiega Fatih Birol della Iea.

Aumento dei prezzi dei generi alimentari con conseguenti proteste e rivolte, impennata del prezzo del petrolio, disoccupazione mondiale e frenata della ripresa economica: sembrano esserci tutti i presupposti per uno tsunami mondiale di instabilità e fermento politico. Una cosa è certa: le sommosse a cui abbiamo assistito in questi giorni non saranno le ultime, e nei prossimi anni potrebbero raggiungere proporzioni che neanche immaginiamo.

Traduzione di Fabrizio Saulini.

Internazionale, numero 884, 11 febbraio 2011

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Pubblicato : 26/07/2011 16:19
(@lucky75)
Membro Registered

Delle notizie appena dateci, se mi consentite già si era discusso in QUESTO FORUM molto prima che si scrivesse l'articolo proprinatoci.

https://www.pizza.it/forums/varie/cause-dellaumento-dei-prezzi-del-grano

A me interessava il pensiero degli esperti di economia, di questo forum ,che giorni fa si auguravano un fallimento della grecia.

Ora leggendo le notizie economiche che arrivano dagli USA.,pensavo: gli esperti che si auguravano un fallimento della Grecia, ora si AUGURANO UN FALLIMENTO ANCHE DEGLI USA????????

RispondiCitazione
Pubblicato : 26/07/2011 21:58
(@fabrizio-bellini)
Membro Registered

Un paese tutto sorrisi e simpatia, ma che è dominato dalla furbizia e dall'amoralità. L'Indepedent di Londra pubblica nell’edizione di lunedì un lungo articolo sugli italiani e analizza lo stile di vita dei cittadini del Belpaese. Rivolgendosi alle migliaia di connazionali, che proprio in questi giorni si apprestano a lasciare la Gran Bretagna per trascorrere le vacanze nelle città italiane, l'ex corrispondente da Roma Peter Popham invita gli inglesi a non farsi ingannare dalla proverbiale simpatia degli abitanti della penisola e tratteggia un impietoso ritratto, non privo di luoghi comuni, dell'Italia e della sua popolazione.

LA SIMPATIA - Secondo il giornalista britannico gli inglesi amano l'Italia non solo perché c'è sempre il sole, per il vino bianco freddo all'ora di pranzo e per le dolci colline toscane. Ciò che più affascina chi proviene da Oltremanica è «il collante che tiene insieme la società» italiana: la simpatia. Gli italiani attraverso questo sentimento di benevolenza verso gli altri riescono a penetrare anche l'anima dei «burberi e severi inglesi». Tuttavia basta una settimana per capire che quella che all'apparenza è una virtù e che sembra la caratteristica principale di chi ama la dolce vita, invece è una maschera ipocrita che permette «al privilegio e al patronato di governare incontrastati». Gli italiani - scrive Popham - hanno imparato l'arte di essere simpatici a tutti quanti attraverso lunghi anni di dominazione straniera e di conseguenza la reazione istintiva britannica di sospetto è giusta: il sorriso rivolto da lontano dagli italiani verso lo straniero, è spesso il preludio a frodi da lupo.


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UNA SOCIETA' AMORALE E FERMA - L'ipocrisia della simpatia italiana è smascherata quando si analizza nei dettagli questa società chiusa e dominata dalle corporazioni, dove non vedi mai una persona di colore in un ufficio pubblico o tra le file dei tassisti, con un'università dominata dai baroni che non hanno alcun problema a dare posti di lavoro a propri parenti e nella quale i giovani più talentuosi sono costretti a emigrare all'estero. La conclusione - secondo l'Independent - è malinconica: «la simpatia, seppur affascinante, è un principio disastroso su cui fondare una società, perché lungi dall'essere fonte della morale, è il trucco attraverso il quale la morale va in corto circuito». Infine l'ex reporter paragona gli scandali che hanno colpito il Belpaese negli ultimi due anni e quello recente delle intercettazioni che ha sconvolto il Regno Unito. Citando un recente editoriale de Il Corriere della Sera, l'ex corrispondente afferma che sebbene i reati commessi sono simili, alla fine in Inghilterra la News Corp e il potere di Murdoch saranno ridimensionati, chi è colpevole si dimetterà e pagherà per i suoi errori e vi sarà un forma di catarsi che sarà il preludio a un nuovo inizio. In Italia invece le cose, dopo un iniziale subbuglio, restano sempre le stesse. Lo dimostra - conclude l'Independent - il fatto che «Silvio Berlusconi, il miliardario più simpatico del mondo, continua a trattare il suo paese come un suo feudo privato».

Antonello è inutile che perdi tempo certi soggetti campano di copia e incolla non hanno idee propie vivono ripetendo quello che i capi gli dicono di dire BEPPE GRILLO e lo scrivo maiuscolo perchè è un grande non sanno manco chi è non è roba per loro.

Pensare col propio cervello è uno sforzo troppo grosso meglio delegare ad altri l'impresa da buon italiano stare buono allineato per vedere quello che succede e saltare sul carro del vincitore cambiando la camicia al volo.

La ricetta è molto semplice prima di parlare male di GRILLO sciacquo alla bocca e collegamento veloce del cervello(se c'è)

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Topic starter Pubblicato : 27/07/2011 00:24
(@fabrizio-bellini)
Membro Registered

[quote=k.bellin]

Un paese tutto sorrisi e simpatia, ma che è dominato dalla furbizia e dall'amoralità. L'Indepedent di Londra pubblica nell’edizione di lunedì un lungo articolo sugli italiani e analizza lo stile di vita dei cittadini del Belpaese. Rivolgendosi alle migliaia di connazionali, che proprio in questi giorni si apprestano a lasciare la Gran Bretagna per trascorrere le vacanze nelle città italiane, l'ex corrispondente da Roma Peter Popham invita gli inglesi a non farsi ingannare dalla proverbiale simpatia degli abitanti della penisola e tratteggia un impietoso ritratto, non privo di luoghi comuni, dell'Italia e della sua popolazione.

LA SIMPATIA - Secondo il giornalista britannico gli inglesi amano l'Italia non solo perché c'è sempre il sole, per il vino bianco freddo all'ora di pranzo e per le dolci colline toscane. Ciò che più affascina chi proviene da Oltremanica è «il collante che tiene insieme la società» italiana: la simpatia. Gli italiani attraverso questo sentimento di benevolenza verso gli altri riescono a penetrare anche l'anima dei «burberi e severi inglesi». Tuttavia basta una settimana per capire che quella che all'apparenza è una virtù e che sembra la caratteristica principale di chi ama la dolce vita, invece è una maschera ipocrita che permette «al privilegio e al patronato di governare incontrastati». Gli italiani - scrive Popham - hanno imparato l'arte di essere simpatici a tutti quanti attraverso lunghi anni di dominazione straniera e di conseguenza la reazione istintiva britannica di sospetto è giusta: il sorriso rivolto da lontano dagli italiani verso lo straniero, è spesso il preludio a frodi da lupo.

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UNA SOCIETA' AMORALE E FERMA - L'ipocrisia della simpatia italiana è smascherata quando si analizza nei dettagli questa società chiusa e dominata dalle corporazioni, dove non vedi mai una persona di colore in un ufficio pubblico o tra le file dei tassisti, con un'università dominata dai baroni che non hanno alcun problema a dare posti di lavoro a propri parenti e nella quale i giovani più talentuosi sono costretti a emigrare all'estero. La conclusione - secondo l'Independent - è malinconica: «la simpatia, seppur affascinante, è un principio disastroso su cui fondare una società, perché lungi dall'essere fonte della morale, è il trucco attraverso il quale la morale va in corto circuito». Infine l'ex reporter paragona gli scandali che hanno colpito il Belpaese negli ultimi due anni e quello recente delle intercettazioni che ha sconvolto il Regno Unito. Citando un recente editoriale de Il Corriere della Sera, l'ex corrispondente afferma che sebbene i reati commessi sono simili, alla fine in Inghilterra la News Corp e il potere di Murdoch saranno ridimensionati, chi è colpevole si dimetterà e pagherà per i suoi errori e vi sarà un forma di catarsi che sarà il preludio a un nuovo inizio. In Italia invece le cose, dopo un iniziale subbuglio, restano sempre le stesse. Lo dimostra - conclude l'Independent - il fatto che «Silvio Berlusconi, il miliardario più simpatico del mondo, continua a trattare il suo paese come un suo feudo privato»                

 

.si è dimenticato di menzionare Callisto Tanzi e la Parmalat, Prodi e la Cirio, le sentenze pazze che rimettono in circolazione persone colluse e pericolose, le cartelle pazze che tormentano i contribuenti in un rapporto con il fisco a dir poco malato, la malasanità che in certe zone del paese costa di più che in Svizzera e produce un servizio pari a quello del Congo, un mare di calciatori-paperine-ballerine-canterine-attoruccoli ruffiani dei potenti che ci propinano in ogni salsa e momento ottenebrando i nostri sensi. Ha ragione a dire che la simpatia è il collante del nostro paese, infatti è con simpatia che ci impoveriscono escogitando ogni sorta di maniera per portare beni e ricchezze dal popolo alle caste, e la schiavitù (alias la propria vita) ne è uno di essi. Infatti è con la risatina sintetizzata e qualche sederino seminudo di "Striscia la Notizia" che ci fanno mandare giù notizie di impuniti sprechi e malaffari tipici di qs. paese. Invito tutti a prendere un blok notes e segnarvi ogni sera le cifre degli sprechi e dei valori dei beni abbandonati in misura folle in tutta Italia. Siamo un caso unico al mondo. Se le avessero fatte vedere ai nostri nonni, sarebbero scesi in piazza con i forconi,come succederebbe in qualsiasi altro paese sano.                                                                                                                                      .

Antonello è inutile che perdi tempo certi soggetti campano di copia e incolla non hanno idee propie vivono ripetendo quello che i capi gli dicono di dire BEPPE GRILLO e lo scrivo maiuscolo perchè è un grande non sanno manco chi è non è roba per loro.

Pensare col propio cervello è uno sforzo troppo grosso meglio delegare ad altri l'impresa da buon italiano stare buono allineato per vedere quello che succede e saltare sul carro del vincitore cambiando la camicia al volo.

La ricetta è molto semplice prima di parlare male di GRILLO sciacquo alla bocca e collegamento veloce del cervello(se c'è)

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Topic starter Pubblicato : 27/07/2011 00:30
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