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ad alep in replica a per i tedeschi l'europa in crisi è un peso

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(@francesco-menchini)
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Non voglio essere nè retorico ne polemico con te ne con gli altri del forum, però ti posso garantire che anche i non laureati come me stai tranquillo che per un salario di 1150 1250€ a tempo indeterminato con lavori a turno ovviamente anche notturni  devono farsi in media almeno due anni di contratti a termine con vari stop fra un contratto e l'altro sempre che vada tutto a buon fine per cui non sentirti più di tanto abbacchiato anche se capisco perfettamente la tua rabbia ho un caro amico che adesso a cinquanta anni suonati riesce ad avere il giusto compenso per le sue due lauree dopo infiniti contratti nei più svariati sistemi , pure lui mi ha  detto che non sà se effettivamente sia valsa poi la pena di studiare tanto quando per potersi inserire ha dovuto sudarsi non sà nemmeno lui quante camicie.                  Però qualcuno sa dirmi come e dove poter SCAPPARE E RIPETO SCAPPARE con moglie due bambini uno appena adolescente l'altra ancora una bambina tutti e due nel pieno dell'innocenza dato che dopo 25 anni di onesto e sudato lavoro non mi sono rimasti che gli occhi per piangere con una moglie diplomata come commis di sala all'alberghiera di Aviano non riesce più a trovare un lavoro perchè vecchia avendo la veneranda età di 36 anni???
Dovendo sentire un capo del governo che quando gli viene chiesto come può una giovane ragazza diplomata mantenersi autonomamente risponde di trovarsi uno come il figlio di sua santità SILVIO BERLUSCONI che la mantenga OVVERO DI FARE LA PUTTANA??
Detto tutto questo come cavolo faccio a non essere polemico??
Grazie a tutti e scusate per lo sfogo anche se del tutto fuori luogo e assolutamente fuori topic.  ps un carissimo saluto all'amico Andork  [9]
79.27.203.57

Citazione
Topic starter Pubblicato : 01/12/2010 04:17
(@massy31)
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che dire !!!
la tua lettera ,, certo fa" riflettere ,,
l unica cosa che posso dirti ; nei tuoi lunghi studi ,, ( cosa che io non ho fatto)  avrai studiato molte situazioni storiche dove ,un invezione , un ccambiamento ,, fanno la differenza ,, ecco l unica cosa che posso dirti studia qualcosa di diverso , nel mondo del lavoro ,, una cosa diversa , oppure un posto strano ,, !!!!
un saluto massy !!
151.49.12.95

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Pubblicato : 01/12/2010 08:56
(@fabrizio-bellini)
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Ossigeno – la storia di Giulietta da Londra
Pubblicato il: | 20 novembre 2010 | 6 commenti | 

Sono all’estero da 15 anni , prima in Olanda, poi a Londra. Me ne sono andata per molte ragioni: la mentalità provinciale, la mancanza di rispetto, il sessismo, la mancanza di prospettive lavorative per una laureata DAMS (corso di Laurea che dovrebbe trasformarsi radicalmente per avere un senso). All’estero ho trovato subito lavoro per compagnie teatrali, un contratto regolare con regolari ore di prove. Mi sono iscritta ad Equity e l’iscrizione annuale prevedeva anche l’assicurazione per artisti nel teatro. In Italia nulla di ciò: gli orari erano improvvisati, il rispetto poco. Qui a Londra ho trovato supporto, la gente ti incoraggia e ti dà anche delle dritte vedendo che tipo di capacità hai: in Italia era solo invidia, meschine gelosie, e crescita professionale zero!


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Pubblicato : 01/12/2010 10:01
(@fabrizio-bellini)
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Sara: ho lasciato per sempre l’Italia
Pubblicato il: | 9 novembre 2010 | 8 commenti | 

Ho 43 anni e da 5 vivo a Berna, nella Svizzera tedesca.
Non è la mia prima esperienza all’estero, ma so per certo che questa volta non tornerò, come invece avevo fatto in passato, con la vana e assurda speranza che in Italia potesse cambiare qualcosa.
Sono un International sales manager, specializzata in mercati asiatici, ho una laurea, parlo 4 lingue e ho molti anni di esperienza sui mercati internazionali.
Quando nel 2004, come molte aziende in Italia, l’azienda dove lavoravo chiude, mi ritrovo dopo anni a dovermi rimettere sul mercato del lavoro.
Sono fiduciosa e penso che presto troverò un nuovo lavoro.
Che illusione! Ho inviato più di 600 curriculum, ho fatto tantissime interviste con recruiters incompetenti e con aziende dalle richieste assurde… in più come donna ho dovuto anche subire i soliti luoghi comuni italiani.
Mi sono allora detta “adesso basta” questo paese non ha più niente da offrirmi e ho cominciato ad inviare il mio curriculum in Europa e dopo solo due mesi sono stata chiamata dalla ditta con la quale attualmente lavoro.
Qui conta solo se sai fare il tuo lavoro, non importa chi sei o da dove vieni o se sei una donna… se dimostri di saperci fare, ti apprezzano e ti stimolano a migliorare.
Così quattro giorni dopo aver ricevuto la conferma del mio contratto, sono partita, lasciandomi alle spalle la mia vita italiana, per sempre.
Certo l’Italia è il mio paese e mi manca, mi mancano la mia famiglia e i miei amici, ma non tornerò in un paese che si sta rivoltando su stesso, dove se si pensa al futuro… si sente pesantemente il vuoto che si è formato.
Ora dopo 5 anni, posso dire che ho fatto la scelta giusta, certo non è tutto rose e fiori qui, ma certamente ciò che ho ottenuto qui, non l’avrei neanche potuto sognare in Italia.
Non so se resterò qui per sempre, ma di certo non tornerò in Italia

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Pubblicato : 01/12/2010 10:03
(@fabrizio-bellini)
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La storia di Simona – Ricercatrice in Canada
Pubblicato il: | 2 novembre 2010 | 1 commento | 

Sono emigrata in Canada cinque anni fa con un misto di paura e di curiosità. Subito dopo essermi laureata mi è stata offerta l’opportunità di un progetto di ricerca di sei mesi in Ontario dopo il quale sarei tornata in Italia e avrei ripreso la mia vita si sempre e cercato un lavoro. I sei mesi si sono trasformati in un anno, e l’anno si è trasformato in tre anni di dottorato al quale sta seguendo un anno di post-dottorato. Non sono partita per il Canada con l’idea di realizzarmi nel campo della ricerca, ma una volta partita tutto è stato talmente facile che non ho avuto la forza di rinunciarvi per tornare in Italia e aspettare e battermi per un futuro del tutto incerto. L’Italia mi manca, ed il senso di colpa per averla lasciata rimarrà sempre una ferita aperta. Qui in Canada sono stata fortunata. Mi sono state offerte opportunità senza nemmeno dover fare troppa fatica per cercarle. Non so dire se in Italia avrei avuto la stessa fortuna, perché ad essere onesta non le ho nemmeno dato un’opportunità. Ma lsciare tutto quello che ho trovato qui in Canada per un qualcosa di incerto in Italia ora mi suscita più paura di quando ho lasciato l’Italia la prima volta.


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Pubblicato : 01/12/2010 10:07
(@fabrizio-bellini)
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Il “mio” Altrove – La storia di Carla da Ratisbona
Pubblicato il: | 31 ottobre 2010 | 3 commenti | 

Sono sempre stata uno “spirito libero”: all’età di 17 anni, circondata da coetanei che non facevano altro che pensare a organizzare la festa per i 18 anni, io ero confusa, mi sentivo un pesce fuor d’acqua, non volevo spendere soldi per dj, vestiti, buffet, magari addirittura per i fuochi d’artificio (come ho visto fare più di una volta). Non avevo alcuna intenzione di organizzare una festa, preparare un invito, scegliere a chi mandarlo (perché si sa, se poi vuoi invitare un amico, allora devi invitare anche l’amico dell’amico, a volte anche il fidanzato dell’amico dell’amico, conoscenti che in realtà neanche sopporti…). Insomma, alla fine decisi che sarei partita: per l’occasione organizzai un viaggio-studio in Germania, avevo da poco iniziato a studiare tedesco al liceo. Meta: Ratisbona… mai sentita prima, lo ammetto, ma consigliata da un conoscente. Non era assolutamente la prima volta che uscivo dall’Italia, ma era la prima volta che lo facevo completamente da sola, senza famiglia e senza Inpdap.

Arrivai a Ratisbona proprio nella mattinata del fatidico e tanto atteso giorno del mio diciottesimo compleanno: mangiai un’ottima fetta di torta seduta a un tavolino della più antica pasticceria della città, davanti al municipio, uno stupendo, antico edificio color ocra decorato da fiori viola, e accompagnata dalla musica di Mozart suonata da un violinista poco distante. Un quadro indimenticabile, ancora dipinto davanti ai miei occhi!

Ebbi la conferma che il mio posto era “altrove”, lontana da quei coetanei con cui condividevo ben poco.

Ora, sette anni dopo, dopo aver terminato la laurea specialistica in Italia, dopo aver viaggiato ancora, dopo due borse di studio in Croazia, sono di nuovo qui, a Ratisbona. Mi sveglio ogni mattina, preparo il mio caffè (con la classica moka italiana, lo ammetto) e vado a lavorare come traduttrice. Il mio aspetto fisico, carnagione e occhi chiari, la mia precisione, la mia puntualità e il mio senso del dovere mi permettono spesso di diventare un tutt’uno con la gente del posto, di sentirmi effettivamente un po’ “tedesca”. Certo, quando poi inizio a parlare e il mio tono di voce supera di 300 decibel quello di altre 10 persone attorno a me, quando a volte vorrei esprimermi semplicemente con un gesto, ma non posso farlo perché nessuno straniero riuscirebbe a decifrarlo, allora la mia nazionalità diventa evidente. Sì, sono italiana, ma non vivo nel mio Paese perché non mi offre, almeno non lo ha fatto finora, quello che trovo “altrove” (e non parlo solo di Ratisbona)!

Sono qui da più di un anno e quando mi chiedono se tornerò in Italia, il mio cuore si stringe, non tanto per la nostalgia, quanto perché realizzo cosa perderei se andassi via.

Non voglio essere banale e non voglio neanche generalizzare troppo, ma sulla base delle mie esperienze (e sinceramente non sono poche), posso dire che le differenze sono tante.

I servizi sono ineccepibili.

Gli autobus sono puntuali, puliti e vivibili, poiché viste le tante corse disponibili, non sono mai pieni e non si viaggia mai come sardine.

Per andare alla posta, in banca o in qualche ufficio per documenti, certificati, permessi, sono sufficienti dieci minuti, non dieci ore di fila…

I responsabili degli uffici pubblici rispondono sempre a tutte le domande del cliente in modo chiaro ed esauriente. Ognuno conosce il proprio lavoro e l’ambito competente. Non capita di dover andare prima in un ufficio, poi di essere mandato al piano superiore, poi di ritornare all’ufficio precedente, perché l’altro nel frattempo ha chiuso…

I parchi pubblici sono puliti e sicuri, anche di notte, perché ci sono i controlli e, soprattutto, le sanzioni (più o meno gravi) per chi commette un reato, di qualsiasi tipo esso sia. Così ad esempio, se una mattina compare una scritta deturpatrice su una parete, si può star sicuri che la sera dello stesso giorno quella scritta sarà scomparsa.

I locali notturni, o le feste paesane che si tengono all’aperto, rispettano gli orari di chiusura previsti, evitando rumori molesti a tutte le ore del giorno e della notte.

Nel momento in cui si effettuano lavori pubblici, costruzione di un edificio, riparazione di una strada o di un tombino, non ci si accorge neanche del disagio, vista l’efficienza e, quindi, la velocità d’esecuzione.

Esistono precise regole per la gestione dei rifiuti e della raccolta differenziata: ritiri fissi e soprattutto tasse sui vuoti delle bottiglie e delle lattine.

Non posso parlare personalmente delle scuole, non avendo frequentato qui né il liceo né l’università, ma ho seguito un corso in una scuola di tedesco per stranieri regolarmente sottoposta a rigidi controlli generali: qualità degli insegnanti, attrezzature effettivamente a disposizione, pulizia e ordine dei locali… Inoltre, parlando con persone che lavorano qui da tanti anni, ho sentito dire più di una volta che i laureati con il massimo dei voti in Italia, sono gli appena sufficienti in Germania…

Non voglio parlare però solo dei servizi, la qualità della vita si vede anche dalle persone di cui si è circondati.

Non si parla quasi mai di programmi televisivi. Certo, si discute di film, di attori, di musica e spesso di libri. Le persone, sempre senza voler generalizzare, hanno una cultura generale più vasta o, comunque, un orizzonte più aperto e non limitato esclusivamente alla televisione o, meglio, a un solo tipo di televisione. Voglio dire che anche qui ho incontrato persone a cui “capita” di guardare programmi televisivi d’intrattenimento, un po’ “leggeri”, ma sono quelle stesse persone (non italiane) con cui ho parlato di libri di Baricco, di Hosseini, di Harry Potter.

Per chi guarda l’Italia dall’Italia forse è più difficile capire la strada che il nostro Paese sta percorrendo da un po’ di anni. Il “mio” altrove mi dice che la situazione non è piacevole. Una volta mi hanno anche detto che è facile andarsene via: è come lasciare le responsabilità, non farsi coinvolgere e non voler cercare di migliorare le cose. Non credo che sia così, perché, per il momento attuale, stare via, fare esperienze professionali che il nostro Paese non offre, arricchirsi di competenze che attualmente solo l’estero può dare, non mi sembra “scappare” dalle responsabilità, tutt’altro. Significa acquisire la consapevolezza di voler fare qualcosa di buono, certo, prima per se stessi, ma poi anche per gli altri e per il proprio Paese d’origine.

Mi sento in dovere di dire che, se tornassi definitivamente in Italia proprio in questo momento, ritroverei sì un cielo azzurro ormai quasi dimenticato, ma che purtroppo, se le cose continueranno ad andare avanti così, rischia di diventare il mio unico motivo d’orgoglio! E dico questo perché anche le nostre meravigliose città, i nostri stupendi paesaggi e le nostre ricchezze architettoniche e storiche, quei posti che tutto il mondo ci invidia, sono a rischio, perché senza servizi, senza controllo, senza persone specializzate e responsabili, senza cittadini che si sentono protetti e tutelati, niente potrà più essere come una volta…


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Pubblicato : 01/12/2010 10:12
(@fabrizio-bellini)
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Migrante del XXI secolo
Pubblicato il: | 28 ottobre 2010 | 1 commento | 

Dopo 5 anni di duro lavoro a Milano presso due grosse compagnie di Telecomunicazioni, ho deciso di partire alla volta della Germania per fare un salto di qualità in ambito professionale e personale. Ero stanco della solita storia di mobbing, di avere a che fare con superiori maleducati e incompetenti, ma soprattutto ero stanco di un sistema-lavoro per nulla meritocratico. Si aggiunga anche che la vita a Milano non offriva quei parametri di sicurezza e impatto ambientale che mi aspettavo da una grande metropoli che si vende come fiore all’occhiello dell’Italia “che lavora”. Appena trasferitomi a Monaco di Baviera ho avuto la conferma che si può vivere in una grande città ed avere ottimi standard di pulizia e sicurezza, che si possono avere superiori che ti trattano con rispetto ed educazione, che la meritocrazia al lavoro esiste, ed infine che un paese può essere ricco e capace di offrire ai suoi giovani un futuro senza obbligarli a migrare all’estero. Dopo 4 anni mi sono trasferito in Inghilterra per motivi di amore: mia moglie é abruzzese e pure lei ha lasciato l’Italia ma da circa 10 anni. Entrambi pensiamo di farci una famiglia in UK per offrire ai nostri figli un futuro migliore. L’Inghilterra ha molti problemi ma la classe politica non é corrotta come nel nostro Paese e il senso della RES PUBLICA é molto forte. Qui in UK non abbiamo nessuno come l’AD della FIAT che sputa sul piatto che ha dato da mangiare per 60 anni; qui in UK non abbiamo un primo ministro come Berlusconi

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Pubblicato : 01/12/2010 10:14
(@fabrizio-bellini)
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Berlino per ispirazione – la storia di La Maga
Pubblicato il: | 5 ottobre 2010 | 3 commenti | 

Sono nata e cresciuta a Milano. Per molti anni ho vissuto in questa grigia città sentendomi un extraterrestre. Non ho mai trovato il mio posto sotto la Madonnina e questo mi faceva sentire a disagio. Pensavo di essere “strana” perché non rincorrevo una carriera, non mi interessavano i vestiti firmati, non amavo i milanesi doc se non quelli di Salvatores.

Ho sempre adorato le lingue straniere, parlo inglese, francese, tedesco e russo e ho viaggiato ogni volta che ho potuto. Dopo la laurea triennale finalmente sono stata cinque mesi a Berlino per riprendere il tedesco e da allora non ho fatto che scalpitare per tornarci. L’apertura mentale, la cultura, lo stile di vita più facile e semplice, le mille opportunità e la qualità della vita mi hanno fatto capire in pochi mesi che il mio problema era l’Italia, paese fermo e stantio. Mi sono iscritta alla specialistica in beni culturali sempre a Milano ma spesso ero dal mio ragazzo dei tempi a Vienna e altrettanto spesso a Berlino da amici. Non sono riuscita a resistere neanche altri due anni a Milano, da cui sono scappata appena terminati gli esami, saltando un anno di università per riuscire a creare un mio microcosmo nella mia nuova dimora. Poi finalmente, nei ritagli di tempo ho scritto la tesi e sono scesa in Italia solo per discuterla, tornando subito dopo nella mia città.

Forse il pregio maggiore di Berlino sono gli spazi: i marciapiedi larghi, i parchi, i tavolini all’aperto già da marzo, gli innumerevoli giardini per bambini, i colori folli dei palazzi, la solitudine rispettata della gente che mangia nei baretti con un libro come unico compagno… e tanto altro. Già il primo giorno qui sentii di poter respirare come mai mi era accaduto prima.


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Pubblicato : 01/12/2010 10:23
(@fabrizio-bellini)
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L’Italia non fa per me
Pubblicato il: | 3 ottobre 2010 | Nessun commento | 

Una storia molto simile ad altre che ho trovato su questo sito.

Mi sono laureato in ingegneria informatica col massimo dei voti a 23 anni. Ho provato a cercare lavoro in Italia ma le offerte mi sono sembrate veramente modeste. Apprendistati non pagati o lavori di consulenza con stipendi ridicoli, almeno per chi pensa di meritare di più.

Dopo aver mandato il mio curriculum in Europa ho ricevuto diverse offerte (Austria, Svizzera ed Inghilterra). Gli stipendi partivano da più del doppio del massimo che mi veniva offerto in Italia  e alla fine ho accettato un contratto di assistente di ricerca a Londra che mi permette alla fine dei tre anni di contratto di conseguire anche il titolo di PhD.

Al momento sono in Giappone per una internship. Non mi sfiora neanche l’idea di tornare in Italia. Dopo aver viaggiato parecchio in questi ultimi anni mi sono reso conto che l’Italia non è un paese per me.


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Pubblicato : 01/12/2010 10:26
(@emanuele-limonta)
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Ciao Bellini, te lo ricordi il film di Trosi....Non ci resta che piangere....ecco appunto...ciao
87.8.118.192

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Pubblicato : 01/12/2010 10:32
(@fabrizio-bellini)
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La storia di Gaetano – Vivo in Brasile a causa dello Stato-Camorra
Pubblicato il: | 30 settembre 2010 | 2 commenti | 

Avevo una piccola azienda a Napoli (S. Giovanni a Teduccio – Ponticelli) aperta il 2001 ma appena stava avendo utili si é presentata la Camorra ed ha iniziato a spolparmi soldi fino al punto che non potevo piú pagare perche nel 2005 anche lo stato stava spolpandomi con tasse e blocco di aiuti alle piccole imprese (prestiti bancari e finanziamenti), quindi incacchiato non ho pagato più la Mafia e lo Stato… non vi dico.

Ricordo solo che un giorno si presentano uomini della Camorra al citofono di casa mia dicendo che se non mandavo 30mila euro in 24ore uccidevano la mia famiglia (non sono sposato vivevo con i miei genitori e mio fratello), beh avevo orologi ed altre cose di piccolo e medio valore ho venduto tutto auto compresa ed ho pagato, per paura di ritornare in azienda l´ho chiusa e perso 120mila euro e con altri 25mila euro che mi erano rimasti sono venuto in Brasile Bahia 2005 dove ho aperto una piccola “Pizzeria Bella Napoli” 2007-8 che mi da la “sopravvivenza economica” ma tantissima pace e armonia, che solo qui nel “terzo mondo” si può trovare. Mentre la mia famiglia ancora paga le carte di arretrati che lo stato mi manda per la chiusura improvvisa della mia azienda, lo stesso stato che non ha saputo dare protezione a me, al mio commercio e la mia famiglia. Stato-Camorra.

Sono stato illegale in Brasile (per non tornare in Italia) ma il grande Presidente Lula ha fatto un Amnistia per tutti gli stranieri illegali (esatto contrario dell´Italia) ed ho potuto andare a casa per 20 giorni a Novembre 2009, alleluja.

Mi dispiace che si stanno mangiando la nostra bella Italia (la politica e le mafie) ma questo siamo e questo ci meritiamo.


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Pubblicato : 01/12/2010 10:34
(@fabrizio-bellini)
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“Paura” – La storia di Flaminia, dalla Germania
Pubblicato il: | 13 maggio 2010 | Nessun commento | 

Ho scritto e cancellato infinite volte la mia storia. E pensare che fantastico spesso di scrivere la mia esperienza di ricercatrice, di madre, di donna e moglie emigrata dall’Italia! Il problema è che il processo di distacco e di adattamento per me è ancora in atto e i sentimenti ed i pensieri, le paure e le emozioni, le speranze e le incertezze affollano ancora in maniera minacciosa e caotica la mia testa e non mi permettono di raccontare la mia storia con distacco e lucidità. Sono precaria, il mio stato d’animo e le mie poche certezze lo sono. La mia non è la storia di un’emigrata, piuttosto la storia di una precaria.

Scrivere e condividere la mia storia mi aiuta a esorcizzare la mia angoscia: la paura di pensare al futuro, la paura di non avere più una mia collocazione in qualsivoglia società, la paura di dover in fretta inventare qualcosa da fare per svegliarmi la mattina dei prossimi anni, per non rimanere senza niente. L’angoscia che tutto quello che ho studiato e fatto fino ad ora forse non è servito a niente. La paura che non sono in grado di fare altro. La paura che se mollo sarò perduta. La paura di non poter più tornare. Ho paura. E spesso per allentare questa paura mi costringo a vivere la vita giorno per giorno, senza fare piani, facendo finta di niente, continuando a fare quello che so fare nella speranza che presto io abbia una nuova occasione.

Emigrare dall’Italia è per molti l’occasione di ricominciare a fare bene quello che nel nostro paese non ci è permesso, il lavoro per cui abbiamo studiato. La mia storia è diversa. Forse perchè sono partita in un momento di crisi per tutta l’Europa. Ho solo spostato la mia condizione di precarietà qui, in Germania. L’ho fatto perchè il mio compagno almeno qui ha una posizione dignitosa e così ci salviamo per metà. E l’ho fatto pensando al futuro di mia figlia, che possa crescere in un paese più civile.

Questo cambiamento è stato emotivamente immenso. Mi sento ancora frastornata. Ma non voglio parlare solo di paure. Insieme a questa grande paura convive anche la speranza che tutto si aggiusti, che la nostra vita possa essere migliore, che sto regalando a mia figlia delle migliori prospettive. E l’emozione di vivere un’esperienza umana coinvolgente e istruttiva. La convinzione che sto diventando una persona migliore e che aver spezzato la catena di illusioni che mi trascinava in Italia sia solo un bene, meglio affrontarli di petto i problemi piuttosto che rinnegarli.

L’Italia mi manca, mi manca la pasta al pomodoro, il Parmiggiano, il sole e il mare e la famiglia. Ma la odio anche, perchè non mi ha dato scelta, mi ha abbandonata non senza prima umiliarmi.

Ho tante altre cose che vorrei raccontare, sento il bisogno di farlo, a volte mi sembra che questa sia un’esperienza troppo grande per rimanere privata. Chissà, magari da grande scriverò un libro!


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Pubblicato : 01/12/2010 10:44
(@fabrizio-bellini)
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Ciao fenomeno,come vedi tanta tantissima gente ha lasciato tutto senza aver niente  ricostruendosi una nuova vita altrove...oggi con internet credo che quando si vuol trovare un lavoro o andar via,non sia un grande problema come lo era allora...Quindi fenomeno,datti da fare e vedrai che altrove troverai la pace e la serenitá che cerchi [28]  [40]
93.244.248.171

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Pubblicato : 01/12/2010 10:50
(@simone-forges-davanzati)
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Ciao K. Bellini,

Grazie per aver preso la pena di mettere tutte queste storie che per noi italiani a l'estero hanno una risonanza particolare.

Potrei prolungarmi e raccontare una storia bellissima di bisnonni siciliani partiti per la Tunisia per due generazioni, tornati in italia nel 62 perche la progenitura sarebbe diventata una delle piu amate attrici del cinema italiano, di cui poi la sorella mia madre con suo marito fuggi per il brasile, poi invece del Brasile fu dirottato verso la Polinesia, fuggi non per mancanza di lavoro, ansi lui aveva una situazione buonissima, lui, mio padre non ne ha mai parlato esattamente, ha sempre scherzato del traffico con la sua espressione "ma chi me lo fa fà" ma una parola mi appare quando ci penso a queste chiacchierate : DELUSIONE, legata a delle persone che non hanno rispettato una parola data.....E adesso mentre ti parlo io sono in Polinesia e lui in Italia, perche c'e l'ha tamponata sulla fronte e sicuramente nel cuore, la sua bandiera

Va be' mi fermo che quando scrivo troppo poi non risponde piu nessuno


Cari saluti [42]
123.50.68.223

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Pubblicato : 01/12/2010 13:59
(@emanuele-limonta)
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Ciao Bellini, la storia che hai postato del Sig. Gaetano mi ha letteralmente sconvolto. Lo so, logicamente si legge si guarda il telegiornale, ci si informa e certe cose si sanno...ma leggerle direttamente da chi le ha vissute è sconvolgente, e parlo dei pizzi  della mafia, quelli dello stato li conosco avendo anch'io chiuso un attività....te ne dico solo una per farti capire. Io ho venduto tra le altre cose un immobile datato anni '70, un prefabbricato di 400 mq con copertura in eternit e struttura in ferro come si usava in quegli anni. Pensavo di aver venduto bene, oltre 400 euro al mq. L'agenzia delle entrate ha considerato il valore di vendita non congruo portandolo a quasi 800 euro al mq......nessun problema sono venuti fuori altri 18mila euro da pagare noi venditori e 18mila i compratori. é stato fatto ricorso, lasciamo stare i particolari, ma per un errore nell'agenzia dell'entrate che ha fatto sforare il tempo utile, i 18mila sono diventati 52mila....nel frattempo il ricorso è gia costato intorno ai 12mila euro in commercialisti....VIVA L'ITALIA
87.8.118.192

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Pubblicato : 01/12/2010 14:05
Pagina 1 / 2
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