Discutiamo sulla parola "sfruttamento" ...
[La domanda è autoesplicativa]
Caro Emilio,
ho esitato un pò a rispondere in questa discussione, non sono del settore e posso parlare solo in modo generale... poi coincide più o meno con l'inizio della mia partecipazione attiva a questo forum la mia rinuncia ad un incarico sindacale territoriale estenuante da me precedentemente ricoperto e l'intensificarsi di attività legate alla produzione di impasti... cose autentiche... in luogo di fumose riunioni serali durante i week end... non mi aspettavo proprio qui di dover intervenire su temi simili quasi coattamente... sarà il destino...
Lo sfruttamento ed il libero mercato del lavoro... il gioco della domanda e dell'offerta non esclude nel modo più assoluto, anzi, che in un rapporto contrattuale si configuri una parte naturalmente prevalente ed una naturalmente soccombente... tant'é che anche la giurisprudenza civile italiana, non quella del lavoro soltanto, ne tiene conto quando definisce quest'ultima come la parte da tutelare preferibilmente. Domanda significa bisogno ed offerta significa disponibilità. Dal bisogno nel rapporto di lavoro deriva subordinazione. Anche le prostitute sono reclutate dai protettori che le mettono sulla strada in base al gioco, illegale per questo caso in molti paesi, della domanda e dell'offerta e non sempre con mezzi coercitivi... ma non si può e non si deve dire che non siano _sfruttate_. I lavoratori italiani degli anni 20 e 30 non godevano neanche di questa libertà... scegliere se vivere di poco o di nulla... espulsi per forza dalle residenze feudali meridionali venivano inquadrati all'arrivo sulle piazze di lavoro nelle "cooperative", una sorta di antenate delle agenzie di lavoro di oggi e di discendenti dei caporali rurali, gestite però con mezzi violenti e repressivi... piu i meno come i protettori attualmente. Il salario era imposto ( calmierato per così dire ), ed anche la quota ben più rilevante trattenuta dai dirigenti di allora per TUTTO il periodo di lavoro.
A causa di questa storia e queste vicende abbiamo esitato tanto a liberalizzare il mercato del lavoro... quell'esperienza ci deve rendere vigili e farci temere il peggio.
E' necessario sempre secondo me che istituzioni, pubbliche o private, si pongano con funzioni di vigilanza ed arbitraggio tra le parti, quando vi é il minimo dubbio di un'asimmetria di forza contrattuale. Solo così si può garantire il rispetto di ciò che é irrinunciabile sopra ogni variabile politica o economica, il rispetto della dignità umana. Non é sufficiente lasciare i fatti in balia di un "libero gioco", come é definito dai fautori dell'economia pervasiva il campo della concorrenza, perché le ragioni della società Umana e della cultura un _gioco_ non possono essere e non devono essere _messe in gioco_ continuamente.
Saluti e simpatia
Francesco
80.207.188.149