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lievito madre...voglio crearlo anke io

(@m4sterx)
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[La domanda è autoesplicativa]

Citazione
Topic starter Pubblicato : 07/12/2007 19:35
(@sindik)
Membro Registered

Ciao, ti copio integralmente il "manualetto" che io ho seguito per fare il mio lievito madre...

In bocca al lupo...
Sindik!































________________________________________________________

Il Lievito Naturale

Ovvero
delle Paste Lievitate, altrimenti dette Impasti Acidi
(un lavoro a 4 mani di Ciccioformaggio e Gic)

Una premessa
Molto probabilmente, se state cominciando a leggere queste pagine, siete interessati a fare da voi il pane. Bene. Ma non è il pane che vi insegneremo a fare bensì una cosa molto più importante: il Lievito Naturale. Base indispensabile per fare pane e non solo… Panettoni, Colombe, Pandori sono dolci che hanno bisogno del Lievito Naturale. Le ricette di tutte queste preparazioni sono in altra parte del sito.

Tuttavia faremo un rapido accenno alla lievitazione, che è il risultato primo dell’uso di un qualsiasi agente lievitante.
La lievitazione è la fase più importante del processo tecnologico che conduce alla realizzazione di un prodotto da forno. Queste fasi sono 4 e, in ordine di esecuzione, sono ordinate così:

- l’impastamento;

- la puntata (prima fase di lievitazione che intercorre tra la fine dell’impastamento e l’inizio della fase di appretto);

- l’appretto (fase che comprende le lavorazioni successive alla puntata come le girate, il taglio, la formatura e la seconda fase di lievitazione fino al raggiungimento dell’optimum fermentativo);

- la cottura.

In queste 4 fasi avviene, in buona sostanza, il processo chimico-fisico di trasformazione degli amidi della farina in prodotti digeribili dal nostro organismo, attraverso una serie di modificazioni intermedie indotte dal processo tecnologico che, tutte insieme, hanno lo scopo di rendere la massa impastata meno densa e più sviluppata in volume. La fase finale del processo tecnologico, la cottura, conclude le modificazioni chimiche e fisiche indispensabili per l’ottenimento del prodotto da forno: con l’aumentare della temperatura prosegue l’azione degli enzimi che in seguito vengono inattivati dal calore e si verifica la morte dei lieviti, la denaturazione delle proteine, la gelatinizzazione dell’amido, l’aumento di volume della massa per effetto dell’evaporazione dei gas di fermentazione, la stabilizzazione della struttura, la differenziazione tra crosta e mollica, la colorazione della crosta, la formazione dell’aroma e, nel caso del pane, della croccantezza.

Cos’è il Lievito Naturale?
Il Lievito Naturale è un composto ottenuto dalla fermentazione spontanea di un impasto composto da farina di frumento e acqua, nel quale sono presenti microrganismi di specie diverse: in particolare lieviti del genere Saccaromiceti e batteri lattici; questi ultimi sono, in prevalenza, Lactobacilli e Streptococchi.
Questi microrganismi si riproducono alimentandosi di zuccheri semplici (il saccarosio) e, in parte, di zuccheri complessi contenuti nell’amido delle farine; zuccheri che vengono trasformati principalmente in gas (l’anidride carbonica) e, in misura minore, in alcool (l’etanolo), in acido acetico, in acido lattico, in diacetile ed in acetaldeide.
L’insieme di questa attività biologiche viene comunemente definita “fermentazione” e costituisce la parte più importante nel processo di produzione delle paste lievitate.
L’anidride carbonica prodotta induce un aumento di volume dell’impasto (tale attività è la “lievitazione” cui abbiamo fatto cenno in premessa) che viene contrastato dalla struttura glutinica della farina che, essendo elastica, si oppone all’espansione del gas di anidride carbonica, racchiudendolo all’interno degli alveoli.
Con questo processo si ottiene un impasto poroso che, durante la cottura in forno, si trasforma in prodotto morbido e soffice, conservando a lungo queste qualità che sono la caratteristica dei prodotti ottenuti con le paste lievitate.
I prodotti ottenuti dalla lavorazione con Lievito Naturale (Panettone, Colomba, Pandoro, Babà ed altri) sono inoltre caratterizzati da uno specifico e gradevole aroma apportato da particolari composti risultanti dalle fermentazioni secondarie tipiche ed esclusive del Lievito Naturale.

Gli agenti fermentanti
I microrganismi che si sviluppano nell’impasto acido producono, durante la fermentazione, sostanze che caratterizzano il sapore e l’aroma del prodotto e lo rendono più lungamente conservabile. I prodotti di fermentazione che influiscono sull’aroma sono acidi organici (l’acido acetico e l’acido lattico) e prodotti secondari quali diacetile e acetaldeide, tipici della fermentazione lattica. Dalla fermentazione dei lieviti e dei batteri lattici ha origine anche una sostanza che contribuisce a rallentare il raffermamento del prodotto: la glicerina, che funziona da emulsionante naturale ed ha anche un lieve effetto antimuffa. La microflora presente nel Lievito Madre produce anche enzimi che influenzano le qualità reologiche della farina, agendo su alcune componenti carboidratiche e proteiche. Gli enzimi prodotti sono pentosanasi, che degradano i pentosani, abbassando la viscosità dell’impasto, proteinasi e peptidasi che intervengono sulle proteine, aumentandone la frazione solubile in acqua.
I prodotti ottenuti con impasti acidi hanno però bisogno di tempi più lunghi di lavorazione affinché avvengano le modificazioni citate (20-24 ore).
Le già menzionate caratteristiche di variabilità degli impasti acidi tradizionali hanno reso particolarmente difficile la corretta identificazione dei microrganismi fermentanti.
Gli studi effettuati a tale proposito non sono molti e riguardano, in prevalenza, gli impasti usati per la preparazione di prodotti lievitati (per esempio: il Panettone…) dove sono stati individuati batteri lattici del genere Lactobacillus (e tra questi gli omofermentanti L. dèlbrueckii, L. planctarum. L. leichmanii, L. casei e gli eterofermentanti L. brevis, L. fermentum, L. pastorianus. L. buchneri; con minore frequenza sono state riscontrate specie dei generi Leuconostoc, Pediococcus e Streptococcus).
Per quanto riguarda i lieviti, il principale agente fermentativo è il Saccharomyces Cerevisiae.

La fermentazione
Gli elementi critici di un corretto processo di fermentazione sono:

- la farina;
- l’acqua necessaria all’impasto;
- la temperatura di fermentazione;
- il pH.


Quali farine impiegare?
Il tipo di farina impiegata influisce sul tempo di “maturazione” dell’impasto, cioè sul tempo necessario alla formazione dell’acidità dei composti aromatici e della struttura ottimale necessaria per l’ottenimento di un buon prodotto. Ad esempio: le farine ad alto tasso di estrazione richiedono un tempo più lungo rispetto a quelle a basso tenore di estrazione per il raggiungimento di un pH idoneo. Altro esempio: in un impasto di farina integrale, a causa dell’elevato potere tampone, lo sviluppo dei microrganismi e l’acidificazione dell’impasto procedono più lentamente rispetto agli impasti di farine normali.

L’acqua necessaria all’impasto
I tempi di fermentazione dipendono anche dalla quantità di acqua assorbita durante l’operazione di impasto: più elevata è l’idratazione, più rapida è la moltiplicazione microbica e più efficace sarà la fermentazione. Occorre sottolineare che se si impastasse con valori vicini al 100% di assorbimento, si avrebbe una eccessiva diluizione delle sostanze nutritive disponibili per i microrganismi con conseguente riduzione dell’acidificazione. La consistenza dell’impasto influisce sul rapporto tra acido lattico e acido acetico: impasti poco consistenti (maggior idratazione) favoriscono lo sviluppo dei batteri lattici (maggior contenuto di acido lattico), impasti molto consistenti (minore idratazione) favoriscono lo sviluppo dei S. Cerevisiae con prevalenza di acido acetico.

Le temperature di fermentazione
La temperatura dell’impasto è un fattore molto importante in quanto condiziona l’attività microbica e quindi l’andamento della fermentazione e il valore di pH. Il valore critico di pH, per l’attività microbica dell’impasto, è circa 4, raggiunto il quale si ha un rallentamento dell’acidificazione. Questo valore di pH si ottiene in tempi tanto minori quanto più alta è la temperatura. Temperature superiori ai 30 °C favoriscono i batteri lattici, di conseguenza si ha un aumento della produzione di acido lattico, che conferisce al prodotto un aroma indesiderato che permane nel prodotto finito, poiché l’acido lattico non evapora in fase di cottura.
Temperature attorno ai 25 °C favoriscono lo sviluppo dei lieviti che producono acido acetico.

Il pH
Il valore del pH raggiunto dall’impasto acido è estremamente importante per una buona riuscita del prodotto finale. È proprio dal grado di acidità che dipende l’attività enzimatica e di conseguenza quelle caratteristiche di grana e tessitura della mollica, di colorazione della crosta, di aroma e resistenza al raffermamento che caratterizzano il prodotto finito. Ottimale per i diversi tipi di prodotti da forno (Panettone, Colomba, Pandoro ed altri) è un pH intorno a 4,8.

Come misurare il pH?
La semplice cartina al tornasole non è sufficiente. Occorre quantomeno disporre di quelle con scala colorimetrica (si possono trovare in negozi di articoli medicali e/o in farmacie ben fornite), scegliendo un tipo che operi la misurazione in un intervallo compreso tra 3 e 8. Anche il piaccametro non è lo strumento ideale per il Lievito Madre in quanto lo strumento misura solo le punte massime di acidità e alcalinità.

Come produrre il Lievito Madre
L’elemento attivante del processo di fermentazione può essere costituito da un frutto molto maturo ricco di sostanze zuccherine (ad esempio: albicocca, mela, uva, luppolo ed altri) in forma di polpa. Altri elementi essenziali sono: acqua potabile, non troppo dura, non troppo ricca di sali minerali, con un pH intorno a 5/6, priva di odori sgradevoli, priva di cloro, con una temperatura intorno ai 20 °C - 21 °C, non bollita. Farina di grano tenero tipo “00” di una certa forza (attorno a W 380) molto equilibrata (attorno a P/L 0,55) e caratterizzata da una buona qualità del glutine.

L’impasto di base
1. Frullare il frutto scelto con la propria buccia riducendola in forma molto fine;
2. Versare il prodotto ottenuto con una uguale quantità di acqua in un recipiente pulitissimo e di vetro, il tutto ad una temperatura del prodotto di 26 °C - 28 °C iniziali;
3. Lasciar macerare il prodotto per 24 ore in un ambiente attorno ai 21 °C. Se l’ambiente è più freddo i tempi di macerazione ideale si allungano nella proporzione di 2 ore in più per ogni grado in meno e viceversa se l’ambiente è più caldo;
4. Setacciare il prodotto liquido macerato ottenuto, eliminando le impurità più vistose. Impastare a mano il liquido setacciato con una quantità doppia di farina forte ottenendo un impasto omogeneo, asciutto e duro (se è troppo idratato è più facilmente attaccabile dalle muffe);
5. Depositare l’impasto in un bagno d’acqua di rete a temperatura non inferiore a 16 °C, in un ambiente con temperatura sui 21 °C. L’acqua, e quindi il contenitore, deve essere almeno 5 volte il peso della pasta e comunque deve permettere alla stessa di andare a fondo senza che alcuna parte rimanga fuori e che, una volta a galla, non sia chiusa dal contenitore;
6. L’impasto, entro le 48 ore, verrà a galla per effetto dell’anidride carbonica formatasi all’interno dello stesso. Se l’impasto non viene a galla in 48 ore significa che non si è sviluppata la carica batterica ottimale nel prodotto; occorre, allora, ricominciare l’operazione;
7. L’impasto venuto a galla dovrà essere pulito da eventuali croste ed essere rinfrescato con una dose di farina pari al suo peso e circa il 30-35 % del suo peso in acqua (esempio: su 1000 g di impasto venuto a galla e ripulito di eventuali croste aggiungere 1000 g di farina e 300-350 ml di acqua);
8. L’impasto così ottenuto va avvolto in un telo di cotone e legato con spago robusto, ma non troppo strettamente (ci penserà la fermentazione a tendere telo e spago) e si conserva per 24 ore in ambiente a 18 °C. Il giorno successivo si ripete l’operazione: si libera il lievito dal telo e lo si pulisce dalle croste; si pesa e si rinfresca con farina pari al suo peso e acqua a 30 °C in ragione di metà del peso. Queste operazioni si ripetono ogni giorno fino a quando la Madre non avrà raggiunto il grado di purezza richiesto. L’intero ciclo, per essere completato, richiede dai 20 ai 30 giorni.
Un altro sistema consiste nell’attivare croste di Lievito Madre secche; nel caso in cui riusciate a procurarvele, dovrete rigenerarle compiendo le seguenti operazioni:
1. spezzettare minutamente le croste, pesarle, ed aggiungere acqua tiepida a 38°C, in ragione di metà del loro peso (150 gr di croste, 75 ml di acqua) e un pizzico di zucchero:
2. Lasciarle a bagno per 24 ore senza coprirle, mescolando ogni tanto per idratarle completamente;
3. Trascorse le 24 ore pesare la poltiglia ottenuta e mescolare con eguale peso di farina forte. Se necessario aggiungere poca acqua: l’impasto deve rimanere duro;
4. Depositare l’impasto ottenuto in un bagno d’acqua a temperatura non inferiore a 16°C. L’acqua dovrà essere almeno 5 volte il volume dell’impasto (almeno due litri) in modo che il panetto sia completamente sommerso. Lasciare il contenitore in ambiente a temperatura di 21°-22°C;
5. Dopo circa tre ore l’impasto verrà a galla, per effetto dell’anidride carbonica formatasi all’interno dell’impasto stesso.

Da questo punto procedere con i rinfreschi come suggerito a partire dal punto 7 della sezione precedente. In questo caso il ciclo di produzione è più breve; va fatto un rinfresco giornaliero per almeno 4-5 giorni, dopodiché il Lievito Madre è pronto per la panificazione.

La purificazione dell’impasto base per arrivare al Lievito Madre
Per produrre la quantità di Lievito Madre necessaria per il primo impasto vero e proprio occorre che lo stesso sia purificato e lavato in ogni fase di riporto. La sequenza che segue ha lo scopo di mettere “in forza” il Lievito Madre. Per la panificazione possono essere sufficienti due rinfreschi. Per i prodotti di pasticceria (Panettone, Pandoro, Colomba, Babà ed altri) sono necessari tre rinfreschi.

Primo rinfresco
Si utilizza il Lievito Madre conservato in telo e, dopo averlo pulito dalle croste, si taglia a fette spesse e si immerge in un bagno d’acqua tiepida a 38 °C e lo si lascia per 30-45 minuti. Si preleva il lievito dal bagno d’acqua, si strizza leggermente e si impasta con una quantità di farina forte pari al suo peso e 30-35 % del suo peso di acqua a temperatura non superiore a 30 °C.
Tale impasto dovrà essere sempre, all’interno, a temperature non inferiori a 25 °C e non superiori a 30 °C, dovrà essere tenuto a lievitare per 3 ore in una camera calda o armadio termoprogrammato e comunque ad una temperatura di 30 °C e umidità del 65%. La vostra camera calda sarà il forno [spento] nel quale inserirete un pentolino metallico contenente acqua portata a bollore, da sostituire quando la temperatura arriva a scendere sotto i 25°C (ci vuole però un termometro, anche da pochi soldi...). Verrà posto su un panno di cotone all’interno di un recipiente con parte superiore scoperta e sulla quale verrà fatta la classica incisione a croce per verificare il corretto sviluppo dell’impasto.

(Le tre foto qui accanto spiegano quest’ultima indicazione)

Un panetto raccolto a palla ed inciso a croce, pronto per una fase di lievitazione (puntata)

La tazza ed il telo che servono per una corretta lievitazione del panetto. Il panetto pronto per la lievitazione. Dovrà essere posto in un ambiente caldo-umido a 30 °C di temperatura e con il 65% di umidità.

Secondo rinfresco
Il prodotto ottenuto dopo le tre ore viene, anche

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Pubblicato : 07/12/2007 23:13
(@marios-pizza)
Membro Registered

ciao
sindik
tutto ok anke io seguo questi metodi..
apparte ke e' quella ke m hai postato  vero ??
l unika kosa ke nn me' kiara...
io sapevo o meglio ho saputo da un lievitista ke nella madre c e' si i saccaromicati ma nn fanno parte della famiglia dei cervasies..
o meglio ci possono anke stare ma in minima parte..
quindi in una madre lactobacilli lattici.. saccaromiceti.. ma nn appartenenti a i cervasies o per lo meno in minima parte.
per questo viene lo sviluppo di  fermentazione lattica e della partikolarita' degli alveoli finissimi..
perke' i battari lattici e saccaromiceti  nn lavorano con la stessa voracita' dei cervasies...
pero' ora per korrettezza di cronaka mi informero' meglio.. e sapro dirti
saluti
mario's
79.8.30.251

RispondiCitazione
Pubblicato : 09/12/2007 15:43
(@m4sterx)
Membro Registered

grazie a tuttti per i consigli!!!
proverò...anche se è più contorto di quanto pensassi...

saluti
francesco
79.19.255.236

RispondiCitazione
Topic starter Pubblicato : 09/12/2007 17:06
(@sindik)
Membro Registered

si MArios questo metodo per fare il lievito madre è quello che ti avevo mandato un bel po di tempo fa...  Sinceramente  non sono molto informato su questa particolarità che produce alveoli finissimi... se riesci a trovare un riscontro dimmelo perche sono curioso.

m4sterx hai ragione è laborioso... ma ne vale la pena...  poi piu invecchia negli anni più aumenta di qualità...
ciao sindik


82.112.213.213

RispondiCitazione
Pubblicato : 10/12/2007 16:37
(@sindik)
Membro Registered

si MArios questo metodo per fare il lievito madre è quello che ti avevo mandato un bel po di tempo fa...  Sinceramente  non sono molto informato su questa particolarità che produce alveoli finissimi... se riesci a trovare un riscontro dimmelo perche sono curioso.

m4sterx hai ragione è laborioso... ma ne vale la pena...  poi piu invecchia negli anni più aumenta di qualità...
ciao sindik


82.112.213.213

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Pubblicato : 10/12/2007 16:37
(@sindik)
Membro Registered

si MArios questo metodo per fare il lievito madre è quello che ti avevo mandato un bel po di tempo fa...  Sinceramente  non sono molto informato su questa particolarità che produce alveoli finissimi... se riesci a trovare un riscontro dimmelo perche sono curioso.

m4sterx hai ragione è laborioso... ma ne vale la pena...  poi piu invecchia negli anni più aumenta di qualità...
ciao sindik


82.112.213.213

RispondiCitazione
Pubblicato : 10/12/2007 16:37
(@m4sterx)
Membro Registered

una volta ottenuto, potreste anche dirmi, per favore,
quanto usarne per kg di farina ,come varia la sua quantità in base
alla temperatura e i tiempi di lievitazione di ipotetiche farine con W 200-250-300-350??
posso usare il frigo con il LM , i tempi di puntata e appretto e loro
proporzione seguono lo stesso concetto del lievito di birra?

grazie
francesco
82.51.187.208

RispondiCitazione
Topic starter Pubblicato : 11/12/2007 01:30
(@marios-pizza)
Membro Registered

ciao sindaco
il motivo degli alveoli piu' pikkoli e piu fitti sta nel tipo di lievitazione
cioe' kon la madre lavora maggiormente i lactobacilli
i fermenti lattici
ke mangiano piu' lentamente rispetto ai saccaromiceti cervasies..
quindi una lievitazione piu' blanda piu regolare protratta in piu tempo..
kon la relativa produzione di aromi partikolari.. e producione di vari acidi ..

questa e' la vera e sostanziale differenza tra i tipi di lievito..
per questo motivo e' anke sconsigliato superare la dose di 0,3% di lievito kompresso se vogliamo fare un impasto a lievito misto ( madre+lievito kompresso ) perke' il kompresso essendo molto piu' veloce nel mangiare nn darebbe modo alla madre di trasformarsi..
saluti
mario's
ps
hai ricevuto il mio messaggio sul korso ? a padova ?
se ti interessa fammelo sapere vedo se riesco  e' a numero kiuso
due giorni  full  tutto sul lievito madre !!
8-9 gennaio
fammi sapere

ciao
mario's
87.10.89.126

RispondiCitazione
Pubblicato : 11/12/2007 10:57
(@sindik)
Membro Registered

X Marios
Ok grazie per la delucidazione... bella spiegazione bravo!

per il corso sul LM di Padova mi hai mandato una mail?  non ho rievuto nulla.. apprendo solo ora.
Come ti dicevo è mooolto interessante ma aimè la settimana dal 5 al 12 gennaio ho prenotato 2 mesi fa una settimana bianca... e siccome ho gia pagato il tutto non posso spostarla....

ti ringrazio cmq per la tua disponibilità nell'avvertirmi e di farmi entrare... sei sempre molto gentile... grazie veramente!

X m4..
con W260 e una temperatura ambiente di 25-27° la dose di LM è circa  0.8-1.4% del peso della farina 14 ore di puntata 8 di apretto
Non ho mai usato il frigo con il LM  non saprei dirti.



82.112.213.213

RispondiCitazione
Pubblicato : 11/12/2007 16:49
(@marios-pizza)
Membro Registered

ciao sindaco
di niente
era un okkasione  sia di studio ke per poter  fare la tua conoscenza..
ti giro i komplimenti
anke tu sei oltre ke un vero professionista appassionato una persona bella e gentile !!
ti invido un po la settimana bianka...
anke se veramente nn riesco a stare lontano dal mare per una settimana !!

salutoni
mario's
79.0.0.87

RispondiCitazione
Pubblicato : 13/12/2007 15:40
(@sindik)
Membro Registered

Grazie marios per i complimenti ci sarà sicuramente un altra occasione per conoscerci!

In relatà la settimana bianca è un po una istituzione per noi...
Sono 10 anni che la mia giunta affitta uno  chalet in francia e ci trascorre una settimana all'insegna dello sci, del buon mangiare e del buon bere...
ques'anno siamo in 20 persone ...e come ogni anno io sono il cuoco ufficiale... dalla colazione allo spuntino di mezzanotte....  povero me!

Se ti stacchi dal mare vieni a trovarmi!!! cosi mi dai un po di dritte per destreggiarmi meglio tra i fornelli!

hehehe


82.112.213.213

RispondiCitazione
Pubblicato : 13/12/2007 17:04
(@marios-pizza)
Membro Registered

ciao sindaco
magari..
nn mi rikordo piu kosa significa avere una o piu settimane di ferie..
a dir il vero una volta ci sono stato in settimana bianka..
ma mentre gli amici erano in pista.. gia la mattina presto io nn sono mai uscito dall albergo..
anzi avevo fatto amicizia kon una komitiva tedesca..
pensa ke s erano portati un complesso musicale solo per loro una 20 di persone e tutte le sere si scendeva in taverna..
musica  birra a volonta' sauna e piscina tra sbornie kolossali e konnessi vari..
io mi so divertito kome un matto...
i miei amici nn tanto una spalla slogata e un ginokkio rotto..

saluti
e buon divertimento
mario's
79.8.37.240

RispondiCitazione
Pubblicato : 14/12/2007 14:07
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