Forum

Notifiche
Cancella tutti

addio italia

Pagina 2 / 2
(@erminio-schiavi)
Membro Registered

 

RispondiCitazione
Pubblicato : 01/03/2011 07:30
(@pinos58)
Membro Registered

ERMINIO  CERTE VOLTE SCRIVI DELLE COSE INCOMPRENSIBILI !!!! CHE VUOL DIRE IL FUTURO SI CHIAMA SVIZZERA .............NO CHE MI POTREBBE PURE  INTERESSARE ||| AHAHAHAH

RispondiCitazione
Pubblicato : 01/03/2011 09:10
(@fabrizio-bellini)
Membro Registered

Svizzera!!!! Te se mattbevi meno vino,brucia le cellule del cervello[quote=ermi1966]

 

RispondiCitazione
Pubblicato : 01/03/2011 10:00
(@erminio-schiavi)
Membro Registered

 ciao caro io bevo un bicchiere di vino qualche volta a pasto ,ma piu acqua , e aranciata , e lo sai benissimo chi sono ,infatti un po di tempo fa mi avevi proposto di lavorare da te, se berrei vino come dici tu non mi avresti fatto un offerta del genere .saluti caro

RispondiCitazione
Pubblicato : 01/03/2011 14:32
(@erminio-schiavi)
Membro Registered

 ciao caro meglio che ci sentiamo,quando scrivo a volte non mi spiego bene,ciao geuardia italiana ah ah simpaticone

RispondiCitazione
Pubblicato : 01/03/2011 14:33
(@pinos58)
Membro Registered

Francia, Spagna e Germania in cima alla classifica delle partenze

Se il prof dice agli studenti:
andate a studiare all'estero

Sono 200 mila i ragazzi europei che espatriano. Madrid e Parigi le mete preferite

OAS_AD('Bottom1');

Francia, Spagna e Germania in cima alla classifica delle partenze

Se il prof dice agli studenti:
andate a studiare all'estero

Sono 200 mila i ragazzi europei che espatriano. Madrid e Parigi le mete preferite

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE

Studenti Erasmus (Bettolini)
Studenti Erasmus (Bettolini)

BRUXELLES - «La vita è altrove», diceva Milan Kundera lo scrittore. La vita è altrove, hanno detto i 2,4 milioni di studenti europei che negli ultimi vent'anni se ne sono andati a studiare per pochi mesi o pochi anni in un Paese diverso dal proprio, raddoppio secco dal 1980 a oggi: 200 mila in viaggio solo l'anno scorso, per i progetti Erasmus o Leonardo dell'Unione Europea (8,7% in più rispetto al 2009), ma anche 30.500 espatriati per frequentare stage nelle imprese (aumento del 50%). E decine di migliaia di altri per gli accordi bilaterali fra Stati e università, compresi i molti finiti in Giappone, negli Usa, in Cina o in Australia. Come gli studenti dell'università di Parma - ingegneria gestionale - che partecipano a una classe internazionale fra Spagna e Usa, o quelli che trascorrono a Tokyo 4 mesi di corso linguistico e poi 8 mesi di stage in un'azienda, sponsorizzati dal ministero dell'Economia giapponese; o ancora quelli che vanno a studiare per un anno il design o le energie rinnovabili in Finlandia, invitati dal governo di lassù.

Una rivoluzione silenziosa, anche per l'Italia, e anche negli atenei più antichi e illustri: solo a Bologna, secondo una ricerca svolta dal Centro Almalaurea, ormai il 13,9 per cento dei laureati - e il 18% nelle materie più specialistiche - ha avuto un'esperienza di studio all'estero. In tutta l'Europa, sempre più anziana, gli uffici anagrafe certificano il calo dei giovani. Ma parallelamente, con l'eccezione di alcuni Stati, crescono le trasferte di studio all'estero. In qualche Paese succede anche - come ha documentato il New York Times in un'inchiesta compiuta su un college britannico - che i professori consiglino agli allievi di espatriare, per pagare meno tasse. Ma questa è un'eccezione. A Bruxelles, negli uffici del commissario europeo alla Cultura Androulla Vassiliou, la documentazione su questa gigantesca migrazione giovanile che sciaborda fra l'Islanda e la Turchia e gli Usa indica spiegazioni non dubbie: prima il crollo del Muro, certo (la Polonia, da cui 20 anni fa non usciva quasi nessuno, oggi è in testa alle classifiche per il numero di studenti «espatriati»); poi la globalizzazione digitale, lo tsunami di Internet; e sulla scia di tutto ciò, la semplice scoperta che un passaporto può regalare cultura, snebbiare la testa.

È un bene, è un male, è un drenaggio di cervelli? È un fatto, tutto qui: la vita è (forse) altrove, e sembrano essere sempre di più quelli che ci credono. Come Kate Semway, britannica studentessa di lingue che lascia questa sua riflessione dopo due periodi di studio e lavoro trascorsi in un centro francese per handicappati, e alla Ca' Foscari di Venezia: «Sono le opportunità della vita, tutto qui. Ogni opportunità che ho avuto, l'ho colta. E per questo posso solo ringraziare».

I Paesi i più desiderati dagli «zingari dello studio» sono la Spagna, la Francia, la Germania. E i Paesi da cui partono più studenti sono ancora la Francia, la Spagna, la Germania. Nel solo campo dei progetti Erasmus, l'Italia (19.376 partiti nel 2009) è il quarto Paese per numero di suoi studenti iscritti. Con qualche difficoltà accessoria: lo studente che vive in affitto può detrarre le spese dalle tasse, ma solo se la casa si trova in Italia, e per questo la Commissione europea ha minacciato (ipotesi di violazione del diritto comunitario) di portare l'Italia davanti alla Corte di giustizia Ue.
Quanto alle cattedre più ambite dai giovani, la prima di 500 censite a Bruxelles è l'università spagnola di Granada. Segue Valencia. Al quinto posto, Bologna. All'ottavo, Firenze. Al decimo, La Sapienza di Roma. Al 19 la gloriosa Humboldt di Berlino. Al numero 29, il Politecnico di Milano, 5 posti al di sopra della Sorbona parigina. A quanto pare, ci sono anche molti americani, tedeschi o spagnoli per i quali «la vita è altrove», cioè sotto la Torre degli Asinelli o in Piazza della Signoria.
 

Luigi Offeddu
02 marzo 2011

http://www.corriere.it/cronache/11_marzo_02/se-il-prof-dice-agli-studenti-andate-all-estero-luigi-offeddu_3ebeafb8-449c-11e0-9331-d6a950f4a7ad.shtml

RispondiCitazione
Pubblicato : 02/03/2011 09:06
 ange
(@ange)
Membro Registered

Se il tuo amico viene trattato cosi è colpa sua non ci si può mettere nelle condizioni di essere trattati a calci nel culo e poi dire ma è giusto?Anche a me in passato è successo di incontrare teste di c...o travestite da pseudoimprenditori li ho mandati aff.....o al primo accenno di prepotenza uno ancora si sta leccando dai calci nel culo che si è preso troppo comodo dire devo lavorare ho famiglia e le bollette tutte stronzate per mascherare la propia pecoronaggine tutti hanno bisogno di lavorare pochi vivono di rendita e non vanno certo a fare i pizzaioli in una pizzeria.

Ma tirare fuori le palle e un po di orgoglio propio mai?ora cominceranno e fai presto tu a parlare che hai le spalle coperte non è vero io in passato mi sono sempre ribellato ho messo subito in chiaro che per me arrivava primo il rispetto tra le persone e poi il SORDO quando non capivano ho cambiato posto di lavoro e non sono mai morto di fame se uno ha professionalità buona volontà e si pone nel modo giusto non deve avere paura di niente se gli servi nessuno si permette di maltrattarti anzi spesso ti coccolano evidentemente per il titolare del tuo amico lui vale zero lo può sostituire quando vuole

RispondiCitazione
Pubblicato : 02/03/2011 16:37
(@antonello-fdfd)
Membro Registered

ma come fai a dire che e' facile e comodo dire che uno cha famiglia e cha bisogno di lavorare in quei casi se non c'e' lavoro se devi campare una famiglia fai pippa e ingogli il rospo,e intanto porti i soldi a casa!

RispondiCitazione
Topic starter Pubblicato : 02/03/2011 21:52
(@pinos58)
Membro Registered

08:05 03/03/2011

*** Germania: vendite dettaglio in rialzo del 2,6% annuo in gennaio

Berlino, 03 mar - Le vendite al dettaglio in Germania sono salite del 2,6% in gennaio rispetto all'anno precedente a prezzi costanti e del 3,8% in dati nominali. Lo rende noto l'Ufficio federale delle statistiche tedesco, Destatis. Mai-Y- 03-03-11 08:05:29 (0038) 

[quote=k.bellin]

[quote=lucky75]

Non sono certo i migliori imprenditori italiani che vanno via. Ma solo chi è incapace di restare.

 

Ascoltando gli esperti di marketing, torna in mente il vecchio motto dell'alpinista Cesare Maestri, “non esistono montagne impossibili ma solo uomini che non sono capaci di salirle”. Erano gli anni 70 e Maestri ripensava al Cerro Torre in Patagonia. Allo stesso modo, hanno spiegato due consulenti di marketing aziendale in un recente seminario di Assolombarda, Aldo Viapiana e Mauro Chiarlo, “non esistono mercati buoni o cattivi ma solo aziende che non sono capaci di affrontarli”. Senza scomodare situazioni paradossali come vendere frigoriferi agli eschimesi (anche se c'è una ditta nel settore del legno che è riuscita a esportare semilavorati di pioppo in Svezia), il problema è come aumentare il fatturato anche durante la crisi.

Gli imprenditori italiani staranno al passo dei cambiamenti sui mercati internazionali? Il punto di partenza, affermano Viapiana e Chiarlo, è l'analisi attenta della domanda. In altri termini, bisogna ricordarsi che sono le aziende (l'offerta) a condizionare la domanda di beni e servizi, non solo con la leva del prezzo come sconti e promozioni, ma anche con altri elementi tra cui l'identità della marca, il lancio di nuovi prodotti, gli investimenti in ricerca e sviluppo. È sbagliato pensare che i clienti correranno di nuovo nei negozi e nei supermercati perché prima o dopo la crisi finirà e i consumi riprenderanno vigore. È sbagliato soprattutto in un Paese come l'Italia, dove il mercato interno è destinato a ristagnare ancora a lungo.

Questa crisi, secondo Viapiana e Chiarlo, non è un'eclissi, temporanea per definizione. Quanto durerà l'oscuramento dell'economia mondiale? Conviene concentrarsi sugli obiettivi per incrementare le vendite anche quando le vacche sono magre. Tutto passa da un piano commerciale minuzioso: qual è il mio mercato, quali sono i punti di forza e debolezza della mia impresa e di quelle rivali, se ci sono nicchie per nuovi prodotti, come ridefinire l'identità del marchio e comunicare i suoi valori ai clienti. Bisogna cogliere i segnali d'allarme. Vendite che ristagnano da oltre un anno, quota dell'export inferiore al 30% del fatturato totale, volume d'affari superato da quello dei principali concorrenti, scarse informazioni sui Paesi di riferimento: con uno o più di questi campanelli, dobbiamo preoccuparci per il futuro della nostra azienda.

Tornando ai semilavorati di pioppo esportati in Svezia, l'impresa in questione, spiegano Viapiana e Chiarlo, partiva da un vicolo che sembrava cieco. Fatturato in perdita del 10% da un anno all'altro, export fermo al 10% sulle vendite totali e una diffusa incapacità di lanciare un piano commerciale con qualche idea fuori del solito coro. Dopo una cura di 14 mesi, tuttavia, l'azienda si è lanciata in nuovi mercati (appunto la Svezia, oltre a vari Paesi dell'Europa settentrionale) e in settori produttivi prima sconosciuti, come porte e parquet. L'export è salito al 33% del fatturato complessivo, che a sua volta ha ripreso a crescere (+10%).
Il marketing può servire a ricollocare i prodotti in diverse fasce di mercato, come accaduto a un noto marchio dolciario che confeziona “lievitati da ricorrenza”, cioè pandori e panettoni. Entrando nella fascia premium e aumentando i prezzi, è riuscito a passare da zero a +8% nell'export e arrestare l'emorragia di vendite.

C'è poi l'impresa che ha iniziato a produrre arredamento di design, affiancando il suo business tradizionale (elementi per gli interni delle automobili) e acquisendo in due anni, tramite il canale web, mille nuovi clienti  che in media hanno speso 250 euro a testa. Non saranno quei 250mila euro a far decollare i conti, ma sono il primo passo per creare un'identità di marca in un settore di nicchia, con una propria rete distributiva, passando dal ruolo di subfornitore a quello di marchio indipendente. Le strategie si complicano quando bisogna considerare altre variabili: l'industria delle fonti rinnovabili come il solare e l'eolico, per esempio, è molto condizionata dalle politiche energetiche dei vari governi e dall'entità degli incentivi. Lo stesso vale per l'edilizia. I consigli tratti dall'esperienza di Viapiana e Chiarlo potrebbero continuare; quel che è certo, è che pensando solo ai mercati buoni e cattivi, si rischia davvero di rimanere al palo.

RispondiCitazione
Pubblicato : 03/03/2011 08:48
 ange
(@ange)
Membro Registered

Ciao Antonello è propio perchè tutti continuano ad ingoiare il rospo che siamo in queste condizioni ripeto tutti hanno bisogno di lavorare in qualsiasi campo lavorativo non c'è mica scritto da nessuna parte che per lavorare sia normale farsi maltrattare e dire si Badrone altrimenti ci cacciano.

Se il titolare si permette certi atteggiamenti da prepotente è perchè sa di avere davanti uno qualsiasi che può sostituire quando vuole non c'è nessun valore aggiunto a me mai è capitato di subire in silenzio mi sono sempre ribellato ho pagato il prezzo che c'era da pagare sono andato a lavorare anche all'estero lontano dalla mia famiglia ma non mi sono lasciato piegare dal primo buffone psicopatico che tromba poco ed è per questo che è nervoso e rompe il caz...ai suoi dipendenti

RispondiCitazione
Pubblicato : 03/03/2011 15:33
(@giuseppe-7)
Membro Registered

mi fa' sorridere la storia dell invasione in italia da parte degli extracomunitari.

Ho sentito dire che a molti di questi per vivere in italia gli vengono mandati i soldi dai loro parenti che vivono ancora nei loro stati di origine.

 

RispondiCitazione
Pubblicato : 03/03/2011 18:07
(@-3704)
Membro Registered

Ciao ragazzi, infatti è quello che gli dico sempre io , fatti rispettare!!! 

La prima cosa è il rispetto per il prossimo , fino ad ora anche se  ci vado solo 2 giorni a settimana con me non attaccano bottone, e poi nel caso del mio collega subisce perchè ha famiglia e non vuole rimanere a casa . Oggi con questa crisi è difficile trovare lavoro, specie in italia basta guardare tutti i siti di annunci di lavoro sono pieni . Io sono riuscito appena a trovare questo e non ho nessuno a carico.  A volte si vengono a creare delle situazioni che è difficile prendere delle decisioni...non è il mio caso perchè io sono libertino ed ho il VAFFANCULO FACILE... alla prossima ciaoooooooooooooooo!!!

RispondiCitazione
Pubblicato : 04/03/2011 14:20
 ange
(@ange)
Membro Registered

Ciao lavorare per una persona che ti maltratta è una cosa odiosa ti posso dire però che al 90% è colpa del dipendente che ha impostato il rapporto personale in modo sbagliato deve essere sempre chiaro che il rispetto deve essere al primo posto.

Se il titolare capisce che ha davanti un soggetto che una volta licenziato potrebbe creargli problemi fisici o legali ci va con i piedi di piombo se invece vede un soggetto timoroso bisognoso allora è l'inizio della fine tutto dipende da come ci si pone

RispondiCitazione
Pubblicato : 05/03/2011 23:44
(@fabrizio-bellini)
Membro Registered

Ciao Ange,tutto dipende da come ci si comporta,se il dipendente fa il suo lavoro con serietá e responsabilitá,allora non credo che un titolare si sogni di maltrattare il dipendente,almeno cosi é da me...ma se mi accorgo che si approfitta della mia bontá,allora diventeró una carogna..io dico sempre ai miei dipendenti<se sto bene io,state pur sicuri che starete bene anche voi>Buona domenica Ange,goditela almeno tu che puoi...[quote=ange_1297699113]

Ciao lavorare per una persona che ti maltratta è una cosa odiosa ti posso dire però che al 90% è colpa del dipendente che ha impostato il rapporto personale in modo sbagliato deve essere sempre chiaro che il rispetto deve essere al primo posto.

Se il titolare capisce che ha davanti un soggetto che una volta licenziato potrebbe creargli problemi fisici o legali ci va con i piedi di piombo se invece vede un soggetto timoroso bisognoso allora è l'inizio della fine tutto dipende da come ci si pone

RispondiCitazione
Pubblicato : 06/03/2011 01:36
 ange
(@ange)
Membro Registered

Grazie Bellini buona domenica anche a te tutto andrebbe meglio se sia da una parte che dall'altra ci fosse al primo posto il rispetto delle persone ma spesso la troppa ignoranza rovina tutto sia da parte dei titolari che dei dipendenti

RispondiCitazione
Pubblicato : 06/03/2011 14:59
Pagina 2 / 2
Condividi:
Translate »