AVETE VISTO BUONE NOTIZIE......DALLE IMPRESE ITALIANE ........MA SOLO DALLE IMPRESE !!!
UN’AGENDA PER LA CRESCITA - GIOVEDÌ L'INCONTRO TRA L'ESECUTIVO E LE PARTI SOCIALI
Se l’impresa è più credibile dello Stato
L'export italiano fa registrare incrementi paragonabili a quello tedesco. Ora tocca al governo fare la sua parte
(Ap) |
Più 17 per cento. Nei primi cinque mesi del 2011 l'export manifatturiero italiano ha fatto segnare un risultato che si può definire «tedesco». Nello stesso periodo, infatti, il poderoso sistema industriale made in Germanyha incrementato le proprie vendite all'estero del 17,7%. Ci battono, dunque, ma per una volta solo al fotofinish. E lo 0,7% a nostro svantaggio nell'export 2011 è una bazzecola rispetto agli oltre 300 punti base di spread che separano l'affidabilità dei Bund tedeschi da quella dei nostri Btp. Duole dirlo, ma le nostre imprese sono nettamente più credibili e competitive del nostro Stato.
Sembra incredibile che in questa travagliata estate del 2011 possano spuntare notizie come questa ma il dato è di ieri e proviene dall'analisi dei settori industriali che Prometeia e IntesaSanpaolo redigono periodicamente con grande professionalità. L'Italia delle imprese, grandi e piccole, si batte dunque giorno per giorno sui mercati esteri nonostante che il governo abbia incredibilmente pasticciato sulla riforma dell'Istituto del commercio estero, diventata poi per strada un'abolizione secca. Le indiscrezioni che arrivano dalle piazze commerciali sono preoccupanti: spazi espositivi alle fiere disdetti all'ultimo momento, funzionari che non hanno potere di firma, progetti in bilico, eppure il made in Italy non si ferma e corre come una Pellegrini.
Parlare della straordinaria vitalità delle imprese italiane serve più di tante parole di circostanza a spiegare il valore dell'iniziativa avviata in questi giorni dalle forze sociali. Guai a valutarla solo adottando un'ottica romana, guai di conseguenza a compilare un miope catalogo delle convenienze. Dietro quel documento più che un elenco di sigle c'è un'Italia che non si arrende e chiede alla politica di fare il suo mestiere. Un'Italia che per buona parte alle ultime politiche ha votato per il centrodestra e oggi si sente delusa. Quando furono resi noti i punti-chiave della manovra di rientro ideata dal governo e furono avanzate le prime critiche per la debolezza delle misure pro-crescita, ministri ed esponenti della maggioranza reagirono nervosamente. Ora lo dichiarano tranquillamente anche i più ligi: sarà per un deficit di competenze, sarà per la difficoltà obiettiva di varare misure immediatamente redditizie, non abbiamo un'agenda - forse neanche un block notes - della crescita. Nei mesi scorsi abbiamo sprecato l'occasione del Pnr, il piano di riforme che Bruxelles da quest'anno chiede ai Paesi membri. Andate a consultare i rispettivi documenti di Italia, Francia e Germania (Corriere, 6 luglio 2011) e vedrete la differenza. Laddove Parigi e Berlino avevano individuato il loro asse di sviluppo, noi abbiamo balbettato.
Bene hanno fatto dunque Marcegaglia, Mussari, Malavasi, Marino, Bonanni, Camusso e gli altri a prendere l'iniziativa. Tutti i leader delle categorie produttive sanno benissimo che siamo entrati in una fase «geneticamente» nuova delle politiche pubbliche e sono coscienti che da oggi in poi non si potrà più produrre crescita tramite incremento della spesa. Non per questo si sono arresi e del resto non potrebbero, gli uni perché devono rendere conto agli imprenditori del «più 17%» e gli altri perché hanno una responsabilità nei confronti dei lavoratori che stanno firmando ovunque accordi aziendali orientati all'aumento di produttività e alla condivisione degli obiettivi. Seppur con qualche ritardo, bene ha fatto anche il governo a prendere sul serio il manifesto delle parti sociali e a organizzare un incontro formale per giovedì 4 a Roma. Ma attenzione, stavolta gli italiani non vogliono vertici ad uso dei fotografi o, peggio, kermesse oratorie. I cittadini che si stanno concedendo una pausa per le meritate ferie e i loro connazionali che quest'anno non avranno i soldi per lasciare la città hanno un'aspettativa in comune: pregano che da quella riunione esca un messaggio chiaro, un'inversione di tendenza, una scossa, una discontinuità. Scegliete la metafora che volete ma governo e parti sociali hanno solo 48 ore per prepararla. Non sprecatele.
02 agosto 2011 09:41
Inarrestabile lo spread Btp/Bund
Non si ferma la corsa dello spread tra Btp e Bund. Il differenziale ha toccato un nuovo record salendo a un picco di 380 punti per poi attestarsi a quota 375.
Il rendimento dei Btp continua a salire e arriva al 6,26%. "Lo yield ha rotto il livello complessivo del 6% - commenta un operatore - sarebbe molto grave se arrivassimo al 7%, che per Irlanda e Grecia è stato il punto di rottura".
danno fiducia .......alla fine potrebbero fare a meno della politica e del governo !!!!!
per quanto riguarda i titoli si discute molto ma la vera realtà è la seguente
Spagna e Italia sono il bersaglio preferito, ma il fenomeno non risparmia nemmeno Paesi come la Francia. La liquidità in questo modo raccolta finisce sui Bund tedeschi, tanto che nel corso della giornata il rendimento dei decennali ieri è sceso al minimo di 2,39 per cento, andando per la prima volta dal '90 sotto il livello dell'inflazione, che in Germania a luglio si è attestata al 2,4 per cento. Ma tra gli investimenti rifugio continua a tirare anche l'oro.
poi se vuoi approfondire l'articolo ne dice anche di piu' mio caro
Tiro ai Btp, lo spread si allarga
articoli di Laura Serafini, Isabella Bufacchi e Rossella BocciarelliCronologia articolo3 agosto 2011
di Laura Serafini
Agosto 2011, fuga dall'Europa. Potrebbe essere il titolo di un film, se la realtà non superasse la fantasia. I recenti scossoni che hanno mandato in fibrillazione un mercato già molto nervoso, in cui ogni mossa viene amplificata dagli scarsi volumi dovuti alla pausa estiva, sono arrivati lunedì dagli Stati Uniti. Sembra un paradosso, ma la paura di un rallentamento dell'economia a stelle e a strisce, che potrebbe trainare al ribasso l'economia mondiale, sta spingendo investitori e gestori a vendere i titoli di debito pubblico di molti Paesi dell'area euro.
Spagna e Italia sono il bersaglio preferito, ma il fenomeno non risparmia nemmeno Paesi come la Francia. La liquidità in questo modo raccolta finisce sui Bund tedeschi, tanto che nel corso della giornata il rendimento dei decennali ieri è sceso al minimo di 2,39 per cento, andando per la prima volta dal '90 sotto il livello dell'inflazione, che in Germania a luglio si è attestata al 2,4 per cento. Ma tra gli investimenti rifugio continua a tirare anche l'oro.
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Lo spread tra Btp a 10 anni e Bund di uguale durata, ovvero il termometro che misura il rischio della Repubblica italiana, ieri ha segnato un altro preoccupante record: il divario in mattinata ha superato 385 punti, con un rendimento che ha toccato il 6,27 per cento. La Spagna ha fatto ancora peggio: i Bonos decennali hanno sfondato quota 400, ma il divario che separa il rischio della penisola iberica da quello della penisola italiana continua a restare sotto 20 punti. I mercati guardano con apprensione l'avvicinamento dei rendimenti al 7%, soglia considerata di allarme perchè per paesi come Irlanda e Grecia è stato il limite che ha fatto scattare la necessità di aiuti dalla Ue. La tensione si è fatta sentire anche in Francia, dove il rendimento dei titoli pubblici decennali ha superato il 3,2% in mattinata.
Alcuni analisti cominciano a leggere nelle montagne russe segnate da spread e rendimenti di questi giorni una sorta di avvitamento, di una crisi che alimenta se stessa ogni giorno con nuove paure. E questo perché alcuni nodi fondamentali della crisi europea restano irrisolti: l'effettiva capacità di intervento del fondo Efsf nel salvataggio degli Stati, i dettagli sul piano a sostegno della Grecia. E, a livello di singoli Paesi, le misure in grado di rimettere in moto la crescita: se scatta il panico per una recessione negli States, l'unica ancora di salvezza per Paesi come l'Italia è dimostrare una capacità autonoma di risollevare il Pil. Altrimenti i timori che in mancanza di crescita, con uno scenario macroeconomico in deterioramento, i debiti dei Paesi periferici riprendano a correre saranno elevati e innescheranno una spirale di vendite che faranno salire ancora di più gli oneri su quel debito.
Non a caso ieri gli spread hanno ricominciato un poco a richiudersi attorno all'ora di pranzo, quando la Commissione europea ha rassicurato i mercati. La portavoce Chantal Hughes ha escluso che siano allo studio nuovi piani di salvataggio per altri Paesi della Ue. Nel frattempo in Spagna il premier Zapatero ha annunciato il rinvio delle vacanze per monitorare la crisi. E in Italia si sono succedute per l'intera giornata riunioni al massimo livello tecnico e istituzionale per mettere a punto una risposta da dare ai mercati. Nel pomeriggio lo spread Bund-Btp è tornato a attorno a 370 punti, una soglia tutt'altro che di sicurezza e che prelude a un altro balzo da record nei prossimi giorni.
[quote=k.bellin]
Inarrestabile lo spread Btp/Bund
Non si ferma la corsa dello spread tra Btp e Bund. Il differenziale ha toccato un nuovo record salendo a un picco di 380 punti per poi attestarsi a quota 375.
Il rendimento dei Btp continua a salire e arriva al 6,26%. "Lo yield ha rotto il livello complessivo del 6% - commenta un operatore - sarebbe molto grave se arrivassimo al 7%, che per Irlanda e Grecia è stato il punto di rottura".