Assumono proporzioni sempre più vaste due realtà che certificano l’alto livello di qualità raggiunto da Italia e Spagna dal comparto olivicolo.
Ma se per Spagna l’olio biologico conquista sempre più terreno in tutta Europa, arrivando perfino in Grecia, per l’Italia l’olio extravergine dop e igt ha problemi di visibilità.
La Spagna sta vivendo un momento di grande espansione. Sebbene il suo territorio concentri le coltivazioni ad olivo esclusivamente in due regioni (Extremadura e Andalusia), la produzione è decisamente prolifica. Il mercato dell’olio biologico, poi, vede aumentare il suo successo di anno in anno: ad oggi viene esportato in 31 paesi, e il principale importatore è la Francia con 2 milioni di chili. La sorpresa, però, è nel nome del secondo maggiore importatore di olio spagnolo, ovvero l’Italia. Il nostro paese, pur essendo un grande produttore di olio di qualità, acquista dalla Spagna oltre un milione di chili, quantitativo immensamente maggiore rispetto a quello dell’anno precedente, il 2006, quando i chili importati erano stati poco più che trentamila.
Come mai tanto successo? Il prezzo. In Spagna i costi di produzione sono decisamente meno elevati rispetto a paesi come il nostro, anche a dispetto della qualità.
Ed è proprio la qualità il grande vanto delle olive italiane. Sono addirittura 39 le Dop certificate che nascono sul territorio del Belpaese, a cui si deve aggiungere anche una Igt. Tra le regioni maggiormente premiate dal bollino blu la Puglia, l’Umbria, la Toscana, la Campania, la Sicilia e l’Abruzzo.
Ma per così tante denominazioni di origine protetta, per così tante olive di qualità, i problemi sono tanti: prima di tutto i costi elevati, necessari per mantenere alto lo standard qualitativo, e quindi l’aspetto promozionale. Troppa frammentazione e troppa diluizione sul territorio impediscono una promozione omogenea di oli di qualità che meriterebbero invece grande attenzione. Quella qualità di cui si sente più disperatamente bisogno.
Il falso olio extravergine sequestrato l’altro ieri dai Nas premia la linea intrapresa dall’Italia, che obbliga di indicare la provenienza delle olive in etichetta e che bisogna far rispettare per evitare che in Italia sia spacciato come “Made in Italy” l’olio spremuto da olive spagnole, greche e tunisine. Questo è’ quanto afferma la Coldiretti che ha applaudito l’operazione dei carabinieri dei Nas, volta a smascherare la produzione e distribuzione nazionale, e non, di olio extravergine sofisticato e contraffatto.
Redazione Pizza.it
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