Impastare per vivere o vivere per impastare?
[La domanda è autoesplicativa]
Ciao,ottima riflessione,io penso che il massimo per chiunque..sia; una volta riconosciuta la sua inclinazione,ovvero attitudine di preferenza verso un mestiere che sposi gestualita'modalita'e sintonia in cio'che e innato...includa la possibilita'di seguire e applicarsi... inizialmente al contesto,se in seguito tutto entra in sincronia...diventera'un gioco da ragazzi perfezionarsi ed eccellere.Come ben sappiamo non basta disporre di denari e saper far di pizza,occorrono doti molteplici,occhio attento e capacita'relazionali,ma sopratutto bisogna saper pensare per masse,offrire loro meglio di altri cio'che loro stessi vogliono e si aspettano,Arte e savoir faire devono fondersi,servire una clientela...non sta'come molti fanno..alla parola...servire,il servilismo per me e bandito,ma saper rendere la clientela protagonista assoluta..quello si che e giusto e sacrosanto.Come gli artisti han bisogno del pubblico sovrano..cosi'nel commercio in genere la sovranita'spetta di diritto a chiunque ti abbia scelto a scapito di altri,e partendo solo da questo punto..il rispetto deve essere totale...ma sopratutto sincero,saper accogliere un cliente e trattarlo senza falsi sorrisi e saluti automatici..e arte,farlo sentire a suo agio e coccolarlo ben oltre le sue richieste...e arte,mantenere la propria linea,affinche'comunque egli sia guidato verso il proprio credo....e arte.Scrissi tempo a dietro...che quando all'ingresso vi e'buona sera..e all'uscita Ciao grazie e arrivederci..significa che si sta'lavorando bene...Ecco questo e solo un piccolo esempio di una vasta ricchezza che esula dal mestiere..e si trasferisce sulla persona, e di persone veramente complete a partire dal sottoscritto....ve ne sono pochissime.Saluti
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certi che si,non preoccuparti sono pensieri che vengono a quasi tutti gli appassionati.Poi però come dice fiocco occorrono altre cose,per cui spesso è meglio che rimanga una piacevole passione.Evidentemente sei nella fase che impastare e creare ti sembra quasi una necessità,il primo pensiero,quasi ossessivo [2] e anche questo è normale...vero donbairo? [3]
Secondo me è legato in parte alla manualità che ci fa riscoprire la nostra dimensione corporea e non solo mentale e in parte al fatto che ci si sente un po' artisti in grado di plasmare la materia.
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Ciao caro,copio quello detto dagli amici Fiocco e Bollicina,e colgo l'occasione per salutare Don bairo e fargli gli auguri,che è un po che non vedo il suo nome sul forum.
Salutoni massimo
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ciao , voglio solo aggiungere che impastare è una cosa bellissima è da moltissime soddisfazioni ,però quando si diventa titolari o pizzaioli professionisti le cose cambiano notevolmente , non c'è più quell' atmosfera del sabato pommeriggio quando cominci ad impastare per gli amici alla sera per strare tutti insieme a fare festa comunque venga la pizza , ma bensi si va di corsa tra mille pratiche burocratiche se sei titolare o comunque devi correre per preparare tutta la linea, fai l'impasto , carica la legna , ecc , quindi secondo me tutte le passioni quando si tramutano in lavoro perdono qualcosa , a me personalmente non è andata cosi perchè io non avevo la passione per la pizza , ma ho cominciato questo lavoro per soldi e poi mi è venuta la passione , comunque questo non è per scoraggiarti però è per farti riflettere ,il lavoro di per sè è bello ma è il contesto che c'è attorno che non mi piace , almeno questo è il mio parere. ciao buon natale
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Carissimo Antonio (Ciobanesco) e carissimi amici
La gioia di non andare a lavoro per qualche giorno e di non vedere + le facce dei colleghi mi dona il piacere ed il gusto di leggere con calma i vostri scritti sul forum mentre sorseggio un buon caffè con la mia gattina raggomitolata sulle gambe che fa le fusa.
Per non svegliarla e per non farla andar via mi si è quasi addormentata una gamba.
Quando avrò finito di scrivere mi godrò l’apertura di un sacco di farina san felice. Poi aspetterò un orario decente per non svegliare il condominio e metterò in funzione la mia impastatrice (cinesina) per impastare roccocò, mustacciuoli, taralli sugna e pepe etc e, naturalmente, la napoletana (impasto a mano !!!!).
Fare di un hobby (una passione) un lavoro redditizio credo sia il sogno di tutti i comuni mortali.
La trasformazione dell’amore per la pizza (ed affini) in un lavoro che ti consenta di vivere (magari benissimo) rappresenta davvero la sublimazione di una passione?
Insomma potrebbe davvero essere il segreto della felicità? La svolta della vita?
Guadagnare divertendosi? Cosa vuoi di + dalla vita?
Anche se la felicità non la si può ricondurre al semplice concetto di fare per tutta la vita quello che si sa fare bene e con amore perché non è detto che quel piacere sia eterno. E se pur fosse non è detto che ripetere all’infinito una cosa piacevole conduca necessariamente alla felicità.
Facendolo per mestiere, poi, quel piacere “deve” diventare eterno.
E quel “deve” suona un po’ ……… strano: sa di imposizione.
Per quanto mi riguarda se nascessi di nuovo farei sicuramente il pizzaiolo e/o il ristoratore tale e tanta è la passione che ho scoperto di avere nell’impastare, cercare i punti pasta, fare la pizza, cucinare e ……..sperimentare, sperimentare, sperimentare …….
In quei momenti desidererei non smettere mai.
Ma so anche che un lavoro ti impone dei compromessi. Il profitto ti obbliga ad accontentare prima gli altri e poi (?) te stesso. La necessità inquina il piacere.
Inoltre la gratificazione derivante dall’avere successo quale pizzaiolo, ristoratore etc non è legata strettamente al piacere elementare di fare le pizze ma, ad esempio, a caratteristiche del tipo avere buona (ottima) capacità relazionale, capacità di intercettare i gusti del cliente, locale carino, posizione geografica indovinata etc.
E, in verità, tale gratificazione può provenire da qualsiasi altra cosa “fatta bene”.
Ogni cosa “fatta bene” che poi diventa “fatta benissimo” e poi ancora “eccelsa” è arte.
Personalmente ricavo un immenso piacere dall’impastare da solo e senza che nessuno mi veda. Quando posso aspetto che i miei familiari vadano a dormire per poter meglio impastare in cucina.
Le cose un po’ cambiano quando poi nasce la pizza (o qualsiasi altra creazione lievitato-mangereccia): a quel punto viene fuori secondo me un po’ di narcisismo che , + di una voglia di condivisione, esprime il sottile piacere di mostrare agli altri le proprie abilità e trarre piacere dai visi contenti e soddisfatti degli ospiti..
A volte, quasi in una forma di auto-test, mi chiedo: se rimanessi solo al mondo avrei sempre voglia di impastare fare pizze e cucinare e creare raffinati manicaretti? O forse non avendo + nessuno a cui mostrare o far mangiare le mie pizze verrebbe meno la voglia di farle?
Definirei l’arte quindi non semplicemente una “abilità particolare” ma qualsiasi cosa capace di provocare reazioni e/o emozioni. In una sola parola “armonia”. L’armonia che, secondo me, consciamente o inconsciamente tutti cercano nel tentativo di ricongiungimento all’armonia dell’infinito.
Il successo, i soldi, il riconoscimento degli altri sono cose gradevoli su questo pianeta (in genere “molto” gradevoli) ma non indispensabili per definirsi pizzettari ovvero amanti della pizza, degli impasti etc.
Questo ragionamento rimette a sua volta in circolo quello che reputo il vero (e credo irrisolto) interrogativo ovvero:
L’arte è tale quando si realizza un’opera che noi riteniamo bella e perfetta o diventa tale quando quell’opera (d’arte) viene riconosciuta ed apprezzata da altri?.
Insomma la pizza è buona quando per noi è buona o quando gli altri dicono che è buona?
(la pizza da Michele a Napoli è un’opera d’arte sempre e comunque)
Prima di rispondere vorrei suggerire di non dimenticare che in alcuni paesi asiatici mangiare scarafaggi, formiche e carne di serpente è considerata una prelibatezza!!!
Mi scuso per le dissertazioni pseudo filosofiche e per qualche stupidaggine che mi sarà uscita.
Erano gioiosamente pensieri in libertà.
Un abbraccio particolare alla mia maestra Bollicina.
BUONA PIZZA E BUON NATALE A TUTTI.
p.s. Per gli artisti pizzettari e non che hanno voglia di leggere qualcosa in merito all’arte ed alla creatività, OSHO ha scritto:
“
………………………
"L'arte può essere divisa in due parti. Il novanta per cento dell'arte è un'arte soggettiva. Solo l'uno per cento è arte oggettiva. ..............................
................ Arte soggettiva vuol dire che riversi la tua soggettività sulla tela - i tuoi sogni, le tue fantasie. È una proiezione della tua psicologia. La stessa cosa accade in poesia, nella musica, in tutte le dimensioni della creatività: non ti preoccupi della persona che vedrà il tuo quadro, non ti interessa cosa le succederà quando lo vedrà; questa è una cosa che non ti riguarda affatto. La tua arte è come un vomito. Ti aiuta, proprio come il vomito ti è di aiuto. Manda via la nausea, ti fa sentire più pulito, più sano. Ma non hai preso in considerazione ciò che accadrà alla persona che vedrà il tuo vomito; le verrà la nausea, comincerà a sentirsi male.
Osserva i dipinti di Picasso. È un grande pittore, ma è solo un artista soggettivo. Se guardi i suoi quadri, inizi a sentirti male, ti girerà la testa, comincerai a dare i numeri. Non puoi guardare i quadri di Picasso per troppo tempo. Ti viene voglia di scappare, perché il quadro non è nato da un essere silenzioso. Nasce dal caos. È il sottoprodotto di un incubo. Ma il novantanove percento di tutta l'arte appartiene a questa categoria.
L'arte oggettiva è proprio l'opposto. Chi la fa, non ha nulla da buttar fuori, è del tutto vuoto, pulito. Da quel silenzio, da quel vuoto nascono l'amore e la compassione. E da quel silenzio nasce una possibilità per la creatività. ......................
............ Riportati al centro del tuo essere. E il tuo centro non è solo il tuo centro, è il centro di tutta l'esistenza. Solo alla periferia siamo diversi. Quando iniziamo ad avvicinarci al centro, siamo tutt'uno. Siamo parte dell'eternità, una straordinaria esperienza di luce ed estasi al di là delle parole. Qualcosa che puoi essere... ma che è molto difficile da esprimere. Nasce in te però un grande desiderio di condividerla, perché tutti intorno a te brancolano alla ricerca di queste esperienze. E tu le conosci già, conosci la strada.
.............................................................................”
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Salve,
Impastare per vivere o vivere per impastare? non importa quale dei due,ma e' rilevante impastare bene,partire da un buon impasto e' essenziale per una buona pizza,ho provato,facendo visita a qualche conoscente trovarmi di fronte ad un paniello e rinunciare di stenderlo,perche' impastato male,e' importantissimo impastare finendo l'impasto a temperatura giusta ne troppo freddo ne riscaldato,ho letto sul forum di impasto che a 24 ore non si muoveva per niente con 4 grammi di lievito e domandava perche'?Tutti abbiamo dovuto imparare ,io penso che avendo a disposizione tanti consigli e nozioni tecnici (FORUM)dovrebbe essere piu' semplice con un po' di umilta' imparare,e non come qualcuno a fatto essere costretto a capire qualcosa dopo tanta esperienza, su questo forum a volte si vedono dei consigli sulle quantita' da impiegare per un buon impasto si le quantita' potrebbero essere anche giuste,Ma dove voglio arrivare e' il metodo,non si potra' mai avere una grande pizza se non si impasta in certo modo,indipendendemente se si impasta per vivere o vivere per impastare.
Saluti Paciussi
[31]
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donbairo non scrivevi da un po' ma oggi hai recuperato gli arretrati [26] [26] ,anzi ci hai caricato pure gli interessi! Se ti legge Fiocco gli viene un coccolone,lui deteneva il titolo per i post più lunghi del forum,ora bisognerebbe fare il conteggio delle parole [2].Se poi uno di voi due è come Silvio..si dovrebbe ricontare parecchie volte!
Maestra per te ero un tempo,ora so che frequenti cinesine ammaliatrici
[27] ma vedo che vuoi tornare sulla retta via,vabbè ti perdono!
Comunque a parte gli scherzi il tuo post è molto piacevole e rinforza l'idea che sei una delle persone più deliziosamente incredibili che io abbia conosciuto. Stare ad un tavolo con te e fiocco a mangiare una bella pizza e divertirci,ovviamente alla antica pizzeria da Michele con l'odore intenso di pomodoro e origano sarebbe un sogno ad occhi aperti. Con te ho avuto già la fortuna di andarci,mi spiace che ora che è arrivato il gelido inverno non possiamo più divertirci a fare il giro delle pizzerie,ma ti porto sempre nei miei pensieri,Caro Amico mio.
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Grazie dei saluti maxy68
Li ricambio con sincero affetto e ti auguro tanta felicità
Buon Natale
Ciao Fiocco
quando ti leggo mi consolo
A U G U R I
A U G U R I A T U T T I
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Salve amanti della pizza
Ieri sera di ritorno da una cena in compagnia alle 4 di notte c’era chiuso dappertutto, ci siamo fermati in un laboratorio del pane, dove prima del rientro ci siamo fermati…
C’erano 2 panettieri uno giovane, uno vecchio (penso suo padre )che impastavano da soli nel cuore della notte, preparavano pane di diverso tipo, cornetti, brioche e quantaltro, mi ha dato quel senso di malinconia, del duro di un lavoro per di più nel cuore della notte.
Io faccio l’aiuto pizzaiolo e sento questa passione che stà crescendo dentro me, non vedo l’ora che arrivi sabato (oggi, fra poco) per andare in pizzeria, però non faccio l’impasto.
Sicuramente la maestria, l’occhio di dosare ingredienti rispettando temperature, punti pasta ecc.. è una cosa bellissima.
In pizzeria un momento bellissimo è quando arrivano i clienti e hai quel rapporto diretto con loro, ordinano la pizza, e magari ti guardano mentre la fai, tu vedi mentre la consumano e magari alla fine ti fanno i complimenti, è molto gratificante, quando faccio le pizze d’asporto mi piace moltissimo quando il cliente ti guarda fisso negli occhi e con la massima tranquillità gli auguro un buon appettito.
Anch’io a suo tempo ho cominciato per soldi, adesso sento questa voglia di capire come funziona, allora mi sto facendo delle ricerche, sto facendo delle prove a casa, per soddisfazione personale soggettiva come dice donbairo.
Il Segreto della felicità è contornato anche dal lavoro oggettivo, cioè di produrre per vivere, che non è di grande soddisfazione, è l’osso del mestiere, continuare a tirare condire infornare per una sera intera senza farsi prendere dall’agitazione che anche se si producono opere d’arte la soddisfazione passa in secondo piano, diventa una questione di ritmo.
Importante è l’umiltà, Io ho un brutto difetto, mi agito, sono nervoso e sto imparando a ingoiare solo adesso quei nodi alla gola (quelle sgridate), anche da parte di ragazzi più giovani di me, che mi fanno presente dei miei difetti perché più avanzo con l’età (34 anni) più vorrei aver rispetto della mia esperienza, ma che alla fine a sempre bisogno di essere perfezionata.
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Grazie delle risposte ragazzi
Donbairo Bentornato si sentiva la tua mancanza
Ciao e auguri ancora a tutti [31] [31] [31]
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come ogni lavoro c'è chi lo esercita "perchè è la sua professione" e chi "perchè è la sua vocazione".
Secondo me il lavoro è come una donna:quando lo scegli devi essere cosciente dei suoi "difetti" ed essere pronto ad amalgamarlo nel tuo contesto personale.
Nessun lavoro è perfetto ma solo ognuno di noi dentro il nostro cuore sa capire quale potrebbe essere il mestiere da "sposare" anche se prurtroppo non sempre è possibile.
firmato un impiegato frustato [26]
ciao a tutti e tanti auguri gigiolo
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