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Potrei avere un consiglio dai pizzaioli napoletani al nord?

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(@francesco-mosca)
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>In genere gli attestati di qualifica professionale emessi dalle regioni
>sono riconosciuti in tutti i paesi della comunità europea.
Il riconoscimento di cui tu parli è un riconoscimento simbolico, non un riconoscimento nel senso che intendiamo in Italia, cioè il valore legale.
Ripeto: il valore legale è un concetto giuridico che negli ordinamenti di molti stati membri dell'*UNIONE* europea non esiste nemmeno per i titoli rilasciati in loco, figuriamoci per quelli rilasciati da altri stati membri.
Faccio un esempio famoso: Zaha Hadid, uno degli architetti più famosi del mondo, ha conseguito un bachelor's degree (corrispondente alla nostra laurea, tre anni) in Matematica in una università americana a Baghdad, poi si è messa a fare l'architetto in Inghilterra. Se avesse provato a farlo in Italia, sarebbe stata processata e condannata per il reato di cui all'art. 348 c.p. (esercizio abusivo di una professione per la quale la legge prescrive una particolare abilitazione, in breve una professione regolamentata). Questo perché in Italia l'unico modo per esercitare questa professione è conseguire una speciale abilitazione mediante il superamento di un esame di Stato, che si è ammessi a sostenere, su domanda, solo se si è in possesso di uno specifico requisito (che nel caso di specie è un titolo di studio avente valore legale, per esempio il diploma di laurea in Architettura o una laurea specialistica afferente alla classe 4/S).
Nonostante quanto sopra, la Hadid, che è cittadina britannica, fa l'architetto anche in Italia (su Wikipedia sono elencate alcune delle sue opere), in virtù di una direttiva europea che consente la libera circolazione delle professioni, vale a dire la possibilità, per un professionista che esercita la propria professione secondo le leggi del paese in cui si trova, di esercitarla anche in altri stati membri dell'Unione. L'Unione non riconosce cioè il titolo, ma l'abilitazione.
Non a caso il Cepu sta offrendo un servizio per conseguire l'abilitazione all'esercizio della professione di avvocato in Spagna, dove per esercitare questa professione è sufficiente possedere un titolo universitario, senza dover sostenere un esame di abilitazione. Ebbene il Cepu, sfruttando la possibilità di iscriversi a un'università locale facendosi convalidare gli esami superati in Italia (il che non si fonda sul mutuo riconoscimento ma sulla scelta discrezionale degli atenei sulla base delle norme di quel paese), fa conseguire ai laureati in giurisprudenza italiani una laurea spagnola, con pochissimi esami (se non nessuno), il che comporta automaticamente l'abilitazione all'esercizio della professione in loco. A questo punto, trattandosi di cittadini italiani, dunque dell'Unione europea, l'abilitazione alla professione sarà valida in qualsiasi stato membro dell'Unione.
Non accade la stessa cosa fuori dall'Unione europea. Per esempio una docente universitaria che conosco io, laureata in Filosofia, in Italia insegna psicologia, ma non può esercitare la professione di psicologa, che invece svolge regolarmente nella Repubblica e cantone Ticino. Non essendo la Confederazione elvetica uno stato membro dell'Unione europea, la sua abilitazione in Ticino (che peraltro da poco è valida anche negli altri cantoni svizzeri, perché una normativa federale sulla libera circolazione delle professioni è stata introdotta di recente) non può essere sfruttata in Italia.

Tutti questi esempi per far capire concretamente che cos'è il valore legale di un titolo: è la proprietà di tale titolo a svolgere funzioni che la legge riserva ai possessori del titolo stesso. Le qualifiche rilasciate dalle regioni non hanno questa proprietà. Dunque si dice che non hanno valore legale.

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PS - Non è assolutamente vero che in Europa per fare qualsiasi cosa hai bisogno di una qualifica! Queste sono sciocchezze che vengono diffuse in Italia dagli antagonisti della deregulation. Si tratta di propaganda politica di basso livello: dico il falso per convincere gli elettori che le liberalizzazioni che vuole fare il mio collega politico sono sbagliate. Purtroppo i giornalisti che dicono la verità sono pochi, non perché sono asserviti al potere (almeno non tutti) ma semplicemente perché sono poco o male informati.
84.223.208.13

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Pubblicato : 20/08/2009 08:13
(@francesco-mosca)
Membro Registered

Si badi che l'assenza di valore legale non vuol dire inutilità dei titoli, anzi è statisticamente dimostrato che laddove non esiste il valore legale dei titoli di studio (Regno unito) i titoli sono molto più efficaci per l'accesso al lavoro.
Viceversa in Italia, dove i titoli di studio hanno valore legale (non le qualifiche rilasciate dalle regioni, che tecnicamente non sono titoli di studio), c'è il più alto numero di diplomati e laureati senza lavoro d'Europa.
84.223.208.13

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Pubblicato : 20/08/2009 08:23
(@velia-cece)
Membro Registered

Non credo sia importante se il riconoscimento è solo simbolico o anche legale purchè sia riconosciuto. Sono vissuto abbastanza all'estero per poterti ribadire che hai bisogno di una formazione e una qualifica per fare anche lavori per i quali in italia non è prevista (almeno fino a poco tempo fa) Esempi: per fare l'imbianchino, il macellaio, il barista al banco birre, il parrucchiere, il pizzicagnolo etc. Molte volte è anche prevalentemente una formazione per evitare incidenti sul lavoro e guai di vario tipo
217.203.13.119

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Pubblicato : 20/08/2009 08:45
(@francesco-mosca)
Membro Registered

>Non credo sia importante se il riconoscimento è solo simbolico o anche
>legale purchè sia riconosciuto.
Allora, io non so cosa ha fatto la scuola dove è andato il nostro amico, ma tu leggiti qualche procedimento dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato (cosiddetta autorità antritrust, www.agcm.it) nei confronti di scuole che dichiarano di rilasciare titoli «riconosciuti»: tutte sanzionate per pubblicità ingannevole, per non parlare dei procedimenti che alcune di queste istituzioni hanno subìto per le stesse ragioni dinnanzi all'autorità giudiziaria.
Le locuzioni «riconosciuto da», «valido in» e simili fanno riferimento a un concetto giuridico molto preciso, che è quello del valore legale del titolo. E in Italia i titoli aventi valore legale possono essere rilasciati, inequivocabilmente, dalle seguenti istituzioni:
- scuole di ogni ordine e grado statali e non statali paritarie e legalmente riconosciute, compresi gli istituti professionali;
- università e istituti di istruzione universitaria statali e legalmente riconosciuti;
- istituzioni del sistema AFAM (alta formazione artistica, musicale e coereutica);
- filiazioni in Italia di università estere accreditate presso il competente ministero;
- scuole superiori per mediatori linguistici (rilasciano titoli equipollenti alle lauree della classe delle scienze della mediazione linguistica).
Chiunque altro dica di rilasciare titoli validi o riconosciuti commette un illecito, che in alcuni casi può avere anche dei risvolti penali.
Che poi il mercato del lavoro riconosca anche ciò che non ha valore legale (come è d'altronde sempre successo in Gran Bretagna, dove il valore legale non esiste: Luigi Einaudi già negli anni `50 parlava di abolirlo, proprio su modello inglese), è un altro paio di maniche.

> Sono vissuto abbastanza all'estero per poterti ribadire che hai bisogno
>di una formazione e una qualifica
Una formazione è una cosa, una qualifica un'altra. Il concetto di qualifica è di chiaro riferimento a usi burocratici e dunque rimanda, più o meno direttamente, al concetto di valore legale o comunque di rilascio da parte di istituzioni pubbliche.
E poi «all'estero» non signfiica niente perché ogni stato ha un proprio ordinamento. E non è che l'Italia è uno stato e il resto del mondo è un altro stato contrapposto all'Italia.
Nella maggior parte dei paesi europei, differentemente che in Italia, non esistono leggi che ti obbligano al possesso di determinati pezzi di carta per svolgere determinati lavori. In particolare nel Regno unito, dove vige un sistema di common law, in cui la normazione è fatta dalla consuetudine riconosciuta in sede giurisprudenziale, e non secondo un sistema positivo (leggi scritte vigenti a monte), come da noi (che ereditiamo la tradizione romanistica). Non sto esprimendo opinioni personali, ma sto spiegando, ancorché in maniera semplificata e sommaria, com stanno le cose sotto il profilo giuridico (e il valore legale è un concetto per definizione di natura esclusivamente giuridica). Pensa tu che nel Regno unito non esistono ordini professionali e che chiunque, in linea teorica, può fare l'ingegnere (ripeto che Zaha Hadid è diventata uno dei più famosi architetti del mondo senza possedere un'istruzione formale specifica in materia).
Che poi il mercato del lavoro richiede una formazione specifica è un'altra cosa. Io stesso ho detto che proprio laddove non c'è il valore legale i titoli hanno statisticamente più efficacia.

>Molte volte è anche prevalentemente una formazione per evitare
>incidenti sul lavoro e guai di vario tipo
Che, appunto, non c'entra nulla con i titoli di studio, ovvero quei pezzi di carta aventi valore legale.
84.223.208.13

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Pubblicato : 20/08/2009 09:04
(@velia-cece)
Membro Registered

Spero per il nostro amico che il suo pezzo di carta sia "avente valore legale per usi burocratici" anche in Europa (che non è un altro stato contrapposto all'Italia) Lo saprà facendo un salto in Regione, oppure se ha un po' di tempo a Bruxelles...

p.s. non intendevo il Regno Unito, mi riferivo all'Austria e alla Germania
Saluti  [31] [42]
217.203.13.119

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Pubblicato : 20/08/2009 09:22
(@francesco-mosca)
Membro Registered

>Spero per il nostro amico che il suo pezzo di carta sia "avente valore
>legale per usi burocratici"
Guarda che il concetto di valore legale è riferito UNICAMENTE agli usi burocratici, perché la burocrazia è una sorta di campo di applicazione del diritto.

Finora non ho espresso opinioni al riguardo ma ora lo faccio: non avrebbe nessun senso introdurre un ordinamento un titolo avente valore legale per fare il pizzaiolo. Che senso avrebbe? Creerebbe solo un branco di somari che sarebbero convinti di fare la pizza in virtù del pezzo di carta, mentre i pizzaioli, anzi pizzaiuoli, storici, i veri maestri, di colpo diventerebbero abusivi, un po' come è successo ai parrucchieri con la nuova regolamentazione.

>anche in Europa (che non è un altro stato contrapposto all'Italia)
Io non ho mai affermato una cosa del genere.
L'Europa è un continente.
L'Unione europea è un organismo sovranazionale la cui natura in dottrina è dibattuta; Fusaro la definisce tout-court una confederazione, altri le attribuiscono un carattere a metà strada tra il confederale e il federale (ma le mancano molti attributi per poter essere definita una federazione, ad esempio lo svolgimento di una politica estera comune).
Ti avevo risposto in quel modo perché trovo sbagliato e fuorviante dire «all'estero si fa così» perché è un'affermazione tipica (e più avanti me ne dai conferma) di chi conosce una sola realtà diversa dall'Italia e tende ad associare qualsiasi caratteristica diversa che ivi trova a questo fantomatico concetto di estero, come se esistesse un ordinamento italiano e un ordinamento estero unico per tutto il resto del pianeta, e non invece, come in realtà è, tanti singoli ordinamenti per quanti stati esistono.

>Lo saprà facendo un salto in Regione, oppure se ha un po' di tempo a
>Bruxelles...
Bruxelles non ne sa niente; ci mette solo i soldi, ma la qualifica è regionale.
E comunque non occorre fare salti da nessuna parte dal momento che basta prendere qualsiasi manuale di legislazione scolastica (ma anche qualche manuale di istituzioni di diritto pubblico, diritto costituzionale o diritto amministrativo, o anche diritto del lavoro, che fa qualche accenno al riguardo) per sapere cos'è un titolo di studio e cos'è il valore legale. Anche su Wikipedia c'è un articolo al riguardo, che si intitola appunto "Valore legale dei titoli di studio", che presenta molte lacune ma rende l'idea.

>p.s. non intendevo il Regno Unito, mi riferivo all'Austria e alla Germania
Io non ho detto che tu intendevi il Regno unito, anzi ti ho contestato proprio l'uso della locuzione «all'estero» come se tutto ciò che si fa fuori dall'Italia fosse universalmente valido ovunque.
In Austria e in Germania il valore legale dei titoli esiste, ma non c'entra nulla con lo svolgimento dei mestieri artigiani cui fai riferimento. Per i quali non sono richiesti titoli di studio aventi valore legale, bensì delle certificazioni di carattere igienico-sanitario, come d'altronde tu stesso hai affermato 🙂  Non ho idea di come si conseguano queste certificazioni, ma di sicuro sono del tutto indipendenti dal sistema dell'istruzione, che io conosco bene (tra l'altro quello tedesco, all'interno di quelli ove esiste il valore legale, è di gran lunga il più efficace).
84.223.208.13

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Pubblicato : 20/08/2009 09:35
Pagina 2 / 2
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