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Apriamo la nostra pizzeria in modo intelligente e ponderato

(@-2389)
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Volevo capire, quali sono le valutazioni che si prendono in considerazione per aprire la ns. pizzeria e in particolare le seguenti cose:

1) Quale tipologia di locale soddisfa la necessità di fare cassa giorno per giorno e recuperare  velocemente l'investimento necessario ad aprire la ns. attività? Ad esempio, conviene aprire una piccola pizzeria che vende pizza al taglio? Sembrerebbe una scelta giusta per ridurre i costi iniziali e iniziare a farsi conoscere dall'utenza.

2) Il locale necessario allo scopo come deve essere strutturato? Quali dimensioni deve avere considerando che sarà suddiviso in 2 aree (Zona produzione e Zona vendita)

3) Quali sono le attrezzature necessarie per partire? Per favore fatemi una lista analitica....

4) Quali sono le autorizzazioni da richiedere agli organi preposti?

5) Serve anche l'attestato relativo alle procedure HACCP? Come facciamo ad ottenerle?

6) Qual'é l'investimento iniziale necessario per partire in questa attività?

7) Quante persone inizialmente devono essere impegnate nell'attività? Due sono sufficienti?

8 ) Quali sono i parametri da tenere in considerazione quando si ricerca un locale da destinare all'attività oltre che ai minori costi di affitto e posizione nei pressi di uffici e scuole o comunque in zone dove c'é passeggio a piedi?

9) Consigli inerenti marchi da preferire nella scelta delle attrezzature

10) Eventuali tipologie aggiuntive di prodotto che é possibile affiancare con successo alla pizza?

11) Esistono finanziamenti a fondo perduto o particolari agevolazioni inerenti il ns. settore? Se si, quali?

Queste sono quelle che al momento mi sembrano le più importanti da risolvere, ma se ne avete altre da aggiungere, fate pure.....

Confido in una vs. risposta in merito.

Citazione
Topic starter Pubblicato : 20/02/2015 09:07
(@umberto-sioto)
Membro Registered

Un modo ponderato di fare attività è fare una analisi di mercato...

Se chi ha una pizzeria da anni sta chiudendo o cerca di disfarsene perchè il settore è ormai 

inflazionato occorre valutare alcune cosette:

Costo complessivo investimento iniziale comprensivo di impianti autorizzazioni caparre fitto ecc

valutare con i piedi interra stabilendo che  numeri son necessari per poter ammortizzare questi costi in almeno 4 o 5 anni e se realmete il rischio di impresa può dare risultati positivi.

Mi spiego meglio valutare costi complessivi fare piano ammortamnto e stabilire che incasso giornaliero occorre fare per poter resistere in questo settore ...

Dopo valutare i rischi ovvero nel caso i numeri necessari non si riescda a farli a cosa si va incontro.

Personalmente per esperienze multiple nel corso degli anni faccio una valutazione spiccia.

Tempo di crisi nessun settore riesce a tenere e la tassazione aumenta di anno in anno a fronte di introiti sempre minori aggiungo che a differenza di altre attività una pizzeria a dei costi di realizzazione molto alti

vedi regole sanitarie impianti fumi ecc  e in caso di chiusura ci si trova con problemi molto seri che lriguardano la perdita completa delle somme anticipate per realizzare questi impianti in quanto spesso vanno distrutti e ripristinati gli ambienti iniziali specie se in affitto ; atrezzature che costano migliaia di euro 

costi di trasloco altissimi spazio necessario per conservarle e valore 0 nel caso vuoi disfartene e magari per acquistarle hai anche acceso un finanziamento ancora da estinguere.

Valutando questo rischio mi chiedo se non sia + semplice valutare il rischio di impresa di altre attività .

Ad esempio un negozio di abbigliamento a parità di investimento se dovessi andare male do disdetta del contratto faccio una svendita fallimentare e mi rimangono 2 scaffali vuoti... mi pare meno rischioso di smantellare una pizzeria .

Aggiungo anche se puoi differenziarti per prodotto e servizio e dunque essere molto competitivo devi fare i conti con la realtà della situazione attuale sempre + pizzerie sempre + prodotti confezionati e surgelati

sempre + risparmio da parte delle famiglie che non rinunciano alla pizza ma guardano meno alla qualità 

e comunque dimezzano le spese in pizzeria bar ristorante ecc.

Personalmente ho affrontato 2 chiusure negli ultimi 4 anni di attività che erano consolidate da anni.

Qualcuno mi ha proposto di riaprirne una e ho semplicemnete pensato che dovendolo fare lo farei + avanti se si presentassero condizioni di mercato favorevoli.

Attulamente avendo chiuso son disoccupato  ma meno inguaiato di un mese fà.

Per i più coraggiosi o incoscienti  spero nel meglio ma la situazione è davvero difficile..

Nello scorso gennaio ho chiuso un 'attività di famiglia in essere da 34 anni dal lontano 1982.

Un grave lutto doloroso.

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Pubblicato : 20/02/2015 13:20
(@-2389)
Membro Registered

Proprio perché sono scelte da fare con le molle, specialmente considerando la situazione attuale, volevo farmi una idea di quello che é il costo delle attrezzature e dello start aziendale e di quelli che potrebbero essere i ricavi medi.

La mia idea sarebbe di aprire in prima istanza una piccola pizzeria che produce solo da asporto, senza tavoli e sedie, solo pizza al taglio.

In questo modo si riuscirebbe a contenere i costi fissi, l'attrezzatura si può prenderla usata, altro risparmio.... ma non ho proprio idea della cifra iniziale da mettere in campo per lo startup.....

Nella mia città ci sono pizzerie che lavorano bene e che continuano ad andare bene, ma sono esattamente come ho detto.... pizza al taglio in teglia.... niente pizze al piatto e niente prodotti strani, solo pizza. Locali piccoli dove acquistare la pizza e andare via, o al limite consumarla al momento, niente tavoli ne servizio.

Nel conteggio dei costi ovviamente  bisogna considerare i costi fiscali, iscrizione come artigiano..... una volta si ottenevano dei prestiti molto convenienti, riservati agli artigiani..... oggi c'é anche la comunità europea...... qualcuno ha idea se esistono convenzioni specifiche o possibilità di accesso a prestiti agevolati?

Insomma  il costo fisso più elevato e mensile, oltre all'affitto, é sicuramente il costo dell'elettricità, oltre quello di eventuali prestiti per l'acquisto dell'attrezzatura.....

Però non sono d'accordo sul fatto che le persone sono disposte a mangiare prodotti non di qualità.... almeno da noi non é così..... 

Non aprirei mai un negozio di abbigliamento; gli unici settori che reggono sono il mangereccio e quello sulla salute e cura del corpo, gli unici settori dove le persone spendono ancora... tutto il resto é out al momento, a parte i settori di nicchia che non conoscono mai crisi..... 

Nessun altro consiglio????

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Topic starter Pubblicato : 20/02/2015 21:22
(@alessandro-trezzi)
Membro Registered

Stefano, io ho studiato Ingegneria Gestionale, ho fatto analisi di mercato per piccole attività, e lavorando in pizzeria per 5 anni mi sono reso conto della situazione.

Il mercato della pizzeria non può essere confrontato con la ristorazione generica, ma solo con sè stessa.
Si tratta di un mercato in "Concorrenza Perfetta", ovvero principalmente:

-Il prezzo lo fa il mercato, non l'attività
-La concentrazione di concorrenti è elevata
-L'ago della bilancia è dalla parte del cliente

Senza andare nel dettaglio, i punti qui sopra sono veri per alcune ragioni. La sempre crescente presenza di svariati concorrenti ha come primo effetto il fatto che un cliente insoddisfatto possa cambiare senza problemi il "fornitore", perdendoci un valore pari a 0; ciò implica che il prezzo sia fissato e uguale per tutti, poiché a un pizzaiolo non conviene alzare i costo della propria margherita per il motivo di cui sopra, e al tempo stesso abbassarlo non ha senso visto che perderebbe introiti. Il trucco sta nell'attirare il cliente con qualità e promozione, e smaltire i costi fissi con la quantità di prodotto venduta.

Costi fissi che ti dirò, sono un'altra nota dolente. Il mio vecchio capo gestiva una pizzeria in affitto, con un avviamento spropositato al vecchio proprietario, più il costo di 6 dipendenti, ingredienti, elettricità per un frigorifero, una cella, due frigoriferi per alimenti, uno per bibite, un freezer, gas per il forno, commercialista e tasse. Di netto faceva dai 1500 ai 2000 euro al mese, che per un P.IVA è davvero poco. Avrebbe potuto fare molto per tagliare le spese e aumentare i clienti, ma non ha mai voluto cambiare il suo modo di fare.

 

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Pubblicato : 22/02/2015 01:22
(@rudy-perhat)
Membro Registered

ma si sta parlando di cibo di mangiare e pagare il migliore alimento,la gente guarda la genuinita ed un prezzo abbordabile,come in tutto il passato della storia del mondo,la genuinita altro che mercato ca------e eccetera.io conosco benissimo amici che e1vita che anno locali quadagniano e vivani in pace con il mercato prezzo e ca...e simili basta fare1buon prodotto prezzi abbordabili e sapere cucinare e usare gli alimenti base che esistono nel pianeta e storia umana prima ancora che esistesse alberghiera o altri lucri su un alchimia importante chiamata cibo se no avveleni o infetti le persone.buon appeti e cazzate

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Pubblicato : 24/02/2015 03:06
(@-2389)
Membro Registered

sicuramente proporre prodotti buoni e genuini al giusto prezzo sono la premessa per riuscire ad andare avanti nell'apertura e conduzione di una pizzeria, ma sicuramente non sono gli unici.... altrimenti tutti quelli che hanno una pizzeria sarebbero felici e contenti.... purtroppo tutti sappiamo che così non é.....

E allora forse bisognerebbe soffermarsi su quelle caratteristiche che fanno di una normale pizzeria una attività vincente sul mercato........

Probabilmente oltre ad un prodotto ci vuole anche un'idea..... essere capaci di innovare nel rispetto della tradizione di un arte che si tramanda da padre in figlio.....

Ma alla base del successo di qualsiasi attività imprenditoriale o artigiana che sia deve esserci una attenta analisi economica... ecco perché chiedevo un parere a chi si é già trovato a fare di conto.......

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Topic starter Pubblicato : 24/02/2015 22:09
(@alessandro-trezzi)
Membro Registered

Rudy, purtroppo quel che dici non corrisponde del tutto a realtà.
E ripeto, purtroppo.
Come sempre tu sei troppo attaccato all'immacolata perfezione della professione artigiana e dei suoi risultati da vedere la realtà per come davvero si presenta, ma tralasciamo.

Mai come in altri mercati per la pizza vale la regola delle tre determinanti: prezzo, qualità e servizio.
Come ho detto sopra, essendo in "Concorrenza Perfetta" il prezzo si è appiattito, demonizzando quei pizzaioli che tentano di vendere il loro prodotto (che sia per qualità lodevole o altri pregi) ad uno standard superiore a quello comunemente noto. E' un esempio lampante il Pizzarium di Bonci, pizzeria al taglio famosissima di Roma, che si distingue per essere un locale Gourmet, con preparazioni parecchio ricercati, che fanno lievitare il prezzo in maniera spropositata; bisogna conoscere i motivi che stanno dietro a certe scelte, ma la maggior parte della clientela vede solo l'elemento "pizza" a un prezzo che non è 4 euro di margherita, ed è infastidita.
L'appiattimento del prezzo ha quindi causato un allineamento della qualità, giacché i pizzaioli non hanno margine per riuscire a fare qualità e rientrare nei costi, e dato il ricambio di concorrenti così elevato sul mercato nemmeno gli conviene economicamente.
Detto che (ripeto, PURTROPPO, e non vale assolutamente per me) la qualità è per il cliente medio una determinante che se non presente provoca sgomento, ma se presente difficilmente viene notata, perché il cliente medio è davvero poco informato sulle caratteristiche REALI di questo prodotto. L'italiano, seduto sul divano davanti alla televisione, conosce per sentito dire solo due aspetti di questo lavoro su cui punta per la ricerca del prodotto: lunga lievitazione e forno a legna. Eh si, perché la voce comune è che la pizza DEBBA avere il forno a legna o non è pizza, tant'è un pizzaiolo che apre una pizzeria con il forno elettrico si è già giocato metà dei potenziali acquirenti, mentre la disinformazione e le dicerie che van tanto di moda su dieta e demonizzazione della panificazione fanno preferire solo quei prodotti su cui è segnalata una lievitazione dalle 48 alle 72 ore.
Il problema? Che il forno a legna richiede professionalità per essere gestito e sfruttato, e che una lievitazione (che poi lievitazione non è, ma maturazione) di 48 ore non è facile da raggiungere, e se raggiunta male può trasformarsi in veleno.
Ma al cliente disinformato questo cambia poco, e la parte del manico è dalla sua, c'è poco da fare.

Rimane la determinante ormai maggiore: il servizio.
Soprattutto qui al nord, il 90% delle pizzerie deve avere la componente "asporto" per garantirsi una buona fetta di concorrenza, altrimenti parte già male. I tempi cambiano, e vi basta sapere che un buon 70% delle nostre richieste arrivava da gente a casa. L'asporto è uno dei servizi più difficili da mantenere costante, perché le variabili da gestire in una serata sono parecchie, e basta un minimo ritardo e un cliente insoddisfatto a perdere acquirenti e pubblicità.
Come già ho detto, il ricambio è elevato, le persone fanno in fretta a trovare un'altra pizzeria, che ormai crescono come funghi.
Pulizia, cordialità e rapidità sono le componenti che saltano subito all'occhio e non devono mancare, oltre al fatto che il più delle volte il cliente preferisce vedere il pizzaiolo che lavora, e non deve mostrarsi confusionale.

La pizzeria è un mercato saturo, e uno dei più difficili che ho mai analizzato, proprio perché il cliente ha tutte le determinanti in mano e fa in fretta a cambiare.
Ci vuole, come dice Stefano, un'idea, che possa pareggiare i pesi sulla bilancia, qualcosa che faccia dire al cliente "Stasera gli è andata male, ma la sua pizza è fenomenale, non cambio pizzeria."

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Pubblicato : 25/02/2015 02:28
(@-2272)
Membro Registered

Ben detto Black Dragon!!

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Pubblicato : 17/07/2015 11:30
(@enrico-vittone)
Membro Registered

Ciao a tutti

anche io sto provando con una mini pizzeria da esporto in Oswestry, Inghilterra. Era una cucina di un pub con due finestre sulla piazza del centro paese di 30000 abitanti con 5 pizzerie da esporto e consegne a domicilio ( turchi, arabi, cinesi,indiani, bangladesh e un'altro italiano). Ed adesso ci sono anche io. Ne faccio poche, 40, 60,80 ma anche 120 al giorno venerdi e sabato. Sono aperto dalla mia finestra da esporto dalle 7 mattina alle 10 sera, mi faccio un posteriore grande come una capanna, perche faccio anche pasta e focaccie. Vi prego guardatemi su FB Italiano Vero 3 Bailey Head Oswestry non vi prendo in giro. E dura, ma credo meriti e non mollero facilmente. Auguri a tutti. Cordiali saluti Enrico

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Pubblicato : 29/11/2015 21:09
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