Siamo in periodo di festival…del cinema naturalmente, e mentre stanno per cadere le stelle sulla capitale , parlando di fascino viene in mente che poche cose meglio di una fragante pizza possono parlarci di cinema e bellezza femminile. A guardare bene infatti, vi è una certa somiglianza tra una focaccia bianca – quella con le bolle nel mezzo e i piccoli crateri bruciacchiati qua e là per intenderci – ed il corpo sodo e sinuoso di una donna procace. Tanto per cominciare, ambedue “scoppiano” di mediterraneità, che offrono l’una nell’irregolarità dei bordi, l’altra nella rotondità delle forme. Prorompono entrambe con dossi deliziosi, ispirano morsi di prelibatezza, dotate di quella patina delicata in una superficie che sembra scolpita da Fidia in persona. E dopo il primo assaggio, la fragranza ti ha già inebriato finché decidi che quello è il vero concentrato di bellezza. Una bianca, magari con prosciutto e mozzarella di bufala o una Sophia Loren insomma, dal cinema italiano proiettata nel mondo come “specialità” nostrana. Nella fattispecie indimenticabile è la Loren che prepara pizze incantando i passanti nel film “L’oro di Napoli”. Uno di questi attratto dal profumo della bontà napoletana finisce per dedicare tutta la sua attenzione alle spalline calanti della sensuale pizzaiola. “Donna Sofi’, quanto siete bona” le dice, quando già l’acquolina è divenuta vampata di desiderio… Se ci si sposta oltreoceano, tra gli italiani emigrati, si nota che a pizza americana corrisponde un diverso tipo di bellezza femminile. E di nuovo il cinema ne lascia tracce. Come dimenticare una ancora acerba Julia Roberts che fa la cameriera nel film “Mystic Pizza”? Alta e straripante, con un sorriso che piace proprio perchè eccessivo, anche le pizze made in Usa fanno la stessa impressione: troppe eppure buone. E sono talmente “bone” che chi le apprezza spesso non resiste al fascino delle donne, come accadeva all’impenitente pizzaiolo impersonato da Kevin Kline, marito fedifrago nel film “Ti amerò fino ad ammazzarti”. Non sempre si finisce superstite della vendetta di una moglie gelosa come in quel caso. Spesso si tenta anzi di affrancarsi dallo stereotipo dell’italianità propinata attraverso il connubio pizza e donne. Massimo Troisi nel film “No grazie, il caffè mi rende nervoso”, cercava di acciuffare un Lello Arena mascherato da un “mostro” che voleva opporsi all’emancipazione di Napoli proprio da questi stereotipi. Ma se nemmeno il napoletano Troisi ci è riuscito – nel film infatti muore con un boccone di pizza in bocca – vuol dire che ancora resiste, e forse a buon diritto, un deciso legame tra la pizza ed il fascino femminile.
[i.m.]
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