pizzaioli (?) usciti dalle scuole
Guardando i filmini relativi all'assegnazione degli attestati di partecipazione delle scuole per pizzaioli si notano sempre facce sorridenti. Ognuno viene ripreso e immortalato con la propria bella pizza in mano da portare alla giuria. Ognuno sembra fiero del proprio lavoro tanto da convincere chi guarda il filmino della garanzia del pizzaiolo. Mi piacerebbe vedere, dopo 10 giorni di corso intensivo, lo stesso zelante scolaretto stendere e condire 8-10 pizze quattro stagioni e vedere quanto tempo ci mette. La pizzeria è senz'altro teoria, ma ancor di più è sempre stata gavetta.
Pienamente d'accordo con ciò che è stato scritto...
Questi corsi purtroppo son fatti solo a scopo di lucro illudendo i poveri ragazzi che partecipano.
Partendo dal fatto che non si sarà mai pizzaioli visto e considerato che c'è sempre da imparare ma resto dell odea che il mestiere lo si apprende sul campo, servizio dopo servizio e dopo un adeguata gavetta che porta a crescere personalmente e spiritualmente!
Sono d accordo con te.. ma cè anche da dire che una formazione teorica è sempre bene averla..cosa che nin tutti hanno visto gli improvvisati che ci sono in giro..il corso fondamentalmente serve a quello.. la pratica con i l tempo la fai.. non si puo vendere. ..
Non metto in dubbio la validità di un bagaglio teorico che velocizza i tempi di apprendimento del mestiere. Una base teorica come quella che viene distribuita dai corsi non può che facilitare il cammino verso l'acquisizione di una professionalità ineccepibile. Sapere la composizione organolettica della farina, il significato della parola "forza", la differenza dei vari tipi di impastatrice e l'impatto che i vari tipi di bracci hanno sulla lievitazione successiva all'impasto, sono esempi di un insieme teorico che contribuiscono senz'altro e supportano in maniera determinante la formazione professionale. Io stesso durante la mia ventennale esperienza, ho integrato l'artigianalità e la manualità del mio apprendere (cominciato inizialmente per emulazione di colui che per primo mi ha messo una pallina nelle mani e mi ha detto: PROVA A STENDERE COME FACCIO IO), con l'ausilio di libri del settore che hanno condizionato in positivo il mio modo di lavorare e le scelte che tale modo ha imposto. Una conoscenza della materia direi scentifica basata sulle leggi della chimica e non sui capricci di un'improvvisazione che diventa regola abitudinaria e che fa agire sempre nello stesso modo (magari anche con l'ausilio di bilance). Ma è proprio qui che si trova il nodo della discussione da sciogliere per questione di coerenza e di deontologia professionale. Pur agendo nella semi-ignoranza, un pizzaiolo formatosi di sola gavetta, anche se non avesse nessuna dimestichezza con aggregati di parole come maglia glutinica o fermentazione alcolica dei lieviti, alla lunga (così è stato nel corso di molti anni prima della fioritura a macchia d'ollio dei corsi di preparazione) potrebbe comunque esercitare la professione, in virtù di una conoscenza direi "visiva" del prodotto cresciuta nel corso degli anni anche attraverso errori ed imparando proprio da questi. Il contrario è molto più improbabile: una persona che esce da un corso (che per di più e se va bene, ha una durata di 2 settimane) pur facendo proprie parole e concetti didattici, senza l'ausilio delle "proprie mani ad impastare di continuo" non potrà mai avere né potrà mai dire di essere un pizzaiolo. La sola teoria rimane conoscenza astratta se non applicata ad una pratica costante. Ecco perchè voglio ribattere sul tema. Dai corsi che si autodefiniscono scuole non esce nessun pizzaiolo da garantire (almeno nel modo in cui egli viene presentato). Ed è lo stesso criterio a giudicare, ovvero un criterio secondo il quale, dalle scuole guida, per colui che prima d'allora, mai aveva preso una macchina nelle mani, dall'esame di teoria (ed in questo caso sono sicuro che anche dall'esame di pratica) non esce mai e poi mai un pilota finito. Qualcuno invece, con molta presunzione crede di esserlo. Le conseguenze alla guida di un veicolo potrebbero essere molto gravi. Invece nel campo della ristorazione probabilmente non morirà nessuno a seguito di false credenze. Ma un effetto immediato tale modo di fare lo provoca: sputtanare il mestiere e rovinargli la reputazione. Una reputazione costruita da pizzaioli che hanno passato anni ed anni sul campo e che si ritrovano a dover combattere con l'ira di certi datori di lavoro che si son fidati della presunzione e superbia di alcuni creduloni che si son voluti misurare con superficialità con la professionalità di questo lavoro e che hanno sbattuto il naso contro la realtà di un'arte che invece richiede tempo e disciplina per essere appresa. Un'ultima ironica osservazione. Sono senz'altro ragguardevoli le foto dei pizzaioli garantiti che mostrano fieri e sorridenti l'attestato di frequentazione raggiunto frequentando il corso e pagando la parcella. Per quel che mi riguarda potrei dire che anche io avrei nelle mani un diploma conseguito frequentando (però per 4 anni) e pagando la parcella (le "care" tasse universitarie). Ma è appunto un diploma di Laurea conseguito presso una facoltà umanistica di un'Univesità statale italiana che in teoria ed ancora, mi permetterebbe di insegnare al Liceo. Ma siccome in Italia è ormai impossibile ottenere il posto in una scuola come docente, nonostante la Laurea ed il titolo che ne consegue, io non avendo mai potuto insegnare e nemmeno per un giorno, mai mi sono spacciato per insegnante. Infatti io alla domanda CHE LAVORO FAI?, dopo quasi 20 anni di pratica, rispondo semplicemente così: PIZZAIOLO.