Non è lo Spaghetti Incident dei Guns N’ Roses ma un vero e proprio gioco al rialzo di cui sono stati protagonisti pasta e pizza nell’ultimo periodo. In particolare nelle pizzerie i menu standard composti da pizza, un fritto e una birra hanno subito un rincaro del 4,5% rispetto all’anno scorso. Margherita e focaccia in testa alla classifica delle pizze che si sono fatte più costose stando all’ultima indagine dell’Adoc (Associazione nazionale per la difesa e l’orientamento dei consumatori); addirittura la focaccia sarebbe aumentata del 13,3%. Ma anche birra e fritti come si diceva fanno sentire il loro “peso” all’interno di un’inflazione reale che si aggira intorno al 6%. Quindi bere costa il 3,5% in più e consumare uno sfizio come antipasto il 4,7%. Se si fa invece il rapporto rispetto al vecchio conto in lire si scoprono dati davvero allarmanti: la margherita sarebbe aumentata del 103% ed un supplì circa del 96%.
Dunque, mentre le aziende produttrici di pasta vengono redarguite sugli aumenti registrati nella vendita al dettaglio nonostante il calo del prezzo del grano, ci si chiede se la pizza non stia divenendo sempre più un bene di lusso e sempre meno l’ottima alternativa al ristorante che è sempre stata. Ma la categoria può stare tranquilla: in pizzeria ci vanno il 2% in più dei clienti rispetto al 2007 proprio per l’ormai assodata inaccessibilità dei ristoranti alle fasce medio basse. E già il linguaggio sta registrando queste lente trasformazioni. I vecchi “due spaghi” scompaiono o si tipizzano in macchiette alla Alberto Soldi mentre sgomita la new entry: l’ happy hour molto in voga tra le nuove generazioni soprattutto perché considerato un economico e sfizioso sostituto della cena vera e propria. In linea con i ritmi di vita più frenetici? No…semplicemente con i prezzi impazziti.
[i.m.]
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