Sono ancora i cambiamenti climatici a mettere a repentaglio i raccolti. Questa volta in pericolo è il luppolo, che a causa del global warming ha diminuito le rese. A risentirne potrebbe essere la produzione di birra europea.
Continua a creare enormi grattacapi il problema sempre più urgente del riscaldamento del pianeta. La questione, entrata nel nostro quotidiano attraverso le notizie che appaiono su tutti i media, ora interessa un nuovo ambito.
A lanciare i primi segnali, sono stati i principali scienziati che si interessano all’innalzamento delle temperature del pianeta. Il 5 maggio scorso dal Museo del Luppolo di Wolnzach in Germania, il gruppo ha dichiarato che i cambiamenti climatici potrebbero ora mettere a rischio anche le coltivazioni di luppolo, e di conseguenza la produzione europea di birra.
La pianta del luppolo, elemento di base per la produzione di birra, per crescere al meglio necessita di inverni molto rigidi ed estati assolate. Queste caratteristiche si ritrovano principalmente nelle regioni settentrionali d’Europa, che però negli ultimi anni hanno visto un mutamento delle condizioni climatiche. L’innalzamento delle temperature medie e le primavere sempre più anticipate hanno così fatto crollare le rese di luppolo e messo a repentaglio la qualità della birra europea.
La prospettiva per questa coltivazione, secondo la rivista Nature, è stata delineata dagli stessi ricercatori: dovranno essere cercate varietà resistenti ai climi caldi in paesi extraeuropei ed individuati nuovi metodi di irrigazione.
Alcuni spunti, gli scienziati li potrebbero prendere dagli Stati Uniti, dove l’irrigazione del luppolo è una realtà solida. Gli Usa, a loro volta, potrebbero richiedere soluzioni efficaci al sopraggiungere di un nuovo problema: la carenza di malto.
Redazione Pizza.it
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