il pizzaiolo non è un operaio semplice_continua x tadan e lucullus
Illustrissimo Tadan
Mi vedo costretto ad aprire questo nuovo post che continua il precedente per dare risposta alle Sue accuse nei miei confronti, assolutamente offensive nonchè fuori luogo...
Prima di farsi prendere dalla foga chiarificatrice abbia cortesia di leggere i post in linea temporale e non scollegati, altrimenti la Sua visione delle idee altrui potrebbe risultare alterata...
Giacchè Lei sarà, come forse pensa di essere, "er mejo de' tutti" il migliore di tutti come si dice a Roma, il più competente e di sicuro con la conoscenza dei fatti contrattuali più grande di tutti; vorrà per favore indicarmi a che pagina precisamente del CCNL del turismo è scritto che un pizzaiolo E' OBBLIGATO ad accontentarsi dello stipendio minimo previsto dal suddetto contratto.. ATTENZIONE! Ci dev'essere scritto è OBBLIGATO perchè è a questo che mi riferivo quando ho detto "E' un testo generico che non specifica nulla" dando una risposta, provocatoria in forma generica, alle posizioni in merito del Paolo72... Se Lei è, o forse lo è stato, un sindacalista approfitto per ribadirLE che quel testo non rende giustizia, anzi mortifica la professione del pizzaiolo...E questo grazie, ma non solo, anche alla sua categoria che l'ha sottoscritto...
Per ultimo le vorrei ricordare che in una discussione pubblica è IGNOBILE terminare un discorso dicendo: "Basta, non voglio aggiungere altro e non intendo replicare a successive provocazioni. Buona pizza a tutti!"
Ma che modi sono? Si ricordi che tutti hanno il diritto di replicare alle dichiarazioni altrui...e questo vale anche per un illuminato come Lei
Saluti
217.203.1.213
Grazie per il tuo intervento al mio post precedente. Sono assolutamente d'accordo con te. Volevo precisamente sollecitare una maggiore attenzione dei pizzaioli nei confronti dei loro interessi (economici e non)
Sperò accadrà...
Cordiali Saluti
217.203.1.213
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158.102.162.8
Considero un onore per me la sollecitudine della Vostra risposta... Da un "Luminare" come Lei, impegnato sicuramente in chissà quanti convegni e vertici internazionali, non me lo sarei mai aspettato...
Grazie Signore Grazie!! [3] [7] [26] [27] [7] [27] [26] [27] [27] [27] [7] [26] [3]
217.203.2.63
Va bene, ok, nessuno dice che il pizzaiolo è obbligato a accontentarsi del minimo.
Per favore, mi indichi dove è scritto che il titolare è obbligato a pagare più del minimo?
Quello che il titolare è obbligato a pagare è il minimo.... il resto si contratta, e bisogna meritarselo.... questo è quello che io volevo intendere. Il pizzaiolo pinco pallino prende il minimo.... chi lo merita può chiedere di più, perchè ha forza contrattuale (mi conviene pagarlo di più, pur di non perderlo).
Ma la forza contrattuale si conquista con il tempo e con i fatti. Bisogna PRIMA fare il proprio dovere e dimostrare di essere un buon investimento per l'azienda, e POI si pretende.
Ciao a tutti e buon lavoro
78.15.174.163
grazie del ringraziamento, a volte non rispondo xchè non sempre visiono i post.
io insisto sulla qualifica o quantomeno sulla cultura che il pizzaiolo deve avere, perchè con l'avvento della meccanizzazione in pizzeria il vero pizzaiolo sarà valorizzato.
ripeto che condivido la linea di fimap . org perchè è pizzaiolo chi segue la filiera nei 5 punti principali, chi ne fa solo 4 o addirittura 3 potrà essere inserito generico.
ciao
79.32.202.19
Di straordinario c'è solo il minor costo
La detassazione varata dal governo viene presentata come un rimedio al problema dei bassi salari, ma i conti parlano chiaro: la retribuzione netta di un’ora straordinaria è esattamente il 60% di quella di un’ora di lavoro ordinario. E anche il costo per l'azienda è minore in proporzione. Perché non si chiede che vengano almeno pagate nello stesso modo?
Aldo Amoretti
Dopo una rapida discussione il governo ha comunicato alle parti sociali e poi deciso nella sua prima riunione di sgravare di oneri fiscali la retribuzione del lavoro straordinario. La tesi è che il povero Cipputi disponibile a lavorare oltre il normale si trovi un poco di soldini in più dentro la busta paga di ogni mese. Per taluni questa sarebbe la soluzione brillante al problema dei bassi salari. Le risposte di chi è contrario, specie dal fronte sindacale, sono imbarazzate.
Tanto per cominciare, un risvolto ingiusto insito nella norma e che fin’ora nessuno ha osservato consiste nel fatto che chi ha un reddito tra 28 e 30mila euro guadagna il 28%, chi sta tra 28 e 15mila euro guadagna 17%, mentre chi è al di sotto di quel salario solo 13%. Ma c’è di più, come nota Il Sole 24 Ore del 25 maggio. I più poveri, mettiamo le donne a part time delle pulizie, ci possono anche rimettere, perché avrebbero imposta zero mentre su queste somme pagano comunque il 10%. Dice infatti il giornale: “Il lavoratore può rinunciare espressamente e per iscritto all’agevolazione e mantenere la tassazione ordinaria che, in caso di basso reddito, può essere più favorevole ”.
Ma la cosa più sorprendente è che non si tiri fuori un argomento che io trovo importante e che è la ragione principale per la quale le imprese sollecitano tale soluzione: il lavoro straordinario paga meno e costa meno di quello ordinario. Quindi per le aziende c’è una convenienza doppia: è una flessibilità in più a minor costo. Più bello di così!
Molti restano stupefatti e scettici rispetto a questa affermazione perché è molto diffusa l’opinione contraria. Allora abbiamo fatto un po’ di conti su una situazione-tipo. Abbiamo preso come esempio il contratto del commercio assumendo il caso del quarto livello, cioè una figura centrale quale l’addetto/a alle vendite.
I conti del lavoro ordinario si fanno individuando la retribuzione annua come segue:
- retribuzione gabellare 9.257,52
- indennità di contingenza 6.290,64
- E.D.R. 24,84
- festività non godute (due) 99,83
- tredicesima mensilità 1.297,75
- quattordicesima mensilità 1.297,75
- trattamento di fine rapporto 1.353,21
- rivalutazione TFR (media 3 anni) 128,06
- fondo sanitario integrativo 120,00
- fondo previdenza complementare 283,16
TOTALE RETRIBUZIONE ANNUA 20.152,76
Diviso 1.639 ore lavorate nell’anno
RETRIBUZIONE DI UN’ORA ORDINARIA 12,34
Su questo importo l’azienda paga oneri sociali Inps e Inail per un importo di euro 3,81. Quindi un
costo orario del lavoro ordinario pari a euro 16,15
Il lavoratore, ipotizzando un monoreddito senza carichi familiari, pagherà un importo Irpef medio di euro 1,72 e subirà trattenute previdenziali per un importo medio di euro 1,14 , e quindi gli resteranno in tasca
NETTI euro 9,48 per ora ordinaria.
Può non risultare esattissimo il calcolo del TFR perché esso viene fatto a fine carriera sulla base di parametri soggetti a variazione.
Come abbiamo calcolato le ore effettivamente lavorate?
Quelle teoriche pari a 2.088, meno quelle mediamente non lavorate così suddivise:
- ferie 173
- festività 72
- riduzione orario ed ex festività 104
- assemblee e permessi sindacali 12
- malattie, infortuni, maternità (6,5%) 73
- formazione, permessi 626 7
Nel conto della retribuzione annua siamo stati prudenti perché non abbiamo considerato il premio annuo che sussiste nelle aziende dove si fa contrattazione decentrata o altre voci minori quali la mensa.
Il conto sul lavoro straordinario è molto più semplice.
Le tre voci della retribuzione mensile:
- retribuzione gabellare 771,46
- indennità di contingenza 542,22
- E.D.R. 2,07
Totale retribuzione mensile 1.297,75
Questa cifra si fraziona per il divisore convenzionale che è 168
Se ne ricava l’importo 7,72 sul quale va applicata la maggiorazione per lavoro straordinario del 15% (fino alla 48° ora perché oltre è il 20%). Se ne ricava che
RETRIBUZIONE DI UN’ORA STRAORDINARIA 8,88
Su questo l’ azienda paga oneri pari a 2,75. Quindi
costo orario del lavoro straordinario pari a euro 11,64.
Il lavoratore a sua volta pagherà all’Inps il 9,49% pari a 1,00 euro e di Irpef l’aliquota marginale del 27% pari a euro 2,13 ed una addizionale pari a 0,15, per un totale di Euro 3,28 . Quindi gli resteranno in tasca
NETTI euro 5,60 per ora straordinaria.
La retribuzione netta di un’ora straordinaria (euro 5,60) è esattamente il 60% di quella di un’ora di lavoro ordinario (euro 9,48).
Quindi anche nel corso degli anni passati la protesta delle aziende che lamentavano un eccesso di contributi sociali sul lavoro straordinario non aveva fondamento, in ragione del suo costo complessivo che era comunque inferiore a quello ordinario. La loro richiesta è stata comunque accolta e gli oneri sociali sono stati parificati.
Adesso fanno mostra della loro sensibilità al tema della retribuzione netta che rimarrebbe comunque inferiore anche se gli togliamo le tasse. Mi sembra ragionevole porre la questione che paghino per il lavoro straordinario almeno quanto il lavoro ordinario. Per i lavoratori sarebbe un progresso pagare sullo straordinario l’equivalente dell’aliquota media e questo sarebbe un bel risparmio per lo Stato alla luce della soluzione adottata dal governo, che ha il solo vantaggio di essere sperimentale e quindi soggetta a poter essere modificata.
Perché i sindacati non sollevano la questione? Perché temono che si toglierebbe qualsiasi freno alla disponibilità dei lavoratori a lavorare oltre l’orario normale. Però, non ho mai visto situazioni dove si facciano ore straordinarie se non ce n’è l’esigenza e la convenienza per l’impresa. Se ne aumentasse il costo la convenienza sarebbe ridotta.
Differente può essere il discorso per i dipendenti pubblici per i quali in passato è esistita la consuetudine di attribuire ai lavoratori quote di straordinario che non venivano in realtà lavorate come maniera per mascherare aumenti della retribuzione. Ma ho l’impressione che questo sistema sia stato superato nella grande parte delle amministrazioni.
Mi sembra comunque un bene chiarire la realtà dei conti.
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............vedi Paolino, poi quello che non comprendo, proprio per volonta', quando supponendo che tu abbia bisogno del sindacato, che dovrebbe aiutare l'azienda e i lavoratori, rifacendomi al mio post in un'altra discussione, dichiarando la intrusione politico-sindacale delle confederazioni....leggi alla fine di questo copia-incolla; vedi Paolino,cosa dice?della ora di straordinario?allora MO' TE SPIEGO:io di persona, vado al sindacato, pago perche' devo pagare ,poi per avere un esempio di busta paga, mi presentano le percentuali di orario straordinario, del sabato, la domenica, le vacanze , le aspettative, le ferie, le mezze-ferie,l'ora della preghiera, l'ora della sigaretta, l'ora per le news....apparte gli scherzi, davanti a me non ho un sindacalista, ma ho una persona che continua a battere i tasti della calcolatrice;E' QUESTO CHE MI FA' RABBIA!in italia le buste paga hanno 10/20/30 voci di questa e quella trattenuta;in inghilterra 4.in germania 6.in austria 4.ma dai!!e una forma di parassitismo, non il sindacato, ma la furiuscita, delle proprie origini;qui non si discute la forma del sindacato;ma come ha attuato nel tempo la propria organizzazione;lo sapete perche' le buste paga al netto,sono il 50 per cento di quello lordo? e senno' come fanno a mantenere tutto questo carrozzone?in regno unito e' una vita che c'e' la pensione integrativa;in germania ed austria ancora prima della seconda guerra mondiale;in italia?non la vogliono.lo sapete perche?perche' nelle sedi di conciliazione, c'e' anche il delegato sindacale;e chi lo paga?ma quello lavora per me?ma per favore.io mi sono conciliato da me , da solo molti anni fa';la mia conciliazione, per alcune mancanze retributive non debitamente versate, la ho risolta l'ispettorato del lavoro;in 1 settimana;se seguivo l'iter sindacale, ci volevano 60 giorni minimo;mi sono preso la soddisfazione di pagare la tessera;per vedere con i miei occhi;di seguire tutti i canali dalla denuncia di mancato pagamento, di mancata trascrizione delle giornate lavorate extra;mi sono sentito domandare:hai testimoni?...ma non lo sanno i sindacati che se i testimoni, i propri colleghi testimoniano a favore, poi possono essere oggetto di mobbing, vessazioni varie?poi mi hanno chiesto...aspetta che penso...Paolino aspetta; ecco:amedeo, quando aprivi la porta del ristorante, c'era qualcuno che ti vedeva entrare a l'ora che hai dichiarato che iniziavi a lavorare?ma sono domande da fare? metti in dubbio quello che dichiaro, senza neanche iniziare a battere a macchina la mia denuncia? senza neanche chiedermi le rotte settimanali oppure le schede dove si scrive l'ora di inizio e di fine, siccome pensi, che me le sono compilate da solo? ma non si rimane frustrati di fronte a queste cose?ma per favore...............ora vado a farmi 2 spaghi.amedeo.
93.96.52.57
Paolo72
Non travisare quello che dico. Da molto tempo su questo forum ho cercato di spiegarti che i "pizzaioli" si distinguono per diversi livelli di capacità o abilità come preferisci. E le situazioni di lavoro, gli orari, le responsabilità e quante pizze al minuto si fanno, sono diverse da pizzeria in pizzeria. Perciò non possono essere classificati tutti in un solo livello del contratto come pretendevi tu quando chiedevi: "non capisco perchè questi pizzaioli se il contratto minimo è di 1300 euro ne pretendono 1800". Le differenze di abilità e di contesto devo essere prese in considerazione anche quando si tratta di pagare lo stipendio, e questo il contratto lo prevede. E' ovvio che uno deve dimostrare di valere e quindi di essere all'altezza del suo livello di retribuzione, chi ha detto mai il contrario?
217.203.11.108
E allora siamo sempre stati d'accordo, e ne sono contento.
Sicuramente io ho perso qualcosa scritto da te, e magari è successo anche il contrario.
Chi vale deve essere pagato il giusto, chi si impegna e fa più ore, e un lavoro di qualità deve essere retribuito adeguatamente, e chi si sbatte per l'interesse dell'azienda deve essere premiato. Così la vedo io.
Quello su cui non sono d'accordo è quello che, purtroppo, scrivono in tanti, prendendosela con i titolari (e non con i sindacati, i politici e le associazioni di categoria) se il livello assegnato è quello, l'inquadramento, la paga minima sindacale.
Ripeto, non potete pretendere che il titolare non cerchi di pagare il meno possibile... i titolari hanno aziende, mica enti di beneficenza.
Non potete pretendere paghe astronomiche "a priori" (esempio classico: io per meno di duemila euro resto a casa.... risposta classica: ma chi ti vuole????).
Per migliorare le condizioni di paga, di inquadramento, ecc. bisogna rivolgersi ad altri, non ai titolari.....
Se poi, individualmente, si vale di più.... ripeto, ben venga. Se ti senti (non tu, parlo in generale) all'altezza di chiedere 3000 euro vieni, lavora e fammi vedere che li vali. Però non lo devi decidere solo tu, lo dobbiamo stabilire in due. E, soprattutto, non puoi pretendere di stabilirlo ancora PRIMA di aver lavorato.
Sono contento che ci siamo chiariti, comunque.
Ciao e buon lavoro.
78.15.174.163
Il signorino Tadan nel forum, fa parte di una stirpe rara di quaquaraqua quasi in via di estinzione....
come sempre la vostra
Talpa
93.146.226.250
Per fortuna non lo conosco...
217.203.12.138
Scusate, ma vi rendete conto che 1.300 € oggi sono MENO di 1.300.000 vecchie £ire ???
Già nel 2000 non si viveva con 1.300.000 lire, oggi con 1.300 €uro come si vive ?
E quanto guadagnava un buon pizzaiolo con 10 ore di lavoro al giorno nel 2000 ?
83.205.217.43
Peccato, invece, che la specie degli stolti, degnamente rappresentata da un magnifico esemplare come lei [24] [25] , non rischia per niente l'estinzione......come dice un antico proverbio? «la madre degli sciocchi è sempre incinta»
158.102.162.8
....."tutti hanno il diritto di replicare alle dichiarazioni altrui..."
Appunto! è un diritto, non un dovere!
Pertanto, fin quando si parla a vanvera e per faziosità, mi avvalgo della facoltà di non replicare. E pensare che volendo parlare male del sindacato ci sarebbero degli argomenti validi, basterebbe soltanto conoscerli e non inventarseli come fa anche l'esperto del copia-incolla.
Come si fa a replicare ad affermazioni tipo "...in regno unito e' una vita che c'e' la pensione integrativa;in germania ed austria ancora prima della seconda guerra mondiale;in italia?non la vogliono.lo sapete perche?perche' nelle sedi di conciliazione, c'e' anche il delegato sindacale..."
Rispondendo forse che COMETA, FONTE e MARCO POLO non sono soltanto rispettivamente una stella, una sorgente e un famoso navigatore, bensì sono anche dei fondi di previdenza integrativa, già attivi da anni come anche FONCER, FONCHIM, FONDENERGIA ed altri ancora, tutti attivati dal sindacato tramite CCNL? E che c'azzecca la previdenza integrativa con le sedi di conciliazioni, che invece si occupano di controversie di lavoro?
Chi non sa poi che quando s'intenta qualsiasi causa occorre provare le proprie accuse?
il sindacato, proprio perchè garantisce l'assistenza legale gratuita, si assicura di poterla vincere la causa e, comunque, le prove documentali o le testimonianze se non le richiede prima il sindacato, le richiede poi il giudice o l'avvocato avverso. ma avete mai assistito ad una causa? E chi l'ha detto che i testimoni devono essere per forza dei colleghi? possono bastare anche dei semplici clienti e sono più credibili per un giudice, lo dico per esperienza.
Potrei ancora continuare, ma a che serve?......tanto è sempre tutta colpa del sindacato......chissa perché i colpi che fanno più male sono sempre quelli che prendi alla schiena......
158.102.162.8
1)il copia incolla serve per citare le fonti;si clicca sul tasto destro del mouse, poi lo si riporta dove si partecipa ad una discussione, civilmente e sempre cliccando sul tasto destro lo si incolla;e chiaro che io non mi metto a scrivere 2000 parole per il piacere puro di perdere del tempo, ma preferisco che lo peradno altri a leggere la fonte CERTA di quello che affermo al 99%;chi pensa il contrario lo provi qui ora immediatamente;io sono 6 anni e piu' che scrivi qui;
2)la pensione integrativa in italia ci ha messo 20 anni e piu';leggetevi bene il COPIA-INCOLLA!
3)il sindacato non e' gratis;devi pagare.
4)nelle sedi di conciliazione c'e' un delegato sindacale;ma il suo potere conta meno del 2 di picche nelle conciliazioni dove, le aziende hanno meno di 15 dipendenti o supergiu;
5)in inghilterra, svizzera, austria, germania, la assistenza ai lavoratori e' TOTALMENTE gratuita,senza obbligo di tessere e di percentuali;sia che la azienda abbia uno o piu' operai.questo e' e questo rimane.
6)parlando in generale,tipo crisi ALITALIA,in televisione si e' visto sindacalisti litigare fra di loro, se non di peggio;6/7 forme di sindacato solo per un compartimento aziendale; e una vergogna;e' tutto un magna-magna.
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RIFORMA DELLA PREVIDENZA COMPLEMENTARE
E TRATTAMENTO DI FINE RAPPORTO
Il 1° gennaio 2007 č entrato in vigore il d. lgs. 252/05 e i lavoratori, compresi i soci
delle cooperative di lavoro, avranno 6 mesi di tempo, fino al 30 giugno 2007, per
decidere la destinazione del proprio Trattamento di Fine Rapporto (T.F.R.). Per
rispondere alle numerose richieste di chiarimento che ci sono pervenute da parte di
soci delle cooperative, abbiamo ritenuto opportuno sintetizzare la “Riforma della
Previdenza Complementare”. Nella FAQ di questo steso sito troverete una serie di
domande e risposte sempre sulla Previdenza Complementare e sul Trattamento di
Fine Trapporto (TFR).
20 anni di storia della previdenza
In Italia il dibattito sulla previdenza diviene centrale giā alla fine degli anni '80 e viene
affrontato per la prima volta in modo organico con la riforma
Amato di riordino del
settore (legge
503 del 1992). E' nei primi anni '90 infatti che esplode la crisi delle
casse dell'lnps, ed emerge
chiaramente il problema che il progressivo invecchiamento
della popolazione (con un tasso di natalitā tra i pių bassi al mondo) e il sistema retributivo,
utilizzato a base del calcolo delle pensioni fino ad allora maturate, mettono a rischio tutto il
sistema Welfare.
Il problema dello svuotamento delle casse, prima ancora che la necessitā di armonizzare i
vari regimi pensionistici con il superamento di sperequazioni, e oggi l'obbligo imposto dal
patto di stabilitā UE di tenere sotto controllo il rapporto tra spesa e Pii (le pensioni pesano
per il 14% sul reddito nazionale), induce il legislatore ad intervenire non pių per gradi, ma
sempre pių drasticamente sulla materia.
Sistema retributivo, sistema contributivo, sistema misto
Etā pensionabile a parte, la chiave di volta di tutte le riforme successive č proprio il
passaggio da un calcolo di tipo "retributivo" ad un calcolo di tipo "contributivo". Il sistema
retributivo č cancellato dalla riforma Dini (legge 335/1995) che, come uno spartiacque,
introduce il sistema contributivo per tutti quelli che hanno cominciato a lavorare dal 1°
gennaio 1996.
Nel sistema retributivo la pensione si calcolava in base alle retribuzioni ricevute negli anni
che precedono il pensionamento e all'anzianitā contributiva. La Riforma Dini consentė che
il sistema "retributivo" fosse applicato ancora per quei lavoratori che alla data del 1°
gennaio 1996 avevano 18 anni di contributi (figurativi inclusi) applicando un sistema di
calcolo misto per chi lavorava giā prima, ma da meno di 18 anni.
Il metodo contributivo, adottato dal 1° gennaio 1996, si sostanzia in due elementi di
calcolo: l’ammontare di tutti i versamenti previdenziali fatti nel corso della vita lavorativa,
rivalutato in base al Pil e a un coefficiente di trasformazione che č fissato per legge e
cresce con l’aumentare dell’etā di pensionamento (da un minimo di 57 anni ad un
massimo di 65). L’ombrello previdenziale pubblico negli anni risulterā sempre pių stretto a
causa dello squilibrio crescente tra contributi e prestazioni, e proprio questa insanabile
frattura apre la strada alla nascita ufficiale della previdenza complementare, e alla
Page 2
conseguente istituzione dei fondi pensione, con il decreto legislativo n. 124 dell’aprile
1993.
Ma la nuova previdenza si afferma solo nel 1997, dopo una prima tappa segnata dalla
riforma Dini (legge 335/1995) che oltre al sistema di calcolo contributivo introduce una
soglia minima di etā da affiancare ai 35 anni di contributi necessari per accedere alla
pensione di anzianitā.
Lo scopo č quello di dare al lavoratore la possibilitā di costituirsi una seconda pensione, o
pensione integrativa, da aggiungere a quella di base obbligatoria a carico degli enti di
previdenza (Inps, Inpdap, Ipsema e Casse dei professionisti), visto che l’abbandono del
sistema retributivo rende evidente la progressiva perdita di capacitā di conservare, da
parte del lavoratore, un tenore di vita analogo a quello assicurato dagli ultimi stipendi.
La previdenza Complementare
Che cos'č
E' il secondo pilastro del sistema previdenziale italiano.
Nasce in Italia nel 1993 (decreto legislativo n. 124/93) ma solo nel 1997 si avvia
concretamente, con l'istituzione dei nuovi Fondi pensione.
La previdenza complementare offre al lavoratore la possibilitā di costituirsi una pensione
che, aggiunta a quella di base, gli consente di mantenere anche dopo il pensionamento, il
tenore di vita conseguito durante la vita lavorativa. Aderire alla previdenza complementare
non č un obbligo. L'adesione ad un fondo pensione o a un piano individuale pensionistico
č libera. I contributi che il lavoratore versa nella forma pensionistica prescelta vengono
accantonati e investiti nei mercati finanziari. AI termine dell'attivitā lavorativa ogni
lavoratore avrā accumulato un capitale che sarā convertito in una rendita vitalizia
(pensione complementare).
A chi č rivolta
La previdenza complementare č rivolta a:
lavoratori dipendenti (appartenenti alla stessa categoria, a singole aziende, a singoli
enti, a gruppi di aziende, ecc..);
soci lavoratori e lavoratori dipendenti di societā di cooperative di produzione e lavoro;
lavoratori autonomi e liberi professionisti;
tutti i cittadini interessati, compresi coloro che svolgono lavori di cura non retribuiti in
relazione a responsabilitā familiari.
Per i lavoratori dipendenti la forma di previdenza complementare č solo a “contribuzione
definita”, cioč l’importo dei contributi da versare viene stabilito nel momento in cui il
lavoratore si iscrive al fondo pensione. L’ammontare della pensione dipende poi da quanto
l’interessato avrā versato, pių il rendimento ottenuto dall’investimento.
Per i lavoratori autonomi e liberi professionisti č anche ammessa l’adesione a forme di
previdenza complementare a “prestazione definita”, in cui l’importo della pensione č
predeterminato in relazione al reddito conseguito o alla pensione di base.
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Le forme pensionistiche complementari.
Il programma di previdenza complementare puō essere realizzato mediante adesione ad
un fondo pensione “chiuso o negoziale” o, ad un fondo “aperto”, oppure mediante stipula
di contratti di assicurazione sulla vita con finalitā pensionistiche (PIP).
I Fondi pensione sono forme pensionistiche complementari – autorizzate e sottoposte alla
vigilanza della Commissione di vigilanza sui Fondi Pensione (COVIP) -, finalizzate alla
costituzione di una prestazione pensionistica integrativa, che va ad aggiungersi a quella di
base di anzianitā.
Nata in Italia nel 1993 con il decreto legislativo n. 124/93, la previdenza complementare a
partire dal 1° gennaio 2008 sarā arricchita da nuove norme, contenute nel decreto
legislativo 5 dicembre 2005, n.252 che prevede l'istituzione di una nuova disciplina.
I Fondi pensione complementari sono:
i Fondi pensione negoziali
i Fondi pensione aperti
i contratti di assicurazione sulla vita con finalitā previdenziali
.i Fondi pensione preesistenti (istituiti anteriormente al novembre 1992)
Aderire o meno a una forma pensionistica complementare č una scelta volontaria e
personale, ma il lavoratore puō decidere tra:
una forma pensionistica collettiva, basata su contratti o accordi collettivi (anche
aziendali) stipulati tra le rappresentanze dei lavoratori e dei datori di lavoro oppure, in
determinati casi, previste da regolamenti di enti o aziende, che individuano specifiche
categorie di destinatari (es.: lavoratori di un determinato comparto, di una determinata
azienda o gruppo di aziende)
una forma pensionistica individuale, basata esclusivamente sulla scelta individuale del
lavoratore, anche se destinatario di una forma pensionistica prevista da contratti o
accordi collettivi
Fondi pensione negozia li (o chiusi)
Si tratta di Fondi che nascono da contratti, accordi collettivi e regolamenti aziendali, che
individuano i soggetti ai quali il fondo si rivolge, sulla base dell'appartenenza ad un
determinato comparto, impresa o gruppo di imprese o ad un determinato territorio (es. una
regione o una provincia autonoma).
Tali Fondi non gestiscono direttamente i versamenti dei contributi, ma lo fanno attraverso
societā di gestione del risparmio, compagnie di assicurazione, banche e Sim (societā di
intermediazione mobiliare).
Il fondo pensione negoziale, dunque, č un soggetto giuridico autonomo, la cui attivitā
consiste prevalentemente nella raccolta delle adesioni e dei contributi e nell’individuazione
della politica di investimento delle risorse, che vengono affidate in gestione a soggetti
esterni specializzati nella gestione finanziaria.
Il fondo č dotato di organi propri: l’assemblea; gli organi di amministrazione e controllo; il
responsabile del fondo, che in genere coincide con il direttore generale.
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Formano l’assemblea gli associati o i loro rappresentanti e gli organi di amministrazione e
controllo sono costituiti per metā dai rappresentanti dei lavoratori iscritti e per l’altra metā
dai rappresentanti dei datori di lavoro.
I soggetti esterni (banca, societā di intermediazione mobiliare, compagnia di
assicurazione, societā di gestione del risparmio) si occupano di impiegare i contributi
raccolti; le risorse del fondo sono depositate presso la banca depositaria e le rendite sono
erogate da una compagnia di assicurazione, nel caso in cui il fondo non se ne occupi
direttamente.
Fondi pensione aperti
Questo tipo di Fondi č istituito direttamente da banche, societā di intermediazione
mobiliare, compagnie di assicurazione e societā di gestione del risparmio e costituisce un
patrimonio separato e autonomo, che ha come esclusiva finalitā quella di erogare
prestazioni previdenziali.
L'adesione a questi Fondi puō essere individuale o collettiva. L'adesione collettiva c'č
quando i rappresentanti dei lavoratori e dei datori di lavoro, invece di istituire un fondo
chiuso, stipulano un accordo per l'adesione collettiva ad uno o pių Fondi aperti.
Contrariamente a quello che si verifica per i Fondi chiusi, la gestione finanziaria del fondo
aperto č svolta generalmente dalla stessa societā che lo ha istituito, ma anche in questo
caso, la banca depositaria deve essere un soggetto esterno.
Rispetto alla societā che istituisce il fondo, il responsabile del fondo svolge la propria
attivitā in modo autonomo e ha il compito di verificare che la gestione avvenga
nell'esclusivo interesse degli aderenti e nel rispetto di norme, regolamenti e contratti.
L'interesse degli aderenti č tutelato anche dall'organismo di sorveglianza. Tale organismo
ha il compito di controllare che l'amministrazione e la gestione del fondo avvengano in
modo regolare e funzionale alle esigenze degli aderenti. La composizione dell'organismo
di sorveglianza varia in funzione della tipologia di fondo pensione aperto. Possono fame
parte rappresentanti dei lavoratori dei datori di lavoro quando le adesioni a tale fondo
avvengono su base collettiva.
Contratti di assicurazione sulla vita con finalitā previdenziali (Pip)
Le forme pensionistiche complementari individuali possono essere realizzate anche
mediante specifici contratti di assicurazione sulla vita.
In tal caso le regole che disciplinano il rapporto con l’iscritto sono contenute, oltre che
nella polizza assicurativa, in un apposito regolamento (leggi qui), redatto in base alle
direttive della Covip, al fine di garantire all’aderente gli stessi diritti e prerogative delle altre
forme pensionistiche complementari.
Cosė come stabilito per le altre forme pensionistiche, le risorse finanziarie accumulate
mediante tali contratti costituiscono patrimonio autonomo e separato. Analogamente ai
Fondi pensione aperti, inoltre, č prevista la figura del responsabile del fondo.
Fondi pensione preesistenti
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Sono forme pensionistiche complementari giā istituite dal 15 novembre 1992. L’adesione a
questa tipologia di fondo č su base collettiva e l’ambito dei destinatari č individuato dagli
accordi aziendali o interaziendali.
Una delle caratteristiche di questi Fondi č la possibilitā di gestire direttamente le risorse.
La riforma in atto, perō, prevede che sia attuato un progressivo adeguamento dei Fondi
preesistenti a quelli istituiti successivamente.
A quale fondo č possibile aderire
I lavoratori dipendenti possono aderire:
al fondo pensione chiuso o negoziale di riferimento;
al fondo pensione aperto cui aderisce il proprio datore di lavoro a seguito di accordo
aziendale (cosiddette "adesioni collettive ai fondi aperti");
a qualsiasi fondo pensione aperto o forma pensionistica individuale, senza cntribuzione
del proprio datore di lavoro.
I lavoratori autonomi e i liberi professionisti possono aderire:
all'eventuale fondo chiuso di riferimento o di categoria;
a qualsiasi fondo aperto o forma pensionistica individuale.
La contribuzione
1. Forme collettive (fondi negoziati e adesioni collettive a fondi aperti)
Il versamento dei contributi ad un fondo pensione complementare per i lavoratori
dipendenti č articolato su tre quote:
contributo del datore di lavoro;
contributo del lavoratore;
una quota del trattamento di fine rapporto (TFR).
I lavoratori assunti dopo il 28 aprile 1993 o di nuova occupazione successiva al 31
dicembre 2006 devono versare al fondo pensione l'intera quota del TFR.
Per i lavoratori autonomi e liberi professionisti la contribuzione da versare č stabilita in
misura percentuale al reddito d’impresa o di lavoro professionale dichiarato ai fini Irpef.
2. Forme individuali (adesioni individuali a fondi aperti e PIP)
L’ammontare del contributo (a carico del lavoratore) č determinato liberamente
dall’aderente. Puō essere stabilito anche in cifra fissa.
Che cosa offrono i fondi pensione
a) la pensione di vecchiaia, che si ottiene con almeno 5 anni di partecipazione al
fondo e al compimento dell’etā stabilita per la previ