Non e’ dunque difficile che – sostiene la Coldiretti – in casa, nei ristoranti o in pizzeria venga servito un menu’ apparentemente tricolore ma con ingredienti provenienti da paesi lontani che non possono vantare le stesse condizioni ambientali e produttive del Belpaese: il made in italy che tanto ci iriempie di orgoglio.
Di fronte a questo attacco alla tradizione agroalimentare nazionale la Coldiretti chiede di intervenire con misure di trasparenza per dare la possibilita’ ai consumatori ed ai ristoratori di fare scelte di acquisto consapevoli che tengano in considerazione anche la provenienza degli alimenti.
Anche per i prodotti base della dieta mediterranea occorre dunque completare – continua la Coldiretti – il percorso gia’ iniziato a livello europeo dove sono state adottate le norme per l’etichettatura di origine della carne bovina a partire dal primo gennaio 2002 dopo l’emergenza mucca pazza, per l’indicazione della varieta’, qualita’ e provenienza dell’ortofrutta fresca, il codice di identificazione delle uova a partire dal primo gennaio 2004, il Paese di origine in cui e’ stato raccolto il miele dal primo agosto 2004, mentre in Italia e’ stata prevista, grazie alla mobilitazione della Coldiretti, l’etichetta di origine anche per il latte fresco dal giugno 2005 e per la carne di pollo dal 17 ottobre 2005. Il fatto che nel 2007 secondo un sondaggio commissionato da Ancc-Coop Italia quasi un italiano su tre voglia comperare piu’ prodotti italiani rende necessario – conclude la Coldiretti – intervenire sulla trasparenza dell’informazione perche’ la meta’ della spesa alimentare nazionale e’ destinata all’acquisto di prodotti anonimi per i quali non e’ ancora obbligatorio indicare in etichetta la provenienza con il rischio che venga spacciato sul mercato il falso Made in Italy a danno degli imprenditori e dei consumatori che hanno destinato per la tavola ben 125 miliardi di Euro in un anno.
Fonte www.consumatori-oggi.it
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